I rappresentanti Ue cambiano interlocutore: basta guru, ora
parlano al giovane leader
Niente più Grillo e Casaleggio. O almeno non più solo loro.
In un mercoledì romano i 28 ambasciatori dei Paesi della Ue si riuniscono per
incontrare Luigi Di Maio. E lo accreditano, come il candidato premier che
verrà. Mentre la Russia “aspetta” per dopodomani Alessandro Di Battista:
l’altro dioscuro del Movimento, ministro degli Esteri obbligato in un governo a
5Stelle, che un po’ completa un po’ rincorre Di Maio, tanto da annunciare la
visita a Mosca un soffio dopo il vertice tra il vicepresidente della Camera e
le feluche europee. È il M5s con i due volti di prima fila, che si pesano:
ormai davanti al Grillo che ha fatto un passo di fianco e al Casaleggio che
ancora decide, ma che se ne vuole stare più nelle retrovie. Un Movimento che
incassa sempre più curiosità e attenzione a livello internazionale, perché i
sondaggi raccontano che ad oggi è l’unico avversario per Matteo Renzi. E allora
bisogna capirlo da vicino. Però si cambia interlocutore. Prima americani,
inglesi e tutti gli altri incontravano Casaleggio, da solo o con Grillo.
Successe anche nel settembre scorso, quando i fondatori scesero a Roma per
vedere sette ambasciatori dei Paesi baltici. Stavolta tocca a Di Maio.
L’Ambasciatore Joep Wijnands, rappresentante dell’Olanda
presidente di turno della Ue, chiama lui per far raccontare ai 28 ambasciatori
dell’Unione idee e natura del M5s. “Sono incontri mensili, abbiamo visto anche
il ministro degli Esteri Gentiloni” precisano dall’ambasciata. Ma l’incontro
con i 5Stelle è chiaramente qualcosa di diverso. E Di Maio, in completo scuro e
aria istituzionale, corre volentieri alla residenza dell’ambasciatore,
nell’elegante via della Camilluccia. Arriva alle 8,30, per una colazione che
dura un’ora e mezza. Le domande sono tante. Si parla, certo, di terrorismo. Ma
gli ambasciatori chiedono soprattutto di un ipotetico governo a 5Stelle, delle
sue politiche: e di Roma, dove Virginia Raggi corre quasi da favorita. Arrivano
perfino quesiti sul reddito di cittadinanza. Di Maio spiega, e assicura: il M5s
considera centrale il rapporto con l’Unione. Vuole mostrarsi come un leader
moderato, di un Movimento che vuole governare. Una sorta di David Cameron. Dopo
le 10, il deputato esce assieme al responsabile della Comunicazione Rocco
Casalino. E si avvicina ai cronisti: “Sono contento di essere qui, il Movimento
è onorato da un incontro come questo”. Ma perché hanno chiamato lei e non
Grillo? Sorride, si schermisce: “Dovreste chiederlo a loro, nel Movimento siamo
in tanti”. Però c’è lui, a rispondere. Avete parlato di terrorismo? “Non posso
fornire dettagli, ma il terrorismo è sempre un tema. Per combatterlo bisogna
tagliare i fondi ai paesi che finanziano l’Isis. E serve sicurezza: togliamo
poliziotti alle scorte, riqualifichiamo le periferie. Ma no alla guerra in
Libia, bombardare è follia”. Ma contro il terrore il M5s può aiutare Renzi? “Certo,
ma se vogliamo unità iniziamo dalle sanzioni ai paesi pro Isis”. Poi va dritto,
contro Erdogan: “Non mi fido della Turchia, perché dobbiamo darle tutti quei
miliardi per l’immigrazione quando anche noi accogliamo migranti? E poi è
ambigua sul terrorismo”. Poche ore dopo, Di Battista su Facebook annuncia una visita
a Mosca con il capogruppo in commissione Esteri Manlio Di Stefano. I due
saranno nella capitale russa venerdì e sabato, e incontreranno esponenti del
partito di governo, Russia Unita (ma non Putin). Temi sul piatto, dice Di
Battista, “i rapporti Russia-Ue, le assurde sanzioni economiche imposte a Mosca
che stanno colpendo i nostri imprenditori, la collaborazione tra le forze di
intelligence”.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 24 marzo 2016 – pag.
10
Nessun commento:
Posta un commento