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giovedì 24 settembre 2015

Le spese del sindaco L’organismo di revisione dei conti del Comune chiede i documenti alla Ragioneria del Campidoglio

Cene, aerei e caffè Ignazio giramondo e il “suo” bancomat


Lui, strano ma vero, è in volo per gli Stati Uniti. È rimasto agli uffici del Campidoglio il compito di rispondere ai chiarimenti sollevati dal Movimento Cinque Stelle. La risposta, per la verità, è piuttosto netta: fare le pulci alle spese di rappresentanza del sindaco giramondo, annunciano, sarà un buco nell’acqua. Tutto è documentato, dicono dallo staff del sindaco, tutto è già pubblico sul sito di Roma Capitale, i Cinque Stelle che hanno richiesto l’accesso agli atti saranno accontentati e l’istruttoria avviata dall’Organismo di revisione economico finanziaria del Comune di Roma non è che un atto dovuto, normale conseguenza della richiesta di chiarimenti da parte di un gruppo consiliare.
EPPURE , passare una giornata da “bancomat” di Ignazio Marino è un viaggio, nel vero senso della parola. Perché è vero che le spese di rappresentanza annue del sindaco di Roma sono in linea con quelle delle altre grandi città e che a ogni uscita corrisponde una - più o meno discutibile - esigenza istituzionale. Ma è vero pure che non tutti i rimbalzi tra Philadelphia e Vienna, Londra e San Francisco finiscono chiari e tondi nei rendiconti pubblicati sul sito, specie in quelli relativi alle missioni. Per esempio, almeno stando a ll ’allegato 10 accessibile via web, della trasferta americana di settembre 2014 non c’è traccia. Non che fosse un viaggio di piacere: proprio come in questi giorni, Ignazio Marino era “vo - lato in California alla ricerca di mecenati e risorse per rifare il look ai monumenti della Capitale” (e pure per prendere esempi dalla città che ha raggiunto l’ambizioso traguardo dei “rifiuti zero”, beati loro). In quella trasferta, con la carta di credito che il Comune gli mette a disposizione per spese impreviste (che quindi non possono rispettare le lungaggini della burocrazia amministrativa) ha speso circa 700 euro in servizi di catering, altri 1.000 li ha dati a una società di eventi, altrettanti li ha spesi per noleggiare un auto alla Bay Area Limousine (ma, precisiamo, in catalogo ci sono pure berline e minivan). Aggiungi una cena e una notte al Four Season e altri 500 euro se ne sono andati. Tutto documentato, sia chiaro. Ma apparentemente fuori dal radar della trasparenza vantata dall’amministrazione capitolina. Nulla di illecito, lo ribadiamo, al netto delle valutazioni che farà l’organismo del Comune di Roma: semplicemente prendiamo atto che, al di là di quanto si possa conoscere agilmente con un clic, il portafogli del sindaco ha delle uscite meno facilmente intellegibili. Quando non è in giro per il mondo, il posto del cuore di Ignazio Marino è la terrazza di Palazzo Manfredi, favoloso albergo affacciato sul Colosseo. Il sindaco li porta tutti lì: medici trapiantologi, ambasciatori del Kuwait, magnati uzbeki. Obiettivo: convincerli che la Capitale d’Italia è il luogo giusto per fare investimenti. Per carità, la tecnica a volte funziona: Alisher Usmanov, alla fine ha staccato un assegno da 900 mila euro per restaurare una sala dei Musei capitolini e pure una fontana del Quirinale. Per ringraziarlo vuoi non invitare lui e altre 11 persone al Manfredi e spendere 3.540 euro? Sulla serie di cene romane, al momento, non risultano altrettanti successi: comunque al ristorante con vista Colosseo, Marino ci va una volta al mese e quando va male il conto è di 780 euro.
SE NON VENGONO a trovarlo, è lui che si muove. Il sindaco-ambasciatore, per dire, a giugno, appena rientrato dal “solito” viaggio a Philadelphia, si è messo su un aereo, direzione Londra per andare a incontrare l’amministratore delegato di Google Art. “L’idea è quella di arrivare a una digitalizzazione del patrimonio artistico non esposto dei musei comunali e conservato nei sotterranei”. Un drink da Imli street, a Soho, poi cena da 282 euro al tempio del giapponese, Matsuri. Al mattino, un caffè. Tre sterline e sessanta, striscia la carta.

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