I 90 complici dell’Ars: anche i Cinque Stelle adesso vadano a casa
Capogruppo M5s Giancarlo Cancelleri Ansa |
Noi siamo qua. E non è difficile capire perché. O, meglio,
non è difficile capirlo per chi guarda la realtà che ci circonda, per chi
coltiva il gusto del ragionamento, per chi ha ancora voglia di mettersi in
gioco. Per tutti gli altri, ovviamente, è incomprensibile.
Da molti anni, ormai, volere non capire è una scelta. Noi
tre insieme siamo incomprensibili. E rivendichiamo l’orgoglio di essere stati,
spesso, anche incompresi. Intanto, perchè non siamo più catalogabili. Perché lo
eravamo, forse, singolarmente, ma fermo restando il gusto dell'eresia. Noi
siamo qua perchè ci rode dentro lo sfascio di questa nostra Isola. Io sono qua
perché, per me, Buttanissima Sicilia non è un insulto. È il mio modo di urlare
amore a questa terra. Terra che è stata tanto, che poteva esser tutto e adesso
non è più niente. Devastata e depredata, come noi tutti ben sappiamo. La
Sicilia è diventata un deserto. Il prodotto interno lordo – incredibile ma è
così – è inferiore perfino a quello dei giorni del dopoguerra. Ed è come in un
dopoguerra: al posto dei morti ci sono i licenziati; al posto dei feriti i
precari, e gli unici reduci sono i disoccupati. Noi siamo qua, e ci mettiamo la
faccia, perchè vogliamo provarci davvero. Vogliamo provare a smuovere la
palude. Possibilmente a prosciugarla. Prima che ci risucchi tutti. Noi siamo
qua perchè l'ipocrisia ci ammazza. Chi resta seduto all’Assemblea regionale, ha
esaurito tutte le retoriche: chi fa appello alla responsabilità di dover sedere
ancora in quel parlamento è solo un complice di questo disastro.
Non si può stare un minuto di più in un’istituzione al cui
vertice c’è Rosario Crocetta. Altrimenti non sapremmo spiegarci il perché Lucia
Borsellino debba girare sotto scorta, né potremo capire il perché di un
abbraccio, quello del Capo dello Stato con Manfredi Borsellino, con Crocetta
messo fuori dalla porta nel giorno della Commemorazione di Paolo Borsellino.
Qualcosa deve essere successo per arrivare a tutto ciò e non possiamo
continuare a fare finta di niente quando tutti i castelli di carta vanno a
cadere. Noi siamo qua perché non ci impressiona nessun santuario, avendo messo
in discussione prima di tutto il nostro. Noi siamo qua perchè non sopportiamo
più i professionisti dell'ovvio: quelli che hanno spolpato l'Isola in nome
della legalità e pure quelli che vorrebbero papparsi i resti in nome
dell'onestà. Noi siamo qua perchè onestà e legalità sono pre-condizioni. Con le
quali non si governa per farne parodia. E questa stagione da chiudere quanto
prima è quella che ha sporcato tutte le parole più belle, dalla Rivoluzione
alla Legalità, fino a mascariare l’antimafia , ridotta a parodia da una
conventicola di potere. Noi siamo qua per dire la nostra. Liberamente, senza
vincoli. Per guardarvi negli occhi e condividere con voi una proposta. Una
possibile soluzione. Un’idea. Scaturita da una certezza: l'autonomia è un
mostro di cui la Sicilia deve disfarsi. Sappiamo che per questo saremo arsi sul
rogo. I custodi dell'ortodossia statutaria regionale hanno già approntato le
fascine. Conosciamo i rischi, così come conosciamo responsabili e complici
dell’attuale situazione. E non ci fanno paura. Al massimo, ci fanno pena per
come hanno contribuito a ridurre la terra in cui anch'essi vivono. Noi siamo
qua per dire che non si può perseverare nell'errore anche quando si capisce di
avere sbagliato. L'Autonomia regionale ha danneggiato la Sicilia fin da subito.
È stata una speranza per chi ci ha creduto davvero. Ma è stata una speranza
alla quale si è incollato un ceto politico arruffone e approssimativo. È stata
il paravento per ogni inefficienza e ogni incapacità. È stata, io credo, un
tozzo di pane gettato in mezzo a genuine pulsioni, anche separatiste. Che
invece di liberare intelligenze e risorse ha reso noi tutti schiavi. Schiavi
della retorica “autonomarda” e del potere centrale. Noi siamo qua come notai:
perchè adesso, dopo 70 anni, vogliamo sia abolito lo Statuto di Autonomia. Noi
certifichiamo quello che anche i ciechi oramai vedono: l'Autonomia è evaporata,
è svanita anzitutto dal cuore e dalle menti dei siciliani. Il Re è nudo,
l'Autonomia è morta.
Noi siamo qua per chiedere due cose: la prima è che tutti e
novanta i deputati dell’Assemblea regionale si dimettano. Rosario Crocetta non
sta in piedi con le scarpe sue, non ha più consenso e ha ridotto ogni
legittimità di governo a una macchietta. Rosario Crocetta, infatti, sta in
piedi grazie alle terga di novanta complici – di maggioranza e, ahinoi di
opposizione – accomodati sulle loro indecenti poltrone. Ahinoi anche di
opposizione e i deputati del movimento Cinquestelle, allora, non possono certo
prestarsi al gioco di chi Crocetta, lo vuole lì, fino a far asciugare la
candela. È una candela che brucia di sopra e di sotto quella della Sicilia e i
deputati del movimento di Beppe Grillo sanno che la strada che porta dritto al
rinnovamento passa dalla seconda cosa che noi – noi che siamo qua – stiamo
chiedendo: avviare una campagna di mobilitazione per cancellare l’Autonomia
regionale.
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