Luigi Di Maio e Beppe Grillo |
"Il M5S è maturo… come seria alternativa a Renzi.
Quando esplose nella politica italiana nel 2009, era caratterizzato da una
protesta senza compromessi e dalla burlesca, sardonica figura del suo leader,
il comico Beppe Grillo. Ma il M5S sta cercando di cambiare volto rispetto a
quello di uno dei più eccentrici - addirittura clowneschi - partiti politici
europei. L' obiettivo… sembrava una fantasia appena un anno fa: governare il
Paese e sfidare il governo di centrosinistra del primo ministro Matteo
Renzi".
Al netto del provincialismo che spesso connota le reazioni
italiane alle uscite della stampa estera, leggere queste parole su una bibbia
dell' establishment internazionale come il Financial Times fa un certo effetto.
Mentre i nostri giornaloni ancora si baloccano sul "rischio
populismo", fingendo di non vedere quello che sta al governo, e tentano di
terrorizzare la gente con ridicoli paragoni fra Grillo e la
Le Pen, il Ft mette
nero su bianco una prospettiva che in cuor suo nessuno, neppure il più
sfegatato "grillino", era disposto a considerare fino a pochi mesi
fa: i 5Stelle al governo.
Luigi Di Maio |
Il quotidiano della City ricorda gli ultimi sondaggi, che
danno i 5Stelle unica formazione in costante crescita, ma anche la scomparsa
del nome di Grillo dal simbolo. E aggiunge che l'"erede più probabile è
Luigi Di Maio, un 29enne napoletano dalla retorica efficace, il look elegante e
i toni moderati", leader non più di protesta ma di governo, mentre Renzi
sarebbe "in declino" perchè l' economia cresce un po', ma non se ne
accorge nessuno.
Mica male, come apertura di credito. Ma se i 5Stelle si
crogiolassero fra i sondaggi e gli elogi del Ft sbaglierebbero di grosso. I
sondaggi vanno e vengono. E nessun giornale, per quanto autorevole, può
sostituire l' elettorato, specie quello italiano così fortemente influenzabile
dalle tv, controllate da chi ben sappiamo.
Grillo e Casaleggio a Milano |
La campagna elettorale sprigionerà contro di loro un volume
di fuoco incrociato (da destra e sinistra) mai visto, perchè mai erano stati
così vicini alla vittoria. Gli argomenti saranno in parte pretestuosi e
ricattatori (scandali inventati, terrorismo psicologico sull' isolamento dell'
Italia, il ritorno della speculazione finanziaria e magari la "guerra
civile" evocata dal premier francese Valls contro la Le Pen). Ma in parte
fondati, se i 5Stelle continueranno a cullarsi sugli allori - per ora tutti
virtuali - anzichè smontare le obiezioni degli avversari e le diffidenze di
molti elettori con cambiamenti di fondo.
Le ragioni per cui molti italiani non ideologizzati né
militarizzati che prima votavano a destra o a sinistra sono disposti a dare
fiducia al M5S sono le stesse che gonfiarono le vele a Renzi due anni fa,
quando in sei mesi vinse le primarie, andò al governo e stravinse le Europee:
non aver mai governato l' Italia, non aver nulla a che fare con le politiche
fallimentari del passato, parlar chiaro dicendo cose condivisibili, non rubare.
Renzi però poteva vantare a Firenze, in Provincia e poi al
Comune, un' esperienza amministrativa normale, magari discutibile, ma tutto
sommato positiva, dopo gli scandali e il malgoverno che l' avevano preceduto. I
5 Stelle governano alcune città, tutte più piccole di Firenze: da Parma a
Livorno, da Civitavecchia a Ragusa, da Quarto a Gela. E qui le difficoltà dei
loro sindaci, spesso causate da pesantissime eredità del passato, sono
innegabili.
Il Sindaco di Gela, Domenico MESSINESE |
Rivolte fra consiglieri, dissidi fra assessori, sindaci
sfiduciati da una parte della maggioranza monocolore (ultimo caso: Gela).
"Come potete consegnare l' Italia a chi non sa governare neppure
Gela?", diranno a una sola voce i partiti di destra e di sinistra per
frenare l' avanzata grillina. E rispondere dando la colpa agli altri servirà a
poco. Molto meglio modificare e codificare subito il sistema di selezione dei
candidati per gli enti locali, il Parlamento e il governo.
Nelle ultime settimane si è proceduto in ordine sparso: qua
primarie via web, là designazione dei meetup, qui votazione online, lì alzata
di mano o acclamazione. E lo si è fatto per far vincere chi era ritenuto il
migliore: lo sanno anche Grillo e Casaleggio che il web e i meetup non sono
jukebox capaci di sfornare sempre la canzone migliore.
Ma, senza regole certe e valide per tutti, chi viene escluso
protesta e alimenta la cacofonia che accompagna da sempre i 5Stelle. E poi si
va a caso, anzi a culo: può uscire il candidato migliore, così come un totale
inetto. E, se l' inetto vince, non danneggia solo il suo circondario: scredita
tutto il movimento. Se in due anni e mezzo di esperienza parlamentare il M5S ha
prodotto un embrione di classe dirigente credibile, non è perchè il web da solo
abbia funzionato (altrimenti come si spiegano i 37 espulsi o fuorusciti tra
Camera e Senato?).
I Di Maio, Di Battista, Fico, Lezzi, Ruocco, Sarti e altri li
ha selezionati il lavoro quotidiano in Parlamento, nei media e sul territorio.
E alla fine Grillo e Casaleggio l' hanno ratificato, scegliendo il direttorio a
5 poi sottoposto al voto degli iscritti. È quel passaggio dai bussolotti del
web al fattore umano che manca. Anzichè i due fondatori, potrebbe essere un
comitato eletto da parlamentari e amministratori locali a dire l' ultima parola
sui candidati votati sul blog.
Onde evitare di riprodurre il solito mischione di persone
preparate e di ragazzotti generosi, ma "eccentrici" e
"clowneschi", cioè inadeguati. Il principio dell'"uno vale
uno" va bene ai blocchi di partenza, perché tutti abbiano le stesse
chances. Poi però ci dev' essere qualcuno che si assuma la responsabilità di
dire a qualche "uno": tu non vali niente. Meglio escluderlo prima che
cacciarlo dopo.
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