Il sì al ddl Boschi. Rodotà: “È una legge nata male
e
gestita ancora peggio”
Se si votasse ora col nuovo sistema, Palazzo Madama sarebbe quasi tutto del Pd

Tra l’altro, secondo le simulazioni, se si votasse oggi con
la nuova legge, avremmo un Senato a stragrande maggioranza Pd, che potrebbe
contare su circa una settantina di parlamentari, compresi i cinque nominati dal
presidente della Repubblica, mentre verrebbero penalizzati i grillini perché
non fanno alleanze. Poi c’è la questione delle tappe. La riforma, infatti, sarà
in vigore non prima dell’autunno del 2016. Così, se si andrà a votare per le
Politiche nel 2018 saranno solo sei le Regioni in cui i cittadini potrebbero
scegliere i consiglieri da mandare a Palazzo Madama: Lombardia, Lazio, Molise,
Val d’Aosta, Friuli (dove si voterà nel 2018) e Sicilia (al voto nel 2017).
Nelle altre, finché non si andrà alle urne (dal 2019), i senatori saranno
scelti dai consigli regionali. In Senato, insomma, ci sarà un turn over
continuo di consiglieri regionali e sindaci, dove quelli a fine mandato saranno
sostituiti dai nuovi eletti. In aula oggi non ci saranno sorprese. I senatori
della maggioranza sono stati precettati per superare quota 170. Mentre il
centrodestra si presenta spaccato: se la Lega non parteciperà al voto, Forza
Italia voterà contro, ma con numerose defezioni.
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