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martedì 13 ottobre 2015

Il giudice e papà Tiziano: indagate su quei 3,5 milioni

Il gip ordina accertamenti. Nuova inchiesta dei magistrati contabili per il mutuo pagato dalla finanziaria regionale


Tiziano Renzi
Chil, il fantasma che tormenta la famiglia Renzi: niente archiviazione a Genova per il padre del premier. E a Firenze una nuova inchiesta avviata ieri dalla Corte dei Conti sul mutuo insoluto e poi pagato da Fidi Toscana.
Nella città ligure, il gip Roberta Bossi ha chiesto un supplemento di indagine sulla bancarotta che vede Tiziano Renzi tra gli indagati. Non su un dettaglio, ma su un punto chiave dell’inchiesta: “Le risultanze investigative – annota Bossi – forniscono dati in apparente contrasto con la conclusione cui è pervenuta la pubblica accusa”. Insomma, non si mette in discussione la grande mole di lavoro compiuto dai pm Marco Airoldi e dall’aggiunto Nicola Piacente (che ha prodotto quasi tremila pagine di documenti), ma la lettura del materiale. E si chiede un approfondimento su un aspetto che potrebbe capovolgere la ricostruzione degli eventi creando parecchi fastidi a Tiziano Renzi: “Si rende necessario un supplemento di indagine volto ad acclarare i rapporti contrattuali intercorsi tra Tnt e le società Chil Post e Chil promozioni”. Il dubbio è sempre quello: che Renzi senior abbia svuotato la Chil prima di venderla destinandola a possibile fallimento. Bossi lo scrive chiaramente: “Chil Post ha come principale cliente la Tnt (circa il 77 per cento del fatturato per 3,5 milioni di euro nel 2009) che lavora anche con Chil Promozioni e quindi Eventi6”. Tutte società dei Renzi. Poi Chil Post viene venduta all’ami - co Mariano Massone (l’ipotesi dell’accusa all’inizio era che si trattasse di un prestanome). Ed ecco che, come ricorda Bossi, il 6 novembre 2010 Chil Post emette fattura a Tnt che le versa 62 mila euro per un “indirizzato accordo transattivo linee mercato”. Ce n’è abbastanza, secondo Bossi, per sostenere che l’accordo “lascia ragionevolmente ipotizzare che il rapporto sia stato anticipatamente risolto”.
Insomma, appena andati via i Renzi, sarebbe sparito anche il cliente principale della Chil, che scivola verso il fallimento. Ma soprattutto quello stesso cliente ha rapporti commerciali con le nuove società della famiglia del premier. Lo avrebbe confermato anche il padre del premier in uno dei suoi interrogatori davanti al pm Airoldi: “Tnt Post Italia è passata integralmente a Eventi6 perché tale struttura aveva i requisiti tecnico finanziari per supportare le specifiche dettate dal committente Poste Italiane”. Ma Tiziano Renzi assicura: in un primo momento, però, una parte delle attività era rimasta a un società ceduta insieme con Chil Post. Un groviglio che i pm dovranno districare in trenta giorni. Poi dovranno chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione. A completare il quadro c’era anche il finanziamento ottenuto da Chil quando era ancora di proprietà dei Renzi. Il dubbio degli investigatori: mentre il debito sarebbe finito sulle spalle dei nuovi soci, i soldi sarebbero stati incassati da quelli vecchi. I Renzi, appunto. Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi, ostenta sicurezza: “Si tratta di accertamenti che non daranno sorprese, essendo tutto documentabile e privo di rilievo penale”. Chil è una spina nel fianco per il premier: prima la storia dei suoi contributi lavorativi, poi il finanziamento ottenuto dal Credito Cooperativo di Pontassieve di cui si occupò proprio il padre di Luca Lotti. Vicende al vaglio della Procura di Genova e ora anche della Corte dei Conti di Firenze. Come ha detto uno dei testimoni dell’inchiesta ligure: i Renzi volevano “liberarsi dell'azienda che aveva trascorsi da allontanare sia dalla Toscana sia soprattutto dal nome Renzi considerata l'intrapresa carriera politica da parte del figlio Matteo”. Ma perché se era tutto in regola? 

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