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lunedì 21 settembre 2015

Vecchi ricordi. Gli ex deputati che con Re Giorgio firmarono un ddl a tutela del testo

“Napolitano voleva blindare la Carta, temeva Berlusconi”


Era un periodo molto delicato. Il governo Berlusconi era caduto da appena due mesi, ma B. era ancora molto forte. C’era nell’aria il terrore che il Cavaliere potesse rivincere le elezioni e mettere mano alla Costituzione”. Sandra Bonsanti, giornalista ed ex deputata del Pds, ricorda il clima in cui nacque la proposta di legge 2115, presentata il 28 febbraio 1995 con Franco Bassanini come primo firmatario, per rendere più difficili le modifiche alla Carta. Innanzitutto, stabilendo la maggioranza dei due terzi per ogni revisione costituzionale. Tra i firmatari, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella. E, appunto, la Bonsanti. Tra gli ex Pds si ricorda come questo timore riguardasse anche Napolitano. Tanto che tra i firmatari c’era anche il suo figlioccio politico, Umberto Ranieri, che per anni è stato il principale consigliere di Re Giorgio. L’ex capo dello Stato era molto preoccupato dalla possibile ripresa del potere da parte dell’uomo di Arcore.
Apprensione che riguardava anche Mattarella, che aveva già sperimentato sulla sua pelle la tracotanza berlusconiana, tanto da dimettersi da ministro, nel 1990, in polemica verso l’approvazione della legge Mammì sul sistema radiotelevisivo. Per non parlare dell’allora presidente Oscar Luigi Scalfaro. Bonsanti osserva: “Napolitano nel corso degli anni deve aver cambiato idea, visto che oggi è tra i maggiori sponsor della riforma renziana. Purtroppo a volte anche la difesa della Costituzione si piega agli interessi momentanei e strumentali dei partiti o dei politici di turno. Per questo poi le riforme non funzionano”. Insomma, quella proposta di legge venne partorita per la grande paura che Berlusconi tornasse al potere e cambiasse la Carta a suo piacimento. Così pensava anche Franco Bassanini, ora uno dei principali consiglieri di Renzi a Palazzo Chigi dopo essere stato silurato dalla presidenza della Cassa depositi e prestiti. Chissà se la riscriverebbe oggi, quella legge, Bassanini. “Era un’iniziativa in anticipo sui tempi. Dettata anche dal fatto che, contrariamente al pensiero diffuso, la Costituzione italiana è una tra le più riformate e modificate d’Europa. Come ha ricordato anche Michele Ainis, non è affatto immobile come qualcuno ci vuol far credere”, afferma Fabio Mussi, anch’egli tra i firmatari, all’epoca dirigente del Pds e oggi membro della presidenza di Sel. “Ci si voleva mettere al riparo dal rischio che ogni maggioranza cambiasse a modo suo la Carta - continua Mussi - Alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni, con un avventurismo politico allo stato puro, sarebbe stato utile approvarla”.

A porre la loro firma in calce, tra gli altri, c’erano anche Veltroni, Fassino, Bindi, Angius, Russo Jervolino e Dalla Chiesa. E pure l’ex socialista Valdo Spini, che ricorda: “Ogni iniziativa legislativa è figlia del periodo in cui nasce, questa si proponeva, tra le altre cose, di mettere dei contrappesi al sistema elettorale maggioritario, verso cui si stava andando”. Spini si ritiene fortunato a non sedere oggi in Parlamento: “Io sono per le riforme chiare. O il maggioritario o il proporzionale. O il sistema francese o il tedesco. Non i pastrocchi che si fanno in Italia. E sul metodo del prendere o lasciare, poi, meglio stendere un velo pietoso”.

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