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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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giovedì 14 aprile 2016

M5S cambia tutto: direttorio, nuova segreteria e meet up

Si ripartirà nel segno di Rousseau, la piattaforma che è l’ultimo sogno avverato del guru. E con una struttura più larga. Una segreteria a 5Stelle, cucita sul Direttorio e su Luigi Di Maio, il candidato premier naturale: ma con sotto-deleghe e poteri anche per altri parlamentari. In più, arriveranno regole per riordinare i meet up, i gruppi sui territori. Perché i giovani vertici sanno che serve più organizzazione per reggere senza Gianroberto Casaleggio: il co-fondatore, la guida politica. E allora arriveranno novità. Nel giro di settimane.
Da Rousseau alla periferia
Casaleggio l’aveva posto tra le sue ultime volontà: “Appena muoio, Rousseau deve andare in rete”. Scomparso il suo creatore, sulla Rete ha debuttato la piattaforma riservata agli iscritti del M5s, seppure in forma embrionale. Ieri decine di parlamentari hanno rilanciato il post che la racconta, con un hashtag che è slogan e terapia di gruppo: #ilsognocontinua. Perché Rousseau, “il sistema operativo del M5s” è questo: un segnale di continuità, ma pure di cambiamento. Casaleggio voleva un Movimento dove tutte le sue parti si parlassero tramite il web. Nel quale i meet up e gli iscritti potessero interagire con gli eletti e scambiarsi informazioni, suggerire idee, proporre leggi. Dentro la piattaforma i gruppi locali avranno uno spazio apposito. Servirà per dare loro voce, ma anche per controllarli. “Li metteremo a sistema” spiega una fonte. Anche con nuove norme. Niente più meet up doppi in una singola città, pronti a rivaleggiare sotto elezioni (come nelle ultime Comunarie). Per restarvi bisognerà dimostrare costanza nella partecipazione, a riunioni e iniziative. No ad arrivisti e infiltrati. Con una clausola importante: “I meet up non sono il Movimento”. Regola ribadita da Grillo alla festa nazionale di Imola, in ottobre. Come a dire che il M5s non è scalabile.
Gerarchie, nuovi ruoli e simbolo
A guidare i 5Stelle dopo la bufera sarà il Direttorio, con in prima fila i tre big, Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico. Davide Casaleggio, il primogenito del guru, gestirà il blog di Grillo e la parte web. È un tecnico. Ha aiutato molto il padre, soprattutto nell’ultimo anno. Ma non ha velleità di subentrare come erede. Conterà, perché il blog, il motore del M5s, resterà nelle sue mani. Le redini politiche però le terrà il Direttorio romano: che non verrà allargato. Ma alcune funzioni verranno distribuite, con sotto-deleghe ad altri parlamentari. Anche qui, torna in gioco Rousseau: divisa per settori, affidati a singoli parlamentari. “Le deleghe della piattaforma potrebbero anche coincidere con le sotto-deleghe del Direttorio” raccontano. In Rousseau la lex nazionale (la partecipazione alla scrittura delle leggi proposte dai parlamentari) è affidata al deputato Manlio Di Stefano e alla senatrice Nunzia Catalfo. E l’e-learning (lezioni sulle strutture in cui sono inseriti gli eletti) spetterà al senatore Nicola Morra. Nomi che potrebbero riapparire nel l’organigramma apicale. Come il deputato Alfonso Bonafede. Ma arriveranno altre nomine. Verrà allargato il comitato d’Appello, a cui si possono rivolgere gli espulsi. Ora è composto dalla deputata Roberta Lombardi, dal senatore Vito Crimi e dal consigliere regionale siciliano Giancarlo Cancelleri. Diventerà a cinque, con l’entrata forse di due senatori (si fa il nome di Carlo Martelli). E poi c’è il simbolo, di proprietà di Grillo. “In futuro arriverò a cedere il marchio” aveva ammesso al Corsera pochi giorni fa. Succederà a breve. Il logo dovrebbe passare all’associazione M5s, di cui sono soci lo stesso Grillo, come presidente, il nipote Enrico e un commercialista di Genova. Un passo imposto anche dal disegno di legge sui partiti, che consente di correre alle elezioni solo alle organizzazioni con personalità giuridica. Ma nell’associazione potrebbero entrare anche i parlamentari, i big. A ribadire il passaggio di consegne.
Beppe Grillo, il garante resta l’ex comico
E lui, e Grillo? Nelle prossime settimane sarà più presente, tour teatrale permettendo. Sa di dover accompagnare il Direttorio nei primi passi da solo, anche per contenere i mal di pancia (che ci sono). Sarà nei comizi che contano per le Comunali: a Roma, a Torino, a Bologna. Ma non tornerà il comandante. Rimarrà da garante. A guidare saranno i giovani. Sarà Luigi Di Maio. 
Il FQ 14 aprile 2016 – pag. 6

mercoledì 6 aprile 2016

Grillo passa le consegne: “Cederò gestione e logo”

Il comico accelera: “Ci affideremo a persone nate con il M5s, processo già in corso”
Il passo di lato l’ha già fatto e lo rivendica, quasi euforico: “Voglio tornare a fare il comico, fare liberamente battute anche sui vegetariani, è la mia natura che scalcia”. Ma Beppe Grillo, il fondatore che è ancora il garante dei Cinque Stelle, guarda già alla successione definitiva: “Io voglio che il Movimento diventi una sorta di gestione fatta da persone che vi sono dentro, che sono nate con me e con Gianroberto Casaleggio. Succederà, è un processo di cambiamento che è già in corso”. Al Corriere.it, Grillo conferma il cambio di pelle dei suoi 5Stelle. È già il presente, il passaggio di consegne al Direttorio. E forse non è lontana neppure la cessione del marchio del Movimento, di proprietà esclusiva del comico, ai parlamentari di prima fila. La dote formale al Luigi Di Maio che incontra ambasciatori e spunta da ogni tv, da candidato premier non ufficiale ma evidente. Ad Alessandro Di Battista, l’unico che può (e vuole) competere con Di Maio per popolarità e peso interno. E a una struttura di coordinamento (leggi, di comando) che dovrà per forza allargarsi, perché il M5s ha 1700 eletti sparsi per l’Italia, e cinque persone ai vertici non possono bastare.
Ma i parlamentari dovranno presto trovare nuovi equilibri. Perché si sta gradualmente ritraendo anche il co-fondatore Casaleggio, la guida politica. Il “guru” ancora ascolta, consulta, talvolta ordina (come sulle unioni civili). Nel prossimo futuro però sarà meno coinvolto, deciso anche a lui a lasciare sempre più spazio a Di Maio e ai parlamentari. Il baricentro si sposterà da Milano a Roma. I vertici ne hanno già parlato nella riunione dell’11 marzo scorso, negli uffici milanesi della Casaleggio associati. C’erano Casaleggio senior, suo figlio Davide, Grillo, e i cinque del Direttorio. Ore di riunione, per pianificare rotta e iniziative per le Comunali. Soprattutto a Roma e Torino, le piazze da vincere, dove Grillo potrebbe comparire nei comizi (sarà anche a Bologna, dicono). Ma anche piani per i prossimi mesi del M5s. E discussioni sul suo assetto.
Si lavora a una “segreteria”, a un Direttorio con nuove deleghe. Potrebbe entrarvi Paola Carinelli, deputata milanese fedelissima di Casaleggio, data in ascesa. Ma il Grillo che parla di “persone” nate col Movimento schiva il termine parlamentari. Ergo, nel coordinamento potrebbero entrare anche eletti locali. E chissà quanto peso avrà il figlio di Casaleggio, tema tutt’altro che secondario. Probabilmente nella riunione-fiume si è parlato anche della cessione del marchio, registrato da Grillo nel 2012 all’ufficio marchi e brevetti del ministero dello Sviluppo economico. Il giornalista del Corsera gli chiede per due volte del tema, (“Cederà il marchio?”) e l’artista alla fine risponde: “Succederà, io ho già tolto il mio nome dal simbolo”. Ora per il fondatore è di nuovo tempo di palco, con la seconda tornata di date per lo spettacolo Grillo vs Grillo. Si riparte venerdì, a Livorno. Ma il comico che vuole tornare a esserlo è ancora dentro la politica. “Se Virginia Raggi non vince a Roma, divento un serial killer di acari o mi do fuoco in piazza” scriveva ieri nel suo lungo intervento sul Fatto. Scherzando, ribadiva che il M5s nella Capitale vuole vincere a tutti i costi, come trampolino verso le Politiche. Inevitabili da qui a un anno, a detta del Direttorio e di Casaleggio. “Renzi e i suoi non ce la fanno più a reggere” ripete da giorni Di Maio nelle chat interne. Presto però anche il M5s dovrà dimostrare di sapersi reggere. In piedi, e da solo: o quasi.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 6 marzo 2016 – pag. 14