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giovedì 3 marzo 2016

Espropri, norme volute anche da Abi Il Pd: le cambiamo

Il "posto di blocco" effettuato dal M5S davanti
all'aula della commissione finanze
#LACASANONSITOCCA - Il parere della Camera slitta per una protesta M5S. Le banche: “Noi non c’entriamo”. Ma in audizione chiesero i pignoramenti veloci
Antonio Patuelli, che è presidente dell’Associazione bancaria italiana, è tranquillo come una Pasqua: “Non c’è il rischio di avere la casa pignorata: ho studiato il documento del governo, che recepisce una direttiva Ue, e non riguarda fatti passati ma una possibilità per il futuro. È una cosa lasciata alla libera contrattazione tra famiglie e istituti bancari e non riguarda il passato e i crediti deteriorati”. Comunque, la norma “non è stata richiesta dall’Abi”.
Il rassicurante Patuelli si riferisce all’ormai famigerato atto del governo 256, che recepisce una direttiva sui mutui del 2014, e che ormai viene sconfessato persino da governo e maggioranza, che promettono cambiamenti radicali. Tra le altre cose, il testo sancisce che - se la casa è indicata nel contratto - la banca entrerà direttamente in possesso dell’immobile posto a garanzia del mutuo del debitore inadempiente. Tradotto dal groviglio di norme vecchie e nuove funzionerà così: se uno non paga 7 rate, anche non consecutive, la banca si prende la casa e può rivenderla senza passare dal giudice (ora è obbligatorio). L’eccedenza, se il prezzo di vendita è superiore al mutuo residuo, va al debitore, il quale però deve pagare se l’immobile non copre l’intera cifra. Questa possibilità - al contrario di quel che pensa Patuelli - esisterà anche per i contratti in essere, previo accordo tra le parti “successivamente alla stipula”. Ovviamente, per farlo serve il consenso anche del mutuatario: persino i tecnici del Senato però, commentando la norma, parlano di un “creditore oggettivamente più forte” e del rischio di un “risultato coercitivo” finale. Perché stiamo introducendo questa norma? La ratio - com’è scritto nella relazione illustrativa - è velocizzare il processo di “escussione delle garanzie” (prendersi la casa) se un mutuatario non paga. Dev’essere importante visto che il testo è stato scritto con la collaborazione di Banca d’Italia, Ivass e Consob: quartetto che così bella prova di sé ha dato in autunno, scrivendo i decreti per introdurre in Italia il bail in sulle crisi bancarie di cui oggi tutti chiedono la sospensione. Alla compagnia della “moratoria” sul bail in partecipa anche l’Abi, che pure aveva inviato a Bruxelles position paper non certo contrari. Ora Pautelli ci dice che la norma sui mutui “non è stata richiesta dall’Abi”. Sarà, ma l’audizione alla Camera del suo direttore generale, Giovanni Sabatini, lascia pensare che un certo interesse alla cosa lo avessero anche gli istituti di credito. Abi, il 29 febbraio, si presentò per parlare del “decreto banche”: quello che riforma le Bcc e disegna la disciplina per cartolarizzare le sofferenze (crediti inesigibili) con garanzia pubblica. Sabatini, tra le altre cose, si complimenta col governo per lo sconto fiscale sulle aste: chi compra un immobile ora, invece di pagare il 9% del valore, verserà 200 euro e sarà a posto così. Alla fine il dg dell’Associazione bancaria passò agli “altri possibili interventi normativi”: sarebbero utili, disse, quelli per “rendere più celere, efficace ed efficiente il recupero del credito”. E come? Facile: intervenendo su “procedure concorsuali” e “esecuzioni individuali ed escussione delle garanzie passibili” (che poi sono l’esproprio e la rivendita degli immobili di chi non riesce a pagare). “Un intervento tempestivo e mirato alla velocizzazione del recupero dei crediti sarebbe di primaria importanza”, è il seguito, proprio per “ridurre la distanza tra valori di bilancio e quotazioni offerte dal mercato”(tradotto: se non fate così, vendere le sofferenze ci causerà immani perdite di bilancio).
Il testo del governo, presentato il 21 gennaio, finora non aveva sollevato particolari proteste: ieri, però, è finito al centro della vita parlamentare. I deputati del M5S, oltre a sollevare cartelli nell’aula della Camera (tre espulsi), hanno persino impedito ai colleghi l’accesso alla commissione Finanze: il parere sulle nuove norme è dunque slittato di una settimana. Pure il Pd e il governo, però, ci hanno ripensato e ora promettono modifiche sostanziali (pur stupendosi della “gazzarra” delle opposizioni): intanto la maggioranza chiederà che la vendita estingua il debito in ogni caso; che la procedura di esproprio senza giudice valga solo per i nuovi mutui; che il perito che valuta la casa sia scelto dal Tribunale; che l’inadempienza scatti per inadempienze superiori alle 7 rate e per “congrue quote di mutuo”. Ora resta da capire se il governo vorrà e potrà modificare il testo come gli chiede anche il Pd: il ministro Padoan, infatti, a Bruxelles non ha sollevato obiezioni sulla direttiva. Qualche motivo l’avrebbe avuto: i pignoramenti - ci ricorda l’Adusbef - sono aumentati del 161% dal 2006 al 2014. Renderli più facili forse è troppo.
Marco Palombi – Il Fatto Quotidiano – 3/2/2016, pag. 4

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