Palazzo Albergotti (Arezzo), sede storica di
Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio
“Questo governo in 25 minuti ha fatto un decreto di domenica ed ha azzerato i risparmi di decine di italiani. Noi gli chiediamo in 20 minuti di fare un decreto per ridare tutti i soldi a queste persone”. Così Luigi Di Maio dal palco della manifestazione organizzata ad Arezzo dal M5S sulla vicenda Banca Etruria. “Siamo qui in piazza – ha proseguito – a fare da scudo a chi ha perso i risparmi a causa del decreto salva banche. Se vogliamo davvero riappropriarci dello Stato dobbiamo ricominciare a parlare con la parola pubblico: dai servizi essenziali ai servizi di controllo”.
Sul palco di Arezzo, di fronte ad alcune centinaia di persone radunate in piazza San Jacopo, anche Alessandro Di Battista: quella del presidente del Consiglio – ha detto – è una “dittatura dell’ottimismo”. Per Di Battista Renzi vuol far credere “che il Paese sia ripartito sparando dei numeri falsi, vuol far credere che il Jobs Act sia un modo per avere contratti a tempo indeterminato e invece lo hanno fatto per licenziare”. Secondo l’esponente pentastellato il premier “è peggio di qualsiasi persona, perchè è manovrabile, è ricattabile. E’ diventato sindaco – ha aggiunto – anche grazie a Verdini. Sono una cricca d’affari e io li vedo in Parlamento”.
Di Battista è tornato anche sulla vicenda del ministro Boschi: “Non ha detto una parola sui risparmiatori mentre ha parlato di quel bravo padre”, ha commentato dal palco. Prima, parlando con i giornalisti, Di Battista aveva parlato di “comitati d’affari, non delle famiglie di politici ma affaristi senza scrupoli che passano sopra la vita dei poveri cittadini e dei pensionati”. Per l’esponente pentastellato, “Banca d’Italia deve tornare ad essere controllata dai cittadini e non dalle imprese private e le banche commerciali” e i risparmiatori delle quattro banche (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti) “devono recuperare fino all’ultimo centesimo”. Per questo bisogna evitare provvedimenti come il bail-in che rischiano solo “di fare prosciugare dalla mattina alla sera il conto a cittadini e imprese solo perché qualcuno ha mangiato, ha comprato titoli tossici, ha fatto speculazioni finanziarie”.
La manifestazione dei 5
stelle è stata duramente criticata dal Pd. Più di un esponente democratico ha
parlato di “flop”, di “cinque stelle e 4 gatti”. Da Carbone a Rotta, da Ermini
a Marcucci, che su Twitter ha commentato: “Solo Di Maio con qualche amico in
piazza ad Arezzo. E’ l’effetto Quarto che si fa sentire sulla Casaleggio e
dissociati: non vi crede più nessuno”.
Il deputato commenta le
parole del fondatore, deciso al passo di lato: “Rimarrà sempre con noi, nessuna
nuova fase”
Questa non è una nuova
fase, Beppe sarà sempre con noi. Ma ormai il Movimento può camminare con le
proprie gambe, e lui ha diritto di riprendersi la sua libertà”. Alessandro Di
Battista risponde dopo la manifestazione di ieri mattina dei Cinque Stelle ad
Arezzo, assieme “ai risparmiatori truffati da Banca Etruria”, come recita il
blog di Beppe Grillo. E proprio Grillo ieri ha suscitato clamore con un’intervista
al Corriere della Sera, in cui parla del suo imminente spettacolo teatrale, ma
soprattutto pare distaccarsi dal M5s. “Non mi sto allontanando, diciamo che
faccio un passo di fianco, voglio riconquistare la mia libertà”, spiega il
fondatore. Che ribadisce di voler rimanere “il garante delle regole”. E poi
assicura: “Io non sono il leader dei 5 Stelle, e non ci deve essere alcun
leader”.
Di Battista, partiamo da Arezzo. Per il Pd eravate “quatto
gatti”.
Si dovrebbero vergognare: i
cittadini presenti si aspettavano che il Pd ci mettesse la faccia, che desse
soluzioni. E invece i democratici stanno lì a discutere se eravamo mille,
duemila o tremila.
In piazza c’eravate lei, Luigi Di Maio e altri parlamentari.
Ma non c’era Beppe Grillo, a cui pure avevate chiesto di partecipare. E che
oggi pare aver detto addio al M5S...
Poco fa Beppe mi ha
telefonato facendoci i complimenti per la manifestazione, che ha seguito in
streaming. Lui è fiero del Movimento, e non fa un passo indietro, lo fa di
fianco. Vuole riprendersi la sua libertà, che si merita tutta. Ma non ci
abbandonerà mai.
Però da tempo è sempre più lontano. Lo sentite ancora?
Io lo sento regolarmente, e
parliamo di tutto. Dei problemi del Paese, del nostro reddito di cittadinanza,
e della sua carriera.
Secondo Grillo “la politica è una malattia mentale”.
Ha totalmente ragione.
Dovrebbe essere un modo di risolvere i problemi della gente, ma la partitocrazia
risponde ad altri interessi.
Un altro passaggio: “Ci sarà sempre più una diffusione dei
poteri all’interno del Movimento”. Significa che il Direttorio verrà allargato?
Il tema non è quello. Ormai
il Movimento ha centinaia di eletti, e c’è sempre più bisogno di
organizzazione. In quest’ottica, sempre più persone avranno responsabilità. Ma
questo non è sinonimo di potere decisionale, piuttosto di possibilità
organizzative.
Tradotto?
Più crescono i Comuni
guidati dal M5s, più ci sarà bisogno di una squadra che li segua. Ma ciò vale
per tutti gli ambiti elettivi e territoriali.
Quante scorie lascerà il caso Quarto? Lei ha ammesso
lentezze nel decidere sull’espulsione del sindaco Capuozzo.
Abbiamo impiegato cinque -
sei giorni a decidere, quelli per leggere le carte. E abbiamo preso una scelta
che ci inorgoglisce. Certo, noi del M5s ci avremmo dovuto mettere 48 ore,
perché non siamo come i partiti. Ma questi attacchi ci rafforzano.
Di Maio ha detto che potreste far vagliare le liste alla Direzione
nazionale antimafia.
Sul tema abbiamo depositato
un disegno di legge alla Camera. Vogliamo aumentare i controlli, a fronte del
Pd che fa entrare le mafie e gli offre il caffè. Ma evitare le infiltrazioni al
100 per cento non sarà mai possibile.
Cambierete i metodi di selezione?
Pensiamo sempre a
migliorare. E per le amministrative non abbiamo mai avuto un metodo unico.
Lei ha dichiarato: “Banca d’Italia deve tornare a essere
controllata dai cittadini e non dalle imprese private”. Volete davvero
riformare la banca centrale?
Assolutamente sì, la
commissione Finanze è già al lavoro. Bankitalia attualmente è una società per
azioni, controllata anche da quegli istituti privati su cui dovrebbe vigilare.
È un conflitto d’interessi enorme, e va risolto cambiando la governance
dell’istituto. E poi manca una vera banca centrale che conceda credito alle
imprese, come accade invece in Germania. In Italia il credito lo danno solo
agli amici degli amici, come nel caso di Banca Etruria.
Cosa pensate di fare?
Stiamo lavorando. Di certo
gli organi istituzionali devono essere sottoposti a maggiori controlli
pubblici.
Intervistato a “In Mezz’ora”, il finanziere Davide Serra ha
detto di aver investito con il suo fondo Algebris nei bond di Mps “per dare un
messaggio al capitale globale”.
Ha approfittato dei prezzi
molto bassi delle azioni per fare un po’ di speculazione. Ma è il suo mestiere.
Secondo Serra “quelli che ci definiscono speculatori sono
ignoranti”.
Io non posso escludere che
dalla presidenza del Consiglio o dalla Banca d’Italia partano pizzini con
consigli per chi ha finanziato Matteo Renzi. Certo, non è il caso di Mps. Ma il
sospetto che ci sia un sistema che si arricchisce sulla speculazione,
informando gli amici giusti, ce l’ho. L’abbiamo visto con Banca Etruria, e con
le Popolari.
Maria Elena Boschi si è
mossa in conflitto di interessi sul caso Banca Etruria? Il deputato del
Movimento Cinque Stelle Alessandro Di Battista ha chiesto informazioni ieri,
l’Antitrust sta rispondendo oggi. La
risposta è no. Ma solo grazie al dispositivo della legge Frattini, voluta da
Berlusconi per sterilizzare il proprio conflitto di interessi. Boschi,
infatti, ha potuto giovare del meccanismo dell’uscita dalla stanza che
consente, secondo la Frattini, di non influenzare le decisioni. E comunque con qualche
dettaglio che può creare comunque imbarazzo al ministro delle Riforme.
L’Autorità guidata da
Giovanni Pitruzzella deve pronunciarsi sulla base della legge Frattini del 2004. Che fu fatta dal governo
Berlusconi, quindi non certo particolarmente stringente.
L’articolo 3 della Legge
Frattini stabilisce che c’è conflitto di interessi in capo a una carica di
governo quando il titolare di una carica di governo partecipa a un atto o
omette un atto che ha “Un’incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del
titolare (cioè del ministro, ndr) del coniuge, o dei parenti entro il secondo
grado” e, secondo requisito, “con danno per l’interesse pubblico”.
Gli atti a cui ha
partecipato la Boschi hanno queste caratteristiche. Il decreto 180 del 16
novembre, quello che recepisce la normativa europea sul bail-in, in particolare
l’articolo 35 comma 3 che stabilisce l’esercizio dell’azione di responsabilità
. Se c’è un danno, è il
commissario speciale della Banca d’Italia che deve attivarsi per chiedere
risarcimento. In questi giorni si è parlato di uno “scudo” per il padre
della Boschi, Pier Luigi, quando era vicepresidente della Popolare
dell’Etruria, anche se la norma è sostanzialmente identica a quella del testo
unico bancario relativa alle banche in liquidazione coatta amministrativa.
Sotto il primo profilo,
quello dell’incidenza specifica e preferenziale, si limita a specificare e
regolare le modalità in cui si fanno valere le responsabilità verso gli organi
amministrativi e di controllo. Quanto al requisito del danno, sempre ai sensi
dell’art. 5 del regolamento attuativo della legge Frattini, l’atto deve essere
idoneo “ad alterare il corretto funzionamento del mercato”. Questa circostanza,
secondo gli uffici dell’Antitrust, non si riscontra nel caso specifico.
Il
primo provvedimento sensibile è quello del gennaio 2015: la riforma delle banche popolari (misure
urgenti per il sistema bancario e gli investimenti) che diventano società per
azioni. L’Antitrust, sulla base delle informazioni trasmesse dalla presidenza
del Consiglio dei ministri, ha verificato che la Boschi non era presente alla
riunione del 20 gennaio, dove è stato deciso il decreto pubblicato sulla
gazzetta ufficiale quattro giorni dopo.
Se palazzo Chigi ha detto la
verità su quel Consiglio non spetta all’Antitrust stabilirlo.
Per quanto riguarda il
decreto del 22 novembre, il
famigerato decreto salva Banche, in base alle informazioni fornite dal
segretario generale della presidenza del Consiglio, la Boschi non ha
partecipato.
Poi c’è il decreto 180 del 16 novembre, quello
che recepisce nell’ordinamento italiano le norme europee sul bail-in. Il 10
settembre c’è una prima seduta del Consiglio dei ministri dove viene approvato
lo schema preliminare del decreto legislativo da inviare alle commissioni
parlamentari. A questa riunione, la Boschi risultava presente.
Non ha partecipato invece
alle sedute successive del 6 novembre e del 13 novembre in cui il provvedimento
legislativo fu prima esaminato nel merito e poi approvato in via definitiva. In base allo spirito della legge Frattini,
partecipare è il primo requisito per poter influire sulle decisioni e quindi
manifestare il conflitto di interesse.
Di Battista ha chiesto anche
se la Boschi, quando fu nominata ministro, compilò le dichiarazioni sul suo
patrimonio e dei famigliari: sono arrivate all’Antitrust nei tempi previsti il
21 maggio 2015, dopo richiesta del 3 aprile 2015. Ma qui c’è un dettaglio
rilevante: nella comunicazione all’Antitrust la Boschi non comunicò il possesso
delle azioni di Banca Etruria.
Bocciata la mozione contro il ministro delle Riforme: 373 no e 129 sì. Forza Italia non vota la sfiducia alla Boschi e Salvini minaccia: "C'è da rivedere alleanza per le amministrative". Di Battista contro il governo: "State prendendo in giro gli italiani"
Il risultato era scontato, meno le parole utilizzate dalla diretta interessata per respingere al mittente le accuse contro la sua famiglia. E’ stata bocciata come da pronostico (373 no contro 129 sì) la mozione del M5s contro il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. “Io amo mio padre, che è una persona perbene. Ma se ha sbagliato deve pagare, come tutti. Non c’è spazio per favoritismi. Se i fatti contestati fossero veri? Mi dimetterei”. La mozione di sfiducia individuale è stata presentata dal Movimento 5 Stelle prima a Montecitorio (dove il governo è blindato) e dopo le polemiche anche al Senato (dove invece i numeri sono più risicati), ma sarà discussa solo alla Camera: non ci sono infatti precedenti in cui un provvedimento individuale contro un ministro sia discusso in entrambe le camere.
A rendere praticamente impossibile far passare la sfiducia in Aula, ci si è messa anche la spaccatura del fronte delle opposizioni. Forza Italia infatti ha deciso di non partecipare al voto per non sostenere il provvedimento scritto dai 5 Stelle. Una decisione fortemente criticata dalla Lega Nord: “Se non votano con noi”, aveva detto in mattinata il segretario del Carroccio Matteo Salvini, “ci sarà da rivedere l’alleanza per le amministrative”. Così anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: “Se Forza Italia non dovesse votare la sfiducia al governo in Senato (che invece sarà votata a gennaio ndr), anche se dubito accada, questo comprometterebbe parecchio delle nostre alleanze”.
A proteggere la rappresentate del governo, tutto il Partito democratico, forse per una delle poche volte compatto: “Se pensano di farci paura non ci conoscono”, ha commentato il sottosegretario e braccio destro di Renzi Luca Lotti, “bel boomerang, bravi”. In difesa della Boschi anche il renzianissimo Ernesto Carbone: “I grillini figli dei fascisti”, ha commentato su Twitter, “fanno la morale a noi? Sciacquatevi la bocca”. Contraria alla mozione, oltre ai democratici anche l’Italia dei Valori: “Azione vergognosa”, ha commentato Nello Formisano. “Dimostra quanto l’opposizione sia tragicamente non solo a corto di argomenti ma quanto non abbia scrupoli a strumentalizzare una vicenda, sconvolgendola, in cui il ministro nulla c’entra”.
Il discorso del ministro Boschi in Aula
Nel nome del padre, è stato un ministro Maria Elena Boschi di lotta e di governo quello intervenuto a Montecitorio per rispondere alla mozione di sfiducia individuale per il presunto conflitto di interessi nel caso Banca Etruria, dove Pier Luigi Boschi è stato vice presidente prima del commissariamento. Di governo, quando ha sottolineato che non ci saranno differenze di trattamento, di lotta quando ha rispedito al mittente le accuse contenute nel testo della mozione presentata dal Movimento 5 Stelle. “Non è mia intenzione esprimere valutazioni per la campagna contro la mia famiglia e contro il governo” ha detto la Boschi, che poi è entrata immediatamente nel vivo della questione: “C’è stato favoritismo, una corsia preferenziale? Questo è il quesito che viene posto. Se la risposta fosse sì, sarei io la prima a ritenere necessarie le mie dimissioni”. Il motivo della presa di posizione è tutto ‘governativo': “Sono orgogliosa di far parte di un esecutivo che esprime un concetto molto semplice: chi sbaglia deve pagare, chiunque sia, senza differenze e favoritismi. Se mio padre ha sbagliato deve pagare. Non devono esserci doppie misure”.
Successivamente la titolare delle Riforme è entrata nel merito della questione: “Mio padre accettò nel 2014 l’incarico nella Banca Etruria e con un decreto del febbraio 2015 gli è stato tolto l’incarico – ha detto – Dov’è il favoritismo nell’aver fatto perdere l’incarico a mio padre? Dov’è il favoritismo di Bankitalia nell’aver fatto pagare una multa di 144mila euro?”. Nel proseguimento della sua replica, il ministro prima ha ricordato le origini umili della sua famiglia, poi ha dato i numeri del presunto conflitto di interessi: “Non siamo la famiglia della Banca Etruria” ha detto, sottolineando che la sua famiglia possedeva poche migliaia di azioni, ognuna del valore (all’epoca) di circa un euro l’una, ma che oggi valgono zero. “Io posseggo, anzi possedevo, 1.557 azioni di Banca Etruria, per un valore totale di 1500 euro – ha detto – Oggi equivalgono zero e sono carta straccia. Anche altri in famiglia hanno piccoli pacchetti. Mio padre possedeva 7.550 azioni. Trovo suggestivo sentire che con un pacchetto di 1.557 azioni io fossi la proprietaria della banca o che lo fosse la mia famiglia. Dire che la Banca Etruria è la banca della famiglia Boschi è suggestivo, ma non corrisponde a verità fatti”.
Sui tempi dei rapporti dei Boschi con la banca, inoltre, il ministro ha aggiunto che “né io, né la mia famiglia abbiamo acquistato o venduto azioni da quando io sono stata al governo, nessun plusvalore può essere stato realizzato. Ma siccome non voglio che ci siano dubbi in questa Aula, proviamo ad immaginare che ci siano state azioni”. E giù con i numeri: “Prima del decreto il valore era sceso causando una minusvalenza. A seguito del decreto c’è stato un rialzo titoli che ha ridotto di 369 euro la minusvalenza – ha spiegato – Ammesso che avessi venduto azioni, ma non lo ho fatto, il grande conflitto di interesse di cui stiamo parlando al paese sono 369 euro. Analogo ragionamento vale per il pacchetto azionario della mia famiglia: ci sarebbe stato un conflitto di interessi per 2300 euro”.
Da qui la difesa personale: “Mi si dica che sono venuta meno ai miei doveri istituzionali, mi si dica, se lo si ritiene, che non sono all’altezza. Ma non vi consento di mettere in discussione la mia onestà, non ve lo consento io e non ve lo consentono i fatti che sono più forti del pressappochismo e della demagogia di questi giorni” ha detto la Boschi. La conclusione è in pure stile Renzi: “Volete indebolire il governo? Lasciate perdere. La realtà dei fatti – ha aggiunto la Boschi – è molto più forte del qualunquismo, della demagogia e del populismo che dice che alcuni non sono uguali davanti alla legge. Nella nostra Italia siamo tutti uguali davanti alla legge e questo è dimostrato. Auguro a tutti voi di giudicare i fatti, che sono più forti della demagogia. A chi pensa così di indebolire il governo, dico: lasciate perdere. Il Governo è attrezzato per respingere attacchi e portare avanti la nostra azione. Non ci fermeranno le bugie, ma andremo avanti per dare all’Italia una nuova opportunità”.
Di Battista (M5S): “State prendendo in giro gli italiani”
Al termine dell’intervento c’è stata una lunga standing ovation dei deputati del Pd. Applausi dal resto della maggioranza, mentre tutti i colleghi di governo si affollavano attorno a Boschi per abbracciarla. Immobili tanto i deputati di Sinistra italiana quanto quelli di M5S. La cui posizione è riassunta dall’intervento di Alessandro Di Battista: “Il dottor Boschi è stato nominato vice presidente un mese dopo che la figlia è diventata ministro, pensate di prendere in giro il Paese con il vostro doppiogiochismo?”. Accuse pesanti, ma non sono le uniche: “Il ministro Boschi ha un conflitto grande, non come una casa, come una banca” ha aggiunto l’esponente grillino, secondo cui “un ministro dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto, e lei – rivolgendosi alla Boschi – non lo è”.
Da qui l’accusa al governo nel suo complesso, ma sempre rivolta alla titolare delle Riforme: “Le esprimo la più totale indignazione verso il vostro governo per provvedimenti infami che hanno mandato sulla strada molti cittadini. Ha fatto un intervento pieno di pietismo e compassione, ma non abbiamo visto né pietismo da parte sua né da parte del Pd nei confronti di migliaia di cittadini truffati“. Poi Di Battista ha provato ad entrare nel merito della questione: “Pensate che il punto di valore siano le azioni? Il punto è semplice: il governo Renzi e prima il governo Letta ha favorito o meno gli interessi delle banche? La risposta è sì” ha detto. Poi la conclusione, con l’invito al ministro a farsi da parte: “Se quello che è successo a Boschi fosse accaduto in epoca berlusconiana, a Carfagna o Gelmini, sarebbero insorti tutti – ha detto – Oggi la mozione sarà bocciata. Non sappiamo se il caso si ingrosserà. Se dovessero sorgere altri elementi, evidentemente potrebbe succedere che il premier Renzi stesso possa chiedere di sacrificare il ministro Boschi – ha aggiunto – perché Renzi difende solo se stesso. Voteremo sì alla mozione, Boschi dimettiti. E viva l’Italia, nonostante questa oscena ipocrisia“.
Tensione Lega Nord-Forza Italia
Nel frattempo, la mozione di sfiducia presentata da M5s contro il ministro Boschi per il presunto conflitto di interessi nel caso Banca Etruria rischia di avere un effetto collaterale non di poco conto: rompere la coalizione di centrodestra e la ritrovata intesa tra Forza Italia e Lega Nord. Motivo del contendere è la decisione dei forzisti di uscire dall’Aula quando si tratterà di votare contro la titolare delle Riforme. Il Carroccio, invece, ha deciso di dire sì al provvedimento contro la Boschi, al pari dei grillini e di Sinistra italiana. Una distanza politica che non è andata giù al leader padano Matteo Salvini, che da Mosca non le ha mandate a dire. Le parole del segretario, però, non sono riferite al caso di specie, ma alla linea generale dei berlusconiani.
“Se Forza Italia non vota la sfiducia al governo, ci incazziamo e ci sarà da rivedere tutto, anche la coalizione Lega-Fi-Fdi per le amministrative” ha detto Salvini. Che poi ha spiegato la sua presa di posizione: “Al vertice di Arcore, questa settimana, abbiamo fatto un documento comune in cui ci impegnavamo tutti a votare mozioni di sfiducia nei confronti del governo – ha detto – Abbiamo detto che avremmo votato sia quelle individuali, sia quelle collegiali”. Oggi invece alla Camera Forza Italia si asterrà. “Non parteciperemo al voto di sfiducia individuale nei confronti del ministro” ha annunciato il deputato azzurro Giorgetti in aula, che poi ha richiamato l’attenzione sulla mozione di sfiducia nei confronti del governo presentata da Fi, Lega e Fdi. Per Salvini non basta: “Se anche sulla mozione contro il governo hanno cambiato idea e prevarrà la linea inciucista, a quel punto bisogna ripensare tutto” perché la Lega “fa accordi solo con chi è all’opposizione di Renzi“.
Renato Brunetta, poi, ha provato a stemperare la tensione rilanciando la mozione contro il governo anche al Senato: “Non abbiamo alcun dubbio che sarà presentata anche al Senato, e che conseguentemente ci sarà una relativa calendarizzazione della stessa, con la possibilità, per l’alternanza tra i due rami del Parlamento, di discuterla sempre a gennaio a Palazzo Madama” ha detto il capogruppo Fi alla Camera. “La mozione di sfiducia al governo a Montecitorio è stata scritta congiuntamente da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, così come deciso qualche giorno fa durante il vertice di Arcore tra Berlusconi, Salvini e Meloni. Alla Camera dei deputati questa mozione del centrodestra unito è stata presentata ed è già stata calendarizzare per metà gennaio 2016″.
Giorgia Meloni, poi, ha rincarato la dose contro i berlusconiani e spostato più in là l’asticella della tenuta dell’accordo: “La scelta di Forza Italia di non votare oggi la sfiducia è francamente incomprensibile, anche se come si sa avremmo preferito una sfiducia complessiva al Governo Renzi, come proposto da noi. Sarebbe una scelta tragica se non si volesse presentare analoga mozione di sfiducia al Governo Renzi, che il centrodestra ha presentato compattamente qui alla Camera, anche al Senato. Quello minerebbe ogni forma di collaborazione”. Fonte