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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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giovedì 24 marzo 2016

Con l’Italicum M5S fa paura Ora Renzi “spinge” per la Raggi

La carta della non-vittoria a Roma per logorare 5Stelle
Come la matematica insegna, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: Matteo Renzi se ne sta drammaticamente rendendo conto, mentre guarda i sondaggi riservati sulle prossime elezioni politiche. Stampelle a sinistra, appoggi a destra, rinforzi al centro: comunque la giri, ad oggi, il ballottaggio dell'Italicum lo perde il Pd e lo vincono i Cinque Stelle. Le rilevazioni sono precedenti all'attentato di Bruxelles e non tengono conto, quindi, dell'allarme terrorismo che, potenzialmente, potrà ammorbidire le posizioni degli italiani nei confronti del governo in carica. Ma il trend negativo è ormai acquisito, tanto che già due settimane fa i dati di Ixè annunciavano il sorpasso dei grillini sui democratici, se la sfida dovesse diventare un faccia a faccia tra Matteo Renzi e (con ogni probabilità) Luigi Di Maio. Così a Palazzo Chigi si sono messi a ragionare sulla strategia per recuperare il terreno perso. E l'unico su cui il premier può sfidare i Cinque Stelle è la capacità di governare.
La campagna va avanti da tempo ormai, riassunta nell'hashtag #classedirigentemaddeche. Ma ora c'è bisogno di un salto da Twitter alla realtà: non bastano più i piccoli Comuni, i paesini, i passi falsi a Parma e Livorno. I Cinque Stelle vanno messi alla prova sul serio e in una città ingarbugliata come Roma: solo così, alle prossime elezioni, si potrà plasticamente dimostrare l'incapacità (questa è la tesi) degli eredi di Grillo e Casaleggio. Qualche settimana fa la senatrice M5S Paola Taverna aveva evocato nientemeno che il “complotto” per far vincere il Movimento. Ora è negli ambienti del Pd che si cominciano a collezionare gli indizi. Il primo, dicevamo, sono i sondaggi sull'Italicum, quelli che hanno fatto scattare l'allarme a palazzo Chigi. Poi c'è la campagna elettorale di Roberto Giachetti. Oggi pomeriggio all'ex Dogana, prossima sede del suo comitato elettorale, riunisce gli eletti democratici romani. Le aspettative sono alte perchè, lamentano, finora nessuno si è fatto sentire. Roberto Morassut due giorni fa ha detto al Corriere della Sera che Giachetti non si è più fatto sentire praticamente dalla fine delle primarie: “Ci ho parlato una sola volta”, ammette lo sconfitto. Non era proprio quello che immaginava quando, la sera dei gazebo, è corso ai festeggiamenti in onore del vincitore. Qui non è tanto questione di malumori interni al Pd: è che quel mondo legato a Morassut - l’antirenziano dei due - doveva servire, nelle intenzioni iniziali, a convogliare su Giachetti anche un pezzo di sinistra, quella meno convinta della candidatura alternativa di Stefano Fassina. Per giorni si è cercato di convincere Massimo Bray a farsi avanti, poi, dopo il suo no, ci si era buttati su una sorta di “lista arancione” che affiancasse Giachetti nella campagna elettorale.
Invece anche questa idea sembra tramontata e tutta la sinistra sembra pronta a sostenere Fassina: che senso avrebbe, per Sel e affini, dividersi e rischiare la faccia per un Pd che è “fermo sulle gambe” (copyright Morassut) e sembra avere come massima ambizione quella di arrivare al ballottaggio? Anche lì, infatti i sondaggi disegnano lo stesso quadro: vince Virginia Raggi, la Cinque Stelle. Ieri il quotidiano laburista britannico Guardian ha sostenuto che l'elezione della grillina “sarebbe una sconfitta umiliante per il partito democratico del premier Matteo Renzi”. Solo che non sanno che la partita per lui si gioca nel secondo tempo. Il primo, il premier, immagina di passarlo alla stessa maniera di Francesco Storace: “Un'aula Giulio Cesare con 29 consiglieri grillini - ha detto - sarebbe meglio che andare al cinema”.
Paola Zanca – Il Fatto Quotidiano – 24 marzo 2016 – pag. 10

martedì 3 novembre 2015

Il M5S non deve vincere

Giuseppe Lauricella, parlamentare Pd, si è inventato la clausola anti-M5S per evitare che possa vincere le elezioni.
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Senza alcun pudore nella relazione del disegno di legge per modificare l'Italicum scrive: "Se si mantiene il ballottaggio si rischia al secondo turno un "effetto Parma (dove il M5S ha vinto al ballottaggio come in molti altri Comuni, ndr)" di dimensioni nazionali". C'è il rischio che i cittadini scelgano il M5S come sta emergendo dai recenti sondaggi e non il Pd, un partito che candida indagati e condannati, che è dentro i principali scandali giudiziari italiani (EXPO, MOSE, Mafia Capitale solo per citarne alcuni) e nulla fa se non annunci.
VIDEO Sondaggio di Mentana: il M5S supera il Pd!


Il M5S al governo è un rischio inaccettabile per le poltrone e i privilegi dei partiti. Quindi Lauricella propone di abolire il ballottaggio e di dare premio di maggioranza soltanto nel caso in cui una lista superi il 40% dei consensi. E se nessuno oltrepassa questa soglia governo di coalizione. L'unico obbiettivo del Pd è impedire al M5S di andare al governo, e lo fa come i bari, cambiando la legge elettorale. Metteranno il premio di coalizione al posto di quello di lista? E se il M5S continua a crescere e il Pd a sprofondare e supera la coalizione cosa si inventano? Il premio condannati? Chi ha più condannati ha la maggioranza? Il Pd vincerebbe a mani basse senza bisogno di coalizione. La legge elettorale va inserita nella Costituzione per sottrarla ai partiti bari e garantire democrazia e rappresentanza ai cittadini.

giovedì 15 ottobre 2015

LE GRANDI MANOVRE - I sondaggi vedono il Pd tallonato dai Cinque Stelle e comincia il lavoro per modificare l’Italicum: premio alla coalizione e non al partito. Decisive le Amministrati ve

Matteo & Re Giorgio contro Grillo


Facciamo le riforme costituzionali e poi parliamo dell’Italicum. E se c’è qualcosa da cambiare ci pensiamo”. Matteo Renzi nelle ultime settimane l’ha detto a molti dei suoi interlocutori. Da Angelino Alfano a Denis Verdini. E il messaggio l’ha fatto arrivare a Paolo Romani (Forza Italia) come a Pier Luigi Bersani. La modifica da mettere in campo è quella che vogliono praticamente tutti (a parte i Cinque Stelle): ovvero assegnare il premio di maggioranza previsto dalla nuova legge elettorale, non alla lista, ma alla coalizione. Tutti hanno qualcosa da guadagnare. Ncd e Ala ci vedono una possibilità di “contare” qualcosa, Forza Italia punta sull’alleanza con la Lega per avere qualche chance di vittoria, la composita (e indecisa a tutto) sinistra Pd vuole mantenere un rapporto con Sel. L’M5s, invece, che fermamente correrà da solo, nella sua vittoria ad un eventuale ballottaggio ci crede.
E qui sta il punto. Promesse da marinaio, quelle di Renzi ad alleati e non, per portare a casa le riforme, la legge di stabilità e ogni provvedimento del suo governo? Dipende. Perché la tentazione di cambiare l’Italicum il premier ce l’ha, soprattutto guardando i sondaggi, che vedono i Cinque Stelle avvicinarsi pericolosamente. Martedì sera Bruno Vespa a Porta a porta ha fatto vedere un sondaggio di Ipr, che mostrava una crescita del 2% per il M5s, che si attesta così al 28% a soli 4 punti dal Pd, che cresce solo dello 0,5%. Decisamente inquietanti in casa democrat soprattutto i sondaggi sulle intenzioni di voto a Roma: sia secondo Ipr che secondo Tecnè, la prossima sfida per il Campidoglio la vince il M5s: al 35 o al 33%. Mentre il Pd resterebbe al 17 o 19%. Ancora una volta, in questa battaglia l’alleato più fedele per Renzi, quello pronto ad aiutarlo, legittimarlo, consigliarlo e indirizzarlo è Giorgio Napolitano. Nel suo intervento in Senato martedì l’ha detto senza mezzi termini: “Dobbiamo dare risposte nuove a situazioni stringenti e bisognerà dare attenzione a tutte le preoccupazioni espresse in queste settimane in materia di legislazione elettorale e diritti costituzionali”. Nelle intenzioni dell’ex inquilino del Colle era anche un assist a Forza Italia, un invito ad aprire il dibattito sulla legge elettorale, che però non l’ha colto. Marginalizzare i Cinque Stelle è sempre stato uno dei progetti (neanche incoffessati) di Re Giorgio. Ed ecco che a ll ’occorrenza ritorna. Ieri dalla maggioranza negavano che la modifica della legge elettorale fosse all’ordine del giorno. Meglio evitare problemi durante la discussione della manovra. Tradotto: meglio tenere ancora buoni tutti tra promesse e minacce. La strana coppia Matteo & Giorgio sulla questione discute e riflette. Anche se una data cruciale potrebbe essere quella delle amministrative di primavera: se il Movimento vince Roma e arriva bene in qualcuna delle altre città più importanti (Torino, Milano, Napoli e Bologna), Renzi si vedrà confermare l’incubo che per adesso tiene a bada: un voto alle politiche che lo vede perdere al ballottaggio. Perché già oggi il Pd del 40,8% che l’aveva spinto a insistere per un premio che scattasse a un primo partito al 40% è un ricordo. “Matteo, pensaci bene, ti conviene rischiare?”: sarà Napolitano a quel punto a convincerlo. Lo stesso Napolitano che vorrebbe vedere realizzare altre parti delle sue riforme costituzionali: come quella di accentrare tutti i poteri a Palazzo Chigi. Per la verità, un’ipotesi in questo senso c’è nel gruppo che sta intorno a Marianna Madia al ministero della Pa (il capo di gabinetto, Bernardo Mattarella e Giulio Napolitano, coordinati dal loro maestro Sabino Cassese): ma più che a una riforma dell’articolo della Costituzione in questione (il 95) si pensa a una riorganizzazione che passi per i decreti delegati alla riforma della Pa.
Per l’abrogazione dell’Italicum, intanto, domani verranno presentati due quesiti referendari, dal Coordinamento della difesa costituzionale (tra gli altri, Sandra Bonsanti e Domenico Gallo): uno per cancellare premio di maggioranza e ballottaggio, l’altro per eliminare i capilista bloccati e le candidature multiple.