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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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mercoledì 11 maggio 2016

CHIARA APPENDINO - La candidata del M5s: “Questa è una città povera con una ricca al centro, in cui il bello copre il brutto. Per questo vinco io”

“La Casaleggio srl? Qui ascoltiamo tutti, ma facciamo da soli”
Non so cucinare, non sono pigra, non sono disonesta, non seguo uno spartito, non sono moralista, non sono populista”.
È figlia di papà.
La mia famiglia è benestante, questo è vero, ma ho sempre preteso di far da sola, di riuscire col mio talento.
Anche suo marito è benestante.
È la verità.
Vive nella Torino bene.
Non esageri adesso. Circoscrizione 4, ai confini del centro. E mi sono laureata alla Bocconi.
E l’ha ingaggiata la Juve, un noto potere debole qui.
Ho fatto la tesi di laurea nella valutazione economica del parco giocatori. Non ci sono andata per caso. Comunque non lavoro più lì.
È ricca e parla sempre dei poveri.
Adriano Olivetti divideva il mondo tra progressisti e conservatori. Io mi sento progressista. Se parlo dei poveri è perché Torino è una città povera con al centro una ricca. Torino è come un coperchio: il bello copre il brutto. Io voglio ripulire il brutto, sostenere chi non ce la fa e aiutare il bello a espandersi. Ci sono centomila persone che stentano ad arrivare a fine mese.
Quanti abitanti fa Torino?
Sfioravamo un milione, siamo 870 mila. Per la prima volta, a dimostrare una crisi senza precedenti, anche la popolazione extracomunitaria è scesa di 15 mila unità.
Lei è pignola.
Sì, e la considero una virtù. Mi applico, studio, leggo, contesto se c’è da contestare, offro un’alternativa, propongo una soluzione. Il fatto è che questa corte dei miracoli ha dissanguato le casse comunali. Eventi piccoli e grandi, tutti nel cerchio magico della cintura benestante. Soldi finanziati con mutui, soldi raccolti attraverso gli spericolati derivati, strumenti finanziari che hanno assassinato le casse pubbliche. Un buco enorme che la città paga oltre le sue possibilità. È un’ingiustizia.
Torino è più bella.
Vada nelle periferie e vedrà.
Restauri realizzati, opere completate.
Siamo in piazza Carignano: si può negare che sia bella? Contestiamo il volume dei soldi, l’itinerario seguito, le persone chiamate a gestirli, gli stessi di sempre, quelli che ne hanno goduto e il confine entro il quale sono stati spesi.
Giovanna d’Arco a Turin
Fassino mi dà della moralista solo perché tengo molto all’etica pubblica. Curioso.
Fassino si è spazientito un giorno e le ha detto: quando si siederà su questa sedia...
L’abbiamo inteso come un segno di buon augurio. Fu lui a dire a Grillo: se vuoi contare fatti un partito. Grillo seguì il consiglio e bisognerebbe persino ringraziarlo. Quella era la prima profezia, questa sarà la seconda. Porta bene.
Ha 31 anni e già vuol fare il sindaco.
È una scelta condivisa dal Movimento.
La chiamano dalla Casaleggio?
Qui facciamo da soli. Confronto e disponibilità all’ascolto verso tutti, ma facciamo da soli. Abbiamo le forze, le intelligenze, le risorse come si dice.
I suoi assessori li sceglie attraverso i famosi curricula.
Li scelgo attraverso le competenze.
E naturalmente devono essere immacolati.
Neanche una multa pendente.
E via al primo avviso di garanzia.
Se arriva l’avviso ci sediamo a un tavolo, leggiamo, capiamo. Prima discutiamo e poi decidiamo.
Questa è nuova.
A Torino si farà così.
A Roma sembrava di no. Dopo Livorno non saprei dirle.
Noi siamo a Torino e lei sta parlando di me, nel caso io faccia il sindaco.
Secondo me perderà. Fassino è più forte, dai...
Chi glielo dice?
Non sarà un disastro nel caso non vincesse. Avrà tempo per rifarsi.
Io punto a vincere. Penso - lei non me ne voglia - che sia meglio vincere.
Quanti soldi ha speso per la campagna elettorale?
Neanche un euro.
Braccino corto.
Abbiamo fatto una raccolta di fondi, venduto panettoni a Natale. In tutto, la campagna costerà 40 mila euro.
Umile.
Onesti.
Le periferie, gli ultimi, ma anche un bel confronto con Cirino Pomicino all’unione industriali.
Si deve parlare con tutti, far capire il nostro programma, spiegarlo, illustrarlo. E pensiamo che gli elettori non sono numeri ma persone e noi, uno a uno, faremo in modo che capiscano quel che vogliamo fare. Senza distinzione di ceto.
È mamma da tre mesi e non si ferma un attimo. Ha il fisico del politico professionista.
Ringrazio la mia famiglia che assolve ai compiti ai quali dovrei far fronte. È soprattutto merito di mio marito se posso permettermi di fare campagna elettorale.
Prende un aperitivo?
Un bicchiere d’acqua volentieri, ho da fare le poppate.
Non cucina.
Fa tutto Marco.
Lo ha fatto tribolare persino in viaggio di nozze.
Ma scherza? Siamo stati a Sokotra, un’isola yemenita. Avventura, spiagge da leggenda, luoghi primitivi.
L’isola dei pirati?
Esatto.
Lei ama il rischio.
La noia no.
Secondo me però arriva al ballottaggio.
Tutto qua? Dovrei esultare?
Il F.Q. del 11 maggio 2016 - pag. 7

martedì 15 marzo 2016

“C’è un Paese ancora misogino Ma io non voglio quote rosa”

Le frasi contro Patrizia Bedori e Giorgia Meloni confermano che c’è ancora molto da fare contro la misoginia. Ma io faccio parte di un movimento che in tante città ha candidato delle donne: se non poni ostacoli alla partecipazione, la rappresentanza femminile trova il suo giusto spazio. E allora non c’è neppure bisogno delle quote rosa”. Chiara Appendino, 31 anni, dal 19 gennaio scorso mamma di Sara, è la candidata sindaco a Torino dei Cinque Stelle. Bocconiana, ex imprenditrice, bella.
L’ormai ex candidata del M5s a Milano, Patrizia Bedori, si è ritirata “per la troppa pressione”. Ma in un post su Facebook se la prende anche con alcuni del Movimento: “Avete usato termini come casalinga e disoccupata per offendermi, per darmi della sfigata”.
Ho letto, mi ha colpito molto. Chi le ha rivolto certe offese va assolutamente condannato.
Le hanno dato anche della “brutta e grassa”. E la Bedori lo dice chiaro, se non sei bella paghi dazio. È d’accordo?
Purtroppo ormai l’aspetto conta in politica, sia per gli uomini che per le donne: viviamo in una società mediatica. Ma non dovrebbe accadere. Cosa c’entra la bellezza con la capacità di amministrare?
Ha parlato in queste settimane con la Bedori? Le aveva confidato questi problemi?
Ci siamo sentite solo via telefono, su temi di programma. Non mi aveva mai parlato di questi fatti, non ci sarebbe stato tempo e modo. Mi dispiace molto per quanto le è accaduto, ma con questo sfogo Patrizia ha dimostrato la sua sincerità, la sua qualità umana: spero che la metta a frutto per la comunità, anche in futuro.
Lei è una bella donna. Il suo aspetto l’ha aiutata?
No, io sono stata scelta sul territorio per il lavoro fatto in questi anni. E non valuto le persone in base al loro aspetto.
Guido Bertolaso ha invitato Giorgia Meloni a non candidarsi “perché deve fare la mamma”.
C’è una parte del Paese ancora convinta che una donna debba scegliere tra lavoro e famiglia. Un modo di pensare vecchio.
Anche lei è madre da poche settimane. A novembre, quando è stata scelta da 250 grandi elettori del M5s a Torino, non le hanno posto il problema?
Mi hanno solo chiesto se me la sentivo di candidarmi. Non volevano costringermi, caricarmi di un peso. E io ho risposto che me la sentivo. Del resto sono stata fortunata: ho avuto una gravidanza serena, la mia famiglia mi ha aiutata, ho una sicurezza economica. E poi, guardi, tante mamme lavorano, magari svolgendo professioni usuranti. Perché non lo dovrebbe fare una donna impegnata in politica?
L’Italia è un paese misogino?
C’è ancora molto da fare. Un rapporto di Open Polis appena uscito dimostra come siano ancora poche le donne che ricoprono ruoli apicali in politica o nella pubblica amministrazione. E poi le retribuzioni femminili sono mediamente più basse. La vera parità è ancora lontana.
Anche nel M5s? Lo sfogo della Bedori può essere una spia.
No. A queste Comunali il Movimento ha tante donne candidate come sindaco, in grandi città. E poi la mia storia racconta che non esiste discriminazione: nel 2011 nel Consiglio comunale di Torino siamo entrati io e un collega, e nelle circoscrizioni municipali il M5s è rappresentato per il 40 per cento da donne.
Però il problema generale esiste. Come si rimedia, magari con le quote rosa?
Non le amo. Se la partecipazione è libera, come nel Movimento, non penso siano necessarie. Devono essere uno strumento limite, magari da imporre per certi consigli di amministrazione.
Lei ha varato una sorta di bando per scegliere la giunta, prima del voto. Quante donne si sono proposte?
In un mese sono arrivati 250 curricula, quasi la metà da donne.
E in giunta quante saranno?
La mia intenzione è garantire la piena parità di genere, metà e metà. Ora posso salutarla? Vado a vedere se la bimba dorme.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 15 marzo 2016 – pag. 3