“Napolitano voleva blindare la Carta, temeva Berlusconi”
Era un periodo molto delicato. Il governo Berlusconi era
caduto da appena due mesi, ma B. era ancora molto forte. C’era nell’aria il
terrore che il Cavaliere potesse rivincere le elezioni e mettere mano alla
Costituzione”. Sandra Bonsanti, giornalista ed ex deputata del Pds, ricorda il
clima in cui nacque la proposta di legge 2115, presentata il 28 febbraio 1995
con Franco Bassanini come primo firmatario, per rendere più difficili le
modifiche alla Carta. Innanzitutto, stabilendo la maggioranza dei due terzi per
ogni revisione costituzionale. Tra i firmatari, Giorgio Napolitano e Sergio
Mattarella. E, appunto, la Bonsanti. Tra gli ex Pds si ricorda come questo timore
riguardasse anche Napolitano. Tanto che tra i firmatari c’era anche il suo
figlioccio politico, Umberto Ranieri, che per anni è stato il principale
consigliere di Re Giorgio. L’ex capo dello Stato era molto preoccupato dalla
possibile ripresa del potere da parte dell’uomo di Arcore.
Apprensione che riguardava anche Mattarella, che aveva già
sperimentato sulla sua pelle la tracotanza berlusconiana, tanto da dimettersi
da ministro, nel 1990, in polemica verso l’approvazione della legge Mammì sul
sistema radiotelevisivo. Per non parlare dell’allora presidente Oscar Luigi
Scalfaro. Bonsanti osserva: “Napolitano nel corso degli anni deve aver cambiato
idea, visto che oggi è tra i maggiori sponsor della riforma renziana. Purtroppo
a volte anche la difesa della Costituzione si piega agli interessi momentanei e
strumentali dei partiti o dei politici di turno. Per questo poi le riforme non
funzionano”. Insomma, quella proposta di legge venne partorita per la grande
paura che Berlusconi tornasse al potere e cambiasse la Carta a suo piacimento.
Così pensava anche Franco Bassanini, ora uno dei principali consiglieri di
Renzi a Palazzo Chigi dopo essere stato silurato dalla presidenza della Cassa
depositi e prestiti. Chissà se la riscriverebbe oggi, quella legge, Bassanini.
“Era un’iniziativa in anticipo sui tempi. Dettata anche dal fatto che,
contrariamente al pensiero diffuso, la Costituzione italiana è una tra le più
riformate e modificate d’Europa. Come ha ricordato anche Michele Ainis, non è
affatto immobile come qualcuno ci vuol far credere”, afferma Fabio Mussi,
anch’egli tra i firmatari, all’epoca dirigente del Pds e oggi membro della
presidenza di Sel. “Ci si voleva mettere al riparo dal rischio che ogni
maggioranza cambiasse a modo suo la Carta - continua Mussi - Alla luce di
quello che sta accadendo in questi giorni, con un avventurismo politico allo
stato puro, sarebbe stato utile approvarla”.
A porre la loro firma in calce, tra gli altri, c’erano anche
Veltroni, Fassino, Bindi, Angius, Russo Jervolino e Dalla Chiesa. E pure l’ex
socialista Valdo Spini, che ricorda: “Ogni iniziativa legislativa è figlia del
periodo in cui nasce, questa si proponeva, tra le altre cose, di mettere dei
contrappesi al sistema elettorale maggioritario, verso cui si stava andando”.
Spini si ritiene fortunato a non sedere oggi in Parlamento: “Io sono per le
riforme chiare. O il maggioritario o il proporzionale. O il sistema francese o
il tedesco. Non i pastrocchi che si fanno in Italia. E sul metodo del prendere
o lasciare, poi, meglio stendere un velo pietoso”.
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