Ignazio, il persecutore di Papa Bergoglio
Papa Francesco |
Ci mancava pure questa. Gli hanno detto ladro, bugiardo,
incapace, debole, ridicolo, inadeguato e cazzaro, ora è andata a finire che
Ignazio Marino è anche uno stalker. E mica lo dice la segretaria del Comune o
una hostess del Roma-Philadelphia, lo direbbe il Papa.
I fatti, secondo Dagospia, sarebbero questi: papa Bergoglio
qualche mese fa, dà il suo numero di cellulare all’ex sindaco di Roma, il quale
comincia a chiamare Bergoglio giorno e notte per accertarsi del suo stato di
salute (con l’intenzione di diventare il suo medico personale). Il Papa si
irrita e chiede al segretario di Stato Parolin di fargli cambiare numero.
Parolin gli spiega che non si può perché quello è il numero che possiedono
tutti i capi di Stato e amen. Questa è la ricostruzione dei fatti senza
dettagli, ma grazie a fonti interne al Vaticano, sono in grado di rivelarvi
come sono andate realmente le cose. Partiamo da come Marino s’è procurato il numero
del Papa.
Pare che a un incontro ufficiale, l’ex sindaco abbia
utilizzato la vecchia tecnica del “Santo Padre, non trovo il telefonino, mi può
fare uno squillo così vedo se magari è in qualche tasca?”. Papa Bergoglio
abbocca all’amo. Il telefonino, caduto misteriosamente dietro a un crocifisso
d’ottone, comincia a squillare, Marino ringrazia e salva nella rubrica il
numero del Santo Padre sotto il nome “Franci”.
A questo punto torna a casa e dopo cena, quando la moglie ha
la palpebra calata sul divano, manda il primo messaggino al Papa che vede
online su Whatsapp . “Santo padre, alla sua età ancora sveglio? Si riguardi!”.
Papa Bergoglio recita venti Padre nostro per espiare la colpa di aver pensato
“ma questo perché non si fa i cazzi suoi?” e si mette a dormire. La mattina
dopo, il Santo Padre si sveglia, manda un buongiorno su Whatsapp al nipote in
Argentina e due minuti dopo riceve un messaggio di Marino: “Santo Padre, che
fa, è online e non mi risponde? Tutto bene?”. A quel punto il Santo Padre estrae
da una teca un rosario da mezzo chilo dono dei seminaristi in Terra Santa e
recita quarantacinque Ave Maria per aver pensato: “Ma questo perché non si fa
gli stracazzi suoi?”. Marino non vedendo risposta gli manda l’emoticon con la
faccina che piange. Poi quella con gli occhi a cuore. Poi ha un’illuminazione:
gli invia quella con le mani giunte in preghiera.
Il Papa, mosso a compassione, gli risponde: “Sto bene,
grazie”. Marino fa lo screen-shot del messaggio e lo manda a Veltroni con la
scritta “Ah bello, te sarai pure amico di Clooney, ma io whatsappo con il
papa”. Poi incalza: “Santo Padre, mi mandi un selfie che io dal bianco
dell’occhio le dico come va la cistifellea! ”. Bergoglio, in preda a una crisi
di nervi, lo blocca su Whatsapp. Due ore dopo il Papa è affacciato al balcone
che recita l’Angelus e sente vibrare la veste. È Ignazio Marino che lo sta
chiamando. Allora Bergoglio convoca il Segretario di Stato Parolin e gli chiede
di impostare il trasferimento di chiamata sul telefono di Alemanno. Marino
richiama: “Sono il sindaco Marino. Allora, come andiamo oggi?”. “Ah Marì, ma
vaffanculo!”. Marino, intimamente ferito nella sua dignità, va alla Taverna
degli Amici e si beve un litro di Amarone. Per quello mentirà sullo scontrino: non
era lì con la moglie, era lì con lo psicoterapeuta. Nel frattempo Parolin
comunica a Bergoglio che anche Putin ha provato a chiamarlo sul suo cellulare e
Alemanno ha sfanculato anche lui, per cui se vuole che il presidente russo
faccia abbassare i due missili nucleari puntati sulla cupola di San Pietro, è
bene che torni a rispondere al suo telefono. Per qualche giorno Marino tace,
papa Francesco pensa di essersi finalmente liberato del suo stalker e invece
l’amara scoperta. Atterra a Philadelphia e scopre che Marino è lì. Insomma. Ora
finalmente sappiamo la verità su quel famoso viaggio: Marino non è andato lì
per incontrare il sindaco, ma per stalkerare il Papa. P.s. Non date il mio
numero a Marino, grazie.
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