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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

lunedì 19 ottobre 2015

Imola, sul palco sale il governo Cinque Stelle

IL RADUNO - Casaleggio lancia il primo punto del programma: “Via la prescrizione”.
Sul resto, fa parlare i potenziali ministri


La lusinga arriva dopo ore passate sotto la pioggia. Alessandro Di Battista si rivolge agli attivisti del Movimento, riuniti a Imola in assemblea nazionale: “Tra di voi ci sono i prossimi parlamentari, i prossimi ministri, i prossimi sottosegretari della Repubblica. Perché no? Perché no?”. Lo ripete due volte, Di Battista. Poi, cambia registro e attacca dieci minuti di discorso che catapultano, lui, alla Farnesina. La Siria e i migranti, Emergency e il Ttip: il posto come prossimo ministro degli Esteri, se va come M5S spera, è già occupato. Non si tratta solo di ambizioni personali. Sul palco della kermesse Cinque Stelle, zitta zitta, ha sfilato la squadra del potenziale governo grillino. La scaletta degli interventi è stata studiata in maniera precisa, non senza provocare qualche malumore tra gli esclusi dal palco. E ai parlamentari “prescelti” sono stati affidati discorsi assolutamente tematici. Deragliano in pochi (Paola Taverna, per dire, infila una intemerata in romanesco), gli altri si calano appieno nel ruolo che chissà se verrà. Barbara Lezzi e Carla Ruocco si concentrano sull’Economia, Alfonso Bonafede illustra i temi della Giustizia, Di Battista parla di Esteri e Roberto Fico solo di Rai. Sono i temi di cui si occupano in Parlamento, si dirà, naturale che parlino delle cose che conoscono meglio. Ma è proprio chi ha contribuito all’organizzazione della due giorni a far notare che le vetrine non sono state assegnate a caso. Luigi Di Maio, il suo discorso da premier, lo aveva fatto sabato. Inclusivo, rassicurante, mediatore: se vinciamo, ha detto in sostanza il vicepresidente della Camera, non faremo prigionieri. Non è lui, in questa fase, a curare la lista dei colleghi che lo potrebbero affiancare. Decide Milano. E quando ieri, Gianroberto Casaleggio, ha messo in fila alcune cose di metodo e di merito (tipo: “La piattaforma va migliorata”,

“Per prima cosa aboliremo la prescrizione”), non ha mancato di ribadire che la scelta della squadra di governo sarà affidata “agli attivisti”. Non è una novità, certo. Eppure, è ancora dall’interno del Movimento che fanno notare come, Costituzione alla mano, la proposta sui ministri spetti sempre al presidente incaricato. E, aggiungiamo noi, ai due leader che, in questi due giorni, hanno già marcato il confine tra chi a quei posti può aspirare e chi no. Ieri, alla base, è arrivata anche la strigliata di Roberto Fico. Il responsabile dei meet up, insieme a Di Battista, ha ascoltato e risposto per ore alle sollecitazioni degli attivisti: “Quando ho cominciato, nel 2005, volevamo cambiare il mondo senza candidarci a niente. Non rovinate questo sogno. Questo è un non-Movimento, voi siete dei non-meet up e il nostro è un non-leader”. Si fa per dire. Quando comincia il discorso conclusivo del raduno di Imola, Beppe Grillo guarda dritto negli occhi i parlamentari sul palco con lui: “Siete dei miracolati. Fino a due anni fa non guadagnavate un cazzo, ora quello che non guadagna più sono io”.

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