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sabato 3 ottobre 2015

Il funerale della Costituzione: parenti sistemati e gesti osceni

Barani e il gesto alla Lezzi: “Ha mimato sesso orale”

Senato oltraggiato. Lui si difende così: “Invitavo i colleghi cinquestelle a ingoiare fascicoli, era un gesto istintivo”. Paola Taverna: “Porco maiale”


Filava tutto liscio per Matteo e Denis. C’erano i numeri giusti per il partito della Nazione, c’era rassegnazione tra le opposizioni, c’erano i sorrisi di Maria Elena Boschi tra i banchi del governo e Luca Lotti sul fondo della sala, a tessere ancora fili. Poi, attorno alle 17.40, il futuro padre costituente Lucio Barani, ora capogruppo dei verdiniani ma per sempre craxiano, rovina la festa: soprattutto, offende una donna. Nel giorno in cui la maggioranza esce indenne da decine di votazioni, scrutinio segreto compreso (ma crollando a 160 voti), è lui il volto del partito della Nazione che riscrive la Carta per riformare (svuotare) il Senato.
Proprio lui, Barani, che siede accanto a Verdini con perenne garofano sulla giacca a ricordare il Psi. In Aula, dal suo scranno, fa un gesto rivolto verso la senatrice del M5s Barbara Lezzi. Da lontano si scorge il senatore che chiude le dita e muove la mano verso la propria bocca, spalancata. Una, due, più volte. “Mimava un rapporto orale” accusano i 5Stelle, parecchi testimoni e una senatrice leghista. “Li invitavo a ingoiare fascicoli, un gesto istintivo” si difenderà l’accusato. Di certo dopo ore di noia scoppia l’incendio. La scintilla è un duello verbale tra il 5stelle Vito Crimi e il verdiniano Ciro Falanga. L’ex forzista chiede di intervenire a titolo personale, il presidente del Senato Pietro Grasso tentenna, i 5Stelle insorgono (“si può fare solo a fine seduta”). Poi irrompe Barani. E muove quella mano. Qualcuno vede anche un altro verdiniano che si sfiora le parti basse. Ma la tempesta si chiama Barani. La Lezzi (che aspetta un bimbo) è una furia: “Noi vogliamo che Barani venga espulso, chieda scusa o non si può andare avanti”. Paola Taverna piange di rabbia, urla: “Porco, maiale”. Il capogruppo Gianluca Castaldi corre verso i seggi di Ala, il gruppo dei verdiniani. Sibila a Barani: “Hai fatto schifo ”. Scende e passa davanti alla Boschi: “Lei è un ministro, prenda posizione”. La Dem rimane interdetta. Grasso non ha visto. Invita Barani a spiegarsi, e lui nega: “Non ho fatto nessun gesto”. I 5Stelle cantano “fuori”, la leghista Erika Stefani conferma: “Ho visto quel gesto”. Condanne anche dalle senatrici dem. Non si può andare avanti: sospensione di dieci minuti. Si riparte senza il verdiniano. Grasso convoca l’ufficio di presidenza per lunedì alle 13. Si rivedranno i filmati interni e si sentiranno testimoni, per decidere l’eventuale sanzione per Barani (rischia dall’interdizione fino a 10 giorni di sospensione). Intanto lui rimane fuori. C’è invece la maggioranza. In tutte le votazioni sull’articolo 2 del cammina tra i 169 e i 177 voti, salvo un calo con cui scende a quota 157. Bocciato anche un emendamento soppressivo di tutto l’articolo 2. Non si può sbagliare. E infatti arriva il renzianissimo sottosegretario Lotti. Parla a lungo: con il forzista Bernabò Bocca, con vari di Ncd, con i verdiniani. Compare anche Angelino Alfano.
L’unica paura è per i voti segreti. Pd e alleati ne temono sei, ma Grasso riduce tutto a un unico voto. Mario Mauro (Gal) è duro: “Accuso il presidente del Senato di essere un partigiano di Renzi, ha cambiato idea dopo aver incontrato la Boschi”. Dalla presidenza respingono: “Due emendamenti non erano ammissibili, quattro sono stati accorpati perché erano uguali”. Si vota a scrutinio segreto, sull’emendamento di Roberto Calderoli sulle minoranze linguistiche: 160 contrari, 116 favorevoli, 3 astenuti. Boschi pare delusa: si è scesi sotto la maggioranza assoluta (161), non necessaria ma simbolica. Ma il Pd celebra: “Avevamo quattro assenti, e il gruppo delle Autonomie, che pure è in maggioranza, ha votato a favore”. Ma Miguel Gotor (minoranza dem) avverte: “Il tentativo di sostituire trenta senatori del Pd con le truppe di Verdini e degli amici di Cosentino era velleitario”. Lotti e Verdini escono assieme, da vecchi amici. Oggi si vota l’emenda - mento Finocchiaro, quello d el l’accordo interno al Pd: prevede che consiglieri regionali e sindaci, componenti del nuovo Senato, saranno scelti dai cittadini e poi ratificati dai Consigli regionali

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