Prostituzione minorile - Computer e soldi in cambio di sesso:in 4 ai domiciliari. Tra questi, un ex collaboratore di Bertolaso
C’era un “politico”, un “poliziotto” e un “ministeriale”,
tra i clienti registrati nella lista di 753 contatti di Marco (nome di
fantasia), un ragazzo che a poco più di 16 anni ha iniziato a prostituirsi.
Sono persone che lui definisce come “appartenenti alle istituzioni e quindi
affidabili”. Così ieri quattro di questi clienti – ma altrettanti sono in corso
di identificazione – sono finiti ai domiciliari con l’accusa di prostituzione
minorile per fatti del 2013. Si tratta di un assessore di un paesino dell’hinterland
napoletano “già collaboratore di Guido Bertolaso alla Protezione civile, responsabile
della sicurezza in Campania dell’associazione Madonna di Fatima e membro
benemerito della Città del Vaticano”. Ai domiciliari anche un poliziotto della
Scientifica di Bologna, un dipendente dell’Eni e uno dell’Istituto Superiore di
Sanità. Marco, che ha perso la mamma nel 2012 a 15 anni (ora ne ha 18), aveva
conosciuto questi uomini sui siti di incontri come Grindr o su quelli dove ci
si prostituisce. È qui che si mescolano mondi apparentemente lontani nei quali
Marco ha trovato “amici dai quali prendeva dei soldi in cambio di prestazioni
sessuali”.
“Cioè, calcola faccio 800 euro al giorno”.
In quelle chat, la vita del ragazzo cambia: riceve regali
come pc o cellulari “di ultima generazione e costosi”. Ma anche denaro,
ricariche telefoniche o sulla postepay. Quei portafogli “pieni di soldi”
vengono notati dalle assistenti sociali che già nell’estate del 2013 si
allarmano. A loro Marco confessa di prostituirsi. Poi lo ammette anche agli
investigatori che lo sentono il 5 novembre 2014: “Cioè, calcola con un giorno
riuscivo a fare 7,800 euro”. Il “ministeriale” che “era uno con la sedia a
rotelle” – dice sempre Marco – gli dava “50 euro a botta” “con lui una sega...
diciamo non è che potevamo fare granché”. Lo stesso pagava “Faberix”,
soprannome di un altro cliente con il quale si incontrava “in un appartamento.
Ci andavamo in Suv”. Dagli alberghi (dove ad esempio, come racconta il
“poliziotto” lo avrebbe presentato come “il nipote”), i clienti portavano il
ragazzo anche tra gli amici: sempre Marco dice esser andato “ai congressi che
faceva lui ” (il politico, ndr), e presentato a colleghi come “figlio di un suo
amico”. La polizia giudiziaria però ha convocato anche gli assistenti sociali.
Le pressioni sul Tribunale
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