VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

mercoledì 14 ottobre 2015

Giorgio & Denis, la foto sulla tomba della Costituzione

L’abbraccio tra Napolitano e Verdini.
Il presidente emerito ordina:
“Ora cambiare la legge elettorale”


Arriva con undici minuti di ritardo. Alle 15 e 11 di questo martedì grasso del renzismo, il Carnevale delle riforme. Ha un abito grigio, il bastone nella mano destra, la borsa nella sinistra. Giorgio Napolitano non va direttamente al suo posto. Si dirige verso i banchi del Pd, per salutare il suo coetaneo novantenne Sergio Zavoli. Al colloquio assiste, in estasi sorridente nemmeno fosse il suo fidanzato spogliarellista, l’abruzzese Stefania Pezzopane. Poi, nella cerimonia barocca, ostentata, lenta dei saluti tocca a Pier Ferdinando Casini, che siede dietro al suo posto. Finalmente si accomoda, Napolitano, e si materializza un triangolo perfetto, il marchio funebre e cupo della giornata, la foto da mettere sulla tomba della Costituzione. Denis Verdini, dai banchi dell’estrema destra, lascia il suo scranno, accanto a Lucio Barani, e si precipita da Re Giorgio. Verdini si china, gli stringe la mano, inizia a parlottare e in quel momento entra nell’aula di Palazzo Madama Maria Elena Boschi, in total black da vedova nera della democrazia. Verdini, Napolitano, Boschi. Il triangolo della morte della Carta.
L’ex comunista ma eternamente togliattiano Giorgio Napolitano ha le spalle larghissime. È stato l’unico a essere eletto due volte capo dello Stato. Ha svitato e avvitato ben tre governi non eletti dal popolo (Monti, Letta, Renzi). Ha resistito nel Pci, da riformista leninista, alla tormenta immane di due invasioni sovietiche (Budapest e Praga). Figuriamoci se si scompone quando Grasso gli dà la parola e il redivivo Domenico Scilipoti, icona dei Responsabili ai tempi di Verdini berlusconiano, spunta come un folletto davanti a lui e mostra a getto continuo un foglio-cartello. Sopra c’è scritto “2011”. L’anno dello spread e delle dimissioni di Silvio Berlusconi. Scilipoti, che è un senatore di Forza Italia, realizza a modo suo lo sfogo dell’ex Cavaliere di poco prima, alla riunione dei parlamentari azzurri: “Non fatelo parlare quello lì, è un golpista. Ma vi rendete conto che a me non ricordo per quale processo hanno dato cinque anni. A uno che ha fatto un colpo di Stato quanti ne dovrebbero dare?”. “Quello lì”, alias “il golpista” è Re Giorgio. Grasso tenta di stroncare lo show di Scilipoti, che peraltro ha un doppio cognome. “Senatore Scilipoti Isgrò”. Poi solo “senatore Isgrò, senatore Isgrò, la richiamo all’ordine e irrogo la censura, la prossima sarà l’espulsione”. Napolitano è immobile. Si muove solo per chiedere uno di quei fogli a Scilipoti. Proprio così. Come souvenir. Napolitano si alza, ma il trambusto non finisce. Se ne vanno in tanti. I leghisti già sono fuori. Adesso è il turno del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia. È un Aventino ad personam. Il presidente emerito interviene a nome del suo gruppo, che assembla un po’di sigle impronunciabili delle autonomie. Ampolloso e pignolo e autocelebrativo, comincia così: “Se nelle ultime settimane non mi avete notato al mio banco, è perché ho ritenuto più appropriato alla condizione di senatore di diritto, attribuita dalla Costituzione a chi è stato presidente della Repubblica, il non intervenire, dopo aver dato il mio contributo in Commissione, in una fase di aspro scontro politico in assemblea, su un terreno tra i più delicati”.

Re Giorgio dà fondo a tutto il suo realismo togliattiano per “pittare”, come si dice a Napoli, questo obbrobrio di riforma costituzionale. Se ne intesta la paternità; la lega ai momenti topici dei suoi due mandati al Quirinale; fa come Proust e va alla ricerca del tempo perduto, citando la Bicamerale del ’98; piazza infine il colpo a sorpresa, da capofazione o capo della maggioranza che parla a un’aula mezza vuota: “Al di là dell’approvazione del disegno di legge costituzionale in discussione, bisognerà altresì dare attenzione a tutte le preoccupazioni espresse in queste settimane in materia di legislazione elettorale e di equilibri costituzionali”. In pratica, Napolitano si fa garante con tutti, dalla minoranza dem a Ncd, finendo ai verdiniani, che l’Italicum cambierà, con il ritorno al premio di coalizione. Un altro colpo da re. Applaude anche Gaetano Quagliariello, ormai ex Ncd, che chiede una crisi di governo ed è pronto a tornare con Berlusconi.

Nessun commento:

Posta un commento