Il "posto di blocco" effettuato dal M5S davanti all'aula della commissione finanze |
#LACASANONSITOCCA - Il parere della Camera slitta per una protesta M5S. Le
banche: “Noi non c’entriamo”. Ma in audizione chiesero i pignoramenti veloci
Antonio Patuelli, che è presidente dell’Associazione
bancaria italiana, è tranquillo come una Pasqua: “Non c’è il rischio di avere
la casa pignorata: ho studiato il documento del governo, che recepisce una
direttiva Ue, e non riguarda fatti passati ma una possibilità per il futuro. È
una cosa lasciata alla libera contrattazione tra famiglie e istituti bancari e
non riguarda il passato e i crediti deteriorati”. Comunque, la norma “non è stata
richiesta dall’Abi”.
Il rassicurante Patuelli si riferisce all’ormai famigerato
atto del governo 256, che recepisce una direttiva sui mutui del 2014, e che
ormai viene sconfessato persino da governo e maggioranza, che promettono
cambiamenti radicali. Tra le altre cose, il testo sancisce che - se la casa è
indicata nel contratto - la banca entrerà direttamente in possesso
dell’immobile posto a garanzia del mutuo del debitore inadempiente. Tradotto
dal groviglio di norme vecchie e nuove funzionerà così: se uno non paga 7 rate,
anche non consecutive, la banca si prende la casa e può rivenderla senza
passare dal giudice (ora è obbligatorio). L’eccedenza, se il prezzo di vendita
è superiore al mutuo residuo, va al debitore, il quale però deve pagare se
l’immobile non copre l’intera cifra. Questa possibilità - al contrario di quel
che pensa Patuelli - esisterà anche per i contratti in essere, previo accordo
tra le parti “successivamente alla stipula”. Ovviamente, per farlo serve il
consenso anche del mutuatario: persino i tecnici del Senato però, commentando
la norma, parlano di un “creditore oggettivamente più forte” e del rischio di
un “risultato coercitivo” finale. Perché stiamo introducendo questa norma? La
ratio - com’è scritto nella relazione illustrativa - è velocizzare il processo
di “escussione delle garanzie” (prendersi la casa) se un mutuatario non paga.
Dev’essere importante visto che il testo è stato scritto con la collaborazione
di Banca d’Italia, Ivass e Consob: quartetto che così bella prova di sé ha dato
in autunno, scrivendo i decreti per introdurre in Italia il bail in sulle crisi
bancarie di cui oggi tutti chiedono la sospensione. Alla compagnia della
“moratoria” sul bail in partecipa anche l’Abi, che pure aveva inviato a
Bruxelles position paper non certo contrari. Ora Pautelli ci dice che la norma
sui mutui “non è stata richiesta dall’Abi”. Sarà, ma l’audizione alla Camera
del suo direttore generale, Giovanni Sabatini, lascia pensare che un certo
interesse alla cosa lo avessero anche gli istituti di credito. Abi, il 29
febbraio, si presentò per parlare del “decreto banche”: quello che riforma le Bcc
e disegna la disciplina per cartolarizzare le sofferenze (crediti inesigibili)
con garanzia pubblica. Sabatini, tra le altre cose, si complimenta col governo
per lo sconto fiscale sulle aste: chi compra un immobile ora, invece di pagare
il 9% del valore, verserà 200 euro e sarà a posto così. Alla fine il dg
dell’Associazione bancaria passò agli “altri possibili interventi normativi”:
sarebbero utili, disse, quelli per “rendere più celere, efficace ed efficiente
il recupero del credito”. E come? Facile: intervenendo su “procedure
concorsuali” e “esecuzioni individuali ed escussione delle garanzie passibili”
(che poi sono l’esproprio e la rivendita degli immobili di chi non riesce a
pagare). “Un intervento tempestivo e mirato alla velocizzazione del recupero
dei crediti sarebbe di primaria importanza”, è il seguito, proprio per “ridurre
la distanza tra valori di bilancio e quotazioni offerte dal mercato”(tradotto:
se non fate così, vendere le sofferenze ci causerà immani perdite di bilancio).
Il testo del governo, presentato il 21 gennaio, finora non
aveva sollevato particolari proteste: ieri, però, è finito al centro della vita
parlamentare. I deputati del M5S, oltre a sollevare cartelli nell’aula della
Camera (tre espulsi), hanno persino impedito ai colleghi l’accesso alla
commissione Finanze: il parere sulle nuove norme è dunque slittato di una
settimana. Pure il Pd e il governo, però, ci hanno ripensato e ora promettono
modifiche sostanziali (pur stupendosi della “gazzarra” delle opposizioni): intanto
la maggioranza chiederà che la vendita estingua il debito in ogni caso; che la
procedura di esproprio senza giudice valga solo per i nuovi mutui; che il
perito che valuta la casa sia scelto dal Tribunale; che l’inadempienza scatti
per inadempienze superiori alle 7 rate e per “congrue quote di mutuo”. Ora
resta da capire se il governo vorrà e potrà modificare il testo come gli chiede
anche il Pd: il ministro Padoan, infatti, a Bruxelles non ha sollevato
obiezioni sulla direttiva. Qualche motivo l’avrebbe avuto: i pignoramenti - ci
ricorda l’Adusbef - sono aumentati del 161% dal 2006 al 2014. Renderli più
facili forse è troppo.
Marco Palombi – Il Fatto Quotidiano – 3/2/2016, pag. 4
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