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lunedì 19 ottobre 2015

Il mediatore - Nelle mani del vicepresidente della Camera la grana Pizzarotti: “Restiamo uniti”

Di Maio fa già il leader, vertice al bar con i sindaci


Un’ora e mezza senza microfoni, senza comizi, senza selfie. Novanta minuti passati a prendersi lamentele e proteste dagli amministratori che si sentono troppo soli. Ma pure a controbattere, a promettere novità, a cercare soluzioni. In un bar a un passo dall'autodromo di Imola, colui che studia da candidato premier, Luigi Di Maio, indossa i panni del mediatore: e attorno alle 10.30 si siede al tavolo con il dissidente che non arretra, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.
Assieme a loro, nel locale stipato di famigliole, attivisti e podisti in calzoncini, gli altri primi cittadini del Movimento: da Fabio Fucci di Pomezia ad Alvise Maniero da Mira, vicino Venezia. Due gli assenti, e di peso: il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, e quello di Civitavecchia, Andrea Cozzolino. Ma sono tanti, gli amministratori che vogliono risposte da Di Maio, responsabile degli enti locali nel Direttorio, quindi il loro referente ufficiale. In prima fila c’è Pizzarotti assieme al suo capogruppo Marco Bosi, ancora arrabbiati per l’agorà dei sindaci piazzata alle 10 di mattino del sabato, quando l'autodromo era un deserto. Ma il coro è più o meno unanime: ci avevate promesso un coordinamento, incontri periodici a Roma e invece siamo sempre lì nei Comuni a combattere in solitudine, senza una copertura politica. C’è solo una chat su WhatsApp , dove scambiare idee con Di Maio: troppo poco. All’inizio parlano soprattutto Pizzarotti e Bosi. E l’atmosfera è tesa. “No, no, non è così” sentono ripetere al sindaco, a voce alta. Di Maio scuote il capo, sorride amaro. Ma non sbotta mai. Vuole ricucire, con il Pizzarotti che pure è un paria agli occhi di Gianroberto Casaleggio. Ma che nel deputato campano ha sempre trovato un referente, capace di bloccare la sua espulsione nel dicembre 2014, rabbonendo proprio il guru. Di Maio va dritto: “Federico, se tu ogni volta te ne esci con parole eccessive sui giornali come faccio a ricucire con su?”. E quando parla di “su” il vicepresidente della Camera si riferisce a Milano, a Casaleggio. Pizzarotti replica: “È vero, mi sono arrabbiato nelle ultime ore. Ma era un anno che non dicevo nulla di duro”. Di Maio concede: “L’agorà è stata fissata a un orario sbagliato, era troppo presto. Ma non c’era nessuna voglia di penalizzarvi”. Parlano anche gli altri. Tra i più loquaci, Federico Piccitto, sindaco di Ragusa, che ha molto traballato per aver detto sì alle trivellazioni nel giugno scorso. “Una scelta obbligata” aveva spiegato. Ma diversi parlamentari avevano chiesto la sua testa. E Di Maio aveva tamponato. Nel bar di Imola, il sindaco siciliano invoca la presenza sul territorio dei parlamentari, appoggio. “La mia maggioranza ha tenuto in Consiglio, ma voi ci dovete aiutare, il Movimento deve tutelare i suoi amministratori”.
Ai colleghi dopo dirà: “Senza autorità non c’è responsabilità, almeno una volta lui deve venire a Ragusa ”. Lui, Di Maio, ascolta paziente. Sa che fuori del bar con vetrata ci sono cronisti. Prima di uscire, concede foto ricordo. Poi afferma: “È stata una riunione operativa, c’è l’esigenza di tenere assieme sindaci, giunta e consiglieri sui territori”. Ossia di evitare che i consiglieri facciano scherzi ai primi cittadini, votandogli contro (vedi il no a Nogarin sul bilancio). L’imperativo è scongiurare lotte tra correnti, soprattutto tra meet up. E le riunioni? “Cominceremo a farle a Roma con i sindaci. Poi io andrò nelle varie città a incontrare tutti gli eletti”. I sindaci ci sperano: “Potrebbe essere la volta buona”. Pizzarotti scappa via: “Non dico nulla”. Ma poi, tra un gazebo e l’altro, parla eccome: “Come potenziale candidato premier Di Maio è il migliore, è quello che rappresenta meglio il M5s”. Invoca: “Serve un meet up nazionale, sui programmi e su cosa serve per lavorare”. L’incontro con Grillo, come di consueto, non c’è stato. Il sindaco è secco ma non chiude: “Per incontrarsi serve la volontà reciproca, e da parte mia c’è sempre stata. La ragione non è mai da una parte sola”. Il moderatore Di Maio potrebbe apprezzare.


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