Scontrini pazzi.
E ora la Corte dei conti indaga sul periodo
da sindaco
In tre anni ha speso 70 mila euro per le trasferte negli
Stati Uniti. Mentre in ristoranti sfiora i 600 mila euro. Tutte spese di
rappresentanza, ovviamente. No, non sono i resoconti della carta di credito di
Ignazio Marino, ma quelle di Matteo Renzi che con la Visa della Provincia di
Firenze quando ne era presidente è riuscito a spendere nel corso del suo mandato
quasi un milione di euro. Procura e Corte dei Conti aprirono un fascicolo solo
nel 2012 su espressa richiesta del Ministero dell’Economia che rivelò “gravi
anomalie” in quella gestione della Provincia.
La Procura di Firenze, allora guidata dal procuratore capo
Giuseppe Quattrocchi (oggi pensionato e consulente del Comune di Firenze
gestito dal fedele renziano Dario Nardella), e la Corte dei Conti hanno aperto
e chiuso le inchieste ritenendo buona parte delle spese (non tutte) lecite
perché appunto “effettuate nel corso del suo mandato”. Poi il premier è passato
a Palazzo Vecchio e nel giugno 2014 puntuale è arrivata la Corte dei Conti che
ha acquisito le spese sostenute durante il mandato da sindaco ma per il momento
sono al vaglio dei tecnici amministrativi. Bastano, però, gli scontrini
presentati da Renzi in Provincia a ridurre i 20 mila euro di Ignazio Marino a
una caramella sottratta alla cassa del ristorante. L’oggi premier, per fare un
esempio, riuscì a spenderne 17 mila in pranzi solo nei tre mesi compresi tra il
maggio e il luglio 2007. Un periodo fra l’altro in cui Renzi non ha impegni
elettorali. E infatti nel 2008, quando si avvicinano le primarie del Pd per la
corsa a sindaco, il futuro premier raggiunge 50 mila euro per il solo cibo. Il
5 luglio alla Taverna Bronzino viene saldato un conto di 1.855 euro. Un pasto.
Complessivamente, come detto, Renzi ha consumato con la tovaglia sulle
ginocchia, quasi 600 mila euro: spese di rappresentanza. Tovaglia sulle
ginocchia e bicchiere in mano. Dei 250 scontrini depositati pochissimi hanno il
dettaglio di quanto consumato, spesso è indicato solo il totale accanto alla
dicitura “pasto unico”, ma quando c’è si scopre che il premier sa anche
scegliere il vino.
Alla trattoria “I due G” in via Cennini il 29 aprile 2008
ordina una bottiglia di Brunello di Montalcino da 50 euro per annaffiare una
fiorentina da un chilo e otto etti. Alla Buca dell’Orafo in via dei Girolami il
13 giugno 2008 si attovaglia con due commensali e opta per un vino da 60 euro.
E ancora: al ristorante Lino, dove è di casa (anche qui), riesce a spendere per
un pranzo 1.050 euro. 1.213 li lascia al ristorante Cibreo. Riesce a spenderne
1300 in un colpo solo in una pasticceria. Mignon per festeggiare? Cosa? Con
chi? Purtroppo nessuno ricorda. Neanche nei ristoranti in cui era cliente
abituale prima di planare sui Palazzi romani. A Firenze frequentava in
particolare trattoria Garibaldi, taverna Bronzino, ristorante da Lino, Buca
dell’Orafo, ristorante Cibreo. Ancora: Gilli, Sabatini, cantinetta Antinori. E
oggi, a distanza di tempo, nessuno pare ricordarsi con chi si accompagnasse
l’allora presidente della Provincia. Anche se la risposta più frequente dei
proprietari interpellati ieri è: “Con la qualunque”. Negli atti della stessa
Provincia non c’era bisogno di indicare giustificativi né spiegare come un
“pasto unico” potesse raggiungere i 1800 euro. Le delibere dei rimborsi,
infatti, sono tutte identiche: “Il sottoscritto Matteo Renzi presidente della
Provincia di Firenze attesta sotto la propria responsabilità” e allega
scontrino. Punto. Poi venivano affidate per l’approvazione al capo gabinetto
Giovanni Palumbo.
Stesso discorso per le carte di credito in “uso a Matteo
Renzi”, si legge nell'intestazione degli estratti conto. Palumbo approvava
tutto. Anche quando c’era qualche problema. Nell’ottobre 2007 però, durante un
viaggio (ovviamente di rappresentanza) negli Stati Uniti, la carta viene
bloccata “a garanzia di un pagamento da parte di un hotel a Boston”, si legge
nella delibera del 12 novembre 2007. Renzi, trovandosi così senza carta di
credito della Provincia è costretto a usare la sua per pagare 4 mila dollari
(pari a 2.823 euro) all’hotel Fairmont di San Josè, in California. Come torna
in Italia si fa restituire la cifra con una delibera, ma senza fornire
giustificativi. Ma scrivendo di suo pugno: “Spese regolarmente eseguite in base
alle disposizioni contenute nel disciplinare delle attività di rappresentanza
istituzionale”. Autorizzazione: Palumbo. Il capo gabinetto, dopo aver seguito
Renzi dalla Provincia al Comune di Firenze, è oggi a Palazzo Chigi. Che non è
così distante dal Campidoglio, qualche suggerimento a Marino avrebbe potuto
darlo.
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