I politici cavalcano il caso del pensionato che ha sparato e ucciso un ladro: riforma dell’articolo 52
Colpito al cuore, sparo frontale, esploso dall’alto al
basso. Non in casa, ma all’esterno, mentre la vittima si trovava sulle scale. A
due giorni dai fatti di Vaprio d’Adda con il pensionato Francesco Sicignano
accusato di omicidio volontario per la morte di un ragazzo romeno di 28 anni,
le cose cambiano, la dinamica si modifica. Al terzo piano della villetta di via
Cagnola non c’è sangue.
Il delitto è avvenuto all’esterno. La ricostruzione dell’uomo,
eletto eroe dalla Lega nord, non convince, Sicignano ha mentito? Se sì perché?
Resta un dato incontrovertibile: la vittima, assieme a due complici, stava
tentando un furto in casa. Sicignano poteva non sparare? La sua reazione ha
superato la legittima difesa? O peggio si è trattato di un vero e proprio
omicidio? Domande che oltre alla procura di Milano, interrogano anche la
politica con sfumature diverse. E così dopo la delirante uscita dell’eurodeputato
leghista Gianluca Buonanno su un fondo pubblico per incentivare l’acquisto
di pistole, e la netta presa di posizione, oltre che del Carroccio, anche di
Fratelli d’Italia a favore dell’indagato, ora anche il presidente del
Consiglio Matteo Renzi entra nella discussione. “Chi si trova in casa qualcuno
–ha detto ieri – ha una reazione comprensibile ma il codice dice che ci deve
essere proporzionalità. Rispetto alla sicurezza saremo sempre in prima linea ma
senza strumentalizzare”. Sulla legittima difesa “si può discutere con il
buonsenso perché stiamo parlando di una dinamica da non affrontare sull’onda dell’emozione”.
Ed è proprio quest’ultimo passaggio che apre nuovi scenari per l’articolo 52
del codice penale che disciplina appunto la legittima difesa. Dal 2006 la
riforma dell’articolo autorizza l’utilizzo di un’arma “legittimamente detenuta”
per difendere “la propria o altrui incolumità” e “i beni propri o altrui”. La
questione è molto sentita. Tanto che ieri, intervistato dalla Stampa, il
viceministro di Giustizia Enrico Costa (Ncd) ha spiegato che “la criminalità
sta cambiando” e per questo “il legislatore ha il dovere di cambiare le pene”.
Da qui l’annuncio di una ulteriore modifica della legge. Costa però
puntualizza: “È chiaro che non esiste il diritto alla vendetta ”. Insomma la
discussione è aperta. Difficile però restare oggettivi davanti all’emozione.
Succede ai cittadini, ma anche alla politica. Così Corrado Passera, candidato
sindaco a Milano punta sul “comprendere le ragioni dello sparatore”. E mentre
Matteo Salvini e la Lega tutta non si smuovono dalla granitica certezza che
Francesco Sicignano “ha fatto bene ”, il governatore della Toscana Enrico
Rossi lancia appelli affinché “l’Italia non diventi il Paese delle sparatorie,
abbiamo uno che ha reagito, ha sparato, ha ucciso, e si mostra alla finestra orgoglioso
di quello che ha fatto”.
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