Maurizio Belpietro - Libero Quotidiano |
Credo che fino a poco più
di una settimana fa, il 99 per cento degli italiani non sapesse neppure che
Quarto è un comune italiano e ignorasse totalmente il nome della sindachessa
che da sei mesi si è insediata in municipio. Ma passata la Befana, Quarto, paese
di circa 40 mila abitanti alle porte di Napoli, è diventato l' ombelico del
mondo, tanto che se ne parla nei talk show e - udite udite - il presidente del
Consiglio viene interpellato nelle genuflesse interviste tv acciocché esprima
il proprio parere.
Già ieri abbiamo cercato di fare un po' di luce sulla vicenda. La storia
riguarda Rosa Capuozzo, una signora balzata all'onore delle cronache nazionali
solo perché ha il torto di essere stata eletta nelle liste del Movimento Cinque
Stelle. La sindachessa pare abiti in una casa edificata senza tutti i crismi
della legalità e dunque soggetta - l'abitazione - all' accusa d'essere frutto
di abuso edilizio. Lei - la sindachessa - nell'abuso non c'entra, perché il
manufatto è stato realizzato anni fa dal suocero. E se le colpe dei padri non
devono ricadere sui figli - Boschi docet - figuratevi se possono ricadere sulle
nuore quelle dei suoceri.
Ma tant'è: appena eletta Rosa Capuozzo, che non conosco e non so se sia una
brava amministratrice oppure no, è finita nel mirino di molti: dell'opposizione
(Pd) e della magistratura. La prima l'ha accusata proprio del presunto abuso
domestico: fino a prima nessuno se n'era lamentato, anche perché l'unica
violazione era la variazione di destinazione d'uso - da industriale a
residenziale - che, in una regione dove le case sono tirate su dalla sera alla
mattina senza lo straccio di una concessione edilizia, a me pare un peccato
veniale.
La seconda invece l'ha
messa sotto torchio perché un consigliere comunale della sua stessa lista l'avrebbe
minacciata di rivelare l'abuso edilizio del suocero e - si presume - di levarle
il tetto familiare. Risultato, senza aver torto nel presunto abuso ed essendo
vittima di una presunta estorsione, la Capuozzo è finita sulla graticola e il
Movimento Cinque Stelle anche.
Come ho più volte spiegato,
non condivido quasi nulla delle ricette grilline. Ma se non mi piace il salario
di cittadinanza - vero strumento assistenziale che più dell'occupazione
favorirebbe la disoccupazione - ancor meno mi piacciono le porcate di qualcuno
che, pur avendo le mani in pasta, vorrebbe farci credere di averle pulite.
Il nostro Franco Bechis ha
ricostruito con cura la vicenda che vede coinvolta la sindaca di Quarto,
scoprendo che non solo la storia del presunto abuso era nota e stranota, ma che
il Pd l'aveva già sfruttata per fare la guerra alla sindaca. Tutto ciò prima
che il consigliere comunale si rivolgesse alla signora cercando di ottenere
favori in cambio di un presunto silenzio. Ma se i fatti oggetto del ricatto
politico erano conosciuti da tutti - Pd compreso - che ricatto è? Ma
soprattutto, se la faccenda era già finita sui giornali e addirittura in tv,
che cosa avrebbe dovuto denunciare e non ha fatto la signora Capuozzo? Mistero.
Doveva andare dai
magistrati a dire: guardate, dopo il Pd anche uno del mio partito minaccia di
sfruttare una storia che è già finita sui giornali? E che estorsione è? Lei era
vittima di pressioni da parte del Pd - che era la prima scelta dei boss della
camorra, come si evince dall'inchiesta - e siccome un consigliere grillino
forse è stato votato dai clan e le ha fatto strani discorsi sulla concessione
edilizia di casa, la colpa ricade sulla Capuozzo?
Premesso che Quarto non è
Roma e neanche Milano o Napoli e che la sindachessa fino all'altro ieri era una
illustre sconosciuta o quasi, la faccenda sembra un gran trappolone messo in
atto contro i Cinque Stelle, i quali non ci sono caduti con una gamba, ma con
tutte e due.
Invece di mandare a quel
paese il Pd, invitandolo a occuparsi degli affari suoi e degli 84
amministratori locali finiti indagati o a processo, i grillini si sono fatti
coinvolgere in una specie di psicodramma, manco fossero colpevoli di chissà
quale reato.
In tutta la faccenda, le
sole cose che balzano all'occhio sono due: la prima è che in un medio comune
campano qualcuno vicino ai clan ha provato a infilarsi nell'organizzazione per
trarne profitto (ci sarebbe stato da stupirsi se fosse stato il contrario:
ovvio che la malavita in affari con la politica ci prova con tutti i politici,
poi bisogna vedere se questi ci stanno); la seconda è che dopo settimane di
pena in cui il Pd, per nascondere la storia dell'Etruria, non sapeva più a che
santo votarsi, alla fine con la storia di Quarto è riuscito a spostare l'attenzione
da Maria Elena a Rosa. Bel colpo. Complimenti.
Maurizio Belpietro per “Libero
Quotidiano”
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