VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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giovedì 5 maggio 2016

M5S Roma, guerra per il vice La Raggi sceglie il fedelissimo

Gli allora Consiglieri Raggi - De Vito e Frongia
La candidata M5S e il ticket con Frongia: salta “l’accordo” con il secondo classificato
La battaglia campale, la presa di Roma, impone understatement. E Marcello De Vito, in queste settimane, sta dando prova di incredibile autocontrollo. È uno dei quattro ex consiglieri comunali del M5S in Campidoglio: quello sconfitto da Virginia Raggi nella corsa online per la candidatura a sindaco. Già volto dei grillini alle amministrative di tre anni fa, De Vito contava di fare il bis nel 2016. Invece le comunarie di Roma hanno deciso per la telegenica (copyright Silvio Berlusconi) avvocatessa, mesi fa “benedetta” anche dalla casa madre di Milano, la Casaleggio Associati.
Ma a Roma tutti sanno che il verdetto del web a De Vito e al suo sponsor, la deputata Roberta Lombardi, non è mai andato giù. E infatti dal voto di febbraio entrambi si sono trincerati dietro un silenzio pressoché totale. Rumoroso soprattutto nel caso di Lombardi, che prima della votazione sfornava un comunicato al giorno su Roma. La deputata, si dice da settimane, è ai ferri corti con Raggi. Un gelo che Davide Casaleggio, il figlio dello scomparso Gianroberto, ha cercato di attenuare convocando a Milano la candidata sindaco, lo scorso 18 aprile. “Devi far lavorare anche Roberta sui territori”, le ha chiesto il figlio del guru. La mediazione è servita a ben poco: la Raggi va avanti dritta e ormai è certo che, se dovesse vincere, il suo vice non sarà De Vito. Prima delle comunarie, un tacito accordo tra le fazioni in campo stabiliva che allo sconfitto sarebbe stato riservato il ruolo da numero due. Soluzione invocata anche da Alessandro Di Battista, il primo sponsor della Raggi, in un’assemblea dei portavoce M5S romani: “Proponiamo che il vincitore nomini il secondo in graduatoria come vicesindaco”. Lei aveva subito svicolato (“Vedremo”) nonostante avesse battuto il suo sfidante per soli 88 voti di scarto. La casella di vicesindaco, infatti, ha già un favoritissimo: Daniele Frongia, anche lui ex consigliere comunale. Al primo turno web conquistò 935 voti (la Raggi superò i 1500) ma inspiegabilmente decise di ritirare la sua candidatura a sindaco, rimanendo nella lista dei possibili consiglieri comunali. Eppure, da sempre, Frongia è considerato uno dei più preparati tra gli attivisti romani. Laurea in Statistica, ricercatore all’Istat, durante la giunta Marino è stato presidente della commissione di Revisione della Spesa. Nemmeno lui uscì indenne dalla guerra di dossier che si consumò alla vigilia del voto della Rete. Sentì parlare di “parenti con problemi giudiziari” e si autodenunciò: “Mio fratello ha commesso un errore legato alla marijuana”. Ora per molti attivisti il “sacrificio” di febbraio assume un significato diverso. Se non dovesse andare in porto l’ipotesi di vicesindaco, infatti, è pronto un ruolo da capo di gabinetto, altrettanto centrale nella squadra di governo. Della partita sarà sicuramente anche Salvatore Romeo, funzionario del Comune di Roma, che per alcuni è l’ipotesi b proprio per il ruolo di vice.
La prima opzione rimane Frongia, che in questi mesi, ha scritto un libro (E io pago, con Laura Maragnani per Chiare lettere). Un testo che è praticamente il programma economico della prossima consiliatura. Sprechi, tagli, investimenti: Frongia usa l’esperienza dei due anni e mezzo in Campidoglio per spiegare come far cambiare passo alla Capitale. Una “lezione”, tanto che Frongia sta tenendo un ciclo di incontri con i candidati per illustrare i “margini di risparmio” del prossimo bilancio comunale. Nei meet up cittadini il ticket con la Raggi è pubblico e acclarato. Ma ciò non placa i malumori, già forti per il programma elettorale. Perché le idee elaborate nei tavoli di lavoro tematici sembrano aver trovato poco spazio nelle bozze di programma in circolazione. “Virginia va troppo per conto proprio”, sussurrano molti parlamentari romani, che tengono continue riunioni sulla campagna per il Campidoglio. Oggi la candidata presenterà le sue ricette su mobilità e trasporti in Senato. Da protagonista, che rischia di rimanere troppo sola.
Il F.Q. del 5 maggio 2016 – pag. 8

venerdì 22 aprile 2016

M5S, Virginia Raggi lancia la lista e morde l’ex An: “Solo una riciclata”

La candidata 5Stelle incontra Grillo e alza i toni con la stampa
La 5Stelle di cui parlano tutti lancia la lista (modificata) e pranza con Grillo. E per la prima volta mostra i denti, all’avversaria: “Della Meloni non temo niente, è una riciclata”. Nel giorno in cui la leader di Fratelli d’Italia lancia la sua campagna per il Comune di Roma, la candidata sindaco del M5s Virginia Raggi va di contraerea. Perfino lei, prima nei sondaggi, “sente” che la Meloni potrebbe essere l’ostacolo maggiore sulla strada per il Campidoglio. Conseguenza indiretta dei timori nel Pd, dove temono di non arrivare al ballottaggio. Soprattutto, effetto dell’ingrossarsi delle truppe della Meloni. Sta di fatto che i 5Stelle, finora lepri, si guardano alle spalle. Così ecco il varo della lista, notizia di sbarramento. L’hanno composta in ordine decrescente, in base ai voti presi alle Comunarie.
Il capolista è Marcello De Vito, ex consigliere comunale, ex candidato sindaco, in gelidi rapporti con la Raggi. Seguono altri due ex consiglieri: Daniele Frongia, potenziale vicesindaco, ed Enrico Stefano. Poi gli altri 45. Hanno tutti presentato il casellario giudiziario, il certificato dei carichi pendenti e “la documentazione per verificare se sono sottoposti a indagini da parte della magistratura”. Rispetto alla lista delle consultazioni web però ci sono quattro nomi diversi. Tre candidati hanno rinunciato, una è stata fermata per un’incompatibilità. “Dovevamo sostituirla, è la legge” spiegano dal M5s. La signora però l’ha presa male, e avrebbe minacciato ricorsi. Intanto i cronisti circondano l’Hotel Forum. Dentro c’è Beppe Grillo, a Roma per il suo spettacolo. All’ora di pranzo arriva la Raggi, e i due si siedono a tavola. Parlano di energie alternative, di nuove tecnologie. Grillo dà consigli, ma salvo sorprese, domenica non sarà alla biciclettata per lanciare la campagna. L’avvocatessa esce e si ferma con i cronisti. Vuole mordere. Parte dal candidato dem Roberto Giachetti: “È la nuova faccia del vecchio”. Ma l’obiettivo è la Meloni: “È stata con Alemanno, con Berlusconi, ora con Salvini: vogliamo un leghista a governare Roma?”. Quindi, all’Ansa: “La Meloni e il centrodestra stanno facendo un balletto vergognoso. Continuano a parlare di poltrone, ma proposte non ce ne sono”. L’ex An ribatte sulfurea: “Ho visto da parte della Raggi maggiore recrudescenza verso di me. Buon segno, quando è andata a farsi dare le indicazioni dall’erede di Casaleggio e quando ha pranzato con Grillo le avranno detto che deve essere più cattiva perché siamo in partita”. Schermaglie, prima della battaglia.
Il F.Q. del 22/04/2016 – pag. 10

martedì 19 aprile 2016

LA CANDIDATA A ROMA - Raggi da Casaleggio jr: mal di pancia tra i parlamentari

Casaleggio Junior l’ha convocata a Milano, e lei è corsa, senza avvisare prima i parlamentari romani: che si sono irritati. Ha suscitato qualche mal di pancia la visita lampo di Virginia Raggi, la candidata del M5s a Roma, a Davide Casaleggio, il figlio dello scomparso Gianroberto, e ora alla guida della Casaleggio associati e del suo blog. I parlamentari romani, che seguono passo passo la sua campagna, l’hanno appreso a cose fatte. E più di qualcuno ha rumoreggiato. Nel pomeriggio la Raggi ha incontrato gli eletti alla Camera. Hanno discusso della cosa, ma senza particolari tensioni, assicurano dal M5S. E a Milano? La candidata ha innanzitutto adempiuto a compiti burocratici, firmando documenti. Lei e Casaleggio hanno poi discusso della campagna elettorale. Giovedì la Raggi potrebbe fare qualcosa con Beppe Grillo, a Roma per il suo spettacolo (si parla anche di un video assieme). Infine, l’avvocatessa ha fatto a Casaleggio jr i nomi di qualche potenziale assessore. Lui ha ascoltato, e preso nota. Ma qualcuno dal M5S fa notare: “Convocandola, ha mostrato che lui ha un suo peso nel Movimento. E che intende mantenerlo”.
Il F.Q. 19 aprile 2016 – pag. 7

sabato 26 marzo 2016

“I palazzinari bussino pure Tanto, se vinco, cambio tutto”

Virginia Raggi - La candidata dei Cinque Stelle a Roma: “Sostituirò i manager di tutte le municipalizzate, hanno fatto un disastro”
“Ma quante domande di gossip mi fa?”. Pomeriggio romano, palazzo di epoca umbertina, a pochi metri da piazza San Giovanni. Al tavolo di uno studio legale, tra faldoni e stampe della Roma che fu, la candidata sindaco dei Cinque Stelle Virginia Raggi sbuffa e sorride. Ce l’ha con il cronista del Fatto che le chiede del suo aspetto fisico, di Cesare Previti, dei fotografi. Ma i temi centrali dei 40 minuti di colloquio sono altri.
Il Messaggero, il quotidiano del costruttore Caltagirone, e il Pd la accusano di aver fatto crollare il titolo in Borsa della municipalizzata Acea, annunciando che da sindaco cambierà il management. Pentita dell’annuncio?
Niente affatto. Questi attacchi dimostrano solo che hanno paura di una mia vittoria, e che altri partiti stanno con Caltagirone. Ma questo è solo l’inizio: di attacchi del genere me ne aspetto una valanga.
È giusto annunciare il cambio?
Sì, è un mio pieno diritto. Vorrei che anche gli altri candidati rispondessero sul tema.
Vuole nuovi vertici anche per le altre partecipate?
Assolutamente sì, cambieremo management in tutte le società partecipate, visto il disastro generale.
Lei si lamenta di Caltagirone, ma questa è anche la città dei costruttori. Se Caltagirone le chiedesse un incontro glielo concederebbe?
Certo, lo starei ad ascoltare. Dopodiché la nostra risposta ai “palazzinari”, come li chiamano tutti, sarà una proposta di edilizia alternativa. Ma non le do i dettagli, sarà una bella novità.
Quanti sono i dipendenti del Comune di Roma?
Circa 23 mila quelli diretti, 26 mila quelli delle partecipate.
Troppi o pochi?
Sicuramente non sono pochi. Di certo sono male organizzati. Innanzitutto bisogna capire dove c'è eccedenza di personale, riequilibrare tra i vari dipartimenti. Poi è necessario formarli.
Beppe Grillo mesi fa promise: “A Roma azzereremo le amministrazioni, ci saranno pesanti contraccolpi”.
Grillo mise il dito nella piaga, evidenziando un’amministrazione asservita al potere politico. Faremo sì che tutti si adeguino alla legge, e con il loro aiuto. L’amministrazione si salva solo con il contributo dei suoi dipendenti: sono i primi a voler lavorare bene.
E i sindacati? Ricorda Di Battista? “Se vinciamo ci faranno subito uno sciopero contro”.
I sindacati sono stati silenti, per anni, mentre i partiti spolpavano Roma. Quando andremo direttamente a parlare con i dipendenti, capiranno il cambio di passo.
Vuole evitare il confronto con i sindacati?
No, voglio solo che non tutelino più interessi di pochi. Sarò contenta di incontrarli, si può collaborare.
Appalti: Raffaele Cantone evidenzia il ricorso sistematico ad affidamenti senza gara.
Bisogna uscire dall’emergenza e applicare la legge. Appena eletti faremo subito una verifica di tutti gli appalti in corso, per capire le scadenze. Poi organizzeremo i bandi, secondo la legge.
I sondaggi la danno in testa, i giornali stranieri la riempiono di elogi. Euforica?
È una nuova dimensione, siamo contenti dell’interesse nei nostri confronti.
Nei suoi confronti.
No, verso di me e il M5s. Io sono solo un terminale.
Il Guardian l'ha definita “raffinata figura politica”, per l'Economist lei potrebbe essere “una candidata democratica o repubblicana ”. La vedono come “la svolta moderata” del M5s.
A colpirmi è la diversità di domande tra i giornalisti della stampa estera e quelli italiani. I cronisti italiani sono molto interessati al gossip, mi chiedono dei sondaggi, dei miei avversari. Quelli stranieri invece sono interessati alla nostra visione di Roma, ai temi.
Le danno fastidio i complimenti per il suo aspetto?
Ecco, vede... Mi lasciano indifferente. Il buon giornalismo dovrebbe parlare delle soluzioni. E poi si parla dell’aspetto fisico delle donne, mai di quello degli uomini.
L’ex candidata del M5s a Milano, Patrizia Bedori, si è ritirata con una nota: “Mi avete chiamata casalinga, brutta e obesa”. C'è sessismo nei 5Stelle?
Se certi episodi sono avvenuti sono solo da condannare. Ma tutta la società italiana è un po’ sessista.
Ha fatto il praticantato nello studio di Cesare Previti. Ma sul curriculum non lo ha scritto.
Perché non si usa metterlo.
Cosa faceva?
Andavo in tribunale, facevo notifiche, depositavo atti. Quello che fanno tutti i praticanti.
E Previti? Che tipo era?
Ci dicevamo buongiorno e buonasera. Non prendevo istruzioni da lui. Trovo assurdo che me lo chieda.
Il M5s ha annunciato una squadra, per la campagna elettorale e anche per l’amministrazione di Roma. Lei verrà commissariata?
Assolutamente no, semplicemente su certi temi di respiro nazionale ci consulteremo, come accade già ora, con parlamentari e eletti.
Secondo il codice di comportamento “le proposte di nomina dei collaboratori dovranno essere approvate dallo staff coordinato dai garanti del M5s”, cioè Grillo e Casaleggio. Le scelte importanti le dovrà prendere con loro.
Se sarà necessario ci sentiremo. Ma il sindaco sarò io.
Ha incontrato Casaleggio pochi giorni fa. È vero che l’ha esortata a mantenere il suo profilo moderato?
Mi ha consigliato di rimanere me stessa.
Chi sarà il vicesindaco? Di Battista aveva suggerito Marcello De Vito, secondo nelle Comunarie.
È prematuro parlarne.
E gli assessori come li sceglierà, con un bando?
Valuteremo, stiamo esaminando curricula di persone che conosciamo o con cui abbiamo lavorato. Vedremo se annunciare i nomi prima del voto.
Il M5s è democratico? A Roma sono fioccate espulsioni. E i cacciati vogliono invalidare le Comunarie.
Robetta. È gente che si era avvicinata ad altri partiti e poi ha provato a rientrare. Certe scalate degli ultimi giorni erano sospette.
I fotografi la pedinano ancora? Si era lamentata...
Se lo fanno ancora sono molto bravi a nascondersi.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 26 marzo 2016, pag. 9

venerdì 25 marzo 2016

Acea, Caltagirone spara sulla Raggi. Il Pd s’accoda

Il quotidiano del costruttore contro la candidata M5S. Pioggia di tweet dei dem
Il giornale del costruttore e finanziere romano Francesco Gaetano Caltagirone lancia il macigno, il Pd prova a tramutarlo in frana. Vogliono sommergere Virginia Raggi, la candidata al Campidoglio dei 5Stelle, che su Facebook risponde tacciando i dem “di patto con la finanza” e accusa i “poteri forti”. Benvenuti all’ex battaglia per Roma, da ieri guerra. Parte dalla carta, poi invade il web. Dopo Quarto, dopo l’hashtag #classedirigentemadeche contro i sindaci grillini, rieccoli i renziani che vanno di tweet seriali, questa volta contro la Raggi. La accusano di aver fatto perdere ai romani 71 milioni di euro, perché domenica scorsa a Sky Tg 24 ha annunciato un cambio di management per l’Acea: municipalizzata di acqua, luce e gas, controllata per il 51 per cento dal Comune, che ha come amministratore delegato il renziano Alberto Irace. Proprio lui che a Firenze aveva nel cda di Publiacqua, partecipata da Acea, Maria Elena Boschi. “Per le sue parole il titolo in Borsa dell’Acea ha perso il 4,73 in un solo giorno” strillano i dem. È la stessa tesi del Messaggero, quotidiano controllato da Caltagirone, azionista al 15,8 della municipalizzata. “Se avesse voluto volontariamente demolire in Borsa una società quotata forse la Raggi non avrebbe saputo da dove cominciare”, si leggeva ieri in un commento del quotidiano romano. Citando pure “report di alcune società di intermediazione mobiliare, che mercoledì hanno declassato il livello di affidabilità del titolo Acea per quella frase demagogica e irresponsabile della candidata sindaco del M5s”.
Il PD la pensa come il Messaggero. E allora twitta per tutta la giornata. Cinguetta perfino il candidato sindaco dem Roberto Giachetti, fino a ieri dal contegno british. “Si candidano a governare Roma ma pensano di giocare a Monopoli: 71 milioni persi per una frase di Raggi su Acea. Dilettanti allo sbaraglio”. In realtà per il Comune non c’è alcuna perdita, visto che non sta vendendo la sua quota. E comunque il titolo era reduce da forti rialzi, nei giorni scorsi, dopo la presentazione del bilancio. Ma è campagna seriale, con l’hashtag stile caserma #RaggiAmari. Colui che traccia il solco è il renzianissimo Francesco Nicodemo, il twittatore di palazzo Chigi. “L’incompetenza costa cara” avverte. E gli vanno dietro in massa. Dal commissario romano Matteo Orfini (“Raggi pericolo pubblico”) all’immancabile Stefano Esposito.
Un furore non casuale. Perché la 5Stelle è davanti in tutti i sondaggi. Ma soprattutto perché negli ultimi giorni ha ricevuto elogi della stampa estera. Mercoledì è stato il turno del britannico Guardian, con un articolo rilanciato pure dal blog di Beppe Grillo, in cui si celebra la 37enne, descritta come “raffinata figura politica”. Il combinato disposto con la vetrina internazionale per Luigi Di Maio, ricevuto mercoledì da 28 ambasciatori Ue a Roma e quindi accreditato come candidato premier, ha colpito al Nazareno. Così, primo vero fuoco di fila dem contro la candidata M5s. Ma lei replica presto: “Prendiamo atto che Giachetti abbia scelto di schierarsi al fianco di Caltagirone, primo socio privato di Acea (dove, guarda il caso, siede in cda il figlio Francesco) ed editore del Messaggero. Il M5S, invece, continua a stare dalla parte dei romani”. Ma il merito? “Ho annunciato di voler cambiare il management perché il cda della multi-servizi è composto da un’accozzaglia di nomi in gran parte scelti proprio da Caltagirone con il lasciapassare del suo amico Matteo Renzi”. E ancora: “Da diversi anni la mission del cda di Acea è solo una: avviare piani di speculazione finanziaria sulle spalle dei romani, peraltro in palese violazione del referendum sull’acqua pubblica votato nel 2011. Hanno usato i romani come un bancomat”. Fuori taccuino, dal M5s rilanciano: “Sanno che vogliamo aumentare la quota pubblica in Acea, e che vogliono liberarla dei raccomandati, così fanno asse con Caltagirone”.
In serata parla Giachetti: “Oggi ho letto accuse ridicole dopo le dichiarazioni improprie della Raggi su Acea. Apprendo da lei che sarei amico di Caltagirone, ma io non ho mai avuto piacere di conoscerlo, sono amico dei romani”. Ma dell’azienda, che pensa di fare? “Non dobbiamo fare nulla su Acea, va benissimo, fa utili”. La certezza è che la partita sulla municipalizzata non può essere solo un affare dem-5Stelle. Per esempio, ecco il candidato di Si Stefano Fassina: “Su Acea non è chiaro se è più grave l’improvvisazione del M5S o la dipendenza del Pd dai poteri forti”.
LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano – 25 magio 2016 – pag. 10

giovedì 24 marzo 2016

Con l’Italicum M5S fa paura Ora Renzi “spinge” per la Raggi

La carta della non-vittoria a Roma per logorare 5Stelle
Come la matematica insegna, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: Matteo Renzi se ne sta drammaticamente rendendo conto, mentre guarda i sondaggi riservati sulle prossime elezioni politiche. Stampelle a sinistra, appoggi a destra, rinforzi al centro: comunque la giri, ad oggi, il ballottaggio dell'Italicum lo perde il Pd e lo vincono i Cinque Stelle. Le rilevazioni sono precedenti all'attentato di Bruxelles e non tengono conto, quindi, dell'allarme terrorismo che, potenzialmente, potrà ammorbidire le posizioni degli italiani nei confronti del governo in carica. Ma il trend negativo è ormai acquisito, tanto che già due settimane fa i dati di Ixè annunciavano il sorpasso dei grillini sui democratici, se la sfida dovesse diventare un faccia a faccia tra Matteo Renzi e (con ogni probabilità) Luigi Di Maio. Così a Palazzo Chigi si sono messi a ragionare sulla strategia per recuperare il terreno perso. E l'unico su cui il premier può sfidare i Cinque Stelle è la capacità di governare.
La campagna va avanti da tempo ormai, riassunta nell'hashtag #classedirigentemaddeche. Ma ora c'è bisogno di un salto da Twitter alla realtà: non bastano più i piccoli Comuni, i paesini, i passi falsi a Parma e Livorno. I Cinque Stelle vanno messi alla prova sul serio e in una città ingarbugliata come Roma: solo così, alle prossime elezioni, si potrà plasticamente dimostrare l'incapacità (questa è la tesi) degli eredi di Grillo e Casaleggio. Qualche settimana fa la senatrice M5S Paola Taverna aveva evocato nientemeno che il “complotto” per far vincere il Movimento. Ora è negli ambienti del Pd che si cominciano a collezionare gli indizi. Il primo, dicevamo, sono i sondaggi sull'Italicum, quelli che hanno fatto scattare l'allarme a palazzo Chigi. Poi c'è la campagna elettorale di Roberto Giachetti. Oggi pomeriggio all'ex Dogana, prossima sede del suo comitato elettorale, riunisce gli eletti democratici romani. Le aspettative sono alte perchè, lamentano, finora nessuno si è fatto sentire. Roberto Morassut due giorni fa ha detto al Corriere della Sera che Giachetti non si è più fatto sentire praticamente dalla fine delle primarie: “Ci ho parlato una sola volta”, ammette lo sconfitto. Non era proprio quello che immaginava quando, la sera dei gazebo, è corso ai festeggiamenti in onore del vincitore. Qui non è tanto questione di malumori interni al Pd: è che quel mondo legato a Morassut - l’antirenziano dei due - doveva servire, nelle intenzioni iniziali, a convogliare su Giachetti anche un pezzo di sinistra, quella meno convinta della candidatura alternativa di Stefano Fassina. Per giorni si è cercato di convincere Massimo Bray a farsi avanti, poi, dopo il suo no, ci si era buttati su una sorta di “lista arancione” che affiancasse Giachetti nella campagna elettorale.
Invece anche questa idea sembra tramontata e tutta la sinistra sembra pronta a sostenere Fassina: che senso avrebbe, per Sel e affini, dividersi e rischiare la faccia per un Pd che è “fermo sulle gambe” (copyright Morassut) e sembra avere come massima ambizione quella di arrivare al ballottaggio? Anche lì, infatti i sondaggi disegnano lo stesso quadro: vince Virginia Raggi, la Cinque Stelle. Ieri il quotidiano laburista britannico Guardian ha sostenuto che l'elezione della grillina “sarebbe una sconfitta umiliante per il partito democratico del premier Matteo Renzi”. Solo che non sanno che la partita per lui si gioca nel secondo tempo. Il primo, il premier, immagina di passarlo alla stessa maniera di Francesco Storace: “Un'aula Giulio Cesare con 29 consiglieri grillini - ha detto - sarebbe meglio che andare al cinema”.
Paola Zanca – Il Fatto Quotidiano – 24 marzo 2016 – pag. 10

venerdì 4 marzo 2016

Parla la candidata M5S per ll Campidoglio: "Sì agli stadi di Roma e Lazio senza speculazioni"

Candidata Sindaco di Roma
Virginia Raggi (M5S)
Parla Virginia Raggi: "Se vinco niente Olimpiadi Prima va risistemata Roma"
Non perde tempo a disegnare scenari politici, chiede ai romani di avere il coraggio di cambiare una volta per tutte, di lasciarsi alle spalle Mafia Capitale e una gestione dell'amministrazione che ha portato la città eterna ad accumulare un debito spaventoso e a pagare le tasse più alte d'Italia. Virginia Raggi, la candidata sindaco di Roma del MoVimento 5 Stelle, è determinata. Critica gli altri partiti, si sofferma su trasporti, rifiuti, società comunali, boccia le Olimpiadi e assicura: «Faremo tutto quello che diciamo». E se qualcuno (ultimo Marco Lillo del «Fatto quotidiano») l’attacca per aver svolto, tredici anni fa, la pratica forense nello studio Previti senza averlo dichiarato nel suo curriculum, lei ribatte: «Accuse strumentali». E guarda avanti.
Onorevole Raggi, pochi giorni fa gli iscritti romani al MoVimento 5 Stelle l'hanno scelta come candidata sindaco. Se l'aspettava?
«No. Non nego che ci speravo ma ho sempre saputo di competere con colleghi molto preparati».
Perché gli attivisti hanno scelto lei?
«Credo per le mie competenze. Forse hanno anche voluto fare una scelta coraggiosa e votare una donna».
A proposito, ma è vero, come ha sostenuto Rondolino dell’Unità, che prima delle «comunarie» lei e alcuni suoi colleghi avete fatto un provino alla Casaleggio e Associati?
«Un provino? Ma quale provino! Non è vero. Abbiamo fatto soltanto i video che sono stati pubblicati su internet».
I primi sondaggi le danno percentuali molto alte. Crede davvero che la maggioranza dei romani voterà per il MoVimento 5 Stelle?
«Spero che, come dice spesso il deputato Di Battista, i romani abbiano voglia di cambiare. Noi siamo trasparenti e abbiamo un programma di rottura rispetto agli altri. Se poi i cittadini preferissero continuare sulla strada degli ultimi anni, allora votino pure i soliti ma non si lamentino più».
Non la spaventa dover fronteggiare un debito di 13 miliardi?
«No, sono determinata. Peraltro a quanto ci risulta il debito del Campidoglio potrebbe anche arrivare a 16 miliardi. Un buco di bilancio spaventoso che pagheremo noi romani caricandoci una spesa di 200 milioni all'anno fino al 2040. Io e gli altri ex consiglieri comunali del M5S abbiamo chiesto di poter accedere a tutte le carte per verificare i contratti sottoscritti con le banche e la presenza di derivati ma non ce l'hanno mai permesso. Presto faremo chiarezza».
Le prime tre cose di cui si occuperebbe se diventasse sindaco?
«Quelle che ci hanno indicato i romani stessi: la trasparenza, che dopo Mafia Capitale è una priorità, i trasporti, visto che Roma è la tredicesima città del mondo, la quinta in Europa e la prima in Italia per traffico, e la gestione dei rifiuti, che da scarti possono diventare una risorsa».
È appassionata di bicicletta, se fosse sindaco andrebbe in giro anche lei con una mountain bike come Ignazio Marino?
«Sì, se ci saranno delle piste ciclabili sicure. Non si può andare in bici nel traffico, come accade ora».
Vorrebbe le Olimpiadi a Roma?
«Le Olimpiadi sono un regalo economico a una città che spesso viene usato per costruire grandi opere che restano incompiute o, più in generale, come una grande mangiatoia. Io sono contraria, penso che prima vada risistemata la città. Bisogna concentrarsi sull'ordinario. In ogni caso informeremo i cittadini dei costi e dei rischi delle Olimpiadi».
E lo stadio della Roma lo costruirebbe?
«Non sono contraria, a patto che non diventi una speculazione edilizia».
Pensa a uno stadio anche per la Lazio?
«Perché no?».
È vero che lei è tifosissima della Lazio?
«Mio marito lo è, io simpatizzo, non mi intendo di calcio».
Teme gli altri candidati a sindaco di Roma?
«No, sono i terminali dei soliti partiti, quelli che hanno portato questa città al disastro. E se c'è qualche faccia nuova, negli ultimi anni non l'abbiamo mai vista in Consiglio comunale. Mi riferisco a Marchini».
Eppure sia Bertolaso sia Giachetti hanno avuto parole di stima nei suoi confronti. A lei non piace nessuno?
«No. Come cittadina sono stanca di essere presa in giro da persone che continuerebbero ad amministrare come è stato fatto finora. Fanno parte di quella vecchia politica che non ha risolto un problema, anzi ne ha creati di nuovi».
Pensa di poter approfittare delle divisioni del centrodestra?
«Il M5S non deve catturare voti, noi siamo cittadini che vogliono cambiare la città coinvolgendo tutti i romani».
Ma i cittadini faranno questo "salto nel buio", come direbbe Grillo, o sceglieranno, come direbbe sempre lui, "un suicidio assistito" votando i partiti tradizionali?
«Votarci non è un salto nel buio. Ora è evidente che quello che diciamo lo facciamo: ci siamo tagliati gli stipendi, non abbiamo accettato i rimborsi elettorali, abbiamo creato un fondo per il credito alle imprese. Mi auguro che i cittadini apprezzino la nostra coerenza».
Teme che la penalizzerà, magari nel suo stesso elettorato, l'aver svolto la pratica forense nello studio Previti e non averlo inserito nel suo curriculum?
«Sono accuse strumentali. Noi siamo per il culto della legalità. Ho già detto che nello studio Previti, dove mi portò il docente con cui mi sono laureata, ho fatto soltanto la pratica, i giri di cancelleria, poi sono andata via. E gli avvocati di solito non inseriscono nel curriculum il luogo dove hanno svolto la pratica. Peraltro mi attacca il Pd che ha riesumato Berlusconi e con lui ha voluto riscrivere la Costituzione! C'è una bella canzone di De André che dice "loro possono anche sentirsi assolti ma sono sempre coinvolti". Credo che i cittadini abbiano capito chi sta lavorando con quelli che rappresentano la parte peggiore della società, e non sono io».
Torniamo al Campidoglio. Il sindaco Raggi che farebbe delle società comunali?
«Sono state il bancomat della politica, noi le metteremmo in ordine».
Tempo fa Grillo disse delle frasi che fecero temere ad alcuni dipendenti comunali di poter perdere il posto. È così?
«Vogliamo far ripartire la macchina amministrativa, puntando sui dipendenti validi, alcuni dei quali sono stati messi ai margini negli ultimi anni perché non avrebbero mai accettato di coprire il malaffare».

M5S - La Raggi a rapporto da Casaleggio. Ipotesi di nuove espulsioni

La candidata Sindaco M5S a Roma
Virginia Raggi
Un Summit di ore, per conoscere meglio la candidata per il Campidoglio. E per ribadire che a guidare le operazioni anche nella Capitale è sempre lui, il “guru”. Ieri Virginia Raggi, candidata sindaco del M5s a Roma, è stata ricevuta a Milano da Gianroberto Casaleggio, assieme alla deputata romana Roberta Lombardi e ai responsabili della comunicazione Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi. “È la prima volta che ho visto Casaleggio, abbiamo parlato del programma, molto di Roma”, ha detto al Corriere della Sera la Raggi. Nel corso dell’incontro il co-fondatore dei 5Stelle le ha dato anche consigli sulla comunicazione, invitandola a insistere sul suo profilo di candidata moderata. Ma l’ha vista anche per farle sentire che la casa madre di Milano osserva da vicino la partita romana. Un messaggio anche per i parlamentari capitolini, con cui sta avendo incontri riservati per capire l’andamento della campagna e gli umori interni. Intanto sembrano imminenti due nuove espulsioni a Roma, per due candidati nella lista dei 48 passati dalle Comunarie. Uno degli aspiranti consiglieri, in particolare, pagherebbe una candidatura in passato con un altro partito. Mentre un altro non avrebbe rispettato la linea del M5s.
Il Fatto Quotidiano – 4 Marzo 2016 – pag. 6

mercoledì 24 febbraio 2016

Vince la favorita, l’ex consigliera supera De Vito per 400 clic Roma, i Cinque Stelle scelgono la Raggi

Ha vinto la favorita, la candidata di Alessandro Di Battista (e di Paola Taverna). Più “mediatica” rispetto a Marcello De Vito, il nome su cui puntava Roberta Lombardi. Più forte anche di un (falso) dossier dell’ultimo minuto. Il candidato sindaco dei Cinque Stelle a Roma sarà l’ex consigliera comunale Virgina Raggi, 37 anni, avvocato civilista, sposata, mamma di un bimbo di tre anni e mezzo. Ieri ha ricevuto l’investitura sul blog di Beppe Grillo dagli iscritti romani, che l’hanno scelta con 1764 voti, il 45,5 per cento. Dietro, con 1347 clic (il 35 per cento) De Vito, anche lui ex consigliere in Campidoglio, l’unico vero avversario. Distantissimi gli altri tre, a cominciare dall’ex consigliere Enrico Stefàno, con 369 voti, poi l’ex capogruppo in X Municipio (Ostia) Paolo Ferrara e la consigliera municipale Teresa Zotta. Nel complesso hanno votato in 3862 su 9500 iscritti. Affluenza bassa, ma non può essere un problema per la Raggi che in giornata, a votazione in corso, aveva letto sul sito affaritaliani.it di una (presunta) notizia di disturbo.
O MEGLIO “DI CARTE”, come le definiva il sito, secondo cui Raggi lavora per lo studio legale romano Sammarco e Associati, che ha avuto tra i suoi clienti Cesare Previti e Mediaset. Lo stesso studio, rimarcava il pezzo, che ha assistito l’azienda di Berlusconi nella querela contro Sabina Guzzanti per il programma Raiot, sulla Rai nel 2003. Dal M5s hanno replicato in fretta, spiegando che la candidata non ha mai nascosto di aver lavorato per lo studio, tanto da averlo precisato sul proprio curriculum da consigliere. Ma che nella Sammarco associati è entrata nel 2007, molto dopo le denuncia nei confronti della Guzzanti, “vicina” al M5s. Lei invece si è sfogata su Facebook: “E anche oggi la nostra razione di fango quotidiano. Alessandro Di Battista proprio ieri l’aveva detto: ne arriverà tanto”. Settimane fa l’avevano tirata in ballo perché citata nella relazione su Mafia Capitale: ma era un grossolano errore materiale, per cui si è scusato il prefetto. Il dossier finto di ieri invece suona come un’operazione dall’interno. La conferma del clima di tensione nei 5Stelle romani negli ultimi mesi, con l’apparire di mini-cordate e gruppuscoli. Diverse le frizioni anche tra i quattro ex consiglieri comunali. Alla fine ce l’ha fatta lei, che Casaleggio aveva apprezzato per la buona resa in tv. Cresciuta nel quartiere di San Giovanni (Roma Sud), poi trasferitasi nella zona periferica di Ottavia, dal 2008 assieme al marito aderisce ai Gas, (gruppi di acquisto solidale), dove il M5s raccoglie molti consensi. La descrivono come una “secchiona”, precisa nello studio dei dossier. Un po’ “permalosa” a sentire iscritti e qualche cronista. Di Battista, il suo principale sponsor, ha twittato: “Ora è tempo di una donna in Campidoglio”. Proprio il deputato lunedì aveva auspicato che il vincitore nominasse come vicesindaco il secondo in classifica. Ergo, Raggi dovrà decidere sul ticket con De Vito. Ieri ha celebrato la vittoria con un video sul blog di Grillo, girato ieri pomeriggio alla Camera. Giacca azzurra, spigliata (fa un apposito training da mesi), scandisce: “Ora è il momento di prenderci la nostra rivincita, Mafia Capitale ci ha dimostrato che a Roma la vera politica non la fanno i partiti, ma i cittadini”. Assicura: “Sarà un compito difficile, ma non mi spaventa”. Farà campagna elettorale con la “scorta” dei big romani. Perché Casaleggio vuole il Campidoglio.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 24/02/2016 – pag. 11

giovedì 11 febbraio 2016

M5S – Comunali 2016: Le votazioni on line entro fine settimana

Marcello De Vito e Virginia Raggi
Campidoglio, partono le “comunarie” su beppegrillo.it. Favoriti De Vito e Raggi

Il nome del candidato sindaco grillino a Roma arriverà a giorni. Salvo sorprese, in pole per la carica ci sono due ex consiglieri comunali: Marcello De Vito e Virginia Raggi. Entro la fine di questa settimana dovrebbero partire le votazioni on line, le “comunarie”, che incoroneranno entro i primi giorni della prossima settimana il candidato. La consultazione on line si svolgerà in due turni. I duecento candidati per il Consiglio comunale e il Campidoglio (l’età media di chi si è fatto avanti è di 45 anni, il 35% è donna e il 7% viene dalle forze dell’ordine) inseriranno curricula e video conoscitivi sulla piattaforma attiva su beppe grillo.it e dopo un paio di giorni partiranno le votazioni a cui prenderanno parte circa 9.500 iscritti. I 49 più votati dei primi 200 formeranno la squadra dei candidabili a consiglieri. Di questi 49, i dieci più votati si contenderanno al secondo turno di voto on line la carica di sindaco.

martedì 13 ottobre 2015

A gennaio il voto web tra gli iscritti

Basta tv, corsi e tanta paura:“tutor ”per i quattro grillini di Roma


Per dire quanto è grande la paura di vincere, tra i Cinque Stelle circola un racconto quasi mitologico: “A Pomezia, all’inizio, per consultare gli atti andavano negli uffici di notte, con la pila. Non si fidavano dei funzionari...”. Se è andata così in un Comune di provincia, ragionano, figuriamoci che potrebbe accadere se davvero il Movimento entrasse nella stanza dei bottoni della Capitale. Così, quand’era quasi mezzanotte, giovedì i quattro consiglieri grillini in Campidoglio sono usciti dalla Camera con un mandato preciso: “Guai a voler primeggiare, nessuno provi a cavalcare la visibilità di questi giorni: la partita di Roma è roba nazionale”. A Marcello De Vito, Daniele Frongia, Enrico Stefàno e Virginia Raggi (in rigoroso ordine alfabetico, come piace a loro) lo hanno spiegato non solo i parlamentari romani guidati da Roberta Lombardi ma pure Luigi Di Maio, che già aizzò la folla in Campidoglio ai tempi di Mafia Capitale.

Ma l’altolà non è bastato. E i quattro consiglieri si sono ritrovati nel giro di poche ore su tutte le tv nazionali. Dopo l’ospitata di gruppo da Lucia Annunziata, il programma di ieri, per dire, prevedeva: De Vito da Liguori, la Raggi a L’aria che tira, Stefàno su Sky, Frongia - poi annullato - a Quinta Colonna. Troppe uscite. Così ieri, da Milano, è arrivato lo stop. Il rischio sovraesposizione è troppo alto, bisogna andarci piano. A novembre dovrebbe essere pronto il programma, a gennaio si terrà la votazione web tra gli iscritti. Al “98 per cento” il candidato sarà uno dei quattro. In ogni caso, per il prescelto, è già pronto un corso di comunicazione accelerato. Dalla Annunziata ha convinto Virginia Raggi - avvocato, 37 enne, mamma, volontaria nei canili - De Vito resta il favorito, se non altro perché già nel 2013 fu lui a sfidare Marino. Anche lui è avvocato, mentre Frongia - funzionario Istat - viene descritto come il più solido dei quattro, ma la sua non è esattamente una faccia di quelle che bucano lo schermo. Ultimo, Stefàno, 28 anni, informatico, che prima di essere eletto già stava fisso in Campidoglio per riprendere le sedute con la telecamera. Venerdì sera al ristorante Arturo, sull’Aurelia, De Vito esultava: “In 4 contro 44 in due anni abbiamo ribaltato il consiglio comunale”. Intorno, però, non tutti sono convinti che si debba “vincere per forza”. Almeno non in tv.