Nel Pd c’è chi punta su Giachetti, ma non tramonta
l’ipotesi
Alfio Marchini
(corteggiato anche da Berlusconi)
Marino se ne deve andare. Cacciatelo”. Matteo Renzi al
l’alba di ieri ha dato l’ordine. “Noi ce l’abbiamo messa tutta per aiutarlo. La
nuova Giunta stava funzionando. Ma poi, le menzogne sul l’invito negli Usa, il
Papa che l’ha scaricato e queste spese con la carta di credito: è una scelta
politica ineludibile”. La versione ufficiale renziana, riportata dai
vicinissimi del premier, suona così. Ma come, il sindaco che ha denunciato
Mafia Capitale? “Quella è una roba che non c’entra niente con noi”, si
difendono ancora i Renzi boys, che Marino non lo hanno mai tollerato.
“Si vota in primavera”. Sono passati sì e no cinque minuti
da quando il sindaco si è dimesso “con riserva” quando Lorenzo Guerini, vice
segretario dem chiarisce che la battaglia stavolta è finita per sempre. E
annuncia pure che l’idea di Renzi di rimandare le elezioni all’autunno è
tramontata. Ora, verrà nominato un commissario: il premier avrebbe voluto
prolungarlo. Il voto fa paura, la sconfitta è data quasi per scontata e rischia
di impattare negativamente su una tornata amministrativa importante (in
primavera si vota anche a Torino, Bologna, Milano e Napoli). Per questo Renzi
ha cercato un cavillo, una legge, che gli permettesse di spostare la data. Sono
girate le ipotesi più strampalate, dalla modifica della Costituzione a fare
appello a un ipotetico dissesto finanziario. Ma la legge è (ancora) legge: non
si può fare. Per il commissario, circolano i nomi del prefetto Vito Rizzi, del
vice capo della polizia Alessandro Marangoni e dell’ex prefetto Mario Morcone.
Sarà uno di loro ad affiancare Franco Gabrielli, che ha i poteri sul Giubileo.
Si tratta di individuare un candidato sindaco. Già al vaglio una serie di nomi.
Il primo è il deputato Roberto Giachetti, che però non lo vuole fare
assolutamente. Poi c’è Marianna Madia, ministro della Pa. Fuori dalla politica,
si parla del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che potrebbe, con tanto di
Olimpiadi a Roma, mettere totalmente le mani sulla Capitale. E lo stesso
Gabrielli, anche lui tiepido. Da valutare il caso Alfio Marchini, l’imprenditore
che è già in campo con una lista civica. Pare che abbia già chiuso l’accordo
con Berlusconi e Salvini (e anche con la Meloni), ma tra le tentazioni del
segretario-premier c’è anche quella di portarlo dalla sua parte. Battuta di un
renziano: “Così, il partito della Nazione si realizza a Roma”. Marchini parte
favorito. E se dovesse vincere, per Renzi sarebbe un problema grave. Perché tra
le considerazioni che si fanno in queste ore tra Nazareno e Palazzo Chigi c’è
anche quella che, in caso vincesse un grillino, dopo un anno il Movimento
mostrerebbe tutta la sua incapacità di governare, fornendo un traino al Pd per
le politiche.
Il movimento, intanto, ci pensa: il candidato sarà scelto
dalla Rete. Potrebbe essere Marcello De Vito, che a Roma si era già candidato.
Alessandro Di Battista e Roberta Lombardi (che ieri prima è parsa candidarsi e
poi s’è smentita) hanno fatto un passo indietro. Nel Pd è anche l’ora delle
accuse: a metterci la faccia sul rimpasto in Giunta quest’estate era stato
il commissario Pd di Roma, Matteo Orfini. A fare muro anche con Renzi rispetto
all’ipotesi di cacciarlo. È stato lui alla fine a chiamare il premier e a
dirgli che era d’accordo a mollarlo. Ma sono già in molti a volere la sua
testa. Roma è il problema numero 1, ma non il solo: a Torino, dovrebbe
ricandidarsi sindaco Fassino, che non è entusiasta. A Napoli, si punta a
presentare alle primarie Bassolino, pur sapendo che va a perdere. A Milano si
faranno le primarie, ma si stenta a individuare un profilo. A Bologna, la ricandidatura
di Merola per Renzi sarebbe un ripiego. Ma non ha chiare le alternative. Il
segretario-premier non ha uomini suoi su cui puntare. Lo stesso copione delle
ultime Regionali.
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