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venerdì 4 marzo 2016

NOTRIV: VADEMECUM - Il senatore M5s Petrocelli: ”I territori hanno gli strumenti legislativi per fare resistenza” Così i Comuni possono respingere i pozzi

L’azienda chiede i permessi per scavare? Si possono prevedere modifiche al piano regolatore e ritardare i lavori
Se un sindaco vuole opporsi alle trivelle ha i mezzi per farlo. Ma deve conoscerli, e deve resistere alla tentazione delle royalty: soldi che fanno vincere una campagna elettorale o con cui si può sistemare un bilancio”. Il senatore dei Cinque Stelle Vito Petrocelli, lucano, conosce numeri e storia dei pozzi petroliferi della Basilicata, nota anche come il “Texas italiano” per quel greggio che ha nelle viscere.
È soprattutto lì , nelle decine di Comuni lucani che ospitano pozzi petroliferi, che si gioca la partita delle trivelle su terraferma: milioni in cambio di territorio, più rogne eventuali. I colossi petroliferi offrono denaro, royalty. Per estrarre, sopra le 20mila tonnellate all’anno (fino a questo limite non versano nulla) le imprese pagano il 7 per cento del valore di ogni barile a Stato, Regioni e ed enti locali, più un tre cento per un fondo di riduzione del prezzo dei carburanti (ma al Sud l’85 per cento va direttamente alle Regioni). Il prezzo del petrolio continua a crollare, però sono comunque milioni di euro. Eppure c’è chi dice no, tra i sindaci. E c’è chi vuole aiutarli a dire no, come Petrocelli. Che esorta a difendersi in punta di norma, sfruttando permessi e rischi idrogeologici. Prima però elenca i (possibili) guai da petrolio: “Gli amministratori locali lo negano, ma negli ultimi venti anni in Basilicata l’incidenza di molti tumori è stata doppia rispetto alla media nazionale: lo dicono i dati dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano”. Poi c’è l’acqua: “Le estrazioni petrolifere rischiano di intaccare le nostre risorse idriche potabili, che servono tre milioni di persone”. E soprattutto c’è la politica del futuro: “Le ri sorse fossili sono limitate, soprattutto in Italia, ed è antistorico sovra sfruttarle. L’Europa ci impone di produrre il 35 per cento dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2030, e invece il governo con il decreto Sblocca Italia spalanca le porte alle trivelle, puntando sui ricavi. Ma il prezzo non vale la candela”. E allora? “Bisogna opporsi”. Certo, lo Sblocca Italia ha semplificato la vita ai colossi petroliferi. Se le Regioni fanno storie per concedere i permessi per estrarre, il Ministero per lo Sviluppo economico può avocare a se tutto e dare il via libera. Ma dai Comuni bisogna pur sempre passare.
Ed ecco la prima trincea di Petrocelli: “Le aziende devono chiedere i permessi al Comune perché devono costruire: dalle piattaforme su cui innestare i pozzi, dai piazzali per le apparecchiature, fino alla creazione di strade. E l’amministrazione può rispondere cambiando destinazione d’uso all’area del pozzo. Per esempio, può decidere di farvi un parco pubblico, modificando il piano regolatore. Perché la modifica sia accettata però deve mandare apposita richiesta alla Regione: e nell’attesa i lavori per il pozzo non partono”. Ma non è uno scaricabarile? “No, è una chiamata alla responsabilità. E comunque consente di rallentare tutto, anche per lungo tempo”. Poi c’è la via dei rischi idrogeologici: “Tutte le autorità di bacino, enti interregionali che vigilano sulle area interessate da uno o più fiumi, stilano tabelle con i rischi. Si va dal livello di pericolo R1, il più alto, a R4. Nelle aree classificate come R1, per capirci, non si può costruire nulla”. E quindi? “Se parte di un Comune sorge nei pressi di una zona a rischio, magari per movimenti franosi, l’amministrazione può chiedere che l’area pericolosa venga estesa al proprio territorio. Anche in questo caso deve mandare apposita richiesta in Regione”. Qualcuno ci ha provato? “Certo. Lo hanno fatto a Viggiano (Potenza), in Val d’Agri, il più grande giacimento di petrolio su terraferma d’Euro - pa. E i lavori sono stati ritardati di tre a nn i ”. Norme per rallentare, ostacoli per tem poreg giare. Ma il nodo alla fine è sempre quello: “I soldi ormai sono pochi, e arrivano a medio termine. Ma a Regioni e sindaci fanno gola. È il prezzo per il nostro territorio”. A norma di legge, come i mezzi per resistere.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 4 Marzo 2016 – pag. 9


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