L’INTERVISTA - Il politologo Pasquino apre a un’ipotesi che non è più tanto suggestiva: una classe dirigente a 5 Stelle a livello locale e nazionale. Con una serie di suggerimenti
Il Movimento è cresciuto,
si è fatto le ossa nei due anni e mezzo in Parlamento. E può vincere le
prossime Politiche. Ma per riuscire a governare deve migliorare ancora, nei
comportamenti e sulla politica estera. E deve fare i conti con il primo dei
suoi limiti, il peso eccessivo di Grillo e Casaleggio. Così Gianfranco
Pasquino, professore emerito di Scienza politica presso l’università di
Bologna.
Il M5s è in Parlamento dal febbraio 2013. In questi due anni
e mezzo è cresciuto, rimasto con i suoi difetti o addirittura peggiorato?
Alcuni esponenti del
Movimento hanno imparato che il Parlamento è un luogo complesso, e che non può
essere domato solo con un’opposizione dura. Esponenti come Luigi Di Maio o
Roberto Fico, che ricoprono cariche istituzionali, hanno appreso rapidamente le
tecniche necessarie. Parlo ad esempio della capacità di maneggiare gli
emendamenti.
Ha citato Di Maio. Molti lo indicano come il futuro
candidato premier, e nei sondaggi è più popolare di Beppe Grillo. Perché?
Innanzitutto gode di molta
visibilità, per il suo ruolo di vicepresidente della Camera, e perché va spesso
in tv, dove ha dimostrato di saper parlare. In più appare come un giovane
rassicurante. Terzo dato, l’impressione generale è che Grillo pensi proprio a
lui per la presidenza del Consiglio.
C’è quella frase rivolta a Di Maio, scappatagli in
conferenza stampa: “Maledetto, il leader sei tu”...
Esatto. Io però ho la
sensazione che Grillo possa fare un’operazione diversa: puntare su un esterno,
esperto, che possa sembrare affidabile.
Si è parlato molto di un ipotetico governo a 5Stelle. E
l’orientamento pare quello di creare un esecutivo per metà di politici e per
metà di tecnici.
La soluzione preferibile
sarebbe sempre quella di un governo solo di politici, con esperienze
amministrative alle spalle. Ma per realizzarla serve un partito strutturato. I
5Stelle dovranno per forza affidare alcuni ministeri a tecnici di peso. Penso a
quello degli Esteri, o al dicastero dell’Economia.
E negli altri ruoli?
Fico potrebbe occuparsi
delle Comunicazioni, e anche la senatrice Barbara Lezzi mi pare molto
competente sull’economia. Poi, ovviamente, c’è Di Maio.
“La lista per il governo verrà votata sul web” ha promesso
proprio Di Maio.
Io non mi limiterei a
proporre un elenco, ma aprirei anche a nomi proposti dalla Rete.
Ha parlato della crescita del Movimento. Ma dov’è ancora
carente?
Il punto debole principale
rimane la politica estera. Per carità, è un tema complicato per tutta la
politica italiana, ma le loro posizioni sull’Europa sono davvero controverse, e
io non le condivido. E credo che al loro interno siano divisi sull’argomento.
Si spaccarono sull’alleanza con la destra di Nigel Farage
nel Parlamento europeo.
Assolutamente sì. E mi pare
normale che sia accaduto.
L’altro difetto storico era l’intemperanza in aula. Ma
sembrano migliorati.
Sì, ma devono ancora
crescere. Devono dimostrare fino in fondo di essere una forza di governo,
esprimendo i loro argomenti senza volgarità o aggressività.
E nei Comuni? Come se la stanno cavando?
I sindaci sono sempre il
prodotto dei territori. Detto questo, a Parma Federico Pizzarotti sta facendo
un buon lavoro. E in generale tutti i loro amministratori sono molto attenti a
non finire in situazioni di corruzione. Se la loro linea di trasparenza nelle
città passa a livello nazionale, li aiuterà molto anche nelle Politiche.
Pizzarotti lavora bene a suo avviso: ma per i vertici del
M5s è un dissidente, quindi un paria.
Grillo e Casaleggio
sbagliano nei suo confronti. E il sindaco fa bene a tenere la sua linea di
autonomia.
Un altro tema ricorrente è il cambio di regole nel M5s,
anche per la selezione dei nuovi eletti. Non più il web come unico giudice, ma
parametri più stretti. È davvero necessario?
Nelle prossime
Parlamentarie non potranno permettersi di eleggere persone con 500 voti. E
dovranno allargare con decisione alle ricandidature. I parlamentari esperti
saranno fondamentali, anche per aiutare i nuovi arrivati. Servono norme
coinvolgenti e trasparenti, per una platea larga.
E di quale “colore”? Il M5s è di destra e di sinistra?
È un movimento
interclassista, e questa è la sua forza. Raccoglie soprattutto elettori da
sinistra. Non è di destra, perché non vuole uno Stato forte, ma non è neppure
Podemos.
Può davvero vincere?
Con questa legge elettorale
sì. Il limite principale rimane sempre quello: dipendono ancora troppo da
Grillo e Casaleggio. Se sbagliano loro, per il M5s sono dolori.
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