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domenica 13 settembre 2015

Sberla della giunta pugliese a Renzi: sì al ricorso alla Corte Costituzionale

Buona scuola, Emiliano impugna la “riforma”



Nel giorno in cui Matteo Renzi diserta la Fiera del Levante per volare a New York per assistere alla finale degli Us Open, la giunta regionale pugliese guidata da Michele Emiliano impugna di fronte alla Corte Costituzionale la legge 107/2015, quella ribattezzata dal premier “Buona Scuola”. Così, per uno scherzo del calendario – il termine ultimo per il ricorso alla Corte scadeva oggi -, la decisione di sollevare la questione di legittimità costituzionale per uno dei provvedimenti più rilevanti approvati dal governo è stata presa nello stand della Regione all’interno della Fiera, a pochi metri dal palco su cui era atteso Renzi. Il Consiglio regionale aveva approvato la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle all’unanimità, ma tra le file dell’opposizione in molti temevano che la giunta potesse trovare un cavillo per evitare un ricorso che aggiunge un altro capitolo nella sfida a distanza tra Renzi ed Emiliano. Che la giunta non desse seguito alle decisioni del Consiglio sul ricorso contro la legge era già accaduto venerdì in Lombardia, dove Maroni ha preferito non discutere la mozione per evitare frizioni con Ncd.
Emiliano si ritrova così in compagnia del solo Veneto a guida leghista nell’opposizione al provvedimento, mentre in tutte le altre Regioni governate dal Partito democratico la mozione era stata bocciata dalla maggioranza in Consiglio o non era nemmeno stata discussa. Forse anche per questo in un comunicato la giunta si è premurata di specificare che la decisione ha “carattere meramente tecnico” e che “la motivazione non è fondata su una critica di natura politica”. Eppure già nei mesi scorsi lo stesso Emiliano aveva incontrato i sindacati della scuola per provare a risolvere alcune delle criticità della legge, arrivando a proporre una sorta di salario integrativo, strutturato in sconti sui trasporti e gli alloggi, per le migliaia di docenti meridionali (tra cui oltre 2mila pugliesi) costretti a trasferirsi a nord per ottenere il posto fisso. Dal governo non è arrivata alcuna risposta. La presunta violazione costituzionale contenuta nella “Buona Scuola”, secondo la giunta Emiliano, riguarda l’articolo 117 della Carta, quello che suddivide le competenze tra Stato e Regioni. La “Buona scuola” attribuisce al governo decisioni in merito al dimensionamento scolastico –cioè la possibilità di aggregare o sopprimere istituti scolastici e di programmare nuovi corsi di studio adatti alle necessità del territorio – che sarebbero di esclusiva competenza regionale. Nel testo del ricorso non rientrano invece gli altri due profili di incostituzionalità ravvisati dai 5 Stelle e approvati dal consiglio regionale. Il primo è la violazione del principio di uguaglianza: i docenti assunti per chiamata diretta dal dirigente scolastico si ritroverebbero in una situazione di disparità rispetto ai loro colleghi perché la loro assunzione sarebbe frutto di una decisione arbitraria del preside. Inoltre l’obbligo di alternanza tra scuola e lavoro previsto dalla legge lederebbe il diritto al solo studio previsto dalla Costituzione. Anche se non sono contenuti nel ricorso presentato dalla Regione Puglia, la Corte potrà comunque valutare questi o altri profili di incostituzionalità. Si conclude così con la notizia attesa, e comunicata direttamente da Emiliano, la tre giorni di presidio indetta dal Movimento 5 Stelle pugliese per sollecitare la convocazione della giunta che, infatti, è arrivata solo dopo che gli otto consiglieri avevano piantato le loro tende davanti al palazzo della Regione. Eppure la mozione era stata approvata in Consiglio lo scorso 1 agosto. A far slittare i tempi è stata la decisione dell’avvocatura regionale. “Il Pd sperava che il provvedimento non arrivasse in tempo –attacca l’ex candidata governatrice dei 5 Stelle Antonella Laricchia -. Non hanno nemmeno trasmesso la mozione all’avvocatura per il parere obbligatorio: l’abbiamo portata noi e siamo stati ancora noi ad andare a sollecitare la loro decisione tutti i giorni”.
Intanto il ministero dell’istruzione ha comunicato i dettagli sui numeri delle assunzioni previste dalla fase B della riforma. Il 97 per cento degli 8.776 insegnanti cui era stata affidata una cattedra l'ha accettata. Le rinunce sono state 52, mentre sono 192 gli insegnanti che hanno preferito non rispondere e, almeno per quest’anno, cercheranno una supplenza nella regione di provenienza.

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