Renzi non ne può più di lui ma attende la Procura
E ha paura del voto a Roma
Marino? È genovese. E quindi è tirchio: è attaccato ai suoi
soldi, per quello ha speso quelli pubblici”. Era questa la battuta che
circolava ieri in Campidoglio dopo la giunta e la decisione del sindaco di Roma
di restituire tutto il denaro speso con la carta di credito del Comune di Roma.
Cercando di evitare così le dimissioni. Marino vuole restare, ad andarsene non
ci pensa proprio. Ma al Pd e a Palazzo Chigi basta la restituzione dei soldi
per tenerlo in piedi? Evidentemente no, ma in questo momento la exit strategy
non è chiara. Nonostante l’insofferenza conclamata da mesi da parte del
premier, Matteo Renzi e la progressiva presa di distanza da parte del
commissario del partito a Roma, Matteo Orfini. Il rimedio, per i vertici
democratici, potrebbe essere peggiore del male. Ma è il deputato Pd Michele
Anzaldi, in un’intervista all’Huffington post a rompere gli indugi e sparare a
zero: “Roma merita questo stillicidio? E tutto questo quanto danneggia i dem
nazionali?”. Due domande che potrebbero farsi in molti e non solo in
Campidoglio. A breve dovrebbe arrivare la linea dai vertici nazionali del
partito. Intanto le opposizioni vanno all’attacco e invocano le dimissioni.
“Marino deve lasciare e Roma deve tornare al voto”, tuona Beppe Grillo. Renzi
si sta interrogando in queste ore su come uscire da questa situazione. Perché
il suo progetto era lasciarlo alla guida del Campidoglio almeno fino alla fine
del Giubileo, possibilmente fino a scavallare la finestra elettorale di
primavera e poi farlo cadere dopo. “Il Pd farà un talent per cercare un
candidato alternativo”, la battuta che circolava ieri in Parlamento. Perché
fino ad ora il primo cittadino è rimasto dov’è per evitare risvolti negativi
sul Giubileo con il commissariamento. E poi i Dem non saprebbero con chi
sostituirlo e sono convinti che perderebbero le elezioni.
Ma adesso le cose potrebbero cambiare e anche rapidamente:
prima di tutto il procuratore Pignatone potrebbe incriminare il sindaco per le
spese della carta di credito. A quel punto, lui sarebbe automaticamente fuori.
A cercare una soluzione è Orfini, insieme al vice segretario dem, Lorenzo
Guerini. Tra le voci che circolano, quella che per mandare via Marino non si
parla più di un anno ma di un mese di tempo. A novembre si voterà il bilancio
del Comune e, nel caso in cui non dovesse essere approvato, il Campidoglio può
essere commissariato per poi tornare al voto nel 2017. Questo sarebbe uno dei
possibili scenari, che il Pd sta vagliando. Nel frattempo, Renzi tace. A questo
punto, con il sindaco scaricato platealmente pure da Bergoglio, basterebbe
anche una sua parola. Ma fino a che Palazzo Chigi non valuta bene mosse e
conseguenze ufficialmente non si parla. Il sindaco però sembra più debole di
ieri.
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