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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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giovedì 18 febbraio 2016

#STOPTTIP Italia incontra la presidente della Camera

Oggi, 18 febbraio 2016, alle ore 15 presso la Camera dei Deputati, una delegazione della Campagna Stop TTIP Italia incontrerà la presidente della Camera, Laura Boldrini, per comunicarle le preoccupazioni relative al TTIP, il Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti in via di negoziazione tra Stati Uniti e Unione europea.
Al colloquio parteciperanno Giacomo Barbieri (Cgil), Francesca Battistelli (Legambiente), Marco Bersani (Attac), Monica Di Sisto (Fairwatch), Fausto Durante (Cgil), Claudio Giambelli (Forum movimenti per l’acqua), Elena Mazzoni (Campagna stop TTIP), Alessandro Mostaccio (Movimento Consumatori), Rosa Rinaldi (Transform Italia) Pietro Ruffolo (Flai Cgil), Francesca Rocchi (Slow Food), Silvia Stilli (Arcs), Francesco Verdolino (Arci), Enzo Vitalesta (Yaku) e Duccio Zola (Sbilanciamoci).
L’incontro istituzionale rappresenta un importante occasione per segnalare le numerose problematiche che attorniano i negoziati per il TTIP, a partire dalla scarsa trasparenza garantita dalla Commissione europea. Dopo la pressione della società civile, USA e Ue hanno dovuto concedere qualcosa su questo fronte: si sarebbe dovuta aprire una sala di lettura in ogni capitale europea, nella quale i deputati nazionali avrebbero potuto consultare i testi negoziali. A Berlino esiste dal 1 febbraio, ma l’accesso ai documenti è possibile solo sotto la supervisione del Ministero federale dell’Economia, vige il divieto di utilizzare fotocamere o cellulari e anche le modalità per prendere appunti sono limitate.
In Italia non abbiamo nemmeno questa simulazione di trasparenza, poiché nessuna sala di lettura è stata predisposta a Roma. Questo significa che i nostri rappresentanti in Parlamento non hanno accesso ai testi consolidati del TTIP, l’accordo che più di ogni altro prima d’ora potrebbe trasformare tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana.
Eppure vi sarebbe assoluta necessità di ampliare la platea dei soggetti accreditati a prendere visione dei documenti negoziali. Le informazioni trapelate al pubblico, infatti, hanno alimentato fortipreoccupazioni in merito ad un abbassamento degli standard di qualità del cibo, dell’ambiente e della capacità regolatoria degli Stati membri. Gli studi di impatto condotti da expertise indipendente hanno messo a fuoco uno scenario carico di ricadute negative per le piccole e medie imprese, l’agricoltura di qualità e i servizi pubblici.
Non rassicura affatto nemmeno la proposta di riforma del sistema di arbitrato (ISDS) redatta dalla Commissione europea nel 2015. La Corte di investimenti che ne prenderebbe il posto (ICS) presentamolti dei difetti che caratterizzano le corti arbitrali cui tipicamente possono ricorrere gli investitori esteri ai sensi degli accordi bilaterali. Questa opinione è condivisa anche dalla Deutsche Richterbund (DRB), la principale associazione dei magistrati tedeschi, che ha comunicato il suo parere critico al governo i primi di febbraio.
Per questi motivi la Campagna Stop TTIP Italia avanzerà le seguenti richieste alla presidente della Camera:
  • Che il Parlamento stimoli un dibattito parlamentare e pubblico all’altezza
  • Che ospiti un dibattito tra parlamentari e società civile italiana
  • Che reclami l’apertura della sala di lettura con un livello di trasparenza maggiore rispetto a quello cui devono sottostare i parlamentari tedeschi
  • Che chieda al governo la riattribuzione delle competenze in materia di TTIP, finora detenute dall’ex vice ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e che convochi subito presso il Ministero il tavolo formale di confronto con la società civile sui negoziati commerciali, mettendo il TTIP all’ordine del giorno.
  • A questo tavolo deve partecipare una delegazione parlamentare rappresentativa, e gli esiti della discussione dovranno essere comunicati e discussi in Parlamento


venerdì 6 novembre 2015

Beni confiscati alla mafia, Camera nel caos. Il M5S scrive alla Boldrini


Il Parlamento deve discutere la proposta sui beni confiscati alla mafia, e la Camera piomba nel caos.
Il provvedimento si chiama "Misure per favorire l'emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata", ma molto semplicemente punta ad organizzare la gestione delle aziende sequestrate e confiscate alle mafie. Per consegnarle ai cittadini se i colpevoli sono condannati, oppure restituirle in perfette condizioni se la persona sotto processo risulta innocente.
Eppure l'iter è diventato subito complesso e contorto, con il caos a farla da padrone.
Prima si fa una legge di 58 articoli (Bindi, PD), poi diventano 51 (Mattiello, PD), da discutere in aula in appena 60 minuti. Il M5S protesta. Poi il PD in commissione Giustizia complica ulteriormente la situazione, e tira fuori una nuova proposta di legge di soli 30 articoli. Un accorpamento che finge di semplificare, ma in realtà cambia la sostanza del Codice Antimafia.
Inoltre, viene chiesto il parere delle Commissioni permanenti e delle Commissione per la legislazione... ma sul testo vecchio, di 51 articoli, del 29 ottobre! Dopo la presentazione del testo definitivo di 30 articoli, i pareri appena espressi dalle Commissioni diventano nulli.
Lunedì 9 novembre c'è la scadenza degli emendamenti, si dovrà cominciare a discutere in aula, e non si capisce proprio come sarà possibile su simili basi pasticciate. Un po' di rispetto per il Parlamento è fuori moda? Così, abbiamo scritto alla Presidente Laura Boldrini affinché blocchi i lavori e rimandi tutto in commissione.
Resta il dubbio sui motivi di tutta questa baraonda. Semplice incompetenza (non che ci stupisca), oppure c'è di più? Forse il PD ha un po' troppa fretta di consegnare al carrozzone Invitalia Spa i beni sequestrati e confiscati alle mafie, come previsto da una loro proposta. Li invitiamo alla calma: quando si tratta di combattere la mafia seriamente la fretta è pessima consigliera. Mentre per fare regali agli amici degli amici, siamo sicuri, il PD troverà sempre il tempo.
Scaricate QUI la nostra lettera alla Boldrini

mercoledì 28 ottobre 2015

Camera, sospesi diciotto deputati: 10 della Lega, 7 del M5S e Ignazio La Russa

L'ex ministro, ora in Fratelli d'Italia, durante un'informativa sui migranti, aveva detto alla presidente Boldrini: "Si vergogni a richiamarmi". I parlamentari del Carroccio sanzionati per aver definito Renzi un ladro durante una relazione sugli esodati. L'allontanamento temporaneo di alcuni dei grillini è legato a una seduta in commissione Giustizia durante la quale si discuteva il ddl sulla ragionevole durata dei processi.
Sono 18 i deputati sospesi dai lavori d’Aula per la “cattiva condotta” tenuta in varie occasioni nei mesi scorsi alla Camera e in commissione. Si tratta di Ignazio La Russa, dieci deputati della Lega Nord tra cui il capogruppo Massimiliano Fedriga, e sette esponenti del M5S tra cui Alessandro Di Battista e Carla Ruocco. Montecitorio ha anche inviato delle lettere di censura ai pentastellati e al deputato Pd Luciano Agostini in merito a diversi episodi avvenuti tra settembre e ottobre.
Sono due i giorni di sospensione inflitti a Ignazio La Russa: nella seduta del 5 maggio, dopo un’informativa urgente del governo sui migranti, il deputato di Fratelli d’Italia aveva sforato il tempo a disposizione per il suo intervento e, alla presidente Laura Boldrini che lo aveva invitato a concludere, aveva detto: “Si vergogni a richiamarmi”. Lega e M5S si sono astenuti nella votazione del provvedimento.
I dieci deputati della Lega Nord invece sono stati sospesi per 4 giorni, da scontare in tre diversi periodi per consentire la presenza del gruppo in Aula. Il 15 settembre, dopo un’informativa sugli esodati, i deputati Stefano Allasia, Angelo Attaguile, Stefano Borghesi, Filippo Busin, Massimiliano Fedriga, Cristian Invernizzi, Nicola Molteni, Marco Rondini, Barbara Saltamartini e Roberto Simonetti hanno occupato i banchi del governo esponendo un cartello con la scritta “Renzi ladro di pensioni”. Su questa decisione si sono astenuti Fratelli d’Italia e M5S. Fedriga sconterà la sospensione quando avrà terminato quella di quindici giorni che gli era stata precedentemente inflitta per un’altra intemperanza.
L’esclusione più lunga dall’Aula è toccata a due deputati del M5S: Alessandro Di Battista e Carla Ruocco. Hanno ricevuto 5 giorni di sospensione perchè il 24 luglio, in commissione Giustizia, durante l’esame del ddl sulla ragionevole durata dei processi hanno contestato pesantemente la presidente Donatella Ferranti su una votazione. Di Battista l’aveva apostrofata dicendole: “Dimettiti perché sei indegna“; Ruocco le aveva detto: “Puoi fare solo l’avvocato dei mafiosi“. Per lo stesso episodio i deputati Ferdinando Alberti, Riccardo Fraccaro, Luca Frusone, Carlo Sibilia e Angelo Tofalo non potranno partecipare ai lavori per 3 giorni.

I pentastellati sono anche destinatari di alcune lettere di censura, una delle quali condivisa col deputato Pd Luciano Agostini. Nella seduta del 9 settembre il M5S lanciò delle finte banconote da 500 euro dalle tribune e, in risposta, Agostini fece loro il gesto del dito medio. Il 23 settembre invece i grillini indossarono bavagli ed esposero cartelli e, infine, nella seduta del 6 ottobre durante l’esame del ddl concorrenza mostrarono la scritta “Vero made in Italy” e bottiglie di passata di pomodoro. La sanzione è stata decisa soprattutto perché parte di queste manifestazioni sono avvenute in diretta televisiva, determinando un danno di immagine per la Camera. Su questi punti si sono astenuti Lega Nord, Fratelli d’Italia e M5S mentre sulla sanzione ad Agostini ha votato no Gianni Melilla di Sel, che avrebbe voluto una punizione più dura.
F.Q. 

sabato 3 ottobre 2015

FUMATA NERA

Consulta, appello di Mattarella: “Eleggete i giudici”


L’altro ieri è andata in scena l’ennesima votazione farsa. Ma adesso le più alte cariche dello Stato si sono stancate delle manfrine della politica. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto al Parlamento che deve “provvedere con la massima urgenza” all'elezione dei tre giudici della Consulta perché si tratta di un “fondamentale adempimento, a tutela del buon funzionamento e del prestigio della Corte e a salvaguardia della responsabilità istituzionale”. L’appello del Quirinale è stato “totalmente condiviso” dai presidenti del Senato e della Camera che in una nota congiunta hanno a loro volta spronato le forze politiche al senso di responsabilità. Pietro Grasso e Laura Boldrini hanno ricordato infatti di aver più volte “sollecitato” i gruppi. Il Pd, che giovedì aveva votato per l’ennesima volta scheda bianca ora dice: “Dobbiamo fare il possibile”. Dalla prossima votazione, in programma per fine mese, per eleggere i tre giudici costituzionali non serviranno più i due terzi dei voti ma saranno sufficienti i quattro quinti.

martedì 4 agosto 2015

SCANDALOSO: BOLDRINI AFFOSSA L'ODG SULL'ABOLIZIONE DEI VITALIZI! LA CASTA DIFENDE I PRIVILEGI, SOLO IL M5S VUOLE TAGLIARLI


Tutti devono sapere! Con un atto d’imperio, assolutamente privo di fondamento, la presidente Boldrini ha dichiarato inammissibile l’ordine del giorno del M5S al bilancio di Montecitorio per abolire i vitalizi. Pur di salvare la casta, la Presidente della Camera si assume la responsabilità di affossare una legittima proposta di equità e giustizia sociale. Per l’ennesima volta questa istituzione dimostra la propria incapacità di riformarsi e, al contempo, la necessità di restituire ai cittadini onesti il governo del Paese.
I vitalizi dei parlamentari costano oltre 1 miliardo di euro ogni legislatura e ci sono ancora assegni calcolati con il sistema retributivo, con importi nove volte superiori rispetto ai contributi versati. Nulla può giustificare la decisione di bloccare il nostro odg per cancellare questa vergogna, nemmeno i pretestuosi richiami alla retroattività della misura o all’uniformità della disciplina tra Camera e Senato, quando il Parlamento si permette di calpestare i diritti dei pensionati con la mancata indicizzazione del trattamento previdenziale.
Impedirci di portare in Aula una proposta di buon senso per eliminare un privilegio insostenibile per le casse dello Stato come i vitalizi d’oro è semplicemente scandaloso. Evidentemente i partiti hanno voluto evitare il rischio di perdere la faccia, votando ancora una volta contro il taglio dei costi della politica. Non si illudano, noi continueremo a batterci senza sosta per smascherare la disonestà della casta.