VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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domenica 24 aprile 2016

#5giornia5stelle del 22 Aprile 2016 - #acquanonsivende

Questa settimana abbiamo detto addio alla "Legge popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua". La prima firma era del MoVimento 5 Stelle, Federica Daga, ed era una legge per rispettare una volta per tutte la volontà referendaria di 27 milioni di cittadini.
Di quella volontà non è rimasto nulla: la maggioranza ha tolto l'articolo 6, cuore della legge, lasciando via libera ai privatizzatori. Come denunciano in aula i nostri portavoce D’Incà, Fico, Di Battista, De Rosa, l'acqua sarà ri-privatizzata a forza e per esclusiva volontà di governo e maggioranza.
Siamo stati anche dal Presidente della Repubblica Mattarella, con i nostri portavoce Michele Dell’Orco e Nunzia Catalfo. Gli abbiamo portato le preoccupazioni dei cittadini per lo scandalo "Trivellopoli" che si allarga ogni giorno di più, e un Governo che risulta sempre più compromesso con le lobby e con i condannati in maggioranza. Gli abbiamo anche parlato della legge sul Reddito di Cittadinanza, ancora ferma al Senato.
Alla Camera, i portavoce Fico, Crippa, Cioffi, Martelli e Girotto hanno presentato il Programma Energetico Nazionale elaborato dal M5S. E’ un programma che punta sulle rinnovabili e sull’uscita dal petrolio entro il 205, perché noi crediamo che “modernizzare” non significhi, come sostiene il governo, aiutare ancora le trivelle, ma aiutare l’Italia ad uscire da un paradigma vecchio di cento anni e orientarla ad una transizione energetica oramai inevitabile.
E’ stata finalmente discussa in aula la sfiducia che il M5S ha chiesto per il governo Renzi. Nunzia Catalfo, in un discorso appassionato, spiega che sarà bocciata a causa di Verdini, rinviato a giudizio x la sesta volta, che salverà un governo corrotto. Il Paese è costretto ad assistere ad uno spettacolo indegno, tra delinquenti politici e penali, conclude Nunzia. 
Da Bruxelles Tiziana Beghin racconta come i nostri portavoce si siano concentrati sulla strategia commerciale europea, in 5 punti principali: la difesa del manifatturiero, delle PMI, i diritti umani per lavoro e ambiente, la trasparenza e la lotta alla contraffazione. Ora è il turno dei cittadini, che potranno dare il loro contributo sulla piattaforma Rousseau/Lex Europa.
Alla Camera, poi, è stato presentato l’emendamento M5S a prima firma Sergio Battelli per togliere il monopolio alla SIAE: un carrozzone all’italiana ed una “Società Impegnata Ad Estorcere” come la definiscono molti cittadini.
Infine, un messaggio dal sindaco di Livorno, che racconta come stanno davvero le cose riguardo le indagini della magistratura: “Siamo stati noi a portare i libri in tribunale. Ci siamo rifiutati di far pagare ai livornesi i debiti lasciati dal PD. Abbiamo assunto i 33 precari che vivevano sotto ricatto occupazionale. In questo momento abbiamo bisogno del sostegno di tutta la comunità 5 stelle.”


venerdì 25 marzo 2016

#5giornia5stelle del 25 Marzo 2016 - #attaccoaBruxelles

Attacco a Bruxelles. Dalla voce di Fabio Massimo Castaldo, portavoce M5S all’Europarlamento, arriva il messaggio di cordoglio di tutta la delegazione italiana del MoVimento, direttamente dal palazzo parlamentare. Ma oltre al dolore, occorre immediatamente intervenire: e la prima cosa da fare è assumere un atteggiamento finalmente intransigente con quei Paesi, come Arabia Saudita e Turchia, che praticano traffico di petrolio, di armi e anche di combattenti jihadisti. Continuare a considerarli alleati rende i nostri governi indirettamente complici del terrorismo.
In Italia, intanto, il governo continua a pensare alle banche, con il DDL che rende le Banche Cooperative una grande SpA. Vi sembra giusto che i soldi dei soci di cooperativa finiscano per comprare, magari, gli F35? Dopo le banche popolari si massacrano le banche cooperative, c’è qualcuno che vuole ridurre gli italiani in povertà, denuncia Alessio Villarosa. Come ci spiegano poi Carlo Sibilia e Michele Dall’Orco, il M5S è l’unica forza politica che combatte contro tutto questo ed è sceso in piazza anche per chiedere le dimissioni della Boschi. Su questo decreto il governo ha posto inoltre la fiducia. Il M5S, con la voce di Daniele Pesco, ha detto no, e con lui tutti i portavoce hanno protestato in aula.
Al Senato è stata presentata, come ci raccontano Paola Taverna e Nunzia Catalfo, una proposta di legge del M5S sull’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro. Un inserimento che però rispetti le possibilità, le qualità e la dignità delle persone disabili. Alla proposta di legge si è arrivati grazie al continuo confronto con cittadini e associazioni.
Importante denuncia arriva da Luigi Di Maio: il governo ha lasciato a secco il fondo per le vittime della mafia e del racket, che ora sono costrette persino a pagarsi di tasca propria gli avvocati. Ora Alfano deve il prima possibile sbloccare il fondo ed evadere le richieste di queste quasi 500 famiglie.
Marialucia Orefice, in aula alla Camera, dimostra che la Commissione di Inchiesta sui CIE-CARA si è rivelata proprio per quel che si sospettava: solo un modo per ripulire l’immagine dei partiti compromessa da Mafia Capitale. Per il resto, nulla si è fatto ancora contro chi specula sull’immigrazione: gli equilibri precari del governo contano più della soluzione dei problemi.
Infine Giampiero Trizzino del M5S in Regione Sicilia, ci ricorda che il 17 aprile è importantissimo andare a votare SI al referendum. Ed è importante anche informare e convincere parenti e amici!





venerdì 18 marzo 2016

#5giornia5stelle del 18 Marzo 2016 - #fiatosulcollo

Questo Paese ha toccato il fondo: non si ha più rispetto neppure per le vittime della mafia, di racket ed usura. Dallo scorso ottobre il governo, denuncia in aula Luigi Di Maio, ha stabilito che non vengano più pagate le spese legali agli avvocati che difendono gratuitamente questi cittadini. Chi oserà più denunciare racket ed estorsioni, ora che sa di dover pagare anche di tasca propria? Chissà, forse è proprio questo il risultato che si vuole ottenere.
Renzi questa settimana si è presentato al Parlamento per raccontare cosa fa in Europa. La versione edulcorata, ovviamente. Brescia, Catalfo e Lezzi gli ricordano che in realtà il governo è un fallimento e la stessa Unione Europea è un fallimento, di cui l’Italia è ridotta a fanalino di coda grazie alle politiche del premier. Si pensa solo a banche, finanza, austerity e intanto il Paese cola a picco.
I media, poi, reggono il gioco: la menzogna regna sovrana, come racconta Marco Affronte da Bruxelles. Il TG2 nel menzionare il referendum contro le trivelle sostiene che non ci sono stati mai incidenti. Tutt’altro! Gli incidenti, documenti alla mano, in 20 anni sono stati ben 9600, di cui 1300 nella sola Italia. Allora, andiamo tutti a votare SI il 17 aprile.
Ancora sulla mafia, nel dibattito al Senato. Si vara la Giornata Nazionale della Memoria per le vittime, e Vima Moronese avverte che la legalità va di pari passo con la crescita della conoscenza specialmente nei giovani. Occorrono iniziative concrete che promuovano sensibilizzazione.
E’ stata anche la settimana dell’acqua: il governo non nasconde il suo tentativo di cancellare la volontà che cittadini hanno espresso al referendum, ovvero che la gestione idrica resti pubblica. Ma i cittadini saranno custodi di questa volontà, dichiara Federica Daga, e il M5S non si arrenderà su una delle sue stelle.
Al Senato si vara un’altra “Giornata Nazionale”, stavolta per le vittime dell’immigrazione. Vito Crimi si indigna: l’Italia è travolta da crisi e illegalità, le persone si suicidano, e il Parlamento spreca tempo e soldi pubblici per una cosa inutile. Questa è solo propaganda.
Si susseguono, poi, gli scandali delle banche che massacrano i risparmiatori. Riccardo Fraccaro ci racconta il caso di Sparkasse, la Cassa di Risparmio di Bolzano, che nelle mani di PD, Lega e loro accoliti ha aperto una voragine di decine di milioni di euro.
Infine, da Bruxelles Ignazio Corrao illustra la proposta M5S per l’Africa Trust Fund, approvata in UE. Si sente spesso dire “aiutiamoli a casa loro”, e questo progetto serve proprio ad aiutare i cittadini dei Paesi africani maggiormente colpiti da difficoltà economiche e dal fenomeno dell’emigrazione.
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martedì 8 marzo 2016

DEMOCRAZIA A RISCHIO: HANNO APPROVATO IL CETA! (Beghin M5S)

La democrazia è a rischio. La Commissione europea ha siglato un accordo di libero scambio con il Canada (chiamato CETA) che prevede la nascita di un tribunale speciale per dirimere le controversie con le multinazionali. I governi democraticamente eletti dai cittadini potranno essere citati in giudizio se le decisioni prese ledono gli interessi di aziende private. Si sta scrivendo una pagina di storia nuova: nasce la dittatura delle multinazionali desiderose di utilizzare questo tribunale come clava per bastonare il politico che non si allinea al proprio volere.
Nell'accordo raggiunto (che adesso deve passare all'esame del Parlamento e del Consiglio europeo) l'Europa e il Canada nomineranno i loro giudici, ma mentre a Ottawa c'è un governo votato dai cittadini a Bruxelles no: una Commissione di nominati sceglierà altri nominati che decideranno sulla vita dei cittadini. I furbi euroburocrati hanno cambiato il nome di questo tribunale (non si chiama più ISDS) ma la sostanza non cambia: giudici, tecnici, avvocati possono mettere in crisi gli Stati nazionali mettendo in discussione le leggi che non piacciono.
Con il TTIP in stallo, grazie alla pressione dell'opinione pubblica europea, le multinazionali stanno raggiungendo il loro obiettivo con un altro strumento, il CETA. Delle 47 mila multinazionali americane presenti in Europa, 41.811 dispongono di una succursale in Canada. Ecco spiegato il trucchetto: con un semplice stratagemma legale, la casa madre statunitense sposta parte della proprietà alla filiale canadese, permettendole di avviare una causa legale con il meccanismo previsto dal trattato CETA. Delle 4.000 grandi corporation americane presenti in Italia ben l'84% sarebbe in grado di usare questo espediente.
La Commissione europea si è comportata come un prestigiatore da quattro soldi: distrae i cittadini con il TTIP (la cui attenzione mediatica è forte) per poi concedere regali alle multinazionali con il CETA (un trattato sconosciuto ai più). Un gioco di prestigio non nuovo per le multinazionali: la Philip Morris ha fatto causa all'Australia utilizzando la sua filiale di Hong Kong e all'Uruguay tramite la sua filiale in Svizzera.
Le multinazionali più agguerrite nel citare in giudizio gli Stati nazionali sono attive prevalentemente nel settore ambientale, nei servizi finanziari, nel campo dell'estrazione petrolifera, sono grandi imprese che fanno affari con sostanze chimiche, prodotti alimentari e tabacco. Tutte industrie che grazie alla clausola ISDS potrebbero compromettere la legislazione europea in materia di tutela dei consumatori, sicurezza alimentare e protezione dagli agenti chimici.
Questo tribunale "interverrà solo in casi di discriminazione, espropriazione, nazionalizzazione o mancato rilascio di una licenza a un'azienda straniera", si difende dalle accuse il Commissario al Commercio Internazionale Cecilia Malmström. Nella sua difesa, però, c'è una clamorosa ammissione di colpa: la Malmström ammette che questo Tribunale interverrà quando uno Stato nazionale vorrà fare marcia indietro nella concessione di un bene pubblico a un privato.
Qualche esempio? Nel 2010 il Comune di Parigi aveva riportato in mano pubblica la gestione della rete idrica della città. L'acqua era ritornata nelle mani pubbliche dopo che per anni era stata gestita da parte di due multinazionali Veolià e Suez. Il risultato era stato un risparmio di 35 milioni di euro l'anno e l'abbassamento dell'8% della bolletta dell'acqua per tutti i parigini. Con questo tribunale in pieni poteri tutto questo sarebbe impossibile! I dubbi dei sindacati britannici della Sanità sono fondati: il meccanismo dell'ISDS, combinato a una clausola di irreversibilità delle privatizzazioni (che forse sarà nel TTIP) renderà impossibile il ritorno in mano pubblica dei servizi privatizzati. I governi eletti dovranno difendere le loro scelte davanti a un Tribunale. E' la morte della democrazia.
VIDEO. La portavoce Tiziana Beghin vi spiega il doppio gioco della Commissione europea che preferisce essere alleata delle multinazionali piuttosto che dei cittadini



giovedì 4 febbraio 2016

La Ue cancella il Dieselgate si potrà inquinare di più

Voto a favore dell’innalzamento del 110 per cento dei limiti sulle polveri sottili
Si tratta di una decisione assurda. Invece di introdurre regole più severe e restrittive la maggioranza degli europarlamentari ha fatto il gioco dell’industria dell’automobile”. Gli ecologisti di Green Italia puntano il dito sulla lobby dell’auto per raccontare il voto con cui ieri il Parlamento europeo ha sostanzialmente dato il via libera all’accordo di ottobre tra commissione Ue e case produttrici per innalzare i limiti di emissioni di ossido di azoto (Nox) per le auto diesel. Una decisione in controtendenza rispetto agli allarmi sull’inquinamento nelle città e alle reazioni sdegnate al cosiddetto Dieselgate, cioè la scoperta che Volkswagen aveva installato sulle sue auto un software per truccare le emissioni inquinanti. L’intesa ratificata ieri dall’Europarlamento prevede in sostanza un compromesso: nessun cambiamento fino al settembre 2017, quando le auto diesel cominceranno a essere sottoposte ai nuovi test sulle emissioni in condizioni di guida reale (real-word driving emission) e non in laboratorio, ma in compenso i limiti per le sostanze inquinanti vengono alzati per qualche anno rispetto a quelli attuali (previsti dalla Direttiva 715, in vigore dal 2007). Per l’ossido di azoto (NOx), ad esempio, si passa dagli 80 mg/km di oggi a oltre il doppio (168mg/km) fino al dicembre 2018 e poi a 120 mg/km dal 2019 in avanti. Questo, di fatto, significa cancellare le norme “Euro 6” per i diesel adottate dalla stessa Ue. Il voto di ieri, in realtà, era il tentativo dell’Europarlamento di porre il veto su questo accordo al ribasso voluto dalla commissione europea a ottobre. La commissione Ambiente, però, che proponeva di far rimanere in vigore i parametri della Direttiva 715, non è riuscita a trovare la maggioranza in aula: forse non è un caso visto che lo stesso presidente della commissione ha votato contro (si tratta dell’italiano Giovanni La Via, Ncd). A guidare i favorevoli al raddoppio delle emissioni è stato il Partito popolare europeo, mentre contrari erano Verdi (ma anche il Movimento 5Stelle) e Socialisti, che però hanno perso molti voti per strada.
Alla fine il via libera alla proposta della commissione è passato per una manciata di voti: 6 per la precisione (323 a 317). I motivi che hanno giustificato la decisione sono di vario ordine: per Bruxelles, ad esempio, attualmente le auto diesel sforano i limiti per l’ossido di azoto del 400% se non di più. Si giustifica La Via: “Ponendo il veto avremmo solo perso un sacco di tempo, non avremmo avuto un quadro normativo di riferimento e da qui a un anno e mezzo avremmo dovuto cominciare tutto daccapo, con un’altra proposta della commissione”. Legambiente invece, per bocca del suo direttore generale Stefano Ciafani, la mette in un altro modo: “Quello che è avvenuto oggi a Bruxelles è assurdo e grave, è una scelta che va deliberatamente contro l’ambiente e la salute dei cittadini ed è solo a favore delle lobby automobilistiche. Un vero e proprio condono che premia i furbi e non l’innovazione e la qualità”.

I precedenti articoli relativi all’argomento:

sabato 26 dicembre 2015

CHI VUOLE COPRIRE LO SCANDALO WOLKSWAGEN?


Eleonora Evi Portavoce del MoVimento 5 Stelle in Europa


Il Parlamento Europeo istituisce una Commissione per indagare le responsabilità nello scandalo Volkswagen. Nonostante la strenua opposizione del Partito Popolare (con i voti di Forza Italia), che avrebbe preferito far calare il velo dell'oblio sullo scandalo che ha investito la casa automobilistica tedesca, 314 parlamentari hanno sostenuto la richiesta di istituire una commissione d'inchiesta sullo scandalo Volkswagen. La Commissione è stata fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle e avrà poteri ispettivi, sarà composta da 45 deputati (tra cui la portavoce Eleonora Evi) che avranno possibilità di accedere a tutta la documentazione necessaria per capire quanto la Commissione Europea e gli Stati membri fossero a conoscenza dei trucchi messi in atto dalla case automobilistiche per aggirare le norme. 




martedì 22 dicembre 2015

#RENZI SANZIONA GLI IMPRENDITORI ITALIANI

L'On.le Manlio DI STEFANO (M5S)
Sapete perché non abbiamo più rapporti economici con la #Russia da un anno?
Sapete perché subiamo delle sanzioni da parte della Russia?
Sapete che ci sono costate già oltre due miliardi di euro e centinaia di posti di lavoro?
Ve lo spiego io in questo mio intervento in aula dove illustro la nostra proposta di interruzione delle sanzioni alla Federazione Russa.
Pensate che un'agenzia stampa ha recentemente rilanciato le dichiarazioni di alcuni diplomatici italiani al Parlamento Europeo che annunciavano la proposta italiana di revoca delle sanzioni ma oggi, incredibilmente, il Governo da parere contrario alla nostra proposta e, quindi, la boccerà. Chi gli avrà fatto cambiare idea?
Insomma niente di nuovo, il Bomba continua a pensare che la politica si faccia da Giletti a suon di balle invece che in Parlamento coi voti.
Mandiamolo a casa al più presto, già dalle prossime amministrative, prima che finisca di uccidere il nostro amato paese.



INCHIESTA #XYLELLA, ADESSO L'EUROPA SALVI LA #PUGLIA

Vogliamo tutta la verità e un nuovo piano anti Xylella. Il sequestro degli ulivi a rischio eradicazione e i dieci avvisi di garanzia per diffusione colposa della Xylella in Puglia dimostrano che adesso è tutto da rifare. Tra gli indagati della Procura di Lecce ci sono anche il commissario del governo e ricercatori del Cnr e dello Iam. Quello che emerge dalle indagini è preoccupante e inquietante. Se un giorno i reati contestati dovessero essere confermati, sarebbero molto più chiare le ragioni che hanno spinto le autorità competenti a rinchiudersi entro determinati schemi sbattendo la porta in faccia a chi, come il Movimento 5 Stelle, ha chiesto fin dal principio di valutare e sperimentare altre misure che non fossero solo le eradicazioni e l'uso di fitofarmaci.
La giustizia dirà se e quali reati sono stati commessi e da chi. Gli ulivi e l'economia pugliesi, però, hanno bisogno di risposte immediate. E per questo il Movimento 5 Stelle chiede ancora una volta alla Commissione europea di uscire dai rigidi schemi in cui finora ha operato, allargando il campo della ricerca scientifica e prendendo in considerazione quelle pratiche alternative che, grazie alla buona volontà di esperti e organizzazioni del territorio, stanno già dando degli ottimi risultati, migliori di quelli visti finora con gli abbattimenti.
L'Europa ascolti la Puglia e i pugliesi, non il commissario del governo indagato.
La portavoce al Parlamento europeo Rosa D'Amato ha più volte inviato lettere alla Commissione europea chiarendo i punti di un piano alternativo, rispettoso degli ultimi secolari e della salute dei cittadini. Adesso l'Europa deve prendere in considerazione queste proposte, altrimenti rischia di essere collusa con gli indagati.
ECCO LE PROPOSTE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
• la moratoria del piano che prevede l'abbattimento degli ulivi secolari.
• l'autorizzazione dell'uso di fitofarmaci consentiti in agricoltura biologica al posto di quelli previsti dall'attuale piano.
• la ricerca contro il batterio deve essere affidata anche a centri e università differenti rispetto al CNR e all'Università di Bari, favorendo la sinergia con le altre università pugliesi, italiane e internazionali.
• l'integrazione del comitato scientifico regionale con alcune competenze e figure professionali attualmente assenti e di cui è invece emersa l'assoluta necessità (come per esempio gli Ordini degli Agronomi e dei Periti Agrari).
• l'investimento sulla gestione delle acque reflue urbane per utilizzare questa risorsa nell'irrigazione degli oliveti.
• l'incremento della raccolta differenziata (matrice umida) così da produrre compost di qualità e certificato da utilizzare in agricoltura.
• permettere alle aziende del settore biologico di effettuare gli interventi nel rispetto delle loro pratiche valutando l'inserimento nel piano di azione delle proposte di FEDERBIO. 
CAMBIA LA DIRETTIVA UE, SPERANZE PER LA PUGLIA
La portavoce Rosa D'Amato ha, inoltre, lavorato per superare tutte le regole che hanno reso possibile la fallimentare gestione dell'emergenza in Salento,. Settimana scorsa è stato infatti approvato da Parlamento, Commissione e Consiglio europeo il regolamento sui parassiti delle piante. Questo nuovo regolamento prevede una maggiore attenzione alle misure di contenimento e di prevenzione, con una stretta decisa sull'uso dei pesticidi e con compensazioni per le aree colpite, più trasparenza e un maggiore coinvolgimento degli attori del territorio nelle situazioni di emergenza e nella scelta delle misure da adottare. E' prevista inoltre una stretta sulle importazioni delle piante aliene con più controlli per evitare l'introduzione di batteri o altri agenti nocivi.
La vera differenza di questo regolamento rispetto alla direttiva precedente sta nell'aver fissato dei principi chiari nella gestione del rischio. Tra questi, l'impatto minimo sul territorio, la 'non discriminazione', soprattutto per ragioni di commercio interno, e la 'giustificazione tecnica' al fine di scegliere la migliore soluzione al problema sulla base di reali evidenze scientifiche. Evidenze che sono mancate quando il governo Renzi ha varato il piano anti-Xylella, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti.
VIDEO. Ascolta e condividi le testimonianze degli imprenditori pugliesi messi in ginocchio dal piano anti Xylella.

giovedì 17 dicembre 2015

Ecco, finalmente lo ammette anche lui

Ecco, lo ha detto. Si, proprio lui, il Presidente del Consiglio. Da lui sono uscite dalla bocca parole che, fino a ieri, non sono state mai dette per un'altra forza politica italiana.
Sentite cosa ha detto


sabato 7 novembre 2015

5StelleEuropa - IL REFERENDUM IN UK SPACCHERÀ L'EUROPA, PREPARIAMOCI AL PIANO B

Il referendum in Gran Bretagna sulla permanenza in Europa avrà delle conseguenze deflagranti sulla futura evoluzione dell'assetto istituzionale europeo. Qualunque risultato esca dalle urne sarà l'inizio di un cambiamento epocale.
Le proposte di maggior autonomia che il governo inglese vorrebbe garantite da Bruxelles - in modo da potersi schierare apertamente per il "sì" al referendum - saranno il cavallo di troia per creare una Europa a geometrie variabili. La richiesta di Cameron (alla quale la Merkel non ha detto di no) prevede una "super-Europa" chiusa nel fortino dell'euro e delle politiche di bilancio basate sull'austerità e una "semi-Europa", dove ciascun Stato conservi le proprie monete nazionali ma mantenga i vantaggi della partecipazione al mercato unico.
L'obiettivo di Cameron è quello di allargare la forbice fra chi ha la moneta unica e chi conserva una moneta nazionale. Ecco le richieste che farà pervenire a Bruxelles:
1) una garanzia in bianco di "non discriminazione" ai danni dei Paesi che non adottano la moneta unica.
2) la garanzia che i Paesi fuori dall'Eurozona non vengano coinvolti e non debbano sobbarcarsi il peso dei salvataggi e dei fallimenti dei Paesi euro.
3) il diritto di avere una clausola di "opt-out" (esenzione) per tutte quelle politiche europee adottate nel primario interesse di maggior integrazione dei Paesi dell'Eurozona.
4) un riconoscimento ufficiale nei Trattati che l'Unione Europea diventi un'Unione "plurivalutaria", nel senso che i Paesi aderenti possano adottare valute diverse. Questo comporterebbe una modifica dei Trattati europei che oggi sanciscono l'euro come l'unica moneta europea.
Gli ultimi due punti sono molto importanti per l'impatto che avranno sul futuro dell'integrazione europea perché potrebbero spingere anche altri Paesi fuori dall'euro a richiedere il medesimo trattamento. I governi in Svezia, Polonia, Danimarca, per fare qualche esempio, seguiranno l'esempio inglese e chiederanno più autonomia da Bruxelles soprattutto in campo economico e fiscale, proprio per evitare di essere spazzati via alle elezioni dall'astio popolare nei confronti di questa Europa tecnocratica. Per questi Paesi verranno a cadere, più o meno esplicitamente, due dei tre pilastri su cui si è finora basata l'Unione Europea: il libero movimento delle persone e il libero movimento dei capitali.
Cosa succederà invece ai Paesi che hanno adottato la moneta unica? Per loro il destino potrebbe essere ancora più amaro di quello attuale. Guardando alle proposte sul tavolo e in discussione oggi a Bruxelles (ma soprattutto a Berlino), Italia, Francia, Spagna e Grecia verranno ancora di più strangolati nella morsa della moneta unica: ci sarà un bilancio separato per l'Eurozona e infine un un super ministro delle finanze con pieni poteri, che priverà gli Stati Membri dell'ultimo briciolo di sovranità ancora non svenduto ai tecnocrati europei. Questo processo ridurrà gli Stati dell'eurozona a colonie di un sistema antidemocratico e germano-centrico ancora più invadente dell'attuale.
Di fronte a questi scenari, la Commissione europea pensa non succederà niente e, nelle sue previsioni economiche, non considera l'impatto che potrebbe avere una Brexit. Se il Movimento 5 Stelle fosse al governo, invece, l'Italia non arriverebbe impreparata: predisponiamo un piano B per metterci in salvo. Prima si fa e meglio è: smantelliamo l'Eurozona e usciamo dall'euro immediatamente per far ripartire non solo l'Italia, ma anche l'Europa intera.
VIDEO. La Gran Bretagna deve uscire dall'Europa? Ascoltate cosa dice Nigel Farage, copresidente dell'Efdd e sostenitore del referendum inglese, ad Angela Merkel e François Hollande durante la plenaria di Strasburgo.