Il gip ordina accertamenti. Nuova inchiesta dei magistrati contabili per il mutuo pagato dalla finanziaria regionale
Tiziano Renzi |
Chil, il fantasma che tormenta la famiglia Renzi: niente
archiviazione a Genova per il padre del premier. E a Firenze una nuova
inchiesta avviata ieri dalla Corte dei Conti sul mutuo insoluto e poi pagato da
Fidi Toscana.
Nella città ligure, il gip Roberta Bossi ha chiesto un
supplemento di indagine sulla bancarotta che vede Tiziano Renzi tra gli
indagati. Non su un dettaglio, ma su un punto chiave dell’inchiesta: “Le risultanze
investigative – annota Bossi – forniscono dati in apparente contrasto con la
conclusione cui è pervenuta la pubblica accusa”. Insomma, non si mette in
discussione la grande mole di lavoro compiuto dai pm Marco Airoldi e
dall’aggiunto Nicola Piacente (che ha prodotto quasi tremila pagine di
documenti), ma la lettura del materiale. E si chiede un approfondimento su un
aspetto che potrebbe capovolgere la ricostruzione degli eventi creando parecchi
fastidi a Tiziano Renzi: “Si rende necessario un supplemento di indagine volto
ad acclarare i rapporti contrattuali intercorsi tra Tnt e le società Chil Post
e Chil promozioni”. Il dubbio è sempre quello: che Renzi senior abbia svuotato
la Chil prima di venderla destinandola a possibile fallimento. Bossi lo scrive
chiaramente: “Chil Post ha come principale cliente la Tnt (circa il 77 per
cento del fatturato per 3,5 milioni di euro nel 2009) che lavora anche con Chil
Promozioni e quindi Eventi6”. Tutte società dei Renzi. Poi Chil Post viene
venduta all’ami - co Mariano Massone (l’ipotesi dell’accusa all’inizio era che
si trattasse di un prestanome). Ed ecco che, come ricorda Bossi, il 6 novembre
2010 Chil Post emette fattura a Tnt che le versa 62 mila euro per un
“indirizzato accordo transattivo linee mercato”. Ce n’è abbastanza, secondo
Bossi, per sostenere che l’accordo “lascia ragionevolmente ipotizzare che il
rapporto sia stato anticipatamente risolto”.
Insomma,
appena andati via i Renzi, sarebbe sparito anche il cliente principale della
Chil, che scivola verso il fallimento. Ma soprattutto quello stesso cliente ha
rapporti commerciali con le nuove società della famiglia del premier. Lo
avrebbe confermato anche il padre del premier in uno dei suoi interrogatori
davanti al pm Airoldi: “Tnt Post Italia è passata integralmente a Eventi6
perché tale struttura aveva i requisiti tecnico finanziari per supportare le
specifiche dettate dal committente Poste Italiane”. Ma Tiziano Renzi assicura:
in un primo momento, però, una parte delle attività era rimasta a un società
ceduta insieme con Chil Post. Un groviglio che i pm dovranno districare in
trenta giorni. Poi dovranno chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione. A
completare il quadro c’era anche il finanziamento ottenuto da Chil quando era
ancora di proprietà dei Renzi. Il dubbio degli investigatori: mentre il debito
sarebbe finito sulle spalle dei nuovi soci, i soldi sarebbero stati incassati
da quelli vecchi. I Renzi, appunto. Federico Bagattini, difensore di Tiziano
Renzi, ostenta sicurezza: “Si tratta di accertamenti che non daranno sorprese,
essendo tutto documentabile e privo di rilievo penale”. Chil è una spina nel
fianco per il premier: prima la storia dei suoi contributi lavorativi, poi il
finanziamento ottenuto dal Credito Cooperativo di Pontassieve di cui si occupò
proprio il padre di Luca Lotti. Vicende al vaglio della Procura di Genova e ora
anche della Corte dei Conti di Firenze. Come ha detto uno dei testimoni
dell’inchiesta ligure: i Renzi volevano “liberarsi dell'azienda che aveva
trascorsi da allontanare sia dalla Toscana sia soprattutto dal nome Renzi
considerata l'intrapresa carriera politica da parte del figlio Matteo”. Ma
perché se era tutto in regola?
Nessun commento:
Posta un commento