VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

Visualizzazione post con etichetta di maio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta di maio. Mostra tutti i post

martedì 10 maggio 2016

Ma nel M5S respirano: “Bene il primo test nelle urne”

È stato solo un primo test, però vale già un sospiro di sollievo: “A Bolzano abbiamo preso sei consiglieri, l’effetto Nogarin nelle urne non c’è stato”. Pensano positivo dentro i Cinque Stelle. Però sperano che il caso del sindaco di Livorno sparisca presto dai titoli. Perché è vero, vertici e parlamentari stanno dalla parte dell’ingegnere, e anche la base pare in grande maggioranza con Nogarin, a leggere il web. Tuttavia, meglio non esporsi troppo, perché c’è un’indagine aperta e sui motivi dell’avviso di garanzia non ci sono certezze. Se Nogarin fosse effettivamente indagato per l’assunzione di 33 precari della municipalizzata dei rifiuti, “benedetta” dai vertici, il M5S rimarrebbe con lui. Ma se spuntassero altri elementi, il quadro potrebbe mutare. Soprattutto sotto campagna elettorale. Quindi si rimane sulla linea annunciata dallo stesso sindaco sabato: “Nogarin si dovrà dimettere se emergesse dagli atti della procura una condotta contraria alla legge ma, ancora prima, ai principi del M5S”. E proprio il riferirsi ai princìpi del M5S prima che alla legge ordinaria è la possibile crepa su cui insiste il Pd. “Relegano la legge italiana in secondo piano” accusano i dem. E qualcosa smuovono, perché il M5S replica con un post di Di Maio (in trasferta a Parigi, ma consultato da Roma): “Renzi ha ammesso che nel Pd c’è una questione morale, ma qualcosa non torna se poi il Pd stesso ci accusa M5S di far prevalere i nostri codici di autoregolamentazione. Non era ciò che intendeva dire chi per primo denunciò la questione morale, Enrico Berlinguer?”. Chiara la mossa, ritorcere ancora contro gli ex rossi il loro totem. Su Aamps invece risponde il capogruppo a Livorno, Alessio Batini, con l’intento di mostrare un gruppo locale compatto attorno a Nogarin. Perché è lì che si potrebbe spostare la linea del fuoco dem, sulle possibili tensioni tra i consiglieri. Da Roma lo sanno. E monitorano, tifando silenzio.
Il F.Q. del 10 maggio 2016 – pag. 7

giovedì 24 marzo 2016

Di Maio, gli ambasciatori e il nuovo corso

I rappresentanti Ue cambiano interlocutore: basta guru, ora parlano al giovane leader
Niente più Grillo e Casaleggio. O almeno non più solo loro. In un mercoledì romano i 28 ambasciatori dei Paesi della Ue si riuniscono per incontrare Luigi Di Maio. E lo accreditano, come il candidato premier che verrà. Mentre la Russia “aspetta” per dopodomani Alessandro Di Battista: l’altro dioscuro del Movimento, ministro degli Esteri obbligato in un governo a 5Stelle, che un po’ completa un po’ rincorre Di Maio, tanto da annunciare la visita a Mosca un soffio dopo il vertice tra il vicepresidente della Camera e le feluche europee. È il M5s con i due volti di prima fila, che si pesano: ormai davanti al Grillo che ha fatto un passo di fianco e al Casaleggio che ancora decide, ma che se ne vuole stare più nelle retrovie. Un Movimento che incassa sempre più curiosità e attenzione a livello internazionale, perché i sondaggi raccontano che ad oggi è l’unico avversario per Matteo Renzi. E allora bisogna capirlo da vicino. Però si cambia interlocutore. Prima americani, inglesi e tutti gli altri incontravano Casaleggio, da solo o con Grillo. Successe anche nel settembre scorso, quando i fondatori scesero a Roma per vedere sette ambasciatori dei Paesi baltici. Stavolta tocca a Di Maio.
L’Ambasciatore Joep Wijnands, rappresentante dell’Olanda presidente di turno della Ue, chiama lui per far raccontare ai 28 ambasciatori dell’Unione idee e natura del M5s. “Sono incontri mensili, abbiamo visto anche il ministro degli Esteri Gentiloni” precisano dall’ambasciata. Ma l’incontro con i 5Stelle è chiaramente qualcosa di diverso. E Di Maio, in completo scuro e aria istituzionale, corre volentieri alla residenza dell’ambasciatore, nell’elegante via della Camilluccia. Arriva alle 8,30, per una colazione che dura un’ora e mezza. Le domande sono tante. Si parla, certo, di terrorismo. Ma gli ambasciatori chiedono soprattutto di un ipotetico governo a 5Stelle, delle sue politiche: e di Roma, dove Virginia Raggi corre quasi da favorita. Arrivano perfino quesiti sul reddito di cittadinanza. Di Maio spiega, e assicura: il M5s considera centrale il rapporto con l’Unione. Vuole mostrarsi come un leader moderato, di un Movimento che vuole governare. Una sorta di David Cameron. Dopo le 10, il deputato esce assieme al responsabile della Comunicazione Rocco Casalino. E si avvicina ai cronisti: “Sono contento di essere qui, il Movimento è onorato da un incontro come questo”. Ma perché hanno chiamato lei e non Grillo? Sorride, si schermisce: “Dovreste chiederlo a loro, nel Movimento siamo in tanti”. Però c’è lui, a rispondere. Avete parlato di terrorismo? “Non posso fornire dettagli, ma il terrorismo è sempre un tema. Per combatterlo bisogna tagliare i fondi ai paesi che finanziano l’Isis. E serve sicurezza: togliamo poliziotti alle scorte, riqualifichiamo le periferie. Ma no alla guerra in Libia, bombardare è follia”. Ma contro il terrore il M5s può aiutare Renzi? “Certo, ma se vogliamo unità iniziamo dalle sanzioni ai paesi pro Isis”. Poi va dritto, contro Erdogan: “Non mi fido della Turchia, perché dobbiamo darle tutti quei miliardi per l’immigrazione quando anche noi accogliamo migranti? E poi è ambigua sul terrorismo”. Poche ore dopo, Di Battista su Facebook annuncia una visita a Mosca con il capogruppo in commissione Esteri Manlio Di Stefano. I due saranno nella capitale russa venerdì e sabato, e incontreranno esponenti del partito di governo, Russia Unita (ma non Putin). Temi sul piatto, dice Di Battista, “i rapporti Russia-Ue, le assurde sanzioni economiche imposte a Mosca che stanno colpendo i nostri imprenditori, la collaborazione tra le forze di intelligence”.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 24 marzo 2016 – pag. 10

mercoledì 3 febbraio 2016

Grillo confessa: “Io, leader per scherzo”

Milano - Teatro pieno per il leader M5s che sogna di tornare a fare il comico
Io non ci pensavo a diventare leader, ho sempre odiato i leader. Come ci sono riuscito a fare il primo Movimento d’Italia? Scherzavo...”. Milano, teatro Ciak tutto esaurito: di fronte a 2800 spettatori Beppe Grillo mette in scena la sua terapia d’artista in pubblico. Sul palco va in scena Grillo vs Grillo, storia con tormenti del fondatore del Movimento Cinque Stelle che ora vuole tornare a essere un comico, e basta (o quasi). “Ho fatto un passo di fianco” aveva spiegato giorni fa in un’intervista al Corriere della Sera, in cui aveva presentato lo spettacolo come “una terapia agli spettatori, invece di pagare un analista ho pensato di far pagare loro”. E allora eccoli, quelli che pagano. Code gli ingressi, la polizia controlla con i metal detector. Nelle primissime file ci sono il co-fondatore Gianroberto Casaleggio e Luigi Di Maio con fidanzata.
Il deputato assicura: “Sul fatto che Grillo si stia defilando non penso, il futuro è un movimento che ha come garante lui ma che continua a camminare sempre più sulle proprie gambe”. Saluti, selfiee abbracci dai militanti dei 5Stelle, ma in sala non si vedono simboli del M5s. Si dovrebbe partire alle 21, però Grillo si concede un buon ritardo. Poi appare, in camicia bianca con maniche arrotolate. E inizia la terapia: “Voglio tornare ad analizzare la realtà come prima, non ci pensavo a diventare un leader”. Confessa: “È una questione di libertà, sono stato anni con questo sdoppiamento di personalità, questo dualismo che ho dentro. Prevaleva prima il comico poi il politico, ma è complicato perché il comico ha il compito di non creare certezze, mentre il politico deve essere perfetto”. La politica, dritta, arriva presto. Si scherza (ma non troppo): “Abbiamo mille parlamentari, ne abbiamo cacciati pochi, siamo rimasti... in due”. Ma c’è anche tanta celebrazione: “Italiani siete proiettati nel futuro, il nostro movimento sembrava utopia e invece oggi ci sono 1.700 meet-up e 1.600 eletti . .. ”. Rivendica la paternità della sua creatura, il comico. Reattivo: “Tu in platea non sei attento, sei del Pd!”. Canta, con note contro la Chiesa e la borghesia. Poi appaiono gli ologrammi, cardine di uno spettacolo giocato sul tema del doppio. I Grillo diventano due, l’artista dialoga con un altro se stesso in giacca e cravatta, poi con l’ologramma di Casaleggio. Ma il filo è sempre una celebrazione scherzosa: “L’altro giorno uno mi ha detto: ‘Sono un attivista non simpatizzante. Condivido il programma ma tu mi stai sui coglioni”. Si ride. Con il Grillo più o meno liberato.

sabato 2 gennaio 2016

#UNOVALEX

Luigi Di Maio e Beppe Grillo
"Il M5S è maturo… come seria alternativa a Renzi. Quando esplose nella politica italiana nel 2009, era caratterizzato da una protesta senza compromessi e dalla burlesca, sardonica figura del suo leader, il comico Beppe Grillo. Ma il M5S sta cercando di cambiare volto rispetto a quello di uno dei più eccentrici - addirittura clowneschi - partiti politici europei. L' obiettivo… sembrava una fantasia appena un anno fa: governare il Paese e sfidare il governo di centrosinistra del primo ministro Matteo Renzi".
Al netto del provincialismo che spesso connota le reazioni italiane alle uscite della stampa estera, leggere queste parole su una bibbia dell' establishment internazionale come il Financial Times fa un certo effetto. Mentre i nostri giornaloni ancora si baloccano sul "rischio populismo", fingendo di non vedere quello che sta al governo, e tentano di terrorizzare la gente con ridicoli paragoni fra Grillo e la
Luigi Di Maio
Le Pen, il Ft mette nero su bianco una prospettiva che in cuor suo nessuno, neppure il più sfegatato "grillino", era disposto a considerare fino a pochi mesi fa: i 5Stelle al governo.
Il quotidiano della City ricorda gli ultimi sondaggi, che danno i 5Stelle unica formazione in costante crescita, ma anche la scomparsa del nome di Grillo dal simbolo. E aggiunge che l'"erede più probabile è Luigi Di Maio, un 29enne napoletano dalla retorica efficace, il look elegante e i toni moderati", leader non più di protesta ma di governo, mentre Renzi sarebbe "in declino" perchè l' economia cresce un po', ma non se ne accorge nessuno.
Mica male, come apertura di credito. Ma se i 5Stelle si crogiolassero fra i sondaggi e gli elogi del Ft sbaglierebbero di grosso. I sondaggi vanno e vengono. E nessun giornale, per quanto autorevole, può sostituire l' elettorato, specie quello italiano così fortemente influenzabile dalle tv, controllate da chi ben sappiamo.
Grillo e Casaleggio a Milano
La campagna elettorale sprigionerà contro di loro un volume di fuoco incrociato (da destra e sinistra) mai visto, perchè mai erano stati così vicini alla vittoria. Gli argomenti saranno in parte pretestuosi e ricattatori (scandali inventati, terrorismo psicologico sull' isolamento dell' Italia, il ritorno della speculazione finanziaria e magari la "guerra civile" evocata dal premier francese Valls contro la Le Pen). Ma in parte fondati, se i 5Stelle continueranno a cullarsi sugli allori - per ora tutti virtuali - anzichè smontare le obiezioni degli avversari e le diffidenze di molti elettori con cambiamenti di fondo.
Le ragioni per cui molti italiani non ideologizzati né militarizzati che prima votavano a destra o a sinistra sono disposti a dare fiducia al M5S sono le stesse che gonfiarono le vele a Renzi due anni fa, quando in sei mesi vinse le primarie, andò al governo e stravinse le Europee: non aver mai governato l' Italia, non aver nulla a che fare con le politiche fallimentari del passato, parlar chiaro dicendo cose condivisibili, non rubare.
Renzi però poteva vantare a Firenze, in Provincia e poi al Comune, un' esperienza amministrativa normale, magari discutibile, ma tutto sommato positiva, dopo gli scandali e il malgoverno che l' avevano preceduto. I 5 Stelle governano alcune città, tutte più piccole di Firenze: da Parma a Livorno, da Civitavecchia a Ragusa, da Quarto a Gela. E qui le difficoltà dei loro sindaci, spesso causate da pesantissime eredità del passato, sono innegabili.
Il Sindaco di Gela, Domenico MESSINESE
Rivolte fra consiglieri, dissidi fra assessori, sindaci sfiduciati da una parte della maggioranza monocolore (ultimo caso: Gela). "Come potete consegnare l' Italia a chi non sa governare neppure Gela?", diranno a una sola voce i partiti di destra e di sinistra per frenare l' avanzata grillina. E rispondere dando la colpa agli altri servirà a poco. Molto meglio modificare e codificare subito il sistema di selezione dei candidati per gli enti locali, il Parlamento e il governo.
 Nelle ultime settimane si è proceduto in ordine sparso: qua primarie via web, là designazione dei meetup, qui votazione online, lì alzata di mano o acclamazione. E lo si è fatto per far vincere chi era ritenuto il migliore: lo sanno anche Grillo e Casaleggio che il web e i meetup non sono jukebox capaci di sfornare sempre la canzone migliore.
Ma, senza regole certe e valide per tutti, chi viene escluso protesta e alimenta la cacofonia che accompagna da sempre i 5Stelle. E poi si va a caso, anzi a culo: può uscire il candidato migliore, così come un totale inetto. E, se l' inetto vince, non danneggia solo il suo circondario: scredita tutto il movimento. Se in due anni e mezzo di esperienza parlamentare il M5S ha prodotto un embrione di classe dirigente credibile, non è perchè il web da solo abbia funzionato (altrimenti come si spiegano i 37 espulsi o fuorusciti tra Camera e Senato?).
I Di Maio, Di Battista, Fico, Lezzi, Ruocco, Sarti e altri li ha selezionati il lavoro quotidiano in Parlamento, nei media e sul territorio. E alla fine Grillo e Casaleggio l' hanno ratificato, scegliendo il direttorio a 5 poi sottoposto al voto degli iscritti. È quel passaggio dai bussolotti del web al fattore umano che manca. Anzichè i due fondatori, potrebbe essere un comitato eletto da parlamentari e amministratori locali a dire l' ultima parola sui candidati votati sul blog.
Onde evitare di riprodurre il solito mischione di persone preparate e di ragazzotti generosi, ma "eccentrici" e "clowneschi", cioè inadeguati. Il principio dell'"uno vale uno" va bene ai blocchi di partenza, perché tutti abbiano le stesse chances. Poi però ci dev' essere qualcuno che si assuma la responsabilità di dire a qualche "uno": tu non vali niente. Meglio escluderlo prima che cacciarlo dopo.

lunedì 21 dicembre 2015

Intervista dell'On.le DI MAIO a "Libero"

Vicepresidente della Camera a 26 anni, mai accaduto prima: ha battuto pure Andreotti… 
«Sì, ma io non farò come lui, 65 anni in Parlamento. Il regolamento di M5S è chiaro: due mandati e a casa, anche se avrò solo 36 anni».
Che idea aveva del Parlamento prima di entrarci? 
«Che fosse un posto dove tutti si sentono al di sopra della legge. Ed è quello che penso anche oggi. Basta pensare ai regolamenti parlamentari: sono chiari ma dal primo giorno in cui sono diventato vicepresidente mi hanno detto che quel che conta più di tutto è la prassi perché non c’è nulla che non sia già accaduto in Aula».
Questo bellissimo ufficio con affaccio su Piazza Montecitorio non le dà una certa ebbrezza di potere? 
«La regola dei due mandati e il taglio dello stipendio sono due limiti che aiutano a restare coni piedi per terra. Ti fanno sentire che non sei eterno e ti costringono a fare delle scelte ogni mese su come spendere i tuoi soldi, proprio come fa la gente fuori dal Palazzo». 

Che senso ha avuto proporre una mozione di sfiducia contro la Boschi pur sapendo che non sarebbe stata sfiduciata? 
«Bisognava far emergere l'ipocrisia del Pd, in conflitto d'interesse con i suoi elettori, e del ministro, in conflitto d'interessi con la sua famiglia. La mozione di sfiducia è stato un atto politico prima che pratico o giuridico, per sottolineare che il governo sta prendendo in giro gli italiani». 
Beh, ma il concorso esterno in associazione bancaria non è ancora reato… 
«Il fatto che il ministro si sia assentato mentre il governo votava il decreto salva-banchieri prova che lei e tutto il governo sono consapevoli del conflitto d'interessi. La Boschi deve dimettersi, è un fatto d’opportunità politica e correttezza: suo padre e suo fratello avevano delle responsabilità nel crac di Banca Etruria, che ha azzerato i risparmi di 12mila investitori raggirati dalla banca». 
Ma il ministro non è tecnicamente in conflitto d'interessi… 

«La realtà politica e fattuale è diversa da quella giuridica. In qualsiasi Paese con politici civili, un ministro nelle condizioni della Boschi si sarebbe dimesso spontaneamente».
Crede che sia l'inizio del tramonto dell’astro Boschi dal firmamento della politica? 
«Questo non mi interessa, anche se è vero che prima dello scandalo si parlava di lei come possibile futuro premier e adesso la cosa è impensabile ed è altrettanto vero che superare una mozione di sfiducia può rafforzare nel breve periodo ma alla lunga ti segna. La questione delle banche ha segnato molto anche il premier». 
Davvero è convinto che la pagherà? 
«Ne sta già pagando le conseguenze. Il governo è intervenuto su Etruria pesantemente: prima, quando la banca era quasi fallita, agevolando l'impennata delle azioni con il decreto sulle popolari, quindi facendone pagare il salvataggio agli altri istituti, che si rifaranno inevitabilmente su tutti i risparmiatori, infine col decreto che impedisce ai correntisti truffati di rivalersi sugli amministratori. Sono comportamenti che azzerano la fiducia dei cittadini e dimostrano che il premier usa due pesi e due misure con gli scandali finanziari, piegandoli ai suoi interessi politici».
In che modo? 
«A Roma non voleva Marino e lo ha costretto alle dimissioni per una vicenda di note spese che è nulla rispetto alla vicenda non chiarita delle spese pazze a Firenze, che copre e su cui ha imposto di fatto un silenzio stampa. Al governo ha fatto dimettere Lupi, giustamente, per un orologio al figlio e sorvola sui 150mila euro di multa imposti dalla Consob al padre del suo ministro preferito. Quando gli scandali giudiziari gli servono a liberare poltrone, scarica chi è coinvolto, quando lo mettono in difficoltà, lo difende». 
Perché il Pd ha la passione delle banche? 

«La commistione di interessi tra banche e Pd è ben nota, dalla merchant bank che parla italiano di D'Alema, all'abbiamo una banca di Fassino all'avevano una banca di Renzi e Boschi. Ma non è che al Pd piacciano le banche, gli piacciono i soldi. Hanno perso tessere e la base sul territorio non esiste più, quindi hanno bisogno di finanziarsi e le banche sono l'ideale. Comunque lo scandalo Etruria è solo la punta dell'Iceberg». 
Che altro pensa ci sia sotto? 
«Vorrei, attraverso quest’intervista, fare un appello al premier: renda trasparenti i bilanci delle sue fondazioni. Non vorrei scoprire che tra i titolari dei 90 milioni di fidi concessi da Banca Etruria figurassero finanziatori di Open, Big Bang, o della Leopolda. Abbiamo sempre supposto che lo stretto rapporto tra Renzi e la Boschi si fondasse su una grande fiducia personale; comincio a pensare che ci siano anche risvolti economici. Renzi non può scaricarla perché se cade lei, cade il governo, ci sono troppi interessi in ballo». 
Tutti dicono che la Boschi è un ministro bravissimo: guardi come ha spaccato il centrodestra e portato a casa le Riforme… 
«È bravissima a gestire gli equilibri di potere. Ma soprattutto a violare con disinvoltura i regolamenti, spingendo per far votare oltre gli orari consentiti, con sedute fiume e quant'altro oppure ignorando le opposizioni con la famosa pratica del canguro che taglia gli emendamenti». 
E Bankitalia non ha responsabilità? 
«Padoan e il ministero dell’Economia dovrebbero chiedere ai vertici di Bankitalia di dimettersi. Per opportunità e perché lo vogliono gli italiani. Ma sappiamo tutti che la vigilanza di Bankitalia è una barzelletta, quindi non si può neppure parlare di fiducia tradita. I vertici di Bankitalia sono scelti dal governo, come quelli della Consob: qualcuno si stupisce che abbiano vigilato poco su una banca tanto cara al premier?».
Chi ha sbagliato pagherà, come assicura Renzi? 
«No, anche perché coi tempi della nostra giustizia sarà tutto prescritto. Sicuramente poi, chi ha truffato non risarcirà». 
Lei come preserva i suoi risparmi? 
«Li metto tutti su un conto a zero interessi». 
Che lavoro faceva prima di entrare in Parlamento? 
«Stavo fondando una società di comunicazione e web marketing, a cui tornerò finita l'esperienza politica». 
E quanto guadagnava? 

«La società stava partendo, i miei guadagni non erano alti. Vivevo con i genitori». 
Lo vede che non lascerà mai la politica... 
«La politica per me è trovare soluzioni per i cittadini. Al liceo ero rappresentante d’istituto, la scuola era stata danneggiata dal terremoto e siglammo un patto col preside: niente scioperi in cambio dei fondi della ricostruzione. Ho ancora la foto della posa della prima pietra». 
È vero che ha avuto più voti come rappresentante degli studenti che come deputato della Repubblica?
«Sono all'incirca gli stessi, qualcosa più di 200. Comunque, M5S ha avuto oltre nove milioni di voti, sono quelli che mi legittimano E a Napoli all’università rappresentavo 18mila studenti come presidente del consiglio studentesco». 

Non si sente un miracolato? 
«Miracolati sono i parlamentari nominati dai partiti, che non hanno avuto neppure 200 voti. Mi sento una persona che, con umiltà e impegno, ha l’onore di portare la voce dei cittadini in un Parlamento in cui di solito parlano le lobby». 
Cosa votava prima? 
«Nel 2008 già simpatizzavo per Cinque Stelle e si decise di non dare fiducia alla vecchia politica. Nel 2004 ho votato una Lista che sosteneva i Disabili. Mi sono sempre tenuto lontano dalla sinistra e dalla destra». 
E perché entrò in Cinque Stelle? 

«Furono le battaglie per il Parlamento senza indagati e per il vincolo dei due mandati che mi fecero capire che questa era la mia strada».
Allora è vero che è un giustizialista... 
«Non sono a favore della presunzione d'innocenza per i politici. Se uno è indagato, deve lasciare, lo chiedono gli elettori». 
Ma se poi uno viene assolto? 
«Si ripresenta. La questione etica è un'emergenza da risolvere in via prioritaria. Il problema sono i tempi della giustizia, ma basta eliminare la prescrizione per andare presto a giudizio». 
Non si dà troppo potere ai pm così? Basta indagare il politico sgradito e lui è finito… 

«Non credo ai giudici politicizzati, anche se è vero che alcuni fanno politica. Sono quelli come Ingroia che ledono l'immagine della magistratura, perché dimostrano la verità del teorema Berlusconi. Se uno si candida, deve lasciare la toga».
Anche i giudici però sono una casta. Guadagnano quanto voi, talvolta di più… 
«Chi li critica dovrebbe prima tagliarsi lo stipendio come facciamo noi. E comunque i giudici che piacciono a me, quelli di frontiera, guadagnano il giusto». 
Brunetta dice che fate finta opposizione e inciuciate con il Pd. Sostiene che l'elezione dei giudici costituzionali ne è la prova. 
«Lui ha fallito, insistendo per far eleggere un parlamentare nonché avvocato di Berlusconi, noi abbiamo contribuito a eleggere due tecnici che non hanno nulla a che fare con M5S. Mi pare che il malumore di certi forzisti verso il loro capogruppo non sia ingiustificato». 
Anche voi avete un problema di classe dirigente, lo ammetta… 
«No, è che ci serve tempo per farci conoscere. Fino a due anni fa si conosceva solo Beppe Grillo; oggi ci sono diversi volti e tra un anno sono certo che ne saranno emersi di nuovi».
Per ora oltre a lei è Di Battista non si va... 
«Siamo i più conosciuti, i front man, ma non per questo i più importanti. Dietro le quinte abbiamo persone preparatissime». 
Sì, tutti importanti, ma ora che Grillo si fa da parte lei è il leader: l’ultimo sondaggio la dà secondo per popolarità tra i politici... 
«Leader è una parola vecchia. Leader è Renzi, leader è Berlusconi. Io ho un ruolo più evidente perché sono vicepresidente della Camera». 
Però già nel look si è distinto da subito… 
«Se le faccio vedere la foto dei miei 18 anni, ero già in giacca. È una questione di stile personale, l'ho ereditata da mio padre, imprenditore edile che va tutti i giorni in cantiere col vestito e ritorna ogni sera pieno di polvere».
Come vi siete spartiti i ruoli con Di Battista: lui interpreta l'anima sognatrice di M5S e lei è il pratico che può governare? 
«Lui è più concreto di quanto non appaia e io più sognatore. Abbiamo un’indole differente, lui estroverso, io introverso, ma non ci siamo ripartiti dei ruoli». 
Cosa risponde a chi dice che siete solo un partito anti-casta? 
«Rispondo che siamo un movimento che si pone obiettivi di governo. Anche se la battaglia anti-casta resta molto importante. Ed è la più ardua, perché qui nessuno vuole rinunciare ai propri privilegi. Abbiamo appena tolto i viaggi gratis agli ex parlamentari, un risparmio di 900 milioni. Ho visto settantenni quasi alle lacrime, come li avessimo buttati sulla strada».
Quali battaglie per M5S di governo? 
«Reddito di cittadinanza per tutti, eliminazione dell’Irap per le imprese»
Che voto si dà in inglese da 1 a 10?
«Mi do un sei. Non politico».

sabato 24 ottobre 2015

Il M5S a Bagheria lascia i cittadini senza acqua e la prende dal comune vicino


Cittadini senza un goccio di acqua. Ecco i risultati
della gestione incompetente dei 5stelle nella città siciliana
A Bagheria, in Sicilia, sono mesi che la città è a secco di acqua, con i cittadini che, esasperati,  sono arrivati persino a raccoglierla dalle pendenze stradali. Il comune, guidato dal sindaco grillino Patrizio Cinque, è considerato un avamposto del M5S nell’isola, e gode già di alcuni precedenti poco onorevoli. Sulla questione idrica però aggiungiamo un altro tassello: quello di una gestione quanto meno discutibile del servizio.
Il sindaco Cinque, infatti, decide di rinunciare a servirsi dell’Amap, l’azienda che si occupa della gestione idrica dei comuni della zona, per provvedere con propri mezzi all’approvvigionamento idrico. In seguito a tale decisione, la gestione del depuratore viene affidata in modo diretto alla ditta Soteco di Napoli per un importo di 35.000 euro al mese. Con la giustificazione dell’urgenza, gli affidamenti si moltiplicano: per esempio solo il 24 giugno ne risultano due per 45 mila euro. Nonostante la spesa, però, l’acqua non arriva e i disservizi si moltiplicano, soprattutto in alcuni quartieri della città con i cittadini costretti a ricorrere alle autobotti per riempire le cisterne e problemi nella zona del depuratore di Aspra.
Inoltre – secondo quanto descrive una nota dell’Amap – improvvisamente anche nel vicino comune di Santa Flavia si sono verificati problemi di approvvigionamento idrico. L’Amap ha mandato i propri tecnici a controllare e ha riscontrato che era stata aperta arbitrariamente una valvola, che deviava parte del flusso d’acqua da Santa Flavia – indovinate dove? - a Bagheria. La valvola viene chiusa, ma poi qualcuno la riapre e, allora, Amap decide di togliere un tubo di snodo per evitare che il fatto si ripeta.
Chi sarà stato, è la domanda sulla bocca di tutti? La risposta arriva quando il sindaco con alcuni operai comunali ritorna alla condotta con l’intenzione di riposizionare il tubo di snodo che era stato tolto da Amap e non solamente sigillato come in precedenza. Arrivano i carabinieri e gli amministratori di Santa Flavia guidati dal sindaco in pectore Salvatore Sanfilippo. Gli animi si scaldano fino quasi allo scontro fisico.
Alla fine l’incontro risolutivo tra i due comuni e l’Amap chiarisce che la valvola che sorge in via Vallone De Spuches è di proprietà del comune di Santa Flavia. La portata dell’acqua in quel punto verrà aumentata, ma L’Amap controllerà se vi sono altri allacci impropri in altre zone.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Contributo personale all’articolo
Come avevo preannunciato in un mio post qualche tempo fa, con l’aumentare della popolarità del Movimento 5 Stelle aumentano anche gli articoli denigratori. I Pentastellati stanno prendendo consensi sia da destra che da sinistra e questo non va bene. Occorre “fare le pulci” ai sindaci che amministrano già nei comuni italiani per far vedere che ancora non sono pronti a governare. Parte così la “campagna” dedita a smontare tutte quelle belle parole dette in occasione del raduno nazionale svoltosi ad Imola il 17 e 18 di ottobre scorso.
L’articolo che avete appena letto, scritto da Maddalena Carlino, è uno dei classici esempi. Nel suo scritto la giornalista fa presente che il sindaco grillino di Bagheria, Patrizio Cinque, ha deciso di far rimanere senz’acqua la sua popolazione asserendo “di non voler più servirsi dell’azienda che si occupa della distribuzione idrica nella zona, l’Amap”.
Rimango perplesso e basito e penso: ma è possibile che un sindaco la mattina si alza e decide di chiudere l’acqua ai suoi cittadini? E’ possibile che un primo cittadino decide di aprire arbitrariamente una valvola di proprietà di un comune limitrofo (Santa Flavia)? Certo, qualcosa è successo a Bagheria perché altrimenti non si spiega come le famiglie che abitano in via Genovese, Delle Palme, Capitano Speciale e Carà siano senz’acqua potabile. Forse se la giornalista avesse fatto una capatina sul sito del Comune avrebbe scoperto che il Sindaco ha deciso di interrompere l’erogazione di acqua potabile in quanto “da controlli alle rete idrica delle suddette zone si è infatti riscontrata la presenza di indici microbiologici di inquinamento.
Per salvaguardare l’incolumità pubblica è dunque vietato l’utilizzo umano dell’acqua sino al ripristino delle condizioni di potabilità”.

Riporto, di seguito, l’annuncio originale apparso sul sito del comune di Bagheria:


martedì 13 ottobre 2015

M5s, il caso Di Battista-sindaco e il ‘problema’ della coerenza

Molti elettori 5 Stelle si sono arrabbiati un po’ perché a Otto e mezzo ho detto che la non candidatura di Alessandro Di Battista a sindaco di Roma è “un errore politico clamoroso”. Ribadisco quanto affermato venerdì scorso, e anzi trovo inaudito che ci sia ancora gente che osa addirittura contraddirmi. Incredibile. Non è la prima volta che i talebani ortodossi mi crivellano. Probabilmente sono gli stessi che fino a qualche mese fa non volevano che i 5 Stelle andassero in tivù, e adesso mettono il MySky alle 3 di notte per registrare Vito Crimi che si intervista da solo nelle repliche di Protestantesimo. Scherzi a parte, la vicenda Di Battista-Roma, ma pure quella Di Maio-Napoli, offre molti spunti. E porta a una conclusione: qualsiasi cosa facciano, i Cinque Stelle sbagliano.
C’è una soluzione? No, non c’è. Di Battista sarebbe il candidato più forte a Roma e Di Maio a Napoli. Però non si candidano. Questo, tecnicamente e oggettivamente, è un “errore politico clamoroso” (cit). Comunque la si giri, è un regalo a centrosinistra e centrodestra. Al tempo stesso, e per questo dico che i 5 Stelle sbagliano qualsiasi cosa facciano, Di Battista e Di Maio verrebbero massacrati se si candidassero. Significherebbe non rispettare il regolamento; vorrebbe dire mangiarsi la parola data; equivarrebbe al comportarsi come una Moretti qualsiasi. Se si candidano forse vincono, però sono incoerenti; se non si candidano non vincono di sicuro (a meno che non accada qualcosa che vi racconto a fine pezzo), però restano coerenti. Vicolo cieco.
Pubblicità
Perché un vicolo cieco? Perché la natura stessa del M5S porta spesso a un bivio secondo il quale essere fedeli a se stessi conduce (forse) nel medio-lungo periodo a grandi risultati, ma nel breve periodo equivale sistematicamente al perdere treni della vita. Esempio tra i tanti: alle seconde Quirinarie, mentre Renzi indovinava la mossa della sfinge (Mattarella), i 5 Stelle optavano ilari per il tanto stimabile quanto politicamente irrilevante Imposimato. Che dire? Complimenti. Renzi fu molto fiero di voi.
Sì, ma le regole? I talebani ortodossi, a questo punto, replicano piccati: “Esistono le regole, se fai queste critiche allora non hai capito nulla del Movimento”. Sì ragazzi, buonanotte e attenti agli asini che volano in cielo. Le regole ci sono, ma esiste anche l’elasticità. Quella stessa elasticità che ha portato alla mossa Freccero-Rai. Ci sono dei momenti, nella storia, in cui le regole vanno “forzate” senza con questo diventare “ladri” o “disonesti”. I 5 Stelle lo hanno già fatto e lo faranno sempre più spesso, a meno che l’obiettivo non sia stare all’opposizione in eterno.
Di Battista sarebbe un buon sindaco? E io che ne so. Di sicuro oggi sarebbe il favorito, come pure Di Maio a Napoli. Entrambi non cambieranno mai idea e personalmente li capisco. Vogliono mantenere la parola data, credono nel loro ruolo attuale e il prossimo sindaco di Roma dovrà affrontare uno scenario drammatico. L’impresa sarà quasi disperata. Comprensibile che entrambi, peraltro nel rispetto delle regole, scelgano di restare in Parlamento.
Sì, ma restare in Parlamento quanto? Altro problema, altro vicolo cieco. I 5 Stelle, nella loro idea utopica di politica fatta non da “professionisti” ma da cittadini, impongono il limite dei due mandati. Altrimenti, dal terzo in poi, si diventa come gli altri. Tutto molto bello, almeno sulla carta. Il risultato concreto, però, è che Di Maio (oggi 29enne) potrà fare politica al massimo fino al 2023. Poi basta (a 36 anni). Non è uno spreco? Non significa, ogni volta, buttare via esponenti credibili che nel frattempo sono cresciuti? E’ meraviglioso sapere che presto non vedremo più in Parlamento le Fucksia, i Giarrusso e le Lombardi (di chi era l’idea? Di Orfini?). E’ appena meno condivisibile rinunciare anzitempo a evidenti talenti politici.
E allora cosa fare? Ripeto: io che ne so? Starà al M5S valutare, col tempo, se alcune mannaie regolamentari andranno qua e là modificate. Di sicuro, riguardo a Roma e Milano, l’unica strada – se vogliono vincere – è allargare la rosa dei candidati anche a chi non ha necessariamente una lunga storia grillina alle spalle. Se si sceglie il solito sconosciuto tramite il web, si conquista il Premio Duriepuri 2015 ma non si vince mai (non nelle grandi città, almeno). Capisco che sia cinico e ingiusto, perché “dovrebbe contare il programma e non la persona”, ma viviamo in Italia e non a Utopia. Quindi serve un nome “forte”, vicino al Movimento ma non per forza un militante di lunga data. In Liguria, per un po’, si fece il nome di Freccero. A Milano si è parlato di un appoggio (subito stroncato) a Di Pietro. A Roma leggo nomi fantasiosi, tipo Santoro (ma non lo odiavate fino a ieri?), Imposimato (ancora?) o Di Matteo (persona rara e preziosa). Il nome non sarà facile. Se però sceglieranno il solito bravo ragazzo imberbe, gli unici a festeggiare saranno Marchini, o Meloni, o Renzi. Perdere felici o vincere sporcandosi un po’? Questo, a volte, è il problema.

lunedì 12 ottobre 2015

Il M5S è diventato adulto. Potrebbe anche governare

L’INTERVISTA - Il politologo Pasquino apre a un’ipotesi che non è più tanto suggestiva: una classe dirigente a 5 Stelle a livello locale e nazionale. Con una serie di suggerimenti




Il Movimento è cresciuto, si è fatto le ossa nei due anni e mezzo in Parlamento. E può vincere le prossime Politiche. Ma per riuscire a governare deve migliorare ancora, nei comportamenti e sulla politica estera. E deve fare i conti con il primo dei suoi limiti, il peso eccessivo di Grillo e Casaleggio. Così Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica presso l’università di Bologna.
Il M5s è in Parlamento dal febbraio 2013. In questi due anni e mezzo è cresciuto, rimasto con i suoi difetti o addirittura peggiorato?
Alcuni esponenti del Movimento hanno imparato che il Parlamento è un luogo complesso, e che non può essere domato solo con un’opposizione dura. Esponenti come Luigi Di Maio o Roberto Fico, che ricoprono cariche istituzionali, hanno appreso rapidamente le tecniche necessarie. Parlo ad esempio della capacità di maneggiare gli emendamenti.
Ha citato Di Maio. Molti lo indicano come il futuro candidato premier, e nei sondaggi è più popolare di Beppe Grillo. Perché?
Innanzitutto gode di molta visibilità, per il suo ruolo di vicepresidente della Camera, e perché va spesso in tv, dove ha dimostrato di saper parlare. In più appare come un giovane rassicurante. Terzo dato, l’impressione generale è che Grillo pensi proprio a lui per la presidenza del Consiglio.
C’è quella frase rivolta a Di Maio, scappatagli in conferenza stampa: “Maledetto, il leader sei tu”...
Esatto. Io però ho la sensazione che Grillo possa fare un’operazione diversa: puntare su un esterno, esperto, che possa sembrare affidabile.
Si è parlato molto di un ipotetico governo a 5Stelle. E l’orientamento pare quello di creare un esecutivo per metà di politici e per metà di tecnici.
La soluzione preferibile sarebbe sempre quella di un governo solo di politici, con esperienze amministrative alle spalle. Ma per realizzarla serve un partito strutturato. I 5Stelle dovranno per forza affidare alcuni ministeri a tecnici di peso. Penso a quello degli Esteri, o al dicastero dell’Economia.
E negli altri ruoli?
Fico potrebbe occuparsi delle Comunicazioni, e anche la senatrice Barbara Lezzi mi pare molto competente sull’economia. Poi, ovviamente, c’è Di Maio.
“La lista per il governo verrà votata sul web” ha promesso proprio Di Maio.
Io non mi limiterei a proporre un elenco, ma aprirei anche a nomi proposti dalla Rete.
Ha parlato della crescita del Movimento. Ma dov’è ancora carente?
Il punto debole principale rimane la politica estera. Per carità, è un tema complicato per tutta la politica italiana, ma le loro posizioni sull’Europa sono davvero controverse, e io non le condivido. E credo che al loro interno siano divisi sull’argomento.
Si spaccarono sull’alleanza con la destra di Nigel Farage nel Parlamento europeo.
Assolutamente sì. E mi pare normale che sia accaduto.
L’altro difetto storico era l’intemperanza in aula. Ma sembrano migliorati.
Sì, ma devono ancora crescere. Devono dimostrare fino in fondo di essere una forza di governo, esprimendo i loro argomenti senza volgarità o aggressività.
E nei Comuni? Come se la stanno cavando?
I sindaci sono sempre il prodotto dei territori. Detto questo, a Parma Federico Pizzarotti sta facendo un buon lavoro. E in generale tutti i loro amministratori sono molto attenti a non finire in situazioni di corruzione. Se la loro linea di trasparenza nelle città passa a livello nazionale, li aiuterà molto anche nelle Politiche.
Pizzarotti lavora bene a suo avviso: ma per i vertici del M5s è un dissidente, quindi un paria.
Grillo e Casaleggio sbagliano nei suo confronti. E il sindaco fa bene a tenere la sua linea di autonomia.
Un altro tema ricorrente è il cambio di regole nel M5s, anche per la selezione dei nuovi eletti. Non più il web come unico giudice, ma parametri più stretti. È davvero necessario?
Nelle prossime Parlamentarie non potranno permettersi di eleggere persone con 500 voti. E dovranno allargare con decisione alle ricandidature. I parlamentari esperti saranno fondamentali, anche per aiutare i nuovi arrivati. Servono norme coinvolgenti e trasparenti, per una platea larga.
E di quale “colore”? Il M5s è di destra e di sinistra?
È un movimento interclassista, e questa è la sua forza. Raccoglie soprattutto elettori da sinistra. Non è di destra, perché non vuole uno Stato forte, ma non è neppure Podemos.
Può davvero vincere?
Con questa legge elettorale sì. Il limite principale rimane sempre quello: dipendono ancora troppo da Grillo e Casaleggio. Se sbagliano loro, per il M5s sono dolori.

I 5 Stelle erano dati per passeggeri come “L’uomo qualunque”. Invece si sono radicati

SUPERATO IL PRIMO ESAME: SONO ANCORA QUI



A dispetto di larga parte dei presunti esperti di politica italiana, il Movimento 5 Stelle non si sta rivelando fenomeno passeggero, come per esempio l’Uomo Qualunque di Giannini a cui veniva spesso accostato, ma una realtà forte e stabile. Nei sondaggi viene dato sopra il 20%, è la forza politica più gradita tra gli under 30 e paradossalmente l’Italicum – concepito per ucciderli – potrebbe portarli al ballottaggio e dunque alla vittoria, visto che finora ai ballottaggi comunali hanno sempre vinto (grazie ai voti della destra). Resta però irrisolto il quesito di fondo: okay, i 5 Stelle sono bravi a fare opposizione e strada facendo sono cresciuti, ma saprebbero governare il paese? È questo, ancora, il punto debole che molti riscontrano nel M5S: non tanto il “dire solo no”, ma l’essere percepito come forza molto di lotta e poco di governo. Per carità, dopo decenni di finta opposizione à la Violante è già un passo avanti, ma non ancora abbastanza. La caricaturale arroganza twittatoriale-dittatoriale di Renzi sta dividendo il paese tra renziani e antirenziani proprio come ai tempi di Berlusconi, che del resto di Renzi è il maestro, ed è questo un humus ideale per i 5 Stelle.
Ma non basta. Il M5S perderebbe le elezioni proprio per quei milioni di italiani che, pur non amando Renzi, lo votano un po’ per abitudine (“Una volta il Pd era il Pci”) e un po’ perché non vedono alternative. Su questo tipo di elettore, quasi sempre over 50, i 5 Stelle non esercitano alcun ascendente. E forse mai lo eserciteranno. Devono però almeno provarci. Come? Strutturarsi come un partito è per loro inconcepibile, e di alleanze neanche a parlarne. Per allargare ancora il bacino elettorale, e quindi andare al governo (ipotetica del terzo tipo, anzi quarta o quinta), servirà allora continuare a sganciarsi –almeno mediaticamente – dalle figure di Grillo e Casaleggio, percepite da molti (a torto o a ragione) come respingenti. Un Di Maio in tivù garantisce molti più consensi di 100 post incendiari nel “sacro blog”. Proprio Di Maio incarna quell’approccio dialogante-scaltro che è l’unico a poter intercettare anche i voti di indecisi e moderati: col talebanismo duro e puro si vince la gara a chi ha più like su Facebook, ma al Governo non ci si va mai. Deve migliorare ulteriormente la classe dirigente: ascoltare Morra al Senato è un piacere, sentire un’intervista della Fucksia frantuma drammaticamente gli zebedei. È vero che quasi tutti i renziani sono peggio, ma i renziani hanno i favori dell’informazione e i grillini no. Aiuterà molto proporre, prima delle elezioni, una lista di governo con nomi noti e al contempo competenti: chi vorrebbero Ministro della Difesa? Chi agli Interni, chi agli Esteri? E chi sarebbe il Premier? Di Maio? Vincere in una grande città (Roma? Napoli?) e dimostrarsi in grado di governarla sarebbe poi il lasciapassare definitivo prima della grande sfida con Renzi. Dove, comunque, partono largamente sfavoriti.

giovedì 24 settembre 2015

Nell'#Italia5Stelle fare impresa è facile



"Oggi vi diamo una bella notizia. Dal 1 Agosto 2015 sono già oltre 250 le nuove imprese che sono nate in Italia, o i nuovi progetti imprenditoriali, grazie alMicrocredito del MoVimento 5 Stelle. Ovvero grazie a quei soldi che i parlamentari del M5S tagliano dai propri stipendi ogni mese e versano su un fondo per creare nuovi posti di lavoro. Pensate che, in soli 2 anni e mezzo, tagliando oltre metà dei nostri stipendi, abbiamo già messo da parte 10 milioni di euro che fanno nascere nuovi progetti imprenditoriali, che creano nuovi posti di lavoro. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, in Italia per ogni microcredito erogato fino a 25 mila euro o 35 mila euro, si possono creare 2,4 posti di lavoro in più. Fate voi la moltiplicazione. Questa è la nostra idea di Paese, in cui noi finanziamo, tagliando gli sprechi, coloro che scommettono sul futuro del nostro Paese senza aver bisogno di poteri forti, amici degli amici, e potenti lobby alle spalle. Se vuoi conoscere questa idea di Paese, vieni ad Imola il 17 e 18 Ottobre all'autodromo Enzo e Dino Ferrari. Lì, potrai conoscere il nostro progetto per cambiare l'Italia. Come ben sai, per finanziare questa iniziativa noi non usiamo fondi pubblici, perciò ti invitiamo a fare come desideri una donazione per Italia 5 Stelle.
Nell'Italia che vogliamo, è più semplice aprire un'impresa e farla crescere. E' l'Italia governata dal MoVimento 5 Stelle."

martedì 22 settembre 2015

Terra dei fuochi, la strage dei bambini

Le mamme: “Assurdo continuare a negare”.


ACERRA (Napoli) - Gaetano Rivezzi muove l’indice su e giù seguendo la tendenza di istogrammi che rappresentano la sintesi di un olocausto. Il neonatologo in servizio all’ospedale di Caserta è il coordinatore dei medici per l’ambiente campani. La prima fila scientifica di un fronte di protesta molto vasto, che, urlando nel deserto dell’indifferenza di politica e istituzioni, da anni denuncia il massacro continuo provocato dal pesante inquinamento a nord di Napoli, da Nola a Villa Literno. «Nell’Asl Napoli tre, quella di San Giorgio a Cremano, Pomigliano, Nola – spiega Rivezzi - nel 2009 le esenzioni 048, quelle per i pazienti affetti da tumori, erano 111. Nel 2012 sono diventate 266. Nel solo distretto di Frattamaggiore, che conta oltre centomila abitanti, si va dai 136 di 4 anni fa ai 420 dell’anno scorso». È la terra dei fuochi, oltre 3500 roghi di scarti industriali e rifiuti tossici nel solo 2012. Ma è anche la terra dei rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalla camorra e da società finite sotto processo e condannate per traffico di scorie pericolose: oltre 300 mila tonnellate di scarti tossici provenienti dalle aziende del Nord «interrati» nel solo 2002 secondo le indagini della Procura di Napoli. Ed è infine la terra dei tumori.

L'ALLARME DI ACERRA - Domenica scorsa ad Aversa 3.500 persone hanno sfilato in silenzio, e tutte vestite a lutto, per denunciare l'avvelenamento della propria terra. Le campane delle chiese hanno suonato a morto durante tutto il corteo, guidato dal vescovo. Ad Acerra, città di 55 mila abitanti a ridosso dei monti Lattani, nell'ultimo mese ha destato sconcerto e paura nella popolazione la circostanza che quattro bambini hanno contratto la medesima terribile malattia, il medulo blastoma, una forma di tumore al cervello che per quanto molto diffusa, ha comunque un incidenza di 2 casi ogni 100 mila bambini. Una prima manifestazione si è tenuta lo scorso 7 settembre. La prossima è fissata il 21, una fiaccolata. «I tumori cerebrali sono le più comuni neoplasie solide dell'infanzia - spiega ancora Rivezzi - e sono la prima causa di morte per cancro nei bambini. Di solito si attribuisce “al destino” l’insorgere di questa patologia. Eppure in un recente studio scientifico internazionale pubblicato su Current Neurology and Neuroscience le cause vengono riportate ad alterazioni epigenetiche. Che come è noto sono molto sensibili agli stress ambientali».

LA STRADA DEI VELENI - Il Pcb, policlorobifenile, è una sostanza oliosa a grande stabilità chimica utilizzato per le condutture elettriche dell'alta tensione. Nel 1983 è stata dichiarata sostanza illegale in Italia perché altamente tossica. È un cancerogeno certo, ovvero la semplice esposizione diretta è causa primaria di neoplasia. Anche per questo motivo smaltirla costa parecchio. Ed è per questo motivo che la criminalità organizzata si è subito buttata sull'affare. Il pentito di camorra Gaetano Vassallo ha raccontato di aver spalmato come ammendante nelle campagne migliaia di tonnellate di Pcb. I camion di Gomorra Spa percorrevano la statale 162 che attraversa tutta la regione da Acerra (appunto) al litorale domizio. Ad ogni svincolo «libero» da testimoni scomodi, uscivano e sversavano. «Guarda caso oggi - spiega Antonio Marfella, a sua volta uno dei medici per l'ambiente - lungo il tragitto di questa strada si concentra il maggior numero di discariche abusive e i più alti picchi di incidenza tumorale e mortalità».

I ROGHI - Chiuso il traffico di rifiuti, di cui da ultimo ha parlato il pentito Carmine Schiavone in un'intervista a SkyTg24, sono cominciati i roghi. Cumuli di rifiuti urbani, ma molto spesso anche di residui industriali, dati alle fiamme perché in larga parte provengono da aziende illegali. Il cui fumo si spande l'atmosfera avvelenandola con la diossina nelle periferie delle città, ai bordi delle strade meno trafficate o addirittura in aperta campagna. Di giorno e di notte, dai palazzi più alti, ma anche dalla strada, è possibile osservare le colonne di fumo che si alzano sulla terra avvelenata. Angelo Ferillo, blogger e ambientalista, da anni cura un sito per segnalare gli «avvistamenti». Un lavoro simile, ma messo in atto in particolare nel Nolano, lo portano avanti i ragazzi di Rifiutarsi. È da qualche anno attivo anche un coordinamento dei comitati civici, ispirato dall'instancabile opera di sensibilizzazione del parroco di Caivano don Maurizio Patriciello. E anche in questo caso è stato attivato un servizio online di segnalazione dei roghi. Alla fine si è mosso anche il ministero dell'Interno. Dallo scorso dicembre un prefetto è stato incaricato di coordinare le operazioni. Si chiama Donato Cafagna. Da quando si è insediato i roghi sono calati quasi del 50%: Nei primi sei mesi del 2012 erano 2110, nello stesso periodo del 2013 sono 1142. «Non ci siamo limitati a spegnere gli incendi - spiega Cafagna -. Gran parte dei roghi sono alimentati da rifiuti speciali e industriali, provenienti da industrie illegali. E allora facciamo prevenzione in questo senso: gli interventi ad oggi sono oltre 3100». I roghi possono essere catalogati per materiale bruciato. Nella zona vesuviana, nota per le sue camicerie e per i contoterzisti della moda, abbondano i falò di tessuti e pellami; nell'hinterland di Napoli danno alle fiamme prevalentemente pneumatici o residui edili; nell'aversano e sul litorale le plastiche e i polistiroli delle aziende agricole. (Ha collaborato Marco La Gala di Rifiutarsi)

martedì 4 agosto 2015

La vostra non è incompetenza, voi non siete incompetenti, voi siete diabolici.

In questo video, che difficilmente vedrete in televisione,  l'Onorevole Luigi DI MAIO riassume, in circa 12 minuti, lo scandaloso "modus operandi" che in questi 4 anni di "governo" PD ha portato allo sfracello questo Paese. Condividetelo a tutti i vostri amici e parenti. Bypassate le tv che non fanno altro che strumentalizzare l'informazione a proprio comodo (a favore delle caste finanziatrici).



Presidente, il centro studi di Confcommercio certifica che una famiglia italiana spende ogni anno 4200 euro in media tra Tasi, Tari, Imu, addizionali e altri balzelli. Le tasse locali sono ovunque, non sai mai quando arrivano e come si manifestano. Quelle conosciute sono le più ridicole, a quelle più temute cambiate il nome ogni anno per non far capire che le avete aumentate. In tre anni l'ICI è diventata IMU e poi si è trasformata in TASI. Mai che una volta l'aveste abbassata. Dal 2011 al 2015, periodo in cui avete governato sempre voi, secondo confcommercio le tasse locali per le famiglie italiane sono aumentate del 115%! Il Pd in questi quattro anni è sempre stato in maggioranza di Governo: Monti, Letta, Renzi, oltre ad aver governato la maggioranza delle regioni e dei comuni italiani. La Lega governava la maggioranza delle Regioni e dei comuni del Nord, Sel la Puglia, Forza Italia oltre ad essere nella maggioranza di Monti e di Letta, governava anche tanti enti locali. L'aumento delle tasse locali più grande della storia d'Italia è stato compiuto sotto i vostri governi e con questo Decreto continuate a farle lievitare.

domenica 2 agosto 2015

FATECI GOVERNARE, NON VE NE PENTIRETE

di Luigi Di Maio - 2 agosto 2015
In Parlamento i Deputati e Senatori del Movimento 5 Stelle rinunciano a metà della paga, oltre a tutte le indennità aggiuntive, e attraverso il Microcredito aiutano a partire nuove imprese e nuovi posti di lavoro.
Nelle regioni, i nostri consiglieri, costruiscono strade, rigenerano parti abbandonate delle città, aiutano aziende a svilupparsi. Lo fanno utilizzando buona parte del proprio stipendio.
A Ragusa i nostri consiglieri comunali, assessori e Sindaco, con parte dei loro emolumenti comprano lavagne, cattedre e banchi per la scuola pubblica abbandonata dallo Stato centrale.
A Cagliari i nostri attivisti hanno aperto un punto di ascolto Equitalia, dove, con l'aiuto di avvocati, bloccano le cartelle pazze destinate a cittadini disperati. Abbiamo già contestato oltre 3 milioni e mezzo di euro di cartelle esattoriali.
A Roma, la nostra Deputata Roberta Lombardi ha trasferito il suo ufficio parlamentare nella casa di una famiglia sotto sfratto ingiusto. Così facendo ha impedito che il Comune li mettesse in mezzo ad una strada.
In Abruzzo per due anni abbiamo presidiato il tribunale di Pescara, durante l'asta di vendita della casa di un imprenditore finito nel vortice dei fidi bancari. Con noi presenti, nessuno ha mai avuto il coraggio di partecipare.
Nei prossimi mesi molte auto blu di vice ministri e sottosegretari saranno trasferite alle forze dell'ordine, grazie ad un emendamento approvato dal Movimento 5 Stelle.
In molti comuni italiani i nostri consiglieri comunali hanno ottenuto che i lavori pubblici siano affidati ai disoccupati della città e non alle solite mega-cooperative o Spa.
Sono tutti bravi a parlare. Solo il Movimento 5 Stelle vi racconta l'italia che vuole realizzare, attraverso fatti concreti.
Fateci governare, non ve ne pentirete.

sabato 1 agosto 2015

Grazie al M5S saranno discusse tutte le leggi per vietare la pubblicità sull'azzardo


Calendarizziamo subito tutti i progetti di legge per vietare la pubblicità del gioco d'azzardo! Il Movimento 5 Stelle lo fa per tutte le associazioni ed i cittadini che vogliono raggiungere questo risultato. Il Movimento 5 Stelle come gruppo d' opposizione ha diritto tramite l'art. 24, comma 3 del regolamento della Camera di portare in aula proposte di legge di parte e ha deciso di mettere a disposizione questo spazio di democrazia parlamentare per tutte le proposte di legge che mirano all'abolizione della pubblicità sul gioco d'azzardo. Legge richiesta a gran voce da tutte le associazioni che lottano contro la piaga dell'azzardo-patia che riguarda quasi 1 milione di persone in Italia. Verrà quindi subito calendarizzata non solo la proposta di legge depositata dal Movimento 5 Stelle ma anche quella analoga e trasversale e sottoscritta da altri 210 deputati. In totale alla Camera sono già oltre 300 i parlamentari che vogliono una legge per vietare la pubblicità sul gioco d'azzardo. L'azzardo è vietato ai minori di 18 anni, mentre la pubblicità -assurdamente- è consentita. Il 51% dei minorenni (dati Nomisma 2015) azzarda, un terzo di questi nasconde l'entità delle somme perse ai genitori. Se decidessero i cittadini, la pubblicità dell'azzardo sarebbe già abolita, come avvenne ben 50 anni fa per le sigarette. Siamo in ritardo: la pubblicità va abolita subito. Lo chiedono le tante vittime che hanno iniziato invogliati dai messaggi pubblicitari; lo chiedono le famiglie, le associazioni che si battono per la legalità, la salute e per un altro modello culturale. Il governo con il sottosegretario Baretta a parole ha dichiarato di essere favorevole, è ora di dimostrarlo. Grazie al Movimento 5 Stelle tutte le proposte di legge per abolire la pubblicità sul gioco d'azzardo che droga la nostra società e l'informazione verranno immediatamente calendarizzate e abbinate alla ripresa dei lavori dopo la pausa estivaIl Movimento 5 Stelle si è messo a disposizione per tutti coloro che vogliono combattere questa piaga e sconfiggere le lobby. Ora tutti gli altri parlamentari di ogni forza politica che condividono lo stesso proposito facciano pressione insieme alle associazioni affinché la proposta diventi legge subito!

Inaugurata la Trazzera di Caltavuturo.


Il #M5S ringrazia tutti i siciliani onesti che hanno permesso loro di entrare nelle istituzioni e lavorare per il bene comune.
Da oggi il nostro obiettivo sarà quello dell'apertura dell'autostrada A19. 
Vediamo se il Governo, Nazionale e Regionale, è in grado di mantenere le promesse come abbiamo fatto noi.
Noi siamo pronti a prendere le redini della Regione Siciliana



Sono felicissimo che LA7 abbia registrato e mandato in onda il servizio dell'inaugurazione della Trazzera. Grazie Direttore Mentana.

giovedì 30 luglio 2015

#SICILIA: la strada del fare del Movimento 5 Stelle

dal blog di Luigi DI MAIO il 29 luglio 2015


Venerdì mattina (oggi per chi sta leggendo ora) sarò in Sicilia per inaugurare una strada.
Ricordate il ponte crollato sull'autostrada tra Palermo e Catania? 

I cittadini siciliani da allora sono costretti a deviazioni chilometriche. Gli abbiamo aperto una scorciatoia e l'abbiamo messa in sicurezza in soli 37 giorni.



L'abbiamo costruita con 300.000 euro di stipendi restituiti dai nostri consiglieri regionali. È ovvio che sia una soluzione per tamponare l'emergenza, riaprire l'autostrada è l'unica soluzione accettabile. Ma se aspettiamo la Regione di Crocetta e il Governo di Renzi, i problemi non troveranno mai una soluzione. Questo è l'ennesimo esempio della nostra idea di Paese: tagliamo gli sprechi e aiutiamo chi ne ha bisogno. Per ora lo stiamo facendo dall'opposizione, ma pensate se governassimo la Sicilia.


Ps Giovedì 30 Luglio sarò in Piazza Farnese a Roma dalle 19:00 per un bellissimo evento “Notte sotto le stelle”.


Tutte le info qui: https://goo.gl/eJGBi6



Ps2 Venerdì 31 Luglio sarò in Friuli Venezia Giulia per partecipare a "Friuli Venezia Giulia sotto le 5 stelle" dalle 18:30.



Tutte le info qui: https://goo.gl/VGKVEj