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lunedì 12 ottobre 2015

Il M5S è diventato adulto. Potrebbe anche governare

L’INTERVISTA - Il politologo Pasquino apre a un’ipotesi che non è più tanto suggestiva: una classe dirigente a 5 Stelle a livello locale e nazionale. Con una serie di suggerimenti




Il Movimento è cresciuto, si è fatto le ossa nei due anni e mezzo in Parlamento. E può vincere le prossime Politiche. Ma per riuscire a governare deve migliorare ancora, nei comportamenti e sulla politica estera. E deve fare i conti con il primo dei suoi limiti, il peso eccessivo di Grillo e Casaleggio. Così Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica presso l’università di Bologna.
Il M5s è in Parlamento dal febbraio 2013. In questi due anni e mezzo è cresciuto, rimasto con i suoi difetti o addirittura peggiorato?
Alcuni esponenti del Movimento hanno imparato che il Parlamento è un luogo complesso, e che non può essere domato solo con un’opposizione dura. Esponenti come Luigi Di Maio o Roberto Fico, che ricoprono cariche istituzionali, hanno appreso rapidamente le tecniche necessarie. Parlo ad esempio della capacità di maneggiare gli emendamenti.
Ha citato Di Maio. Molti lo indicano come il futuro candidato premier, e nei sondaggi è più popolare di Beppe Grillo. Perché?
Innanzitutto gode di molta visibilità, per il suo ruolo di vicepresidente della Camera, e perché va spesso in tv, dove ha dimostrato di saper parlare. In più appare come un giovane rassicurante. Terzo dato, l’impressione generale è che Grillo pensi proprio a lui per la presidenza del Consiglio.
C’è quella frase rivolta a Di Maio, scappatagli in conferenza stampa: “Maledetto, il leader sei tu”...
Esatto. Io però ho la sensazione che Grillo possa fare un’operazione diversa: puntare su un esterno, esperto, che possa sembrare affidabile.
Si è parlato molto di un ipotetico governo a 5Stelle. E l’orientamento pare quello di creare un esecutivo per metà di politici e per metà di tecnici.
La soluzione preferibile sarebbe sempre quella di un governo solo di politici, con esperienze amministrative alle spalle. Ma per realizzarla serve un partito strutturato. I 5Stelle dovranno per forza affidare alcuni ministeri a tecnici di peso. Penso a quello degli Esteri, o al dicastero dell’Economia.
E negli altri ruoli?
Fico potrebbe occuparsi delle Comunicazioni, e anche la senatrice Barbara Lezzi mi pare molto competente sull’economia. Poi, ovviamente, c’è Di Maio.
“La lista per il governo verrà votata sul web” ha promesso proprio Di Maio.
Io non mi limiterei a proporre un elenco, ma aprirei anche a nomi proposti dalla Rete.
Ha parlato della crescita del Movimento. Ma dov’è ancora carente?
Il punto debole principale rimane la politica estera. Per carità, è un tema complicato per tutta la politica italiana, ma le loro posizioni sull’Europa sono davvero controverse, e io non le condivido. E credo che al loro interno siano divisi sull’argomento.
Si spaccarono sull’alleanza con la destra di Nigel Farage nel Parlamento europeo.
Assolutamente sì. E mi pare normale che sia accaduto.
L’altro difetto storico era l’intemperanza in aula. Ma sembrano migliorati.
Sì, ma devono ancora crescere. Devono dimostrare fino in fondo di essere una forza di governo, esprimendo i loro argomenti senza volgarità o aggressività.
E nei Comuni? Come se la stanno cavando?
I sindaci sono sempre il prodotto dei territori. Detto questo, a Parma Federico Pizzarotti sta facendo un buon lavoro. E in generale tutti i loro amministratori sono molto attenti a non finire in situazioni di corruzione. Se la loro linea di trasparenza nelle città passa a livello nazionale, li aiuterà molto anche nelle Politiche.
Pizzarotti lavora bene a suo avviso: ma per i vertici del M5s è un dissidente, quindi un paria.
Grillo e Casaleggio sbagliano nei suo confronti. E il sindaco fa bene a tenere la sua linea di autonomia.
Un altro tema ricorrente è il cambio di regole nel M5s, anche per la selezione dei nuovi eletti. Non più il web come unico giudice, ma parametri più stretti. È davvero necessario?
Nelle prossime Parlamentarie non potranno permettersi di eleggere persone con 500 voti. E dovranno allargare con decisione alle ricandidature. I parlamentari esperti saranno fondamentali, anche per aiutare i nuovi arrivati. Servono norme coinvolgenti e trasparenti, per una platea larga.
E di quale “colore”? Il M5s è di destra e di sinistra?
È un movimento interclassista, e questa è la sua forza. Raccoglie soprattutto elettori da sinistra. Non è di destra, perché non vuole uno Stato forte, ma non è neppure Podemos.
Può davvero vincere?
Con questa legge elettorale sì. Il limite principale rimane sempre quello: dipendono ancora troppo da Grillo e Casaleggio. Se sbagliano loro, per il M5s sono dolori.

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