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mercoledì 27 gennaio 2016

Sondaggio sulle riforme: il referendum è a rischio

Secondo l’Ipsos, il 55 per cento degli italiani non andrebbe alle urne. E solo il 22 per cento dei votanti direbbe sì all’abolizione del Senato
Sulle riforme Matteo Renzi non potrà dormire sonni tranquilli. Un sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli, presentato ieri sera a “DiMartedì”, la trasmissione su La 7, racconta tutta un’altra partita rispetto alla narrazione fin qui sciorinata dal presidente del consiglio. Che in più occasioni si è detto tranquillo sull’esito finale del referendum confermativo. Tanto da legare la sua permanenza a Palazzo Chigi proprio all’esito della consultazione. “Se non passa ce ne andiamo tutti a casa”, ha detto il premier.
Secondo quest’ultimo sondaggio però il 55 per cento degli italiani non andrebbe a votare al referendum. Tra il restante 45 per cento, il 22 per cento voterebbe a favore del ddl Boschi e il 15 contro. Percentuale davvero molto bassa, che però basterebbe a far approvare la riforma. Il sondaggio tuttavia descrive il 60 per cento degli italiani contrario o disinteressato. E solo il 22 favorevole. Numeri allarmanti. Nell’ultima puntata di “Piazza Pulita” un sondaggio sullo stesso tema dava la percentuale di affluenza al 45 per cento, con i Sì al 60 per cento e i No al 28. Ma, sempre in questi giorni, un’altra rilevazione, raccontata da “La Stampa” segnava un risultato opposto, con i contrari alla riforma al 31 per cento e i favorevoli al 22. Insomma, siamo alle prime scintille e le cifre sono ballerine. Ma se Renzi si aspettava una passeggiata di salute sulle riforme costituzionali, queste prime ricerche dimostrano che non sarà così. Tutt’altro. Qualche campanello d’allarme, del resto, deve essere suonato anche dalle parti di palazzo Chigi.
La settimana scorsa su alcuni giornali on line sono comparsi i primi banner pubblicitari targati Pd in favore del Sì. Nonostante la riforma non abbia ancora visto l’approvazione definitiva e il referendum si terrà verosimilmente a ottobre, il Pd ha già iniziato la sua campagna. “Se sono partiti prima, vuol dire che hanno una gran paura di non farcela”, è stato il commento di Sandra Bonsanti, una delle protagoniste del comitato del No. Che si sta organizzando e vede diverse personalità in campo, assolutamente bipartisan, di centrodestra e centrosinistra. Insomma, se i partiti di opposizione alla riforma (Sel, Cinque Stelle, Forza Italia e Fdi) faranno il loro dovere organizzando una campagna contraria, e i comitati per il No riusciranno a coinvolgere le persone non politicizzate, questo cocktail potrebbe risultare indigesto per il premier. Secondo un’altra voce del sondaggio di Ipsos di ieri, per il 62 per cento degli italiani Renzi sta vivendo un momento di difficoltà. Se poi ci mettiamo che, sempre secondo le rilevazioni, la fiducia nel premier continua a scendere, così come anche le intenzioni di voto per il Pd, il quadro per il governo sembra farsi sempre più fosco.

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