VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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martedì 26 aprile 2016

Il nuovo M5S: via Grillo dal blog, soldi dalla base

Nasce il “Portale delle Stelle”, on line il testamento politico di Casaleggio
Giorno della Liberazione, rivoluzione a Cinque Stelle. Pensata e descritta dal guru Gianroberto Casaleggio in una lettera che è un testamento politico. La miccia del futuro, per il M5s che brucia un simbolo e dice addio all’era dei diarchi, per darsi una struttura autonoma. Via dal blog il nome di Beppe Grillo, che compie un altro passo di lato, e spazio al portale “delle Stelle”. Ed ecco un’associazione, Rousseau che poi confluirà in una fondazione intitolata a Gianroberto Casaleggio, “con il coinvolgimento di esponenti del Movimento”. Sarà la nuova associazione a raccogliere fondi tramite bonifici e donazioni sul web.
SOLDI per finanziare il blog e l’omonima piattaforma web, quella Rousseau che è già parzialmente operativa. Un’agorà riservata agli iscritti a 5Stelle, dove votare le decisioni rilevanti, costruire i disegni di legge, scambiare idee. La spina dorsale del nuovo Movimento, in cui il Direttorio detterà la linea politica, consultando però la base sui passaggi fondamentali. Mentre Casaleggio junior gestirà le piattaforme web, il lascito del padre. Da erede che non vuole essere leader, ma che manterrà un ruolo e un peso. E che andrà ascoltato: anche da Luigi Di Maio, il candidato premier naturale. Infine, in campo rimane l’associazione Movimento 5Stelle, la pietra fondativa del M5s, che ha come presidente Beppe Grillo e come altri soci suo nipote e un commercialista di Genova. È sempre l’associazione fondatrice a controllare il simbolo del Movimento. Ma da qui a qualche settimana potrebbero entrarvi i big del Direttorio. E allora da una parte ci sarebbe l’ente di Casaleggio jr a gestire le piattaforme, dall’altra l’associazione a 5Stelle a rappresentare anche giuridicamente l’ala politica. Un’ipotesi. Mentre è una certezza il post ieri di Casaleggio jr sul blog. Sillabe dirette e dolenti: “Mio padre voleva che il suo progetto gli sopravvivesse, negli ultimi tempi mi chiese di attivarmi perché Rousseau e il Movimento 5 Stelle crescessero anche senza di lui. Creammo l’associazione Rousseau, che potesse operare senza scopo di lucro e ricevere donazioni da chi voleva sostenere il progetto”. Ammette il manager: “Il mio dispiacere è non essere riuscito a pubblicare Rousseau, il blog delle Stelle e ad annunciare in tempo l’associazione, anche se lui sapeva che tutto era pronto. Oggi sento la necessità di intestargli questa entità”. E allora, ecco l’associazione Rousseau “fondata con mio padre per i mesi necessari a creare e far riconoscere la fondazione Gianroberto Casaleggio in cui farò confluire le attività dell’associazione”.
POI SPAZIO a una lettera del papà, “che avrebbe voluto pubblicare quando tutto fosse stato pronto”. Così è Casaleggio senior ad annunciare “la nascita del blog delle Stelle, di tutti noi, di tutti voi” al posto di quello di Grillo (ma l’indirizzo ieri era ancora www.beppegrillo.it, ndr). Con Casaleggio in vita, l’artista aveva già tolto il suo nome dal simbolo. “Rimarrò il garante” ripete Grillo. Ma tanto sta cambiando. Ed è la lettera di Casaleggio a spiegare perché: “Oggi sono decine le voci autorevoli del M5s ed è necessaria un’evoluzione di una rivoluzione, portare il cittadino a decidere del suo destino”. Da qui il nuovo blog e Rousseau, “primo passo verso un’organizzazione degli strumenti di democrazia diretta”. Casaleggio chiosa sui fondi (“con la pubblicità sul blog non si ripagano i costi”). E assicura “votazioni più frequenti sui temi più importanti”. Potrebbe arrivarne presto una sullo iussoli, l’acquisizione del diritto di cittadinanza nel Paese in cui si è nati. Domenica sera, a Che tempo che fa, Di Maio ha detto: “Chi nasce in Italia, conosce la nostra lingua e la nostra cultura ha diritto di essere italiano”. Parole pesanti, dal primus inter pares di un M5s che spesso ha tenuto la barra verso destra sul tema. Esemplare il caso del reato di immigrazione clandestina, con due senatori, Buccarella e Cioffi, che ne proposero l’abolizione, provocando l’ira di Grillo e Casaleggio. Poi però, era il gennaio 2014, si votò sul blog, e gli iscritti appoggiarono la cancellazione del reato. Un’era dopo, Di Maio apre a una proposta quasi di sinistra. I parlamentari ne hanno discusso un paio di settimane fa, in un’assemblea congiunta. Va ancora elaborata una proposta dettagliata. Ma a dire la parola definitiva dovrebbero essere gli iscritti, sul blog.
Il F.Q. del 26 aprile 2016 – pag. 9

mercoledì 6 aprile 2016

Grillo passa le consegne: “Cederò gestione e logo”

Il comico accelera: “Ci affideremo a persone nate con il M5s, processo già in corso”
Il passo di lato l’ha già fatto e lo rivendica, quasi euforico: “Voglio tornare a fare il comico, fare liberamente battute anche sui vegetariani, è la mia natura che scalcia”. Ma Beppe Grillo, il fondatore che è ancora il garante dei Cinque Stelle, guarda già alla successione definitiva: “Io voglio che il Movimento diventi una sorta di gestione fatta da persone che vi sono dentro, che sono nate con me e con Gianroberto Casaleggio. Succederà, è un processo di cambiamento che è già in corso”. Al Corriere.it, Grillo conferma il cambio di pelle dei suoi 5Stelle. È già il presente, il passaggio di consegne al Direttorio. E forse non è lontana neppure la cessione del marchio del Movimento, di proprietà esclusiva del comico, ai parlamentari di prima fila. La dote formale al Luigi Di Maio che incontra ambasciatori e spunta da ogni tv, da candidato premier non ufficiale ma evidente. Ad Alessandro Di Battista, l’unico che può (e vuole) competere con Di Maio per popolarità e peso interno. E a una struttura di coordinamento (leggi, di comando) che dovrà per forza allargarsi, perché il M5s ha 1700 eletti sparsi per l’Italia, e cinque persone ai vertici non possono bastare.
Ma i parlamentari dovranno presto trovare nuovi equilibri. Perché si sta gradualmente ritraendo anche il co-fondatore Casaleggio, la guida politica. Il “guru” ancora ascolta, consulta, talvolta ordina (come sulle unioni civili). Nel prossimo futuro però sarà meno coinvolto, deciso anche a lui a lasciare sempre più spazio a Di Maio e ai parlamentari. Il baricentro si sposterà da Milano a Roma. I vertici ne hanno già parlato nella riunione dell’11 marzo scorso, negli uffici milanesi della Casaleggio associati. C’erano Casaleggio senior, suo figlio Davide, Grillo, e i cinque del Direttorio. Ore di riunione, per pianificare rotta e iniziative per le Comunali. Soprattutto a Roma e Torino, le piazze da vincere, dove Grillo potrebbe comparire nei comizi (sarà anche a Bologna, dicono). Ma anche piani per i prossimi mesi del M5s. E discussioni sul suo assetto.
Si lavora a una “segreteria”, a un Direttorio con nuove deleghe. Potrebbe entrarvi Paola Carinelli, deputata milanese fedelissima di Casaleggio, data in ascesa. Ma il Grillo che parla di “persone” nate col Movimento schiva il termine parlamentari. Ergo, nel coordinamento potrebbero entrare anche eletti locali. E chissà quanto peso avrà il figlio di Casaleggio, tema tutt’altro che secondario. Probabilmente nella riunione-fiume si è parlato anche della cessione del marchio, registrato da Grillo nel 2012 all’ufficio marchi e brevetti del ministero dello Sviluppo economico. Il giornalista del Corsera gli chiede per due volte del tema, (“Cederà il marchio?”) e l’artista alla fine risponde: “Succederà, io ho già tolto il mio nome dal simbolo”. Ora per il fondatore è di nuovo tempo di palco, con la seconda tornata di date per lo spettacolo Grillo vs Grillo. Si riparte venerdì, a Livorno. Ma il comico che vuole tornare a esserlo è ancora dentro la politica. “Se Virginia Raggi non vince a Roma, divento un serial killer di acari o mi do fuoco in piazza” scriveva ieri nel suo lungo intervento sul Fatto. Scherzando, ribadiva che il M5s nella Capitale vuole vincere a tutti i costi, come trampolino verso le Politiche. Inevitabili da qui a un anno, a detta del Direttorio e di Casaleggio. “Renzi e i suoi non ce la fanno più a reggere” ripete da giorni Di Maio nelle chat interne. Presto però anche il M5s dovrà dimostrare di sapersi reggere. In piedi, e da solo: o quasi.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 6 marzo 2016 – pag. 14




martedì 5 aprile 2016

Grillo: il delirio di essere reali e il metodo del tenente Colombo

Stavo guardando un pezzo sul pesce e il pomodoro. Tu dicevi: “Questi mettono nei pomodori il gene di un pesce e poi dicono che hanno dato una acceleratina alla natura… belìn ma quando, in natura, un branzino avrebbe pensato di farsi un pomodoro!?! Alla faccia dell’accorciatina, questi mettono i geni di pesce nel pomodoro perché non marcisca, magari è una cosa fantastica, però ditecelo!”. Sai forse qual è l'elemento distintivo di questo periodo storico e culturale? Il fatto che non è più possibile dare per scontato nulla. Ci sono molti pregiudizi sull'atteggiamento mentale che ha una persona quando dà qualcosa per scontato. Eppure si tratta di uno dei meccanismi mentali più intriganti, dal momento che poggia sia sull'interiorità sia sul senso sociale. Se io do qualcosa per scontato significa che immagino in modo automatico che l'esperienza sia condivisa in modo talmente “scontato” che non sia necessario dirlo. Mentre ridevo per il pomodoro e il merluzzo, ho fatto una cosa che mi capita di rado, stavo riflettendo: il tuo comportamento, in quanto tuo, tendi a darlo per scontato, ma non lo è affatto per gli altri. Figurati quando rinunci a 42 milioni di euro! Dal momento che tu abbandoni il Movimento (col cazzo!), secondo me sarebbe utilissimo vederti prendere delle posizioni, attraverso dei messaggi chiari, brevi, senza possibilità di replica alcuna, finalizzati proprio a evitare che le persone diano qualcosa per scontato riguardo al Movimento 5Stelle. Quando sento ripetere che il Movimento ha rinunciato a 42 milioni di rimborsi elettorali e non vedo la televisione gonfiarsi e diventare rossa, resto sconvolto. Ma chi cazzo rinuncia a 42 milioni? Detto questo, pensavo (ahahahah): com'è possibile che qualcuno possa permettersi di dire che il Movimento rappresenta la lobby di Casaleggio e Grillo, se 'sti due pazzi sono partiti rinunciando all'equivalente di svariati miliardi di lire? Sai quel tipo, quella specie di Sgarbi dell’economia alla Gabbia? Ha detto così…non si ricorda che rinunciate ai soldi, ma dice che lo fate per i soldi: sei tu che dovresti denunciare lui per calunnia, non è il Pd che dovrebbe denunciare te! Prova a rifletterci: perché la gente sembra sorda a quei 42 milioni lasciati allo Stato? Pochissime persone fanno caso a quella realtà, che sarebbe sufficiente (con poche altre considerazioni) a vedere nel Movimento l'unica alternativa sensata allo sfacelo in corso. Te lo spiego io il perché: la gente dà per scontato che non è vero, nessuno rinuncia a 42 milioni di euro: pertanto, anche senza dirlo, il cervello delle persone non lo rappresenta come reale. Il fatto che Di Maio, Di Battista e gli altri continuino a ripeterlo non fa che rinforzare il rifiuto mentale dei telespettatori, utenti, carne da macello che un tempo si chiamavano cittadini. “Se continuano a ripeterlo significa che non è vero”. Ricordati, Beppe, che per il cervello “vero” e “falso” non hanno nulla a che fare con quello che pensiamo: sono gestiti dalle strutture più arcaiche del cervello, che soltanto in rarissimi casi la volontà riesce a influenzare, figurati tu. Il cervello pensa a “re al e” o “non reale”… Il mio cane è qui con un impianto a tutto volume che trasmette funky, e non balla. Sai perché non balla e non caga la tv, beato lui? Perché per lui la tv non esiste, come la morte, ed è per quello che il cane certe volte se ne sta davanti alla tomba dell'ex padrone e pensa: “Questo qui è andato a nascondersi lì sotto, cambia un mucchio di odori, ma quando cazzo esce?”. Non sa che esiste la morte. Quindi non piange l'amato padrone: lo aspetta. Ok, quindi c’è un problema di “troppo per essere credibile”. E allora: se la consapevolezza dell'atteggiamento morale della gran parte dei componenti del Movimento non basta a farli stravincere alle elezioni, bisogna assolutamente fare qualcosa. Che cosa? Secondo me, l'unica via percorribile è proprio parlarne così, liberamente, chiedendosi davanti a tutti come sia possibile che le persone siano raggiunte in maniera non efficacissima, ma solo abbastanza efficace, da queste differenze madornali fra il Movimento e il resto del mondo politico. Se non ne parliamo così, qualunque altra cosa sarebbe manipolazione; ma, conoscendoti, so che hai così pochi scheletri nell’arma dio che te lo puoi permettere. Sai come fa alle volte il tenente Colombo? Ci sono delle scene in cui “si riduce” a chiedere direttamente al colpevole come deve fare per incastrarlo! Il suo metodo consiste proprio nel condividere, addirittura con il bersaglio di un'indagine, i dubbi e le incertezze dell'investigatore. Per me resta il personaggio più geniale mai inventato! Se tu concedessi un'intervista, o pubblicassi degli articoli, in cui ti domandi come sia possibile che la gente non sia sconvolta dalla novità del Movimento –attraverso la logica che ti ho esposto sopra – raggiungeresti le persone con un messaggio che verrebbe pure creduto. Senza ricorrere alle manipolazioni alla renzi (scusa il minuscolo, ma non ce la faccio a usare la maiuscola con il Bomba). Io sto facendo degli esperimenti. Chiedo alle persone: “Cosa ne pensi del fatto che il M5S ha rinunciato a 42 milioni di rimborsi elettorali?”. Le risposte mi confermano la necessità di saltare l'ostacolo che nasce dal meccanismo di dare per scontato che non è vero. La più carina è stata: “E grazie... Grillo è un miliardario!!!”. Come se una persona molto benestante potesse avere tutti soldi del mondo semplicemente volendolo. Credimi: il cervello umano ha molta più facilità a credere questo, piuttosto che riflettere sulla dimensione morale del Movimento. Non è possibile sottoporre il pubblico a un simile stravolgimento delle cose senza spiegarglielo! Le alternative sono due: a) diventare gradualmente come gli altri; b) cominciare a darsi fuoco in piazza. Tu hai l'ironia necessaria per capire che la seconda è la migliore rappresentazione mentale possibile di ciò che state davvero facendo. Non voglio vederti un giorno davanti al Grande Orologiaio che ti dice: “Signor Grillo, lei ha voluto ostacolare le leggi fondamentali della natura! Ha voluto essere sincero con il popolo!”. La logica di un comico consiste nel raggiungere quella parte di noi che apprezza la verità, la percepisce come un fatto artistico. E, grazie al comico, finalmente vede qualcosa che prima non vedeva. Ma il comico soffre tutta la vita perché non si capacita del fatto che questa operazione di smascheramento della vera verità non abbia effetti pratici nel mondo. Non credo che molta gente viva meglio il proprio sconcerto perché il comico le ha spiegato la realtà sotto un’a ltra prospettiva. Il paradosso della comicità sta in una piccola palude mentale che abbiamo tutti nella scatola cranica: la verità per noi non è una guida, la guida la teniamo in considerazione quando è reale e non quando è vera. Perché siamo dei coglioni, perché la mente ancora non comanda nulla ed è ospitata da un cervello piuttosto infastidito. Questo è triste quanto il fatto che esiste una persona bella su mille e solo una su un milione ragiona in modo creativo! Marcellus Wallace direbbe: “Questa è una merdosissima realtà della vita di fronte alla quale il tuo culo deve essere preparato”. Io non sopporterei l'idea che il Movimento non vincesse queste elezioni! Se succede divento un serial killer di acari con la lente e un minuscolo spray! Qualunque cosa va fatta per evitare questo rischio. Se Virginia Raggi perdesse, tanto varrebbe ritirarsi! Che bisogna fare ancora? Candidare a sindaco la Madonna? Se il M5S perdesse, mi sentirei come mi sento quando sto aspettando che le funzioni vitali riprendano grazie a quello che ho fatto ma, invece, il paziente diventa grigio… le labbra blu… la pupilla si fissa proprio come se la natura mi stesse mandando affanculo e se tutte le macchine e farmaci e procedure che ho messo in atto fossero ridicole. Una forma di sconfitta insopportabile ai non addetti ai lavori potrebbe demoralizzare il Movimento a livelli irreparabili. Quando si verificano simili fallimenti, magari lavorando insieme a un collega trentenne, la mia preoccupazione principale è di tenere insieme lui, come la tua ad esempio è di tenere insieme Di Maio. Non tenere più presente me stesso è ormai la mia dote professionale più importante. Ma tu sei un comico, Beppe, sei un fottutissimo artista, grazie al cielo non sei costretto a imparare questo genere di cose. Però, per pochi quarti d'ora ogni tanto, per te come per gli altri leader sarebbe indispensabile conoscere bene questi meccanismi. Renzi li vive direttamente senza saperlo, mentre noi li conosciamo: grande differenza. Quindi: se nessuno vive meglio il suo problema con le azioni Parmalat per quello che ha detto Grillo, è anche vero che molti hanno venduto le azioni ascoltandoti. Ecco dove “v ero” diventa “reale”. Io lo chiamo “realismo demenziale”. Non so se lo sai, il termine medico “pensiero concreto” indica una delle forme più estreme di imbecillità. Ma siamo tutti un po’ imbecilli: sul 90% del mondo conosciuto non capiamo nulla. E poi tutto è relativo, caro Beppe, se si tratta di trasformare il Paese seguendo un movimento fondato da un comico, allora è peggio che parlare di termodinamica! Altro che aspettare che il merluzzo si scopi il pomodoro! Di fronte a certe problematiche anche Einstein può passare per imbecille. È accaduto davvero: la gente non ama ricordare che Einstein scrisse ai capi di Stato maggiore e al presidente degli Stati Uniti tentando di dissuaderli dall'usare la bomba atomica! Tornando a bomba: se non facciamo qualcosa subito, quello che continuate a ripetere come verità non verrà mai letto come realtà. La scarpa sinistra prima di votare e la destra dopo: quella rischia di restare l’unica realtà. L’unica cosa da fare per essere certi di vincere è semplicemente ammetterlo pubblicamente: capisco che sembrerete incredibili, anche perché non siete neppure re magi che portano doni. Ma semplicemente avete il delirio di portare un minimo di correttezza fra chi deve amministrare la cosa pubblica. Quel minimo di correttezza che una persona pretende dal suo televisore, dal suo forno a microonde. Correttezza intesa almeno come funzionamento appropriato. Non come corsa alla verità assoluta. Italiani! Nessuno pretende i vostri voti. Però, prima delle elezioni, pretendiamo che, se poi andate a votare, ci pensiate almeno per un istante.
Beppe Grillo e il suo neurologo – Il Fatto Quotidiano – 5 aprile 2016 – pag. 9

giovedì 24 marzo 2016

Di Maio, gli ambasciatori e il nuovo corso

I rappresentanti Ue cambiano interlocutore: basta guru, ora parlano al giovane leader
Niente più Grillo e Casaleggio. O almeno non più solo loro. In un mercoledì romano i 28 ambasciatori dei Paesi della Ue si riuniscono per incontrare Luigi Di Maio. E lo accreditano, come il candidato premier che verrà. Mentre la Russia “aspetta” per dopodomani Alessandro Di Battista: l’altro dioscuro del Movimento, ministro degli Esteri obbligato in un governo a 5Stelle, che un po’ completa un po’ rincorre Di Maio, tanto da annunciare la visita a Mosca un soffio dopo il vertice tra il vicepresidente della Camera e le feluche europee. È il M5s con i due volti di prima fila, che si pesano: ormai davanti al Grillo che ha fatto un passo di fianco e al Casaleggio che ancora decide, ma che se ne vuole stare più nelle retrovie. Un Movimento che incassa sempre più curiosità e attenzione a livello internazionale, perché i sondaggi raccontano che ad oggi è l’unico avversario per Matteo Renzi. E allora bisogna capirlo da vicino. Però si cambia interlocutore. Prima americani, inglesi e tutti gli altri incontravano Casaleggio, da solo o con Grillo. Successe anche nel settembre scorso, quando i fondatori scesero a Roma per vedere sette ambasciatori dei Paesi baltici. Stavolta tocca a Di Maio.
L’Ambasciatore Joep Wijnands, rappresentante dell’Olanda presidente di turno della Ue, chiama lui per far raccontare ai 28 ambasciatori dell’Unione idee e natura del M5s. “Sono incontri mensili, abbiamo visto anche il ministro degli Esteri Gentiloni” precisano dall’ambasciata. Ma l’incontro con i 5Stelle è chiaramente qualcosa di diverso. E Di Maio, in completo scuro e aria istituzionale, corre volentieri alla residenza dell’ambasciatore, nell’elegante via della Camilluccia. Arriva alle 8,30, per una colazione che dura un’ora e mezza. Le domande sono tante. Si parla, certo, di terrorismo. Ma gli ambasciatori chiedono soprattutto di un ipotetico governo a 5Stelle, delle sue politiche: e di Roma, dove Virginia Raggi corre quasi da favorita. Arrivano perfino quesiti sul reddito di cittadinanza. Di Maio spiega, e assicura: il M5s considera centrale il rapporto con l’Unione. Vuole mostrarsi come un leader moderato, di un Movimento che vuole governare. Una sorta di David Cameron. Dopo le 10, il deputato esce assieme al responsabile della Comunicazione Rocco Casalino. E si avvicina ai cronisti: “Sono contento di essere qui, il Movimento è onorato da un incontro come questo”. Ma perché hanno chiamato lei e non Grillo? Sorride, si schermisce: “Dovreste chiederlo a loro, nel Movimento siamo in tanti”. Però c’è lui, a rispondere. Avete parlato di terrorismo? “Non posso fornire dettagli, ma il terrorismo è sempre un tema. Per combatterlo bisogna tagliare i fondi ai paesi che finanziano l’Isis. E serve sicurezza: togliamo poliziotti alle scorte, riqualifichiamo le periferie. Ma no alla guerra in Libia, bombardare è follia”. Ma contro il terrore il M5s può aiutare Renzi? “Certo, ma se vogliamo unità iniziamo dalle sanzioni ai paesi pro Isis”. Poi va dritto, contro Erdogan: “Non mi fido della Turchia, perché dobbiamo darle tutti quei miliardi per l’immigrazione quando anche noi accogliamo migranti? E poi è ambigua sul terrorismo”. Poche ore dopo, Di Battista su Facebook annuncia una visita a Mosca con il capogruppo in commissione Esteri Manlio Di Stefano. I due saranno nella capitale russa venerdì e sabato, e incontreranno esponenti del partito di governo, Russia Unita (ma non Putin). Temi sul piatto, dice Di Battista, “i rapporti Russia-Ue, le assurde sanzioni economiche imposte a Mosca che stanno colpendo i nostri imprenditori, la collaborazione tra le forze di intelligence”.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 24 marzo 2016 – pag. 10

lunedì 25 gennaio 2016

“M5S più autonomo, Grillo più libero e una squadra più larga”

Il deputato commenta le parole del fondatore, deciso al passo di lato: “Rimarrà sempre con noi, nessuna nuova fase”
Questa non è una nuova fase, Beppe sarà sempre con noi. Ma ormai il Movimento può camminare con le proprie gambe, e lui ha diritto di riprendersi la sua libertà”. Alessandro Di Battista risponde dopo la manifestazione di ieri mattina dei Cinque Stelle ad Arezzo, assieme “ai risparmiatori truffati da Banca Etruria”, come recita il blog di Beppe Grillo. E proprio Grillo ieri ha suscitato clamore con un’intervista al Corriere della Sera, in cui parla del suo imminente spettacolo teatrale, ma soprattutto pare distaccarsi dal M5s. “Non mi sto allontanando, diciamo che faccio un passo di fianco, voglio riconquistare la mia libertà”, spiega il fondatore. Che ribadisce di voler rimanere “il garante delle regole”. E poi assicura: “Io non sono il leader dei 5 Stelle, e non ci deve essere alcun leader”.
Di Battista, partiamo da Arezzo. Per il Pd eravate “quatto gatti”.
Si dovrebbero vergognare: i cittadini presenti si aspettavano che il Pd ci mettesse la faccia, che desse soluzioni. E invece i democratici stanno lì a discutere se eravamo mille, duemila o tremila.
In piazza c’eravate lei, Luigi Di Maio e altri parlamentari. Ma non c’era Beppe Grillo, a cui pure avevate chiesto di partecipare. E che oggi pare aver detto addio al M5S...
Poco fa Beppe mi ha telefonato facendoci i complimenti per la manifestazione, che ha seguito in streaming. Lui è fiero del Movimento, e non fa un passo indietro, lo fa di fianco. Vuole riprendersi la sua libertà, che si merita tutta. Ma non ci abbandonerà mai.
Però da tempo è sempre più lontano. Lo sentite ancora?
Io lo sento regolarmente, e parliamo di tutto. Dei problemi del Paese, del nostro reddito di cittadinanza, e della sua carriera.
Secondo Grillo “la politica è una malattia mentale”.
Ha totalmente ragione. Dovrebbe essere un modo di risolvere i problemi della gente, ma la partitocrazia risponde ad altri interessi.
Un altro passaggio: “Ci sarà sempre più una diffusione dei poteri all’interno del Movimento”. Significa che il Direttorio verrà allargato?
Il tema non è quello. Ormai il Movimento ha centinaia di eletti, e c’è sempre più bisogno di organizzazione. In quest’ottica, sempre più persone avranno responsabilità. Ma questo non è sinonimo di potere decisionale, piuttosto di possibilità organizzative.
Tradotto?
Più crescono i Comuni guidati dal M5s, più ci sarà bisogno di una squadra che li segua. Ma ciò vale per tutti gli ambiti elettivi e territoriali.
Quante scorie lascerà il caso Quarto? Lei ha ammesso lentezze nel decidere sull’espulsione del sindaco Capuozzo.
Abbiamo impiegato cinque - sei giorni a decidere, quelli per leggere le carte. E abbiamo preso una scelta che ci inorgoglisce. Certo, noi del M5s ci avremmo dovuto mettere 48 ore, perché non siamo come i partiti. Ma questi attacchi ci rafforzano.
Di Maio ha detto che potreste far vagliare le liste alla Direzione nazionale antimafia.
Sul tema abbiamo depositato un disegno di legge alla Camera. Vogliamo aumentare i controlli, a fronte del Pd che fa entrare le mafie e gli offre il caffè. Ma evitare le infiltrazioni al 100 per cento non sarà mai possibile.
Cambierete i metodi di selezione?
Pensiamo sempre a migliorare. E per le amministrative non abbiamo mai avuto un metodo unico.
Lei ha dichiarato: “Banca d’Italia deve tornare a essere controllata dai cittadini e non dalle imprese private”. Volete davvero riformare la banca centrale?
Assolutamente sì, la commissione Finanze è già al lavoro. Bankitalia attualmente è una società per azioni, controllata anche da quegli istituti privati su cui dovrebbe vigilare. È un conflitto d’interessi enorme, e va risolto cambiando la governance dell’istituto. E poi manca una vera banca centrale che conceda credito alle imprese, come accade invece in Germania. In Italia il credito lo danno solo agli amici degli amici, come nel caso di Banca Etruria.
Cosa pensate di fare?
Stiamo lavorando. Di certo gli organi istituzionali devono essere sottoposti a maggiori controlli pubblici.
Intervistato a “In Mezz’ora”, il finanziere Davide Serra ha detto di aver investito con il suo fondo Algebris nei bond di Mps “per dare un messaggio al capitale globale”.
Ha approfittato dei prezzi molto bassi delle azioni per fare un po’ di speculazione. Ma è il suo mestiere.
Secondo Serra “quelli che ci definiscono speculatori sono ignoranti”.
Io non posso escludere che dalla presidenza del Consiglio o dalla Banca d’Italia partano pizzini con consigli per chi ha finanziato Matteo Renzi. Certo, non è il caso di Mps. Ma il sospetto che ci sia un sistema che si arricchisce sulla speculazione, informando gli amici giusti, ce l’ho. L’abbiamo visto con Banca Etruria, e con le Popolari.

sabato 2 gennaio 2016

#UNOVALEX

Luigi Di Maio e Beppe Grillo
"Il M5S è maturo… come seria alternativa a Renzi. Quando esplose nella politica italiana nel 2009, era caratterizzato da una protesta senza compromessi e dalla burlesca, sardonica figura del suo leader, il comico Beppe Grillo. Ma il M5S sta cercando di cambiare volto rispetto a quello di uno dei più eccentrici - addirittura clowneschi - partiti politici europei. L' obiettivo… sembrava una fantasia appena un anno fa: governare il Paese e sfidare il governo di centrosinistra del primo ministro Matteo Renzi".
Al netto del provincialismo che spesso connota le reazioni italiane alle uscite della stampa estera, leggere queste parole su una bibbia dell' establishment internazionale come il Financial Times fa un certo effetto. Mentre i nostri giornaloni ancora si baloccano sul "rischio populismo", fingendo di non vedere quello che sta al governo, e tentano di terrorizzare la gente con ridicoli paragoni fra Grillo e la
Luigi Di Maio
Le Pen, il Ft mette nero su bianco una prospettiva che in cuor suo nessuno, neppure il più sfegatato "grillino", era disposto a considerare fino a pochi mesi fa: i 5Stelle al governo.
Il quotidiano della City ricorda gli ultimi sondaggi, che danno i 5Stelle unica formazione in costante crescita, ma anche la scomparsa del nome di Grillo dal simbolo. E aggiunge che l'"erede più probabile è Luigi Di Maio, un 29enne napoletano dalla retorica efficace, il look elegante e i toni moderati", leader non più di protesta ma di governo, mentre Renzi sarebbe "in declino" perchè l' economia cresce un po', ma non se ne accorge nessuno.
Mica male, come apertura di credito. Ma se i 5Stelle si crogiolassero fra i sondaggi e gli elogi del Ft sbaglierebbero di grosso. I sondaggi vanno e vengono. E nessun giornale, per quanto autorevole, può sostituire l' elettorato, specie quello italiano così fortemente influenzabile dalle tv, controllate da chi ben sappiamo.
Grillo e Casaleggio a Milano
La campagna elettorale sprigionerà contro di loro un volume di fuoco incrociato (da destra e sinistra) mai visto, perchè mai erano stati così vicini alla vittoria. Gli argomenti saranno in parte pretestuosi e ricattatori (scandali inventati, terrorismo psicologico sull' isolamento dell' Italia, il ritorno della speculazione finanziaria e magari la "guerra civile" evocata dal premier francese Valls contro la Le Pen). Ma in parte fondati, se i 5Stelle continueranno a cullarsi sugli allori - per ora tutti virtuali - anzichè smontare le obiezioni degli avversari e le diffidenze di molti elettori con cambiamenti di fondo.
Le ragioni per cui molti italiani non ideologizzati né militarizzati che prima votavano a destra o a sinistra sono disposti a dare fiducia al M5S sono le stesse che gonfiarono le vele a Renzi due anni fa, quando in sei mesi vinse le primarie, andò al governo e stravinse le Europee: non aver mai governato l' Italia, non aver nulla a che fare con le politiche fallimentari del passato, parlar chiaro dicendo cose condivisibili, non rubare.
Renzi però poteva vantare a Firenze, in Provincia e poi al Comune, un' esperienza amministrativa normale, magari discutibile, ma tutto sommato positiva, dopo gli scandali e il malgoverno che l' avevano preceduto. I 5 Stelle governano alcune città, tutte più piccole di Firenze: da Parma a Livorno, da Civitavecchia a Ragusa, da Quarto a Gela. E qui le difficoltà dei loro sindaci, spesso causate da pesantissime eredità del passato, sono innegabili.
Il Sindaco di Gela, Domenico MESSINESE
Rivolte fra consiglieri, dissidi fra assessori, sindaci sfiduciati da una parte della maggioranza monocolore (ultimo caso: Gela). "Come potete consegnare l' Italia a chi non sa governare neppure Gela?", diranno a una sola voce i partiti di destra e di sinistra per frenare l' avanzata grillina. E rispondere dando la colpa agli altri servirà a poco. Molto meglio modificare e codificare subito il sistema di selezione dei candidati per gli enti locali, il Parlamento e il governo.
 Nelle ultime settimane si è proceduto in ordine sparso: qua primarie via web, là designazione dei meetup, qui votazione online, lì alzata di mano o acclamazione. E lo si è fatto per far vincere chi era ritenuto il migliore: lo sanno anche Grillo e Casaleggio che il web e i meetup non sono jukebox capaci di sfornare sempre la canzone migliore.
Ma, senza regole certe e valide per tutti, chi viene escluso protesta e alimenta la cacofonia che accompagna da sempre i 5Stelle. E poi si va a caso, anzi a culo: può uscire il candidato migliore, così come un totale inetto. E, se l' inetto vince, non danneggia solo il suo circondario: scredita tutto il movimento. Se in due anni e mezzo di esperienza parlamentare il M5S ha prodotto un embrione di classe dirigente credibile, non è perchè il web da solo abbia funzionato (altrimenti come si spiegano i 37 espulsi o fuorusciti tra Camera e Senato?).
I Di Maio, Di Battista, Fico, Lezzi, Ruocco, Sarti e altri li ha selezionati il lavoro quotidiano in Parlamento, nei media e sul territorio. E alla fine Grillo e Casaleggio l' hanno ratificato, scegliendo il direttorio a 5 poi sottoposto al voto degli iscritti. È quel passaggio dai bussolotti del web al fattore umano che manca. Anzichè i due fondatori, potrebbe essere un comitato eletto da parlamentari e amministratori locali a dire l' ultima parola sui candidati votati sul blog.
Onde evitare di riprodurre il solito mischione di persone preparate e di ragazzotti generosi, ma "eccentrici" e "clowneschi", cioè inadeguati. Il principio dell'"uno vale uno" va bene ai blocchi di partenza, perché tutti abbiano le stesse chances. Poi però ci dev' essere qualcuno che si assuma la responsabilità di dire a qualche "uno": tu non vali niente. Meglio escluderlo prima che cacciarlo dopo.

mercoledì 4 novembre 2015

Legge elettorale, scontro nel Pd su modifiche. M5s attacca: hanno paura di noi

Beppe Grillo
Si riapre la discussione nel Pd sulla legge elettorale. La proposta di legge presentata dal deputato dem Giuseppe Lauricella(a titolo personale, specifica lui stesso a Montecitorio) per eliminare il ballottaggio, viene stoppata dal capogruppo del Pd, Ettore Rosato.
Un intervento che però non ha impedito l'alzata di scudi da parte dei Cinque stelle che parlano di tentativo di modificare la legge in funzione anti-M5s. "Lauricella stai sereno, per me la legge elettorale non si cambia, va benissimo così: chi vince, governa. E' un sistema molto democratico", ha detto, Rosato.
"Non condivido il suo pensiero - ha spiegato il capogruppo alla Camera - per me la legge va bene così, con il ballottaggio e tutto il resto". "Noi siamo convinti di vincere anche ora e con questa riforma", ha concluso il capogruppo dem di Montecitorio.
La proposta però finisce nel mirino dei Cinque stelle: "Un parlamentare Pd si è inventato la clausola anti-M5s per evitare che possa vincere le elezioni", ha tuonato Beppe Grillo, tramite un post sul suo blog.
"Senza alcun pudore - ha attaccato- nella relazione del disegno di legge per modificare l'Italicum, Lauricella scrive che 'se si mantiene il ballottaggio si rischia al secondo turno un effetto Parma (dove il M5s ha vinto al ballottaggio come in molti altri Comuni, ndr) di dimensioni nazionali'".
"Il M5S al governo è un rischio inaccettabile per le poltrone e i privilegi dei partiti - ha scritto ancora il leader Cinque Stelle - . Quindi Lauricella propone di abolire il ballottaggio e di dare premio di maggioranza soltanto nel caso in cui una lista superi il 40% dei consensi. L'unico obbiettivo del Pd è impedire al M5S di andare al governo, e lo fa come i bari, cambiando la legge elettorale", ha concluso il fondatore del Movimento.
Luigi Di Maio ha puntato il dito direttamente contro Matteo Renzi, spiegando come "Lauricella è quello a cui hanno chiesto di fare il lavoro sporco, come a Boccadutri per i rimborsi elettorali. Ma è chiaro che ha un mandante ed è a Palazzo Chigi".
"Neanche il tempo di leggere i sondaggi che darebbero il Movimento 5 Stelle vincitore alle prossime elezioni politiche - ha sottolineato il vicepresidente della Camera - e il deputato Lauricella ha già depositato una proposta per cambiare la Legge elettorale, scrivendo nero su bianco che 'bisogna evitare 'l'effetto Parma'', dove il Movimento ha vinto al ballottaggio". "Non temiamo questi trucchetti, anzi, questa è tutta campagna elettorale in nostro favore. Hanno paura", ha concluso Di Maio, aggiungendo l'hashtag ‪#‎votiamolivia.
Critiche anche da Roberto Fico, deputato Cinque stelle e presidente della Commissione di Vigilanza Rai: "Sono davvero incredibili. Per paura di perdere -ha sottolineato- vogliono nuovamente cambiare le regole che loro stessi hanno scritto per vincere. Non è con questi escamotage che si conquista la fiducia dei cittadini e si pongono le basi per un rinnovamento della nostra società". "Vecchi trucchetti, vecchia politica. Noi siamo oltre!", ha messo in chiaro il componente del direttorio Cinque Stelle.