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martedì 15 marzo 2016

“C’è un Paese ancora misogino Ma io non voglio quote rosa”

Le frasi contro Patrizia Bedori e Giorgia Meloni confermano che c’è ancora molto da fare contro la misoginia. Ma io faccio parte di un movimento che in tante città ha candidato delle donne: se non poni ostacoli alla partecipazione, la rappresentanza femminile trova il suo giusto spazio. E allora non c’è neppure bisogno delle quote rosa”. Chiara Appendino, 31 anni, dal 19 gennaio scorso mamma di Sara, è la candidata sindaco a Torino dei Cinque Stelle. Bocconiana, ex imprenditrice, bella.
L’ormai ex candidata del M5s a Milano, Patrizia Bedori, si è ritirata “per la troppa pressione”. Ma in un post su Facebook se la prende anche con alcuni del Movimento: “Avete usato termini come casalinga e disoccupata per offendermi, per darmi della sfigata”.
Ho letto, mi ha colpito molto. Chi le ha rivolto certe offese va assolutamente condannato.
Le hanno dato anche della “brutta e grassa”. E la Bedori lo dice chiaro, se non sei bella paghi dazio. È d’accordo?
Purtroppo ormai l’aspetto conta in politica, sia per gli uomini che per le donne: viviamo in una società mediatica. Ma non dovrebbe accadere. Cosa c’entra la bellezza con la capacità di amministrare?
Ha parlato in queste settimane con la Bedori? Le aveva confidato questi problemi?
Ci siamo sentite solo via telefono, su temi di programma. Non mi aveva mai parlato di questi fatti, non ci sarebbe stato tempo e modo. Mi dispiace molto per quanto le è accaduto, ma con questo sfogo Patrizia ha dimostrato la sua sincerità, la sua qualità umana: spero che la metta a frutto per la comunità, anche in futuro.
Lei è una bella donna. Il suo aspetto l’ha aiutata?
No, io sono stata scelta sul territorio per il lavoro fatto in questi anni. E non valuto le persone in base al loro aspetto.
Guido Bertolaso ha invitato Giorgia Meloni a non candidarsi “perché deve fare la mamma”.
C’è una parte del Paese ancora convinta che una donna debba scegliere tra lavoro e famiglia. Un modo di pensare vecchio.
Anche lei è madre da poche settimane. A novembre, quando è stata scelta da 250 grandi elettori del M5s a Torino, non le hanno posto il problema?
Mi hanno solo chiesto se me la sentivo di candidarmi. Non volevano costringermi, caricarmi di un peso. E io ho risposto che me la sentivo. Del resto sono stata fortunata: ho avuto una gravidanza serena, la mia famiglia mi ha aiutata, ho una sicurezza economica. E poi, guardi, tante mamme lavorano, magari svolgendo professioni usuranti. Perché non lo dovrebbe fare una donna impegnata in politica?
L’Italia è un paese misogino?
C’è ancora molto da fare. Un rapporto di Open Polis appena uscito dimostra come siano ancora poche le donne che ricoprono ruoli apicali in politica o nella pubblica amministrazione. E poi le retribuzioni femminili sono mediamente più basse. La vera parità è ancora lontana.
Anche nel M5s? Lo sfogo della Bedori può essere una spia.
No. A queste Comunali il Movimento ha tante donne candidate come sindaco, in grandi città. E poi la mia storia racconta che non esiste discriminazione: nel 2011 nel Consiglio comunale di Torino siamo entrati io e un collega, e nelle circoscrizioni municipali il M5s è rappresentato per il 40 per cento da donne.
Però il problema generale esiste. Come si rimedia, magari con le quote rosa?
Non le amo. Se la partecipazione è libera, come nel Movimento, non penso siano necessarie. Devono essere uno strumento limite, magari da imporre per certi consigli di amministrazione.
Lei ha varato una sorta di bando per scegliere la giunta, prima del voto. Quante donne si sono proposte?
In un mese sono arrivati 250 curricula, quasi la metà da donne.
E in giunta quante saranno?
La mia intenzione è garantire la piena parità di genere, metà e metà. Ora posso salutarla? Vado a vedere se la bimba dorme.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 15 marzo 2016 – pag. 3

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