VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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venerdì 6 novembre 2015

Tutti i numeri di #Italia5Stelle

Siete stati bravi”, queste tre semplici parole le abbiamo sentite tante e tante volte dopo Italia5Stelle a Imola, e sono la più bella ricompensa per tanto lavoro.
Perché abbiamo lavorato tanto, ce l’abbiamo messa tutta. D’altronde è un po’ nel nostro stile, fin dall’immenso evento di San Giovanni 2013: ogni volta accettiamo la difficile sfida di dimostrare che il MoVimento 5 Stelle ce la fa, che anche semplici cittadini volontari sono in grado di prendere in mano un’organizzazione complessa e costosa e sanno portarla al successo. Senza sbagli, senza sprechi, senza inciuci, senza gravare sulle finanze pubbliche, senza perdersi d’animo e con l’amore di quando si crede davvero in qualcosa.
Crediamo, nel nostro piccolo, di essere un po’ un simbolo di quello che può e sa fare il MoVimento 5 Stelle. Noi ci siamo già messi alla prova.
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- 400 volontari, tra accoglienza, ambiente, logistica, ristoro, merchandising, area bimbi, staff palco, assistenza evento, amministrazione
- 30 persone di staff di coordinamento
- 4 mesi di lavoro
- 2700 mq coperti
- 17 padiglioni istituzionali
- 3 punti ristoro, 1 ristorante, 4 punti merchandising, 2 punti accoglienza
- 2 piazze agorà per 18 agorà nei due giorni
- 1 palco 20x10 mt
- 12 ore di palco tra sabato e domenica
- 200.000 persone accolte nei due giorni di manifestazione (malgrado la pioggia)
- 600 bimbi accolti e intrattenuti nell'area dedicata
- migliaia di litri di acqua erogata
- 5,7 tonnellate di rifiuti raccolti, così differenziati per l'86%:
- 2,08 t umido/organico
- 0,820 t indifferenziato
- 1,62 t carta e cartone
- 0,54 t plastica
- 0,08 t alluminio
- 0,560 t vetro
- 100 tende
- 450 camper
- 100 pullmann
- 70 disabili accreditati
- 650 commensali alla cena "aspettando Italia5Stelle2
- 35.300 € costo autodromo e servizi annessi


…più infiniti complimenti per la pulizia, l’organizzazione, la viabilità arrivati dall’autodromo, dai cittadini, dai taxisti, dai turisti. Un grazie alla città di Imola e a tutti per il sostegno e la partecipazione!

lunedì 26 ottobre 2015

Lettera aperta di Riccardo Fraccaro (M5S): “Riusciremo a cambiare il nostro Paese!”

Si riceve e volentieri si pubblica la lettera aperta ai cittadini del deputato pentastellato Riccardo Fraccaro in merito alle costanti battaglie portate avanti nelle istituzioni dal M5S, come ricordato al recente raduno nazionale “Italia 5 Stelle” all’Autodromo di Imola.

"Amiche e amici a 5 stelle,
mentre vi scrivo ho ancora impresso nella mente il ricordo della due giorni fantastica di Italia 5 Stelle a Imola. È stato bello ritrovare e riabbracciare tanti di voi e ancor più bello è stato rendersi conto di come siamo cresciuti e maturati a distanza di un anno. Il MoVimento 5 Stelle fa passi da gigante e il merito è soprattutto vostro: che ci aiutate, ci sostenete, condividete i nostri post e le nostre iniziative, diffondete i nostri progetti, approfondite le notizie… Insomma: sono tornato da Imola stanco, ma con il cuore pieno di orgoglio per quello che insieme rappresentiamo e con la certezza che un governo a 5 Stelle non solo è possibile, ma è anche sempre più vicino! Riusciremo a cambiare il nostro Paese, come già stiamo facendo nelle istituzioni e sui territori.
Ma il lavoro da fare è ancora parecchio e noi dobbiamo tenere alta l’attenzione e vigilare, perché i partiti cercano sempre di ingannare i cittadini nascondendo la verità: è questo che gli consente di mantenere intatti sprechi e privilegi. Di recente hanno detto di aver abolito i vitalizi… sbagliato! Loro vanno in pensione a sessant’anni (e che pensione!), la gente comune deve lavorare più di quarant’anni per poi intascare una pensione da fame. E sulle tasse, un altro mare di bugie. Altro che Italia col segno più: la legge di stabilità sarà una manovra da lacrime e sangue, che colpirà ancora una volta gli onesti contribuenti, favorendo i poteri forti che sostengono il nominato premier. Pensate che invece di affrontare la corruzione nella Sanità che ci costa 6 miliardi di euro l’anno, Renzi preferisce tagliare di 3 miliardi il Servizio sanitario e introdurre il pagamento di 280 prestazioni mediche: un attentato alla salute dei cittadini. Come se non bastasse ora Renzi pretende anche di occupare le TV pubbliche con il Governo… è peggio di Berlusconi! Anch’io ho preso la parola in Aula per denunciare che la riforma della Rai del nominato premier è peggio della legge Gasparri e trasforma definitivamente il servizio pubblico in un servizietto privato: nasce TeleRenzi. Aiutateci a smascherare le bugie della casta, perché solo con un Governo di cittadini si potranno cancellare le ingiustizie su cui si regge la partitocrazia.
Lo Stand del Trentino Alto Adige ad Imola

Sapete amici, sono tante le cose che il sistema non vi dice: in queste settimane il Governo sta attuando una controriforma autoritaria che porta il Paese verso una deriva centralista. Con il combinato disposto dell’Italicum e del ddl incostituzionale il Pd vuole imporre l’accentramento dei poteri a svantaggio dei territori, ma non basta: in Senato è stato addirittura accolto un odg sulle Macroregioni che smantellerà di fatto gli enti locali. Renzi condanna a morte l’Autonomia del Trentino Alto Adige, Rossi e Kompatscher che fanno? Lo sostengono rendendosi complici di questo scempio. Renzi ha disposto bene le sue pedine sui territori ed ecco quindi che non ci stupisce la nomina del senatore PD Tonini a presidente della Commissione bilancio (grazie ai voti dei verdiniani): è la contropartita per aver svenduto a Renzi l’Autonomia del Trentino-Alto Adige.
Un altro aspetto di cui ho sottolineato i forti limiti è quello legato alla nuova figura dei senatori sindaci, introdotti dalla riforma del Senato: in Trentino ne abbiamo già uno, Vittorio Fravezzi, senatore e sindaco di Dro. Il risultato della sua doppia carica è che da quasi tre mesi a Dro non si fa consiglio comunaleLa prova lampante che le riforme servono solo a tutelare la casta. Noi glielo abbiamo fatto notare, lui sapete che ha fatto? Ha scaricato la colpa sul Presidente del Consiglio, sul suo stesso partito!
Purtroppo i problemi non sono solo a livello nazionale: anche a Bolzano abbiamo assistito al teatrino del sindaco indagato, che poi si è dimesso e ora il comune è commissariato. A Bolzano come a Roma il sistema è marcio: e non basterà cambiare il primo cittadino per vedere migliorare le cose. Però una possibilità c’è ed è quella di avere un sindaco a 5 Stelle, un sindaco libero e onesto, senza interessi da spartire e favori da ricambiare. E i risultati di un’amministrazione a 5 Stelle si vedono eccome. Ne parleremo proprio a Bolzano lunedì 26 ottobre con Filippo Nogarin, sindaco pentastellato di Livorno, che sarà presente assieme alla deputata Laura Castelli.
In Trentino, invece, due questioni sono centrali: la sanità, che con l’accoppiata Rossi e Zeni è allo sfascio totale e si apre alle privatizzazioni (Sanifonds è solo la prima tappa verso un sistema sanitario iniquo e immorale), e la necessità di nuove politiche agricole che aiutino i nostri contadini a ridurre l’uso dei pesticidi, fino ad abolirli completamente. Lo studio pubblicato in questi giorni da Greenpeace ci fa capire che non è più possibile fare finta di niente: l’83% delle mele coltivate con metodi convenzionali è contaminato da fitofarmaci. Dobbiamo correre ai ripari per difendere l’ambiente, la salute e il reddito dei contadini. Su questo tema e sulla necessità di norme più rigorose ho presentato anche un’interrogazione parlamentare.
Gran parte del mio lavoro è stata assorbita anche dalla legge nazionale di riforma del codice appalti, per la quale ho presentato degli emendamenti: in particolare ho chiesto che venga introdotto il pagamento diretto ai subappaltatori e meccanismi premiali per quelle imprese che si avvalgono di manodopera locale e di beni e servizi del territorio: principi che ho chiesto di introdurre anche nelle leggi di riforma degli appalti delle provincie di Trento e Bolzano. Perché il M5S sostiene le Pmi che lavorano e producono, non i poteri forti che saccheggiano le risorse pubbliche. Per ora, dietro mia proposta, il principio è stato inserito nel testo del parere sul provvedimento espresso dalla Commissione Politiche Ue della Camera.
Concludo con una splendida notizia: la democrazia tunisina ha vinto il Nobel per la Pace, per il ruolo essenziale svolto nell’accompagnare il Paese lungo un percorso di riappacificazione. Dalla Tunisia, con la rivoluzione dei Gelsomini, è sbocciata la Primavera Araba che si è poi diffusa solo laddove i conflitti interni sono stati risanati con l’affermazione di un vero governo del popolo. La dimostrazione che la partecipazione è l’unica soluzione alle crisi. Per noi, un altro esempio che ci incoraggia a proseguire lungo la strada dell’onestà e della democrazia."
A riveder le stelle,
Riccardo

giovedì 22 ottobre 2015

Casaleggio chiama Di Maio: “Non siamo contro di te”

Dopo lo stop da Imola alla sua investitura come premier, il guru telefona al deputato: “Io e Grillo ti stimiamo, ma è troppo presto per esporti”


Le parole erano state solo tre: “Non si sa”. Ma per smentirle, o meglio per precisarne il senso, è servita una telefonata. Quella del guru Gianroberto Casaleggio a Luigi Di Maio, l’inevitabile candidato del M5s a Palazzo Chigi: “Tranquillo Luigi, nessuno voleva sminuirti”. Già, perché dietro il palco di Italia 5 Stelle, il raduno del Movimento che si è tenuto lo scorso fine settimane a Imola, quelle poche sillabe pronunciate da Casaleggio avevano prodotto un piccolo caso. Rispondeva, il co-fondatore, a una domanda proprio su Di Maio: “Sarà lui il vostro candidato premier?”. Casaleggio aveva nicchiato, consapevole che qualunque altra risposta avrebbe messo in discussione l’impianto del non-partito: decide la rete, oltre a Di Maio ci sono altre possibilità, non è la popolarità in tv il nostro parametro. Ma il vicepresidente della Camera non aveva gradito. “Rabbuiato”, lo ha descritto qualcuno.

Casaleggio ha saputo. E gli ha telefonato, per rassicurarlo. “Tranquillo, ti stimiamo, stai lavorando bene” è il senso del colloquio. In cui ha aggiunto: “Non devi esporti troppo, rischi di bruciarti prima del tempo”. Un chiarimento, rispetto anche alle frasi di Beppe Grillo: “Di Maio premier? Non è certo, abbiamo delle regole”. Toni identici, quelli dei diarchi, che vogliono tenere bassa la temperatura nei gruppi parlamentari, dove l’ascesa del deputato ha suscitato più di un mal di pancia, soprattutto in Senato. Di certo la telefonata conferma che la scelta, rete o non rete, è già stata presa. E allora, pazienza lo sberleffo di Grillo dal palco: “Troppo facile dire adesso che Di Maio è bravo, quando lo abbiamo conosciuto parlava come Bassolino”. Intanto si lavora già per le Comunali. La linea è non caricarle di un eccessivo significato. “Profilo basso” è la consegna, analoga a quella delle scorse Amministrative. La ferita del #vinciamo noi, lo slogan per la campagna delle Europee che poi cozzò contro il 40,8 per cento di Renzi, fa ancora male. Nelle città correranno attivisti storici, in molti casi già in Consiglio comunale. Scelti dagli iscritti locali, tramite assemblee e poi con voto sul web. Niente parlamentari o esterni. Già scontati alcuni candidati. Max Bugani, anfitrione a Imola, vicinissimo a Casaleggio e lodato durante la festa da Grillo, correrà a Bologna con lista ad hoc. A Torino il nome è quello del consigliere comunale Chiara Appendino. A Milano, dove gli iscritti voteranno in apposite urne, il prescelto sarà ufficiale a breve. Mentre a Roma è corsa a due tra il già candidato sindaco Marcello De Vito e Virginia Raggi. Il primo gode della stima di tanta base, la seconda appare “molto televisiva” allo staff. Entrerà in gioco anche il blog di Grillo, con un’area dedicata al buon governo dei sindaci a 5Stelle. Una risposta alla campagna del Pd, che da settimane picchia sul web contro gli amministratori grillini. “L’importante però saranno le Politiche” ripetono dal M5s. Anche se sembrano lontane. “Non ci faranno votare, Renzi arriverà al 2018” hanno ripetuto Casaleggio e Grillo ai parlamentari incontrati a Imola.

mercoledì 21 ottobre 2015

"Ricandidarmi? Non lo escludo"

«Ricandidarmi? Non lo escludo». Così il sindaco Federico Pizzarotti, al ritorno dal raduno nazionale del Movimento 5 Stelle a Imola. Tutti i particolari sulla sua possibile ricandidatura a sindaco di Parma.


Il Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti
Giù dal palco, ma sempre al centro della scena, tanto da non escludere un’eventuale ricandidatura alle amministrative del 2017. Gli organizzatori della manifestazione nazionale dei 5 Stelle non hanno concesso a Federico Pizzarotti la possibilità di parlare dal palco agli attivisti arrivati ad Imola durante il fine settimana, ma questa esclusione non sembra aver fatto calare la popolarità del sindaco di Parma all’interno del Movimento.
Essere escluso dall’elenco dei relatori l’ha fatta arrabbiare?
«Non ho parlato dal palco ad Imola così come non ho parlato dal palco a Roma l’anno scorso, e questo mi ha dato la possibilità di parlare con tantissimi consiglieri comunali del Movimento i quali, rispetto ad un anno fa, non si limitavano a chiedermi notizie su fatti riportati dai giornali, ma volevano sapere come andava avanti il lavoro della nostra amministrazione».
A proposito di amministrazione e di consenso, pensa di ricandidarsi alle elezioni comunali del 2017?
«Non lo escludo, però voglio sottolineare che è ancora molto presto per parlarne in modo concreto. Ricordo che ci sono diverse città importanti che andranno al voto questa primavera, e in molti casi non si conosce ancora il nome del candidato sindaco. Noi abbiamo davanti ancora un anno e mezzo. Ricordo che in occasione delle comunali del 2012 (che si tennero il 6 e 7 maggio, ndr) mi presentai a fine gennaio».
Parma è stata la prima città governata dai 5 Stelle. I nuovi amministratori chiedono consigli?
«Sì, in tanti ci hanno chiesto come abbiamo organizzato il modello di raccolta differenziata e come abbiamo ridotto il debito. Questi sono i due temi che hanno più presa a livello nazionale, mentre altre questioni locali, tipo la ricostruzione del ponte della Navetta, restano confinate in un ambito di interesse strettamente parmigiano».
Quando avete vinto le elezioni tutti gli occhi erano puntati su di voi. Quali suggerimenti vuole dare ad un neo eletto o ad un candidato?
«Mi piacerebbe organizzare una giornata di formazione, magari a Roma, prima delle elezioni che si terranno in primavera, per raccontare cosa fa chi già amministra un territorio. L’errore da evitare assolutamente per un futuro amministratore è quello di creare false aspettative fra la gente. Bisogna dire fin da subito se l’obiettivo che si vuole raggiungere richiederà dei sacrifici, e dichiarare i tempi che ci si dà per ottenere un determinato risultato».
Tornando a parlare di politica nazionale, è vero che ha lanciato la candidatura a premier di Luigi Di Maio?
«Ad Imola abbiamo fatto un incontro fra sindaci, e in quell'occasione ho detto che Di Maio è la persona che, da un punto di vista comunicativo e di esperienza, può essere la più adatta al ruolo».
Ha avuto modo di parlare con Grillo e Casaleggio?
«Non li ho incrociati e dopo non ci siamo telefonati».
Il Movimento col tempo è cambiato. Ora i 5 Stelle vanno nei talk show. Cosa ne pensa?

«E’ la dimostrazione che avevo ragione quando dicevo che bisognava andare in televisione per far capire alla gente quello che stiamo facendo».

martedì 20 ottobre 2015

Roma ed Expo nell’Italia a 5 Stelle: intervista a Giulia Sarti

Classe 1986, Giulia Sarti si diploma al liceo scientifico “Einstein” di Rimini, laureandosi poi in Giurisprudenza a Bologna con una tesi in Diritto Costituzionale su “I referendum abrogativi nella prassi più recente (2003-2012)”. Entra nel Movimento 5 Stelle nel 2007, quando aderisce al meetup di Bologna, iniziando a conoscere da vicino il mondo della politica. Alle elezioni politiche del 2013 viene eletta alla Camera dei Deputati per il M5S nella circoscrizione XI Emilia-Romagna.

Ringraziandola per il tempo concessoci, di seguito l’intervista che gentilmente l’Onorevole Sarti ha rilasciato a Secolo Trentino in occasione della manifestazione del 17-18 ottobre all’Autodromo di Imola Italia 5 Stelle.
Roma: argomento sulla bocca di tutti al momento, dopo che la città è piombata nel caos amministrativo più totale. In seguito alle dimissioni di Ignazio Marino da Sindaco, sono sorte numerose polemiche in merito ad una possibile candidatura di Alessandro Di Battista, voci che il Deputato in persona ha già smentito ricordando giustamente che lui è stato eletto alla Camera, che ha preso impegno coi suoi elettori e che manterrà fede a tale impegno. Tuttavia nel M5S esiste un altro principio, forse gerarchicamente anche più elevato, ossia quello della sovranità del popolo della Rete. La domanda sorge spontanea: se il popolo della Rete dovesse richiedere in maggioranza la candidatura di Di Battista come Sindaco di Roma, si potrebbe fare un’eccezione all’impegno del vincolo di mandato?
Io penso che all’interno del MoVimento ci siano poche regole, ma che quelle poche regole ci abbiano sempre dato la coerenza e la garanzia di costruire quello che abbiamo costruito fino ad oggi. Non abbiamo, diciamo, deciso ancora quello che sarà il regolamento per la candidatura a Sindaco di Roma. Sta di fatto che derogare una volta significa poi derogare anche in tante altre situazioni, e allora se si dà la possibilità ad un parlamentare di candidarsi in un Comune, che sia Roma o che sia Milano o altre città, allora magari se la Rete chiedesse di allearsi col PD allora noi dovremmo allearci con il PD? E se la Rete e gli iscritti chiedessero di votare una legge dove si va, ad esempio, ad incentivare il nucleare in Italia, noi dovremmo eseguire quello che in questo caso la Rete chiede?
Io penso che ci siano dei principi cardine su cui davvero noi non possiamo derogare, anche se queste scelte certamente sono difficili da far capire. Però si deve pensare a quale sia l’obiettivo finale: l’obiettivo per noi è quello di fare in modo non che Di Battista, Di Maio, Taverna, ecc., ci siano per sempre, ma di fare in modo che ci siano altri cittadini che prendano il nostro posto un giorno e che siano ancora più bravi. Io sono convinta che i quattro Consiglieri romani che si sono battuti in questi anni all’interno del Comune di Roma abbiano tutte le carte in regola per diventare magari ancora più bravi di noi, di un Di Battista e di un Di Maio. Basta avere fiducia nelle persone che già lavorano nei territori e anche in quelle che arriveranno. Quindi queste per ora sono le regole e i principi. Poi magari potrà succedere negli anni a venire che qualcosa potrà cambiare, ma sicuramente saranno decisioni prese insieme.
Invece, parlando di consensi e intenzioni di voto, mentre pare che il Premier Renzi aumenti negli indici di gradimento, il suo PD cala. Così come anche Giorgia Meloni risulta essere uno dei leader nazionali più quotati, eppure il suo partito Fratelli d’Italia sembrerebbe non superare il 4%. Contrariamente invece il M5S presenta un Beppe Grillo con un consenso popolare sì alto, ma non quanto, per esempio, un Di Maio, o addirittura il MoVimento stesso, che cresce da solo. Può essere questo il primo segnale della realizzazione del sogno che Grillo ha confidato ieri sul palco di voler vedere sparire il suo nome dal logo del M5S? E secondo Lei quali possono essere i motivi di questa differenza nei consensi tra il M5S e gli altri partiti?
Sono esattamente le regole che noi ci siamo sempre dati come movimento, sulle quali ci siamo fondati, e cioè non impostare tutto il nostro lavoro su un’unica persona perché quello che conta è la Rete. Nel nostro gruppo parlamentare è ovvio che ci siano persone più brave e più capaci a comunicare, ma poi ce ne sono tante altre che lavorano, e quando siamo insieme in Parlamento, nelle nostre riunioni, nelle decisioni che dobbiamo prendere, lo facciamo insieme, non in competizione gli uni con gli altri. Non eleggiamo qualcuno per rappresentarci e per essere l’unico che deve portare avanti certi passi, certi obiettivi e certe scelte: le decisioni le prendiamo insieme, perché abbiamo fondato tutto questo movimento sulla partecipazione. Questa è la differenza tra noi e gli altri partiti: gli altri sono verticistici, noi siamo orizzontali. L’orizzontalità è esattamente questa: non che uno vale l’altro, ma che ognuno metta il suo mattoncino per costruire qualcosa. C’è chi è più bravo a comunicare, c’è chi è più bravo magari a scrivere emendamenti o proposte di legge, e tutti però insieme costruiamo e facciamo parte del MoVimento. E nel momento in cui abbiamo visto che in quei partiti verticistici, come ad esempio l’Italia dei Valori con Di Pietro o Forza Italia con Berlusconi, il leader cade, cade tutto. Con noi no, è quello il sogno. Cioè, Beppe Grillo è stato il “parafulmine”, se vogliamo, in certe occasioni, perché noi eravamo tanti e siamo stati in molti ad entrare alla prima esperienza senza ovviamente un trascorso politico, quindi non era facile all’inizio. Beppe è stata la persona che ci ha fatto un po’ da mamma “chioccia”. Oggi ci sono tante persone che sono cresciute e la speranza e di vederne arrivare ancora di più, quindi se oggi abbiamo un Di Maio la speranza è che tra dieci anni ce ne siano 20, 30, 40 di Luigi Di Maio, bravi come lui.
Siamo a metà ottobre, il che ci ricorda che a fine mese ci sarà la chiusura di Expo Milano 2015. In merito all’Esposizione Universale ci sono state tante polemiche, dai giri di corruzione alle indagini per associazione mafiosa, dai 12 miliardi di euro pubblici intascati da qualcuno e spariti al mostruoso ritardo nella compiutezza dei lavori. D’altro canto però la Coldiretti ha registrato un sorprendente aumento dell’export del Made in Italy negli ultimi mesi grazie ad Expo – nonostante anche il proliferare della contraffazione dei prodotti tipici italiani nel mondo e dell’embargo russo causato dalle sanzioni UE. Si può affermare quindi che Expo, oltre ai grossi scandali, ha avuto anche un ruolo positivo per il nostro Paese?
Noi ci siamo battuti contro Expo, ma non perché eravamo contrari alla manifestazione Expo in sé e a quello che avrebbe portato in Italia: noi ci siamo battuti contro quel tipo di Expo che hanno costruito, perché un’area come l’abbiamo vista noi nel marzo 2014 quando siamo andati nell’area Expo, in cui tutta l’infrastruttura di una città è stata creata con un giro di corruzione, con un giro di mazzette e con un giro di appalti che hanno poi portato al processo che si svolgerà nei prossimi mesi… ecco, queste situazioni ci hanno fatto capire che noi dovevamo batterci contro quel tipo di Expo, così come l’avevano pensato i partiti, così come l’aveva voluto Matteo Renzi, così come l’aveva voluto il PD. Ma eravamo favorevoli ad un’Expo sostenibile, cioè fatta in un altro modo. Quindi se si fosse seguita la strada che non solo noi, ma anche i comitati milanesi e il Politecnico di Milano avevano indicato come “Expo sostenibile”, costruito in maniera diversa, avremmo avuto una doppia vittoria. In questo caso è vero: la manifestazione ha funzionato, ma noi quella battaglia l’abbiamo fatta e continueremo a farla, perché non dobbiamo pensare semplicemente di batterci per qualcosa in cui crediamo anche se poi porta dei risultati positivi. Quindi non si possono chiudere gli occhi e dire: “Vabbé, siccome Expo è andato bene e siccome sono aumentati gli export italiani nel mondo allora è stato sbagliato battersi contro la corruzione e contro quello che ha generato questa manifestazione”. Quella impostazione, quella battaglia era giusta e noi dovevamo farla, perché ci credevamo e ci continuiamo a credere. Speriamo che prossimamente, proprio per quello che è la nostra battaglia e la nostra contrarietà, tutte le manifestazioni che arriveranno siano costruite e fatte in maniera diversa. Il tema dell’anticorruzione è un tema che in Italia è la priorità, dovrà sempre di più esserlo, ed è lì che bisogna andare a battere, perché di Expo ne dovremo fare tantissime, non una, tantissime di manifestazioni simili per valorizzare il Made in Italy, però appunto fatte con la prevenzione alla corruzione, che in questo Paese purtroppo ancora manca completamente.
Un’ultima domanda, On. Sarti, su Italia 5 Stelle: pensa che questa manifestazione di due giorni possa essere una vincente spinta propulsiva per mandare il M5S al governo presto?
Magari, magari bastasse solo Italia 5 Stelle. Questo è un passo, un passo nella direzione che noi abbiamo intrapreso da ormai sei anni, da quando è nato il Movimento 5 Stelle. Di luoghi di ritrovo che ne sono stati tanti, è bellissimo vedere che siamo noi parlamentari, come i Consiglieri regionali, tutti gli attivisti, ecc., si mettono a disposizione dei cittadini, e c’è questo scambio d’informazione. Abbiamo raccolto tante segnalazioni in questi due giorni, parlato con tante persone: questi momenti servono a noi per crescere e per motivarci ancora di più, e soprattutto per motivare anche i cittadini che credono in questo progetto e hanno voglia di darsi da fare. Il governo purtroppo probabilmente continuerà a durare, perché sono ancorati alle poltrone in una maniera veramente indegna. Ma questa è ovviamente la speranza che noi abbiamo: di far cadere il governo e di far tornare i cittadini al voto. Per questo continueremo a batterci. E dico anche che il prossimo anno ci sarà secondo me una delle prove più importanti, e cioè il referendum sulle riforme costituzionali avviate da questo governo. Lì i cittadini saranno finalmente chiamati ad esprimersi e lì avremo anche la possibilità di far comprendere ai cittadini quello che è successo in Parlamento, e come alla fine abbiamo persone non votate da nessuno che però stanno decidendo per tutti. Quindi, noi ci siamo e come ho detto questo è solo un piccolo passo nella direzione non solo di mandare via questo governo, ma anche di poter governare noi il prima possibile questo Paese, tutti insieme.

L’Arca, l’Elevato e la nuova lingua del M5s

Dalla D di Di Maio alla M di meet up: slogan e codici del raduno di Imola


Luigi Di Maio ad Imola
Le parole di un Movimento, l’alfabeto della sua festa. Nel raduno nazionale di due giorni a Imola, i Cinque Stelle si sono guardati e contati. E ne hanno dette di ogni, tra slogan, promesse e cazzeggio. Il più loquace, ovvio, è stato Beppe Grillo. Impegnato a coniare nuove definizioni, a distribuire nuovi codici. Un flusso di parole con cui si è quasi stordito da solo. “Ma che cazzo sto dicendo?” si è chiesto a un tratto sul palco, a microfono e cuore aperto. Autocoscienza, per la massa.
ARCA DI NOÈ - Si sentiva e si sente un profeta, quindi non ha resistito. “Il Movimento è la vera arca di Noè, siamo l’unica salvezza non c'è altro” ha arringato Grillo domenica sera. A suo modo sincero: “L’arca la stiamo costruendo quando c’è bel tempo, proprio come Noè”. L’importante (per loro) è farcela prima del diluvio, cioè delle Politiche.
DI MAIO - Il portavoce che studia da premier, l’idolo del popolo 5Stelle che piace pure alle mamme e ai salotti buoni, quello che nei sondaggi di gradimento sta alla pari, sacrilegio, con Grillo. Luigi Di Maio non ha avuto un attimo di tregua a Imola tra i selfie, gli abbracci e le telecamere che ne spiavano i sospiri. Il suo cognome risuonava ovunque. “L’uomo che non suda mai” (copyright Grillo) però si irrita. Gli è capitato anche sabato mattina, leggendo il Casaleggio che sibilava: “Di Maio premier? Non è detto. Non ci sono nomi, saranno scelti dagli iscritti”. E poi, pure Grillo: “Ha ragione Casaleggio, abbiamo delle regole”. Sillabe per difendere lo spirito del M5s, ma soprattutto per tenere calmi gli eletti. Il vicepresidente della Camera ha borbottato, ma pubblicamente è rimasto imperturbabile. Tanto a correre per Palazzo Chigi sarà lui.
DISADATTATI -  “Noi siamo dei diversi, dei disadattati” ha assicurato Grillo. È il vecchio piatto della diversità di comunista memoria, quella di Enrico Berlinguer. Il leader M5s, che un po’ rosso è stato e Berlinguer lo cita sempre volentieri, certi retaggi ce li ha dentro. E rilancia: “Noi siamo il frutto dell’utopia, quella che ti spinge sempre avanti. Abbiamo bisogno di una nuova visione del mondo, perché non ci adattiamo a questo”. Esagerato: quindi grillino.
ELEVATO Come ribadire ruoli e rotta fingendo di scherzare. In questo Grillo è abile, sulfureo. “Io sono l’elevato , chiamatemi così d’ora in poi: il guru è Casaleggio. Io sto un po’ più su”. Tradotto, io sono il fondatore, il volto, il marchio. E me ne sto (soprattutto) in cielo, lontano dalle rotture di scatole. Il capo politico, quello che ha il timone e sbroglia i problemi, è Casaleggio.
GOVERNO - È stata la parola chiave del raduno, è la meta che il M5s rivendica. Lo hanno raccontato anche gli interventi: il Di Maio che ha comiziato da candidato premier, l’Alessandro Di Battista che ha parlato da ministro degli Esteri, il Roberto Fico che si è soffermato sulla Rai, perfetto per le Comunicazioni. “Si amo pronti a governare” hanno ripetuto Grillo e Casaleggio. “Metteteci alla prova” è il mantra.
MEETUP  -Sono i gruppi territoriali, la dorsale del Movimento. Ma alla festa sono finiti dietro la lavagna. “I meet up non possono usare il simbolo del M5s”, ha tuonato Grillo. “Non siete liste elettorali” hanno scandito Fico e Di Battista in faccia agli attivisti, che hanno affollato i due incontri sul tema. Temono infiltrati e arrivisti, i 5Stelle. E invocano la purezza delle origini. “Ho visto attivisti spacciare mozioni” ha ringhiato il fondatore. Perché il Movimento ha paura di diventare come gli altri: un partito.

lunedì 19 ottobre 2015

Imola, 17 e 18 ottobre 2015 - Italia 5 Stelle

#Italia5Stelle a Imola: Grazie a tutti!


Italia 5 Stelle si è conclusa. E' stato fantastico. 200.000 persone, centinaia di migliaia collegati in diretta su Facebook e Youtube per la diretta, migliaia di foto, video e messaggi con l'hashtag #Italia5Stelle su Twitter e Instagram.

Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito concretamente con una donazione alla realizzazione di questo evento. Online abbiamo raccolto ad oggi più di 417.000 euro grazie a 11.405 cittadini che hanno donato mediamente poco più di 36 euro. Con le donazioni ricevute nella sola giornata di ieri qui a Imola abbiamo coperto tutti i costi preventivati. Presto pubblicheremo i dettagli di tutte le spese sostenute. Tutto quello che avanzerà lo utilizzeremo per i prossimi eventi del MoVimento 5 Stelle.
Ringrazio anche tutti gli attivisti e i volontari che hanno dato l'anima in questi mesi per la riuscita di questo evento straordinario!
Ringrazio anche chi si è fatto chilometri per arrivare fin qui e dare la sua testimonianza!
Grazie infine a tutti i portavoce che sono stati qui con noi e a tutti gli artisti che si sono esibiti gratuitamente in questi due giorni.
Grazie a tutti, di cuore, da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Usando l'hashtag #Italia5Stelle trovate messaggi, foto e video su Instagram e suTwitter.


I video della giornata del 17 ottobre mattina - 17 ottobre sera.
Quelli del 18 ottobre invece sono qui quelli della mattina e qui quelli della sera con il gran finale.

Il mediatore - Nelle mani del vicepresidente della Camera la grana Pizzarotti: “Restiamo uniti”

Di Maio fa già il leader, vertice al bar con i sindaci


Un’ora e mezza senza microfoni, senza comizi, senza selfie. Novanta minuti passati a prendersi lamentele e proteste dagli amministratori che si sentono troppo soli. Ma pure a controbattere, a promettere novità, a cercare soluzioni. In un bar a un passo dall'autodromo di Imola, colui che studia da candidato premier, Luigi Di Maio, indossa i panni del mediatore: e attorno alle 10.30 si siede al tavolo con il dissidente che non arretra, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.
Assieme a loro, nel locale stipato di famigliole, attivisti e podisti in calzoncini, gli altri primi cittadini del Movimento: da Fabio Fucci di Pomezia ad Alvise Maniero da Mira, vicino Venezia. Due gli assenti, e di peso: il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, e quello di Civitavecchia, Andrea Cozzolino. Ma sono tanti, gli amministratori che vogliono risposte da Di Maio, responsabile degli enti locali nel Direttorio, quindi il loro referente ufficiale. In prima fila c’è Pizzarotti assieme al suo capogruppo Marco Bosi, ancora arrabbiati per l’agorà dei sindaci piazzata alle 10 di mattino del sabato, quando l'autodromo era un deserto. Ma il coro è più o meno unanime: ci avevate promesso un coordinamento, incontri periodici a Roma e invece siamo sempre lì nei Comuni a combattere in solitudine, senza una copertura politica. C’è solo una chat su WhatsApp , dove scambiare idee con Di Maio: troppo poco. All’inizio parlano soprattutto Pizzarotti e Bosi. E l’atmosfera è tesa. “No, no, non è così” sentono ripetere al sindaco, a voce alta. Di Maio scuote il capo, sorride amaro. Ma non sbotta mai. Vuole ricucire, con il Pizzarotti che pure è un paria agli occhi di Gianroberto Casaleggio. Ma che nel deputato campano ha sempre trovato un referente, capace di bloccare la sua espulsione nel dicembre 2014, rabbonendo proprio il guru. Di Maio va dritto: “Federico, se tu ogni volta te ne esci con parole eccessive sui giornali come faccio a ricucire con su?”. E quando parla di “su” il vicepresidente della Camera si riferisce a Milano, a Casaleggio. Pizzarotti replica: “È vero, mi sono arrabbiato nelle ultime ore. Ma era un anno che non dicevo nulla di duro”. Di Maio concede: “L’agorà è stata fissata a un orario sbagliato, era troppo presto. Ma non c’era nessuna voglia di penalizzarvi”. Parlano anche gli altri. Tra i più loquaci, Federico Piccitto, sindaco di Ragusa, che ha molto traballato per aver detto sì alle trivellazioni nel giugno scorso. “Una scelta obbligata” aveva spiegato. Ma diversi parlamentari avevano chiesto la sua testa. E Di Maio aveva tamponato. Nel bar di Imola, il sindaco siciliano invoca la presenza sul territorio dei parlamentari, appoggio. “La mia maggioranza ha tenuto in Consiglio, ma voi ci dovete aiutare, il Movimento deve tutelare i suoi amministratori”.
Ai colleghi dopo dirà: “Senza autorità non c’è responsabilità, almeno una volta lui deve venire a Ragusa ”. Lui, Di Maio, ascolta paziente. Sa che fuori del bar con vetrata ci sono cronisti. Prima di uscire, concede foto ricordo. Poi afferma: “È stata una riunione operativa, c’è l’esigenza di tenere assieme sindaci, giunta e consiglieri sui territori”. Ossia di evitare che i consiglieri facciano scherzi ai primi cittadini, votandogli contro (vedi il no a Nogarin sul bilancio). L’imperativo è scongiurare lotte tra correnti, soprattutto tra meet up. E le riunioni? “Cominceremo a farle a Roma con i sindaci. Poi io andrò nelle varie città a incontrare tutti gli eletti”. I sindaci ci sperano: “Potrebbe essere la volta buona”. Pizzarotti scappa via: “Non dico nulla”. Ma poi, tra un gazebo e l’altro, parla eccome: “Come potenziale candidato premier Di Maio è il migliore, è quello che rappresenta meglio il M5s”. Invoca: “Serve un meet up nazionale, sui programmi e su cosa serve per lavorare”. L’incontro con Grillo, come di consueto, non c’è stato. Il sindaco è secco ma non chiude: “Per incontrarsi serve la volontà reciproca, e da parte mia c’è sempre stata. La ragione non è mai da una parte sola”. Il moderatore Di Maio potrebbe apprezzare.


Imola, sul palco sale il governo Cinque Stelle

IL RADUNO - Casaleggio lancia il primo punto del programma: “Via la prescrizione”.
Sul resto, fa parlare i potenziali ministri


La lusinga arriva dopo ore passate sotto la pioggia. Alessandro Di Battista si rivolge agli attivisti del Movimento, riuniti a Imola in assemblea nazionale: “Tra di voi ci sono i prossimi parlamentari, i prossimi ministri, i prossimi sottosegretari della Repubblica. Perché no? Perché no?”. Lo ripete due volte, Di Battista. Poi, cambia registro e attacca dieci minuti di discorso che catapultano, lui, alla Farnesina. La Siria e i migranti, Emergency e il Ttip: il posto come prossimo ministro degli Esteri, se va come M5S spera, è già occupato. Non si tratta solo di ambizioni personali. Sul palco della kermesse Cinque Stelle, zitta zitta, ha sfilato la squadra del potenziale governo grillino. La scaletta degli interventi è stata studiata in maniera precisa, non senza provocare qualche malumore tra gli esclusi dal palco. E ai parlamentari “prescelti” sono stati affidati discorsi assolutamente tematici. Deragliano in pochi (Paola Taverna, per dire, infila una intemerata in romanesco), gli altri si calano appieno nel ruolo che chissà se verrà. Barbara Lezzi e Carla Ruocco si concentrano sull’Economia, Alfonso Bonafede illustra i temi della Giustizia, Di Battista parla di Esteri e Roberto Fico solo di Rai. Sono i temi di cui si occupano in Parlamento, si dirà, naturale che parlino delle cose che conoscono meglio. Ma è proprio chi ha contribuito all’organizzazione della due giorni a far notare che le vetrine non sono state assegnate a caso. Luigi Di Maio, il suo discorso da premier, lo aveva fatto sabato. Inclusivo, rassicurante, mediatore: se vinciamo, ha detto in sostanza il vicepresidente della Camera, non faremo prigionieri. Non è lui, in questa fase, a curare la lista dei colleghi che lo potrebbero affiancare. Decide Milano. E quando ieri, Gianroberto Casaleggio, ha messo in fila alcune cose di metodo e di merito (tipo: “La piattaforma va migliorata”,

“Per prima cosa aboliremo la prescrizione”), non ha mancato di ribadire che la scelta della squadra di governo sarà affidata “agli attivisti”. Non è una novità, certo. Eppure, è ancora dall’interno del Movimento che fanno notare come, Costituzione alla mano, la proposta sui ministri spetti sempre al presidente incaricato. E, aggiungiamo noi, ai due leader che, in questi due giorni, hanno già marcato il confine tra chi a quei posti può aspirare e chi no. Ieri, alla base, è arrivata anche la strigliata di Roberto Fico. Il responsabile dei meet up, insieme a Di Battista, ha ascoltato e risposto per ore alle sollecitazioni degli attivisti: “Quando ho cominciato, nel 2005, volevamo cambiare il mondo senza candidarci a niente. Non rovinate questo sogno. Questo è un non-Movimento, voi siete dei non-meet up e il nostro è un non-leader”. Si fa per dire. Quando comincia il discorso conclusivo del raduno di Imola, Beppe Grillo guarda dritto negli occhi i parlamentari sul palco con lui: “Siete dei miracolati. Fino a due anni fa non guadagnavate un cazzo, ora quello che non guadagna più sono io”.

domenica 18 ottobre 2015

Microcredito e anticorruzione, stand “fai da te”



Non solo le Regioni venute a portare i risultati dei comuni dove i Cinque Stelle amministrano: all'autodromo di Imola, il Movimento ha portato anche alcuni sportelli informativi decisamente particolari. Uno è quello che riguarda il microcredito: in pratica, i parlamentari M5S spiegano come avere accesso ai fondi accantonati grazie alle restituzioni di parte dei loro stipendi. Ogni cittadino può presentare un progetto, che verrà poi vagliato dall'istituto bancario convenzionato e ottenere fino a 25 mila euro di finanziamento. Poi c’è lo stand anti corruzione. Lì, si spiega ai dipendenti pubblici come segnalare casi di potenziale malaffare (dai doppi incarichi ai dubbi sui bandi di gara): il primo passo è la segnalazione al responsabile anti corruzione dell’amministrazione, se la denuncia cade nel vuoto ci si può rivolgere direttamente all’Anac, l’autorità nazionale diretta da Raffaele Cantone. Tra gli stand presenti a Imola anche uno sportello di “difesa ”da Equitalia e un mini-padiglione dedicato alle aziende che rispettano principi eco-sostenibili .

Tra voglia di vincere e di restare opposizione

Il governo subito: Di Maio e Di Battista sfidano i fondatori

A Imola la base Cinque stelle consacra i due giovani deputati Grillo: “Se un giorno dovessimo fallire, prendetevela con loro”



A questo punto della storia, quando il boom delle elezioni è lontano di due anni e mezzo e altrettanti ne mancano, almeno sulla carta, per la prossima chiamata alle urne, il Movimento fa il suo giro di boa. I due guru, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, restano la garanzia di fedeltà al metodo Cinque stelle. I due emergenti, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista testimoniano pari fede, ma ormai hanno preso la loro strada. Così, a Imola, al raduno nazionale di parlamentari, sindaci, consiglieri e militanti, si schierano le truppe. Da una parte la linea ostile alla “vittoria a tutti i costi”, per qualcuno supportata perfino dalla teoria secondo cui restare all'opposizione è ossigeno inesauribile per la vita politica del Movimento. Dall'altra la consapevolezza che l’occasione di oggi è unica e irripetibile. E che se c’è qualcuno che può giocarsela, ha la faccia del napoletano moderato e dell’agit-prop capitolino.
Regole inviolabili e ambizioni nazionali Non correranno nelle loro città, Napoli e Roma, che pure sono prossime al voto perché le regole sono regole. E soprattutto perché Di Maio e Di Battista preferiscono muoversi già da salvatori della patria, convinti che la partita per il governo sia appena cominciata. La platea di Imola è la consacrazione che mancava. Al di là delle assemblee locali, della vetrina del Parlamento, delle passerelle tv, è qui – in questo raduno che loro stessi chiamano della “maturità” – che Di Maio e Di Battista si confrontano con la base. Si muovono separati, ma fanno gioco di coppia. Uno pronto a proporsi come biglietto da visita del Movimento per l’eletto rato meno estremista, l’altro in pista per continuare a tenere in allerta la pancia grillina. Quando sale sul palco di Imola, alle 9 della sera, Di Maio è reduce da una giornata che non è filata proprio liscia. Al mattino, Grillo e Casaleggio, rispondendo ai cronisti, hanno detto che “non si sa” se sarà lui il candidato premier M5s.
Non ha gradito, Di Maio. E lo staff della comunicazione ha avviato un complesso lavoro per smorzare i titoli dei siti internet che già parlavano del “gelo” tra Grillo e il suo discepolo. Il discorso da premier e il ritorno 
all'utopia Poco importa, comunque, quello che scrivono i giornali. Di Maio il suo discorso da candidato premier, lo fa e basta. Già calato nella narrazione (“Ognuno di voi - dice alla platea - avrà la sua occasione per cambiare la storia di questo Paese”); già incline all'inclusione (“Dovremo fare in modo che tutti, anche quelli che non ci hanno votato, potranno partecipare alle scelte collettive”); già volto rassicurante (“Noi non vogliamo entrare nelle istituzioni per occuparle, ma per restituirle chiavi in mano ai cittadini”). “Quando andremo al governo”, ripete Di Maio - che attacca Verdini, “i voltagabbana” e tutti quelli che sostengono Renzi, “il terzo premier senza legittimazione popolare” - il problema “non saranno i nomi”, dice il vicepresidente della Camera. Che sarà una squadra di governo (premier compreso) completamente scelta dagli iscritti lo dice Gianroberto Casaleggio, che sale sul palco dopo di lui.
Eppure, con quel pastrano scuro, con quel discorso che inciampa e con 
quell'esordio a frenare la folla (“Calmi, calmi”), sembra venire da un altro mondo. “Non possiamo stare all'opposizione per troppo tempo – dice anche lui – tanto peggio dei partiti non possiamo fare”. Però il come e il quando sono meno determinati di quanto sembrasse. Un p o’ perché il co-fondatore M5S ammette di temere manovre non meglio precisate: “Non ci vogliono far votare” (il consigliere comunale di Roma Marcello De Vito, a margine, arriverà ad adombrare l’ipotesi di un decreto a febbraio, per evitare le urne a Roma). Un po’, prosegue Casaleggio, perché “dobbiamo andare al governo sì, ma senza fretta perché noi siamo il trend del futuro”. L’idea, l’utopia. Grillo si avvicina. Chiede a Casaleggio di restare sul palco. E chiarisce il punto: “Voi ci amate, ci applaudite, gridate onestà. Ma io so benissimo che se non riusciremo a soddisfare tutte le cose che stiamo dicendo qua, so chi verrete a cercare: ma siamo già corsi ai ripari, nel giro di 24 ore spariremo e lasceremo qua Di Maio e Di Battista”. Selfie, suppliche e politici di professione Giù, lo hanno già capito. Ieri si sono visti, tra gli altri: fidanzati spingere le proprie compagne verso Di Maio (“Dai, vai, non ti devi vergognare”), signore al limite dello stalking (“Io non me ne vado da qui finché non ho fatto una foto con Alessandro ”), sfottò irriverenti (“Dai, dai forza con ‘sti selfie”, dice Di Battista a quelli che lo circondano), suppliche nervose (“C’è la Taverna, fatele con lei le foto!”, ha sbottato Di Maio). Perfino la scorta (una “task force” di volontari addetti alla sicurezza) è in brodo di giuggiole: “Di Maio è un signore, un signore veramente”. Il palco, per Di Battista, arriverà solo oggi. Ora si limita ad allargare lo sguardo e a ripetere: “Che bella Italia”. Dice che rispetto al Circo Massimo di un anno fa, gli elettori sono cresciuti, hanno studiato, è convinto che il messaggio abbia fatto breccia. Distribuisce volantini alla folla adorante: “Questo è sulla scuola! Questo è sui soldi ai partiti! Solo proposte, zero proteste!”. Un attivista lo guarda, tra l’ammirazione e lo sconforto: “Aiuto, io non ce la farei mai a fare il politico di professione”.

sabato 17 ottobre 2015

Un regalo da 330 miliardi ai petrolieri

Chi inquina è pagato. Nel caso delle compagnie petrolifere il sacrosanto principio 'chi inquina paga' viene addirittura ribaltato. Quando si parla di petrolio i danni ambientali sono per tutti, i profitti per pochi. Secondo un report del Fondo Monetario Internazionale, i soldi pubblici stanziati in Europa in favore delle compagnie petrolifere ammontano a 330 miliardi di dollari all'anno. Una montagna di soldi che passa dalla tasca del contribuente europeo a quella del petroliere grazie a sussidi, finanziamenti per infrastrutture, gasdotti e depositi mediante la Banca Europea degli Investimenti. A livello globale sono oltre 5 mila miliardi di dollari i finanziamenti per carbone, petrolio e gas che provengono soprattutto dai Paesi avanzati.
Questo enorme regalo alla lobby del petrolio produce - direttamente e indirettamente - un aumento del 20% delle emissioni globali di Co2. Con un loro taglio si libererebbero risorse che porterebbero a una crescita del PIL mondiale del 3,5%. Le lobby delle fonti fossili sono potenti, bisogna avere però il coraggio di realizzare una politica che abbia a cuore l'interesse generale.
Il portavoce Marco Affronte ha partecipato alla stesura del rapporto di iniziativa del Parlamento europeo in vista della Conferenza dell'Onu sul cambiamento climatico di Parigi. 
I punti principali di questa relazione sono: una riduzione del 50% vincolante entro il 2030 delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 e un obiettivo di efficienza energetica vincolante per l'UE del 40% per il 2030.
Inoltre, stride l'impegno di creare un fondo per i Paesi in via di sviluppo di appena 100 miliardi di dollari quando se ne spendono 5 mila miliardi per sostenere le compagnie petrolifere.
Sono parole e promesse, scritte nero su bianco, ma pur sempre parole e promesse. La strada verso Parigi è molto tortuosa. Gli impegni, infatti, devono poi essere mantenuti e la 'virtuosissima' Europa, come ha insegnato il caso Volkswagen, ha molto da rimproverarsi.
L'Unione Europea si definisce leader nella lotta contro i cambiamenti climatici, ma le politiche dei suoi Stati membri ne contraddicono spesso gli impegni , come nel caso dell'Italia che ha autorizzato la ricerca del petrolio con le trivelle nel Mar Adriatico. Si combatte così il riscaldamento globale?
Il Movimento 5 Stelle sarà a Parigi e, con il portavoce al Parlamento europeo Marco Affronte, farà sentire forte la sua voce.

Ascolta e condividi l'intervento di Marco Affronte durante la plenaria del Parlamento europeo e la risposta del Commissario "petroliere" Miguel Arias Cañete che promette la fine dei sussidi al fossile entro il 2025. Sarà vero?
Fonte

Diretta streaming di #Italia 5 Stelle 2015


Se non sei potuto andare ad Imola ad assistere ad #Italia 5 Stelle, 
- dalle ore 10.00 di Sabato 17 ottobre e
- dalle ore 10.00 di Domenica 18 ottobre
potrai parteciparvi stando seduto a casa tua, davanti al pc, su questo blog.

lunedì 12 ottobre 2015

ALL’AUTODROMO - Il raduno annuale

Sabato e domenica a Imola la kermesse con i parlamentari



Il tema dell'incontro sarà “il M5S al Governo”. Sabato e domenica gli attivisti e simpatizzanti del Movimento 5 Stelle saranno a Imola per la festa che si svolgerà all’interno dell’autodromo. Attesi anche artisti e simpatizzanti da sempre. “Ognuno”, scrivono sul blog di Grillo gli organizzatori della kermesse, “avrà un suo stand accessibile ai visitatori e sarà disponibile a spiegare e a discutere le attività in corso. La stanca litania del non avete fatto niente dei partiti sarà smentita dalle azioni svolte con successo dal M5S attraverso le Buone notizie, un elenco di tutte le cose fatte e portate a termine dagli eletti. Sarà allestito uno stand per promuovere e ospitare i Meetup che sono sempre più decisivi per le azioni sul territorio”. La manifestazione si è svolta anche lo scorso anno e nell’occasione venne scelto il Circo Massimo. Quest’anno la decisione è caduta su Imola - spiegano - perché la struttura è già attrezzata e può ospitare decine di migliaia di persone. Lo scorso anno a Roma l’organizzazione operativa si rese molto più complicata e costo molti soldi. Questa volta il budget previsto è di cinquecento mila euro.

giovedì 24 settembre 2015

Nell'#Italia5Stelle fare impresa è facile



"Oggi vi diamo una bella notizia. Dal 1 Agosto 2015 sono già oltre 250 le nuove imprese che sono nate in Italia, o i nuovi progetti imprenditoriali, grazie alMicrocredito del MoVimento 5 Stelle. Ovvero grazie a quei soldi che i parlamentari del M5S tagliano dai propri stipendi ogni mese e versano su un fondo per creare nuovi posti di lavoro. Pensate che, in soli 2 anni e mezzo, tagliando oltre metà dei nostri stipendi, abbiamo già messo da parte 10 milioni di euro che fanno nascere nuovi progetti imprenditoriali, che creano nuovi posti di lavoro. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, in Italia per ogni microcredito erogato fino a 25 mila euro o 35 mila euro, si possono creare 2,4 posti di lavoro in più. Fate voi la moltiplicazione. Questa è la nostra idea di Paese, in cui noi finanziamo, tagliando gli sprechi, coloro che scommettono sul futuro del nostro Paese senza aver bisogno di poteri forti, amici degli amici, e potenti lobby alle spalle. Se vuoi conoscere questa idea di Paese, vieni ad Imola il 17 e 18 Ottobre all'autodromo Enzo e Dino Ferrari. Lì, potrai conoscere il nostro progetto per cambiare l'Italia. Come ben sai, per finanziare questa iniziativa noi non usiamo fondi pubblici, perciò ti invitiamo a fare come desideri una donazione per Italia 5 Stelle.
Nell'Italia che vogliamo, è più semplice aprire un'impresa e farla crescere. E' l'Italia governata dal MoVimento 5 Stelle."

martedì 22 settembre 2015

Truccato da uomo del 2042

Grillo torna in video: “Tutti a Imola per il M5s senza leader”



LANCIA la parola d’ordine: “Tutti alla festa di Imola”. E visto che c’era ribadisce: “Nel Movimento non ci sono leader”. Coperto da un pesante trucco, a impersonare un uomo del futuro nel 2042, Beppe Grillo chiama a raccolta i militanti dei 5 Stelle per la festa nazionale a Imola del 17 e del 18 ottobre, chiedendo anche donazioni. “Dovete dare qualcosa perché noi non viviamo di contributi pubblici: abbiamo rifiutato 42 milioni di e u ro ! ”ricorda Grillo. Servono soldi, perché la raccolta non va velocissima (140mila euro ad ieri, ma per coprire le spese serve almeno mezzo milione). Il Grillo del 2042 scherza, elencando cosa farà il futuro governo a 5Stelle: “Siamo usciti dalla Nato e dall’euro, abbiamo fatto i referendum senza quorum inseriti nella Costituzione, leggi popolari. Abbiamo abolito l’ordine dei giornalisti e i finanziamenti agli editori, abbiamo fatto il reddito di cittadinanza, ed Equitalia è stata chiusa”. Ma tornando al presente rimette un paletto: “L’Italia va cambiata e l’unico movimento che può cambiarla è il MoVimento 5 Stelle, voi siete il MoVimento 5 Stelle! Non ha leader il M5s, è leader di sé stesso”. L’incoronazione come premier di Di Maio dovrà ancora aspettare.