La democrazia è a
rischio. La Commissione europea ha
siglato un accordo di libero scambio con il Canada (chiamato CETA)
che prevede la nascita di un tribunale
speciale per dirimere le controversie con le multinazionali. I
governi democraticamente eletti dai cittadini potranno essere citati in
giudizio se le decisioni prese ledono gli interessi di aziende private. Si sta
scrivendo una pagina di storia nuova: nasce la dittatura delle multinazionali
desiderose di utilizzare questo tribunale come clava per bastonare il politico
che non si allinea al proprio volere.
Nell'accordo raggiunto (che
adesso deve passare all'esame del Parlamento e del Consiglio europeo) l'Europa
e il Canada nomineranno i loro giudici, ma mentre a Ottawa c'è un governo votato dai cittadini a Bruxelles no: una
Commissione di nominati sceglierà altri nominati che decideranno sulla vita dei
cittadini. I furbi euroburocrati hanno cambiato il nome di questo tribunale
(non si chiama più ISDS) ma la sostanza non cambia: giudici, tecnici, avvocati
possono mettere in crisi gli Stati nazionali mettendo in discussione le leggi
che non piacciono.
Con il TTIP in stallo,
grazie alla pressione dell'opinione pubblica europea, le multinazionali stanno
raggiungendo il loro obiettivo con un altro strumento, il CETA. Delle 47 mila
multinazionali americane presenti in Europa, 41.811 dispongono di una succursale in Canada. Ecco spiegato il
trucchetto: con un semplice stratagemma legale, la casa madre statunitense
sposta parte della proprietà alla filiale canadese, permettendole di avviare
una causa legale con il meccanismo previsto dal trattato CETA. Delle 4.000
grandi corporation americane presenti in Italia ben l'84% sarebbe in grado di usare questo
espediente.
La Commissione europea si è
comportata come un prestigiatore da quattro soldi: distrae i cittadini con il TTIP
(la cui attenzione mediatica è forte) per poi concedere regali alle
multinazionali con il CETA (un trattato sconosciuto ai più). Un gioco di
prestigio non nuovo per le multinazionali: la Philip Morris ha fatto causa all'Australia utilizzando la sua
filiale di Hong Kong e all'Uruguay tramite la sua filiale in Svizzera.
Le multinazionali più
agguerrite nel citare in giudizio gli Stati nazionali sono attive
prevalentemente nel settore ambientale, nei servizi finanziari, nel campo
dell'estrazione petrolifera, sono grandi imprese che fanno affari con sostanze
chimiche, prodotti alimentari e tabacco. Tutte industrie che grazie alla
clausola ISDS potrebbero compromettere la legislazione europea in materia di
tutela dei consumatori, sicurezza alimentare e protezione dagli agenti chimici.
Questo tribunale "interverrà solo in
casi di discriminazione, espropriazione, nazionalizzazione o mancato rilascio
di una licenza a un'azienda straniera", si difende
dalle accuse il Commissario al Commercio Internazionale Cecilia Malmström. Nella sua difesa,
però, c'è una clamorosa ammissione di colpa: la Malmström ammette che questo
Tribunale interverrà quando uno Stato nazionale vorrà fare marcia indietro
nella concessione di un bene pubblico a un privato.
Qualche esempio? Nel 2010 il Comune di
Parigi aveva riportato in mano pubblica la gestione della rete
idrica della città. L'acqua era ritornata nelle mani pubbliche dopo che per
anni era stata gestita da parte di due multinazionali Veolià e Suez. Il
risultato era stato un risparmio
di 35 milioni di euro l'anno e l'abbassamento dell'8% della
bolletta dell'acqua per tutti i parigini. Con questo tribunale in pieni poteri
tutto questo sarebbe impossibile! I dubbi dei
sindacati britannici della Sanità sono fondati: il meccanismo dell'ISDS,
combinato a una clausola di irreversibilità delle privatizzazioni (che forse
sarà nel TTIP) renderà impossibile il ritorno in mano pubblica dei servizi
privatizzati. I governi eletti dovranno difendere le loro scelte davanti a un
Tribunale. E' la morte della
democrazia.
VIDEO. La portavoce Tiziana Beghin vi spiega il doppio gioco della Commissione
europea che preferisce essere alleata delle multinazionali piuttosto che dei
cittadini
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