L’Europa si mobilita contro i trattati di libero scambio
Dal
10 al 17 ottobre, forti dei 3 milioni di firme raccolte in tutto il continente,
centinaia di migliaia di persone scenderanno in piazza per chiedere
l’interruzione dei negoziati sul TTIP e gli altri accordi di libero scambio. L’obiettivo della mobilitazione internazionale è
intrecciare le molteplici istanze promosse dalla società civile, costruendo un
grande blocco di opinione pubblica contraria ad un sistema di commercio
internazionale che mette i diritti umani e civili in secondo piano rispetto
agli interessi delle grandi multinazionali e dei gruppi finanziari.
A
cominciare da sabato 10 ottobre, le campagne internazionali Stop TTIP
organizzeranno eventi, mobilitazioni, presidi in centinaia di città, tutti con
un intento preciso: fermare il Trattato transatlantico fra USA e Ue, bloccare
il negoziato TiSA sulla liberalizzazione di tutti i servizi e impedire la
ratifica del CETA, l’accordo di libero scambio fra Ue e Canada.
«I movimenti tornano in
piazza per affermare che serve una netta inversione di rotta – dichiara Marco Bersani, fra i portavoce della
Campagna Stop TTIP Italia – Il TTIP dev’essere fermato subito per
riaprire la strada ad un nuovo modello sociale, fatto di beni comuni, diritti e
democrazia, in Italia e in Europa».
La più grande
manifestazione è attesa a Berlino, e ad essa parteciperà anche una parte della
campagna italiana. Nel nostro Paese sono previsti presidi in decine di centri
urbani, dove loschi businessmen & women si riverseranno nelle strade per
svendere ai cittadini acqua, sanità, cibo e diritti. Alla parte creativa
verrà affiancata una massiva campagna di pressione istituzionale, con valanghe
di tweet ed e-mail che affolleranno gli account dei parlamentari italiani
troppo “distratti” in merito a un tema che riguarda da vicino la vita di
ciascun cittadino.
Il 6 ottobre, nel frattempo, si è conclusa con un successo senza precedenti la
prima fase della raccolta di firme dell’iniziativa autorganizzata dei cittadini
europei contro il TTIP e il CETA. È stato superato anche il tetto dei 3 milioni
di adesioni, a dimostrazione che esiste una opposizione vasta e trasversale
agli accordi di libero scambio. Questo dissenso è in costante crescita e non
può più essere trascurato dalle istituzioni: il processo di ratifica del CETA
non deve avvenire ignorando le preoccupazioni della società civile, così come
le trattative su TTIP, TiSA e TPP non godono del consenso necessario per
proseguire. La continua mancanza di trasparenza da parte dei negoziatori è
inaccettabile e le numerose mine per la democrazia contenute in questi accordi
devono essere disinnescate. Ne è un esempio il TPP, Trans Pacific Partnership,
“fratello” del TTIP sul fronte del Pacifico. Dopo un lungo negoziato segreto,
gli Stati Uniti insieme ad altri 11 Paesi di America, Asia e Oceania sono
giunti ad un accordo che ora passerà al vaglio dei governi nazionali.
«Oltre ad essere svincolato dal rispetto dei patti internazionali sul
cambiamento climatico, il TPP presenta innumerevoli punti critici – descrive Elena Mazzoni, tra i coordinatori
della Campagna Stop TTIP Italia – Porterà ad un aumento della
deforestazione e dell’inquinamento, renderà più difficile l’accesso ai farmaci
generici per le fasce più povere di popolazione e conterrà una clausola ISDS
che permetterà di anteporre i profitti delle multinazionali ai diritti dei
popoli».
«Le mobilitazioni delle prossime
settimane, e l’obiettivo di tre milioni di firme raggiunto e superato, segnano
la prima grande vittoria dei movimenti della società civile – dichiara Monica di Sisto, portavoce della
Campagna Stop TTIP Italia – Ogni minimo tentativo da parte della Commissione
europea e dei governi di tenere sotto silenzio un negoziato così importante è
fallito miseramente, e più si scoprono le carte più risulta insostenibile la
ricetta che le lobbies economiche vogliono propinarci. Ci sono milioni di cittadini
che non sono disposti a mettere sul piatto standard di qualità, un tessuto
economico fatto di piccola e media impresa, una pesante riorganizzazione del
tessuto sociale europeo in cambio delle finte promesse fatte da chi, grazie a
questo trattato, risulterà vincitore. Dalla crisi si esce in modo diverso:
scommettendo sui territori, su un’agricoltura sostenibile e sempre più
localizzata, sulla difesa dei diritti e non sul loro lento smantellamento.
Questo sosteniamo come Campagna Stop TTIP Italia e questo verrà ribadito in
centinaia di piazze di tutta Europa nei prossimi giorni».
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