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11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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lunedì 26 ottobre 2015

Xylella: proteste in piazza a Torchiarolo

Lecce. “Giù le mani dai nostri ulivi”, questo l’urlo di rabbia gridato questo pomeriggio a Torchiarolo da migliaia di cittadini, agricoltori, rappresentanti della società civile, dei comitati e delle istituzioni. Una manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle insieme ai comitati per la difesa degli ulivi, tra le altre il forum “ambiente e salute”, csv salento, il comitato “no carbone” e tutto “il popolo degli ulivi”. Manifestazione che ha visto una grande partecipazione del popolo salentino riunito in una marcia che ha attraversato le strade di Torchiarolo e che è sfociata nella piazza principale dove si sono alternate le voci di esperti, ricercatori ed esponenti della politica. Tutti concordi nel ribadire il loro “no” al Piano Silletti ed alle eradicazioni. Presenti i rappresentanti istituzionali del Movimento 5 Stelle ed in particolare l’eurodeputata Rosa D’Amato, i portavoce al Senato salentini Maurizio Buccarella, Barbara Lezzi, Daniela Donno e Diego De Lorenzis oltre ai consiglieri regionali pentastellati Viviana Guarini, Gianluca Bozzetti, Cristian Casili e Mario Conca.
“E’ stata una manifestazione senza bandiere perché questa è una battaglia che non deve avere colore politico. E’ una battaglia per la difesa dei nostri ulivi e della nostra terra che tutti i cittadini pugliesi hanno il dovere di combattere – dichiarano i portavoce pentastellati – E’ stata una manifestazione che ha visto una grande partecipazione di cittadini ed esperti provenienti da tutto il Salento. Una manifestazione molto sentita perché molto sentita qui è la problematica.”
I primi ad intervenire sono stati i portavoce in parlamento per il M5S che hanno parlato di grandi responsabilità dell’Europa e del Governo nazionale e regionale ricordando le parole di Emiliano in campagna elettorale “sulla questione Xylella scatenerò l’inferno”, “al momento – hanno denunciato i parlamentari – tutto ciò che abbiamo visto è stato solo un immobilismo colpevole della Regione”.
Successivamente hanno parlato i consiglieri regionali pentastellati insieme alla europarlamentare Rosa D’Amato, le cui voci si sono alternate a quelle di esperti e ricercatori: “Queste eradicazioni si fanno al solo scopo di rispettare le prescrizioni delle decisioni di una Europa che è la prima responsabile di questo disastro epocale – denuncia il consigliere agronomo M5S Cristian Casili – avendo disatteso ed eluso la Direttiva 2000/29/CE del Consiglio dell’8 maggio 2000 che imponeva il controllo di materiale infetto da xylella fastidiosa proveniente dal Centro America. Solo oggi qualcuno già denuncia possibili focolai anche a Barletta, qualcosa che avevamo annunciato già da molto tempo: la Xylella è già oltre il Salento e non ha confini. Questo a dimostrazione del fatto che creare una zona cuscinetto eradicando migliaia di ulivi è una operazione che ribadiamo essere assolutamente inefficace e che servirà solo a creare un danno irreversibile che segnerà per sempre il nostro territorio. Una vergogna per un popolo che ha costruito la sua territorialità sull’ulivo e solo qualche giorno fa a Tormaresca e San Pietro Vernotico abbiamo visto secoli di storia in pochi minuti". Incalza la consigliera Guarini che denuncia le responsabilità di Emiliano e della Regione Puglia: “Emiliano si prenda le proprie responsabilità dal momento che le determine dirigenziali per gli abbattimenti sono determine che partono dalla Regione Puglia. Questo a dimostrazione che la Regione Puglia ha tutto il potere di rallentare le eradicazioni almeno fino a febbraio, mese in cui terminerà il periodo di commissariamento e la “palla” tornerà finalmente alla Regione che avrà la possibilità di gestire la questione eradicazioni nel modo che i cittadini pugliesi, e non l’Europa, riterrà più opportuno. Invece assistiamo ad una accelerazione del piano eradicazioni che ci fa venire il sospetto che Emiliano voglia evitare di occuparsi di questa questione scottante in prima persona”. Il consigliere brindisino Gianluca Bozzetti invita invece i cittadini a “resistere per difendere il proprio territorio” perché è un “dovere morale, aver cura della terra che lasceremo ai nostri figli”.
I consiglieri regionali hanno concluso il loro intervento annunciando la discussione nel corso del consiglio di martedì prossimo di un ordine del giorno già calendarizzato proprio sulla tematica Xylella, queste le richieste: sospensione del piano Silletti previa valutazione della legittimità delle procedure, istituzione di un tavolo permanente multidisciplinare che coinvolga ricercatori, comitati e associazioni spontanee e invito dell’EFSA e dei commissari europei a valutare l’efficacia delle eradicazioni alla luce anche di casi fallimentari eclatanti come quello di Trepuzzi.
Ha preso poi la parola anche l’eurodeputata Rosa D’amato: “Di fronte all immobilismo di europarlamentari come De Castro abbiamo dovuto muoverci noi portando a Bruxelles scienziati e i ricercatori. – anche lei punta il dito contro l’immobilismo del Presidente della Regione – Emiliano tempo fa mi disse che sul caso Xylella si sarebbe dovuto “leggere le carte” per capire se e come fermare le eradicazioni, oggi mi chiedo quanto tempo ancora gli serva dal momento che le eradicazioni sono già partite. Le carte noi le abbiamo già studiate da tempo e le conosciamo bene. Anche quei due milioni per la ricerca che oggi dice di aver stanziato – denuncia l’europarlamentare tarantina – sono gli stessi che aveva gia stanziato Vendola quindi a nostro parere sono soltanto una presa in giro. Per non parlare dei criteri di accesso a questi fondi per cui cercano profili che si occupino della “suscettibilità varietale del germoplasma olivicolo e del miglioramento genetico finalizzato alla resistenza al patogeno”, ovvero ricercano profili che invece di elaborare soluzioni alle cause del problema si dovrebbero occupare di studiare il patogeno per comprendere se esistano ad esempio, specie che possano resistere al batterio. Si preoccupano come sempre di curare la malattia e non le cause.”
“Oggi – concludono i cinquestelle – la nostra priorità deve essere una ed una soltanto: impedire questa ingiustificata mattanza di ulivi causata da una classe politica irresponsabile per questo continueremo a ribadire compatti insieme ai cittadini pugliesi, ai comitati, ai ricercatori e alle associazioni: “giù le mani dai nostri ulivi”.”
da Redazione Stato Quotidiano

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Intervento di Barbara Lezzi a Torchiarolo nella manifestazione in difesa degli Ulivi
La strage degli ulivi nel Salento è il più grave esempio di perdita di sovranità a cui stiamo assistendo. Costringono con il plagio all'eradicazione. Non informano del perché sussisterebbe l'esigenza di eradicare malgrado questa pratica sia fallita nel resto del mondo. Non rispondono alle interrogazioni dei parlamentari, dei consiglieri e, soprattutto, dei cittadini e coltivatori. Non si conoscono le procedure con cui si è affidato il servizio di eradicare, a pensar male si fa prestissimo in questa opacità. Verranno fuori le solite mazzette all'italiana? Inducono a pensare che il solo nemico sia il batterio invece sono: la Regione Puglia in primis (vecchia e nuova giunta), i comuni interessati, il Governo nazionale e la Commissione europea. Tutti a servizio delle lobbies. Il Salento sta reagendo, ha piena consapevolezza di tutto e non intende piegarsi. Sarà bene che tutti gli attori coinvolti se ne facciano una ragione




lunedì 14 settembre 2015

Xylella, l’unico turista non gradito nel Salento

NESSUN RIMEDIO
È iniziata la raccolta delle olive, quest’anno va meglio del 2014,
ma l’epidemia sta avanzando verso nord
E la Procura di Lecce indaga per diffusione colposa di una malattia delle piante




Tra poche settimane, in tutta Italia, partirà la raccolta delle olive. L’annata è buona, ma in Puglia un calo, anche se minimo, ci sarà a causa del numero di piante abbattute o malate. Un dramma che per gli agricoltori pugliesi si chiama Xylella fastidiosa. Era l’ottobre del 2013 quando venne accertata qui la presenza del patogeno da quarantena, cui viene attribuito (ma al momento non c’è certezza scientifica) il disseccamento rapido degli ulivi. A due anni di distanza una cura non c’è e lo stato di emergenza dichiarato nel febbraio 2015 è stato prorogato di altri sei mesi dal Consiglio dei ministri. L’epidemia, intanto, avanza verso nord. Gli ultimi focolai sono stati individuati durante l’estate a Torchiarolo. Nel frattempo, la Procura di Lecce continua a indagare per diffusione colposa di una malattia delle piante. A fronte di un’emergenza senza precedenti in Italia, la parola d’ordine è eradicare le piante infette. “Infette”, non secche. Perché, spiega la dottoressa Anna Percoco, funzionaria dell’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia, “nel momento in cui si accerta la presenza di Xylella, anche se la pianta non riporta segni evidenti di disseccamento, essendo un batterio da quarantena, per legge ho l’obbligo di eradicarla”. Ma gli abbattimenti sono solo una misura di contenimento, non di cura. E per renderla più indolore, evitando le proteste, il nuovo piano del commissario straordinario Giuseppe Silletti, da approvare entro fine mese, prevede la formula del contributo pubblico all’espianto. Il territorio pugliese è stato suddiviso in quattro aree: la zona a nord, di sorveglianza (con una superficie di uliveti pari 46.169 ettari); quella cuscinetto (32.020 ettari); una di contenimento (24.708 ettari) e l'area a sud, la più colpita (dove ormai non si effettuano più il monitoraggio). Le aree infette sono distribuite su 113.370 ettari, ma come spiega Silvio Schito, dirigente dell’Osservatorio Fitosanitario, “il dato riferito alle superfici monitorate in termini di ettari non è facilmente quantificabile”. Le piante finora abbattute sono circa 200.
“È una malattia nuova – dice Donato Boscia responsabile dell’Istituto di Virologia del Cnr di Bari –fino a questo momento non c’è nessuna evidenza di reversibilità né segnali di ripresa”. La situazione è complessa, si lavora con difficoltà. “I dati a disposizione sono carenti”, spiega il professor Boscia. Lo conferma lo stesso Schito: “Non è facile quantificare le superfici controllate, le nostre priorità sono le zone cuscinetto, di sorveglianza e la zona di 20 km di contenimento, ma per la vastità del territorio e considerato che allo stato attuale le risorse umane costituiscono il fattore limitante, si sta dando precedenza alle zone a rischio”. Carenza di risorse umane, dunque. Allora perché non coinvolgere studenti e ricercatori? Fino ad oggi, salvo l’annuncio del ministro Martina di un finanziamento di 4 milioni di euro per una ricerca, non c’è stato alcun bando dedicato. Lo denunciava diversi mesi fa anche il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) sul suo blog: “Con i finanziamenti ricevuti, la giunta guidata da Vendola avrebbe dovuto predisporre un bando dedicato al mondo scientifico per studiare il fenomeno e gestire il futuro che attende i coltivatori pugliesi. E, invece...”. Invece, c’è chi si è messo a lavoro da solo. “In sei mesi, abbiamo speso almeno 30 mila euro di tasca nostra”, dice Fabio Ingrosso, a capo di Copagri Lecce. A maggio sono state avviate le sperimentazioni per provare a curare dieci ettari. Le piante, molte delle quali date per spacciate, hanno ripreso a vegetare. Ma a crederci sono solo loro: confederazione agricola, dodici aziende che hanno messo a disposizione i terreni e due ricercatori dell’Università di Foggia, Antonia Carlucci e Francesco Lops, che lavorano gratis. Si procede per tentativi. A Veglie, rischiano di essere abbattuti alberi sottoposti alla cura del professor Marco Scortichini, direttore del Crea di Caserta, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. È stato lui a redigere il protocollo di diagnosi di Xylella per l’Organizzazione Europea per la Protezione delle Piante. Da dicembre somministra agli ulivi estratti di rame e zinco. “I tagli sono inutili. Non si capisce – spiega Scortichini –che per la prima volta al mondo si sta facendo una sperimentazione ampia, direttamente in campo per il controllo di Xylella su una pianta ospite primaria”.
Oltre al supporto, si aspetta il coordinamento di queste esperienze: nel 2010, sono stati avviati campi di prova contro la lebbra dell’ulivo, un’altra fitopatia. Non si è saputo nulla. L’unica certezza è che sono sorti intorno a Gallipoli, proprio nell’area e nel momento in cui anche questa storia ha avuto inizio. Una coincidenza che non sfugge a chi da oltre un anno indaga, a carico di ignoti, per diffusione colposa di una malattia delle piante. La Procura di Lecce fatica ad avere risposte. È certo che in quell’occasione sono stati testati prodotti autorizzati eccezionalmente. Se n’è fatto un uso improprio? Gli interrogativi, tanti, restano sulla scrivania dei pubblici ministeri della Procura Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci.
Sono stati chiesti altri sei mesi di tempo per concludere le indagini, delegate al Nipaf del Corpo Forestale dello Stato. Si aspettano le relazioni dei consulenti, soprattutto di quello informatico, che sta passando al setaccio i pc sequestrati ai ricercatori del Cnr di Bari e del Dipartimento di Scienze del suolo dell’Università di Bari. L’obiettivo è capire se Xylella sia mai stata riscontrata prima dell’ottobre 2013, data in cui è stata certificata la sua presenza. Perché i conti non tornano: per prima cosa, già nell’autunno 2011 erano stati segnalati sintomi di disseccamento degli ulivi, ma si è intervenuti solo due anni dopo. E poi, nell’ottobre 2010, presso l’Istituto agronomico mediterraneo di Bari, è stato formato personale per fronteggiare un rischio ipotetico di introduzione in Europa di Xylella, ciò che in seguito si è verificato davvero. Preveggenza?