L’incremento della quota di oro verde esente da tasse
importata dal Paese africano è stato proposto dall’Alto rappresentante per la
politica estera dell’UE, Federica Mogherini: se passasse sarebbe l'ennesima
mazzata sulla produzione nostrana
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L’alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Federica Mogherini |
Dopo la Xylella Fastidiosa e il presunto cartello italo-spagnolo a danno
dell’olio extravergine di oliva italiano, ecco aprirsi anche un fronte europeo che
potrebbe mettere ancora più in difficoltà i produttori di casa nostra. Le istituzioni europee, a firma italiana, aprono all’importazione di olio
da paesi extra Ue per soddisfare al meglio la domanda crescente del vecchio continente e
del mondo. L’incremento della quota di olio esente da dazio doganale importata
dalla Tunisia è stato proposto dall’Alto rappresentante per la politica estera
dell’UE, Federica
Mogherini. Si tratta di 70 mila tonnellate di olio in un biennio:
ovvero, per avere un’idea, del totale della produzione del Portogallo. Il
quantitativo esportato da Tunisi, al momento, ammonta al 20% di quanto prodotto dal nostro
paese che detiene la cifra record di 350 cultivar contro le 20 spagnole, mentre
invece l’olio tunisino è prodotto e venduto a basso costo rispetto a quello europeo.
Se
la proposta della Mogherini dovesse avere il via libera delle istituzioni europee,
ecco che come primo effetto ci sarebbe un’ulteriore sofferenza da parte
dell’agricoltura italiana che sul versante olio già sconta una mancata
valorizzazione rispetto alla qualità del suo prodotto, che secondo gli ultimi
studi è numero uno al mondo per proprietà organolettiche e
polifenoliche. Nello specifico la Commissione europea chiede di mettere a
disposizione, fino alla fine del 2017, un contingente tariffario senza dazio
unilaterale di 35mila tonnellate all’anno in aggiunta alle attuali 56mila
tonnellate previste dall’accordo di associazione UE-Tunisia. La Mogherini ha
giustificato la proposta con “circostanze eccezionali che richiedono misure
eccezionali”. La proposta “è un segnale forte della solidarietà dell’UE con la
Tunisia”.
Il
problema però non sono “né le quantità né da dove lo andiamo a prendere, ma la
certificazione dell’origine che la ricerca scientifica può accertare e
tutelare” osserva il deputato pentestellato Francesco Cariello, vicepresidente della
Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della contraffazione e membro
della Commissione Bilancio della Camera. “Poi saranno i consumatori
(opportunamente educati ed informati) a scegliere quale prodotto consumare e
quale prodotto premiare maggiormente in termini di prezzo e qualità”. E ha
presentato un ordine del giorno accolto dal Governo, per creare una banca dati presso il
ministero dell’Agricoltura che certifichi in maniera inequivocabile l’origine geografica dell’olio
extra vergine di oliva attraverso analisi molecolari delle caratteristiche
chimiche e fisiche delle oltre 300 cultivar presenti in Italia.
Come
osservato in un report ad hoc dal professor Francesco Paolo Fanizzi del Dipartimento
di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento,
gli oli extravergini di oliva sono caratterizzati da vari fattori inclusi le
diverse cultivar,
le tecniche e l’area geografica di produzione. Pertanto le differenze microclimatiche,
pedoclimatiche e le condizioni ecologiche contribuiscono a determinare differenze organolettiche e
nutrizionali negli oli extravergini di oliva. Il Regolamento (CE) 182 del 6
marzo 2009, che modifica il Regolamento (CE) 1019/2002, ha imposto l’obbligo di
indicare in etichetta l’origine delle olive impiegate per produrre l’olio extravergine di
oliva in tutti i Paesi europei, garantendo ai consumatori trasparenza nelle
scelte di acquisto e di fatto ponendo potenzialmente un argine alle numerose
truffe con le quali olio etichettato come made in Italy risultava in realtà
ottenuto da miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine,
senza alcuna informazione chiara
e trasparente.
Questo
regolamento risulta però tutt’oggi privo di una metodologia ufficiale utilizzabile per
verificare e validare l’area di origine degli oli extravergini di oliva. E la
decisione europea non aiuterebbe a fare chiarezza. Una “nuova mazzata per
l’olio extravergine di oliva made in Italy, dopo l’emergenza Xylella che ha
messo in ginocchio la produzione pugliese, e dopo la truffa dei 7 grandi marchi
che spacciavano un olio di bassa qualità per uno extravergine”: così definisce
la proposta della Mogherini un post sul blog di Beppe Grillo. Che aggiunge: “Adesso
dall’Europa arriva il colpo finale per il settore”.
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