Buona scuola, Emiliano
impugna la “riforma”

Nel giorno in cui Matteo
Renzi diserta la Fiera del Levante per volare a New York per assistere alla
finale degli Us Open, la giunta regionale pugliese guidata da Michele Emiliano
impugna di fronte alla Corte Costituzionale la legge 107/2015, quella
ribattezzata dal premier “Buona Scuola”. Così, per uno scherzo del calendario –
il termine ultimo per il ricorso alla Corte scadeva oggi -, la decisione di
sollevare la questione di legittimità costituzionale per uno dei provvedimenti
più rilevanti approvati dal governo è stata presa nello stand della Regione
all’interno della Fiera, a pochi metri dal palco su cui era atteso Renzi. Il
Consiglio regionale aveva approvato la mozione presentata dal Movimento 5
Stelle all’unanimità, ma tra le file dell’opposizione in molti temevano che la
giunta potesse trovare un cavillo per evitare un ricorso che aggiunge un altro
capitolo nella sfida a distanza tra Renzi ed Emiliano. Che la giunta non desse
seguito alle decisioni del Consiglio sul ricorso contro la legge era già
accaduto venerdì in Lombardia, dove Maroni ha preferito non discutere la
mozione per evitare frizioni con Ncd.

Emiliano si ritrova così in
compagnia del solo Veneto a guida leghista nell’opposizione al provvedimento,
mentre in tutte le altre Regioni governate dal Partito democratico la mozione
era stata bocciata dalla maggioranza in Consiglio o non era nemmeno stata
discussa. Forse anche per questo in un comunicato la giunta si è premurata di
specificare che la decisione ha “carattere meramente tecnico” e che “la
motivazione non è fondata su una critica di natura politica”. Eppure già nei
mesi scorsi lo stesso Emiliano aveva incontrato i sindacati della scuola per
provare a risolvere alcune delle criticità della legge, arrivando a proporre
una sorta di salario integrativo, strutturato in sconti sui trasporti e gli
alloggi, per le migliaia di docenti meridionali (tra cui oltre 2mila pugliesi)
costretti a trasferirsi a nord per ottenere il posto fisso. Dal governo non è
arrivata alcuna risposta. La presunta violazione costituzionale contenuta nella
“Buona Scuola”, secondo la giunta Emiliano, riguarda l’articolo 117 della
Carta, quello che suddivide le competenze tra Stato e Regioni. La “Buona
scuola” attribuisce al governo decisioni in merito al dimensionamento
scolastico –cioè la possibilità di aggregare o sopprimere istituti scolastici e
di programmare nuovi corsi di studio adatti alle necessità del territorio – che
sarebbero di esclusiva competenza regionale. Nel testo del ricorso non rientrano
invece gli altri due profili di incostituzionalità ravvisati dai 5 Stelle e
approvati dal consiglio regionale. Il primo è la violazione del principio di
uguaglianza: i docenti assunti per chiamata diretta dal dirigente scolastico si
ritroverebbero in una situazione di disparità rispetto ai loro colleghi perché
la loro assunzione sarebbe frutto di una decisione arbitraria del preside.
Inoltre l’obbligo di alternanza tra scuola e lavoro previsto dalla legge
lederebbe il diritto al solo studio previsto dalla Costituzione. Anche se non
sono contenuti nel ricorso presentato dalla Regione Puglia, la Corte potrà
comunque valutare questi o altri profili di incostituzionalità. Si conclude
così con la notizia attesa, e comunicata direttamente da Emiliano, la tre
giorni di presidio indetta dal Movimento 5 Stelle pugliese per sollecitare la
convocazione della giunta che, infatti, è arrivata solo dopo che gli otto
consiglieri avevano piantato le loro tende davanti al palazzo della Regione.
Eppure la mozione era stata approvata in Consiglio lo scorso 1 agosto. A far
slittare i tempi è stata la decisione dell’avvocatura regionale. “Il Pd sperava
che il provvedimento non arrivasse in tempo –attacca l’ex candidata
governatrice dei 5 Stelle Antonella Laricchia -. Non hanno nemmeno trasmesso la
mozione all’avvocatura per il parere obbligatorio: l’abbiamo portata noi e
siamo stati ancora noi ad andare a sollecitare la loro decisione tutti i giorni”.
Intanto il ministero
dell’istruzione ha comunicato i dettagli sui numeri delle assunzioni previste
dalla fase B della riforma. Il 97 per cento degli 8.776 insegnanti cui era
stata affidata una cattedra l'ha accettata. Le rinunce sono state 52, mentre
sono 192 gli insegnanti che hanno preferito non rispondere e, almeno per
quest’anno, cercheranno una supplenza nella regione di provenienza.
Nessun commento:
Posta un commento