Le rilevazioni dell’Authority sullo stato dell’informazione
sul referendum: praticamente il vuoto totale
È “l’oscurantismo” dei media, come detto da Piero Lacorazza,
presidente Pd del Consiglio regionale della Basilicata, capofila delle Regioni
che hanno chiesto il referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile. Il
commento era riservato al silenzio dei talk show e dei programmi generici sulla
consultazione, prima che fossero pubblicati i dati ufficiali dell’Agcom che
mostrano in modo inequivocabile come, dal servizio pubblico alle reti privati,
di referendum si parli ben poco. Telegiornali compresi.
L’analisi parte dalla Rai, con monitoraggi sulle
trasmissioni di Rai1, Rai2, Rai3 e RaiNews. Il periodo di riferimento va dal 16
febbraio al 20 marzo: 34 giorni durante i quali nei tg Rai si è parlato del
referendum per sole 3 ore e 51 minuti in totale. È come se, in media, su ogni
canale fosse andato in onda un solo servizio di un minuto e mezzo, una volta al
giorno, a orario variabile. E basta. Rai1, ad esempio, dal 16 al 4 marzo non ha
speso neanche un secondo per informare sul voto. “In Rai, all’inizio, non si
parlava per niente di referendum - spiega Mirella Liuzzi, in commissione
Vigilanza per il M5s - Prima ci sono stati i comunicati e le delibere dirette
al direttore editoriale Verdelli.
Poi, quando informalmente ci sono arrivati
dati sulle tribune elettorali, ci siamo accorti che erano solo 9, disposte in
orari assurdi come le 9.30 mattina o la sera tardi”. A lamentarsi, non è stato
solo il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai Roberto
Fico, ma anche le associazioni. Su loro pressione, almeno le tribune sono
aumentate, sono diventate 13 e disposte sull’arco della giornata. Problematica
anche l’informazione ‘extra tg’: nei programmi non strettamente giornalistici,
l’informazione sul referendum ha raggiunto il traguardo di un’ora e 35 minuti. Il
totale fa 5 ore e 26 minuti. Monitorati anche Mediaset, La7, Sky e Nove Dj. I tg
dell’azienda del Biscione hanno riservato alle trivelle 2 ore e 14 minuti in
totale e neanche un secondo nel periodo tra il 16 febbraio e il 6 marzo. Fuori
dall’informazione giornalistica, praticamente il nulla: solo 15 minuti. Tra La7
e La7D, i minuti nei telegiornali sono stati 15, fuori non più di un paio. Un
po’meglio Sky che arriva a 1 ora e 18 minuti nei telegiornali (Tv8, Cielo,
Skytg24 sul digitale e sul satellite) mentre, a parte 42 minuti sul canale all
news non c’è traccia di approfondimenti extra-giornalistici. Ancora assenti
dalla rete pubblica, poi, gli spot autogestiti. Sarebbero dovuti partire il 19
marzo, ma così non è stato. Ora, la data della messa in onda ufficiale in Rai è
stata prevista per il 29 marzo, 18 giorni prima del voto. “Nei giorni scorsi
abbiamo voluto evitare polemiche per rispettare le tragedie delle ragazze in
Spagna e dell’attentato di Bruxelles - spiega Lacorazza - però ormai siamo di
fronte alla necessità di verificare e tenere alta l’attenzione per capire se
tutti i Tg del servizio pubblico parlano del referendum e in che modo. È
propaganda quando diciamo che c’è paura del quorum? I dati Agcom dimostrano
obblighi di legge rispettati con molta flessibilità da parte del sistema
informativo”. Quello del 17 aprile, poi, è un referendum che sta generando un
grande movimento di opinione, soprattutto sui social network. “Non si spiega
perché il servizio pubblico ne parli così poco: a ben vedere è controproducente
per qualsiasi azienda”.
Virginia Della Sala – Il Fatto Quotidiano – 27 marzo 2016 –
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