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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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mercoledì 4 novembre 2015

Stabilità. M5S: “Sanità a rischio collasso, tagliati 14 miliardi negli ultimi cinque anni”

"Il Governo e il ministro Lorenzin sbugiardati dai veri numeri. C’è bisogno di serietà, non di arroganza". Così i deputati del Movimento 5 stelle commentano lo scontro in atto tra Regioni e Governo sui finanziamenti al Fondo sanitario. "Se Renzi non vuole costringere gli enti locali ad aumentare tasse e ticket verso i cittadini deve smetterla di tagliare i fondi al Sistema sanitario nazionale e occuparsi dei veri sprechi"
 “Le Regioni che non ci stanno più a svolgere il ruolo di esecutore dei tagli nella sanità, la Corte dei Conti che certifica come quest’anno al netto di dichiarazioni e propaganda l’incremento del Fsn sarà di soli 500 milioni, a fronte di un taglio complessivo alla sanità che negli ultimi cinque anni è stato pari a circa 14 miliardi. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo: la sanità pubblica è sotto attacco e Renzi, con Lorenzin, gioca con i numeri per cercare di nascondere una realtà che i cittadini conoscono molto bene. Non c’è dunque nulla di cui ‘divertirsi’. C’è particolare bisogno di serietà e non di arroganza e ipocrisie”. Lo affermano in una nota i parlamentari M5S in commissione Affari Sociali.
“Se Renzi non vuole costringere gli enti locali ad aumentare tasse e ticket verso i cittadini deve smetterla di tagliare i fondi al Sistema sanitario nazionale e occuparsi dei veri sprechi. A questo proposito, il Governo ha il dovere di pubblicare le proposte che il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha presentato al titolare di Palazzo Chigi quest'estate. Allo stesso modo chiediamo che vengano messe a disposizione di tutti i cittadini le indicazioni dell'economista Roberto Perotti, chiamato a Palazzo Chigi proprio da Renzi come responsabile per la spending review, ora messo in disparte come fu in passato per Carlo Cottarelli. Che fine ha fatto la spending review tanto decantata? - chiedono i deputati pentastellati -. Ricordiamo che questa Legge di Stabilità è fatta per gran parte in deficit e gli unici tagli sono le solite 'efficienze' che non portano ai risultati sperati come dimostrato anche recentemente da un'interpellanza a prima firma Giulia Grillo, riguardo l'aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale e la gestione del pay back della farmaceutica ospedaliera da parte dell’Aifa".



mercoledì 14 ottobre 2015

SPENDING REVIEW? Nel 2016 due miliardi di tagli alla Sanità. Protestano le regioni



Sergio Chiamparino
Da ieri è ufficiale. O quasi. La legge di Stabilità sarà approvata domani, ma nell’incontro con le Regioni di ieri, Renzi gli ha confermato le parole già dette in Parlamento: la “dotazione” del Fondo per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale nel 2016 sarà 111 miliardi (pare che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, stia cercando però di strappare qualche soldo in più al collega dell’Economia). I governatori non l’hanno presa bene. Il livello del finanziamento così è “troppo poco”, dice il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino: “Sono indispensabili ulteriori risorse: servono almeno due dei tre miliardi previsti di aumento del fondo”. Il governo, in questo modo, contraddice per la seconda volta il Patto con la Salute con le Regioni firmato nella sua forma attuale solo a luglio. Il Fondo dopo anni di blocco - la spesa è ferma dal lontano 2009 - doveva aumentare a 113 miliardi e più quest’anno e a oltre 115 il prossimo. A luglio il governo si prese i primi 2,3 miliardi e nel Def di fine settembre, infatti, si trova scritto: quasi 111 miliardi nel 2015, oltre 113 nel 2016. Renzi, però, ha bisogno di soldi e quindi li prende ancora alla Sanità: due miliardi in meno pure l’anno prossimo.

sabato 3 ottobre 2015

Sprechi e attese infinite I tagli alla Sanità uccidono

Storie italiane: dal bimbo morto perché mancano le culle ai software non utilizzati


Numeri e statistiche vanno bene per la politica, ma la sanità è soprattutto vita reale, sofferenza, attesa, a volte rabbia, spesso disperazione. Sì perché i tagli al Servizio sanitario che siano di due miliardi o anche di meno o di più, sono affare del governo. Renzi dovrà valutare e decidere. Senza dimenticare il conto drammatico della quotidianità dei cittadini. Senza dimenticare, ad esempio, che in Italia, proprio a causa dei tagli, un neonato può morire.
È successo in Sicilia con la piccola Nicole venuta al mondo da appena tre ore e colta da una grave crisi respiratoria. Inutile portarla all’unità intensiva dell’ospedale di Catania. Non c’è posto. I tagli hanno ridotto le culle. Si opta per Ragusa. Che sta a 100 chilometri, tre ore di viaggio. Risultato: Nicole morirà in ambulanza. Storie estreme. Dalla Sicilia all’Umbria, dove un bimbo di sette mesi ha perso la vita per una forma di cardiopatia. Poteva essere curato. Peccato che il Cup (Centro unico di prenotazioni) abbia fissato la visita non prima di sette mesi. Troppo tempo, il piccolo morirà prima. Eppure, senza addentrarsi in vicende drammatiche, dal Nord al Sud del Paese si sprecano i casi in cui la riduzione della spesa sanitaria influisce e non poco sulla vita dei cittadini. Le liste d’attesa eterne sono un nodo centrale. “Col - pisce – spiega Tonino Aceti coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato – come all'interno delle misure annunciate dal ministero della Salute sulla inappropriata non venga affrontato ancora una volta il nodo delle liste di attesa interminabili, anche di oltre un anno. Questa agli occhi dei cittadini è la peggiore forma di inappropriata vissuta ogni giorno sulla propria pelle, insieme alla necessità di ricorre al privato”. Non a caso, l’ultima ricerca del Censis chiarisce che la spesa sanitaria privata degli italiani è aumentata del 3% dal 2007 al 2013 con un tesoretto totale di 26,9 miliardi di euro. Il dato si spiega con la necessità, sempre più sentita, di ridurre i tempi d’attesa.
Qualche esempio: una risonanza magnetica nel pubblico costa 49 euro con tempi di attesa di 68 giorni, nel privato si paga 149 euro ma si aspettano 5 giorni. Per un’ecografia all'addome il Servizio sanitario chiede 53 euro e 65 giorni.
Il privato riduce a 6 i giorni con un costo di 113 euro. Cifre e storie. Come quella di Francesca, giovane mamma romana di una bimba di pochi mesi. Mamma felice oggi. Anche se durante la gravidanza è stata vittima dell’ennesimo cortocircuito. E così quando si è presentata per prenotare un’ecografia ostetrica, che dovrebbe essere garantita entro la tredicesima settima, si è sentita rispondere che il primo posto libero era dopo sette mesi. Praticamente dopo il parto. Racconta, invece, un altro cittadino romano: “Ho telefonato il primo ottobre 2015 al Cup della Regione Lazio per prenotare una colonscopia per mia moglie: prima data utile, settembre 2016. Se avessi voluto, in intramoenia, la prima data utile sarebbe stata il 13 ottobre, però 2015. Ogni commento è superfluo”.

Accorciare i tempi appare dunque una priorità. Non sempre, però, gli strumenti adottati dalla sanità, spendendo anche molto denaro, funzionano. Ad Avellino, ad esempio, esiste un software che regola ricoveri, degenze e cartelle cliniche. La struttura sanitaria solo di assistenza spende 150 mila euro all’anno. “E nonostante questo –spiega un impiegato – la cartella clinica del degente, che si richiede alla Struttura, assomiglia più a una risma di carta A4, che a un file consultabile online. E non ricordo che sia stata mai fatta una gara di appalto pubblica per l’acquisto del software ”. Storie all’italiana . Da Avellino a Palermo, dove prenotare una visita telefonicamente è un’impresa. Venti minuti di attesa e poi casca la linea. I centralinisti sono 24 ma sembra non bastare per fronteggiare 5.000 telefonate al giorno per un massimo di 2.300 prenotazioni. Vita reale. Al di là di cifre e statistiche. Di “tagli lineari” o “fatti con il bisturi” come dice il ministro della Salute Beatrice Lorenzin

giovedì 1 ottobre 2015

Renzi taglia altri 2 miliardi alla Sanità: “Fondi insufficienti”

Il premier alla Camera si rimangia le cifre scritte nel Def
solo il 18 settembre.
Le Regioni: “Vuole che aumentiamo i ticket”



Matteo Renzi ieri ha detto ufficialmente - in mezzo ad alcune menzogne - che taglierà altri due miliardi alla spesa sanitaria dopo i 2,3 scippati a luglio. Chiunque in questi anni abbia avuto a che fare col Sistema sanitario nazionale (SSN) sa cosa hanno significato i tagli continui dal 2009: più liste d’attesa, più ticket, meno servizi, meno medicinali. Da ieri è chiaro che questo governo intende continuare nella distruzione della sanità pubblica. La prima menzogna: “Nessuna scure” Ieri, alla Camera, il presidente del Consiglio ha detto questo: “Le risorse del Fondo sanitario nazionale nel 2013 erano 106 miliardi, quest’anno 110 e il prossimo anno 111. Sia chiaro che sulla sanità questo Paese non sta tagliando”. C’è un problema: questi numeri sono falsi. Che lo siano non lo dice Il Fatto Quotidiano, ma lo stesso Renzi nel Bilancio dello Stato che firma assieme al ministro Padoan: il SSN veniva finanziato con 109,3 miliardi nel 2013 (non 106) e con 110 miliardi e dispari nel 2014. Nessun aumento, ma un taglio se si tiene conto dell’aumento dei prezzi e di questa noterella tecnica: “La spending review non tiene conto dell’incremento, stimato attorno al 2% annuo e considerato inevitabile nei sistemi sanitari, determinato dall’introduzione di nuove tecnologie e dall’invecchiamento della popolazione”. Lo ha scritto la Camera dei deputati nelle conclusioni di un’indagine conoscitiva approvata l’anno scorso. Tradotto: visto che nel 2009 spendevamo 109,4 miliardi, in sei anni la sanità ha visto i suoi fondi ridursi di 13 miliardi (oltre 2 miliardi l’anno). Bizzarra anche un’altra “imprecisione” del premier: “La sanità è l’unico comparto in cui dal 2002 c’è stato un aumento del 40%”. Sempre il Bilancio dello Stato dice che la spesa sanitaria nel 2002 era di 79 miliardi di euro: l’aumento, dunque, al 2014 è del 28,2% (quasi nullo scontando pure l’inflazione). La seconda menzogna: “Nel 2016 più soldi...” Nel 2016, dice Renzi, il Servizio sanitario nazionale sarà finanziato con 111 miliardi di euro, cioè poco più di quest’anno. Un taglio in termini reali (il solito aumento dei prezzi) e, soprattutto, rispetto agli impegni presi dal governo due settimane fa. Riepilogo: nel Patto per la salute con le regioni inizialmente la spesa sanitaria era quantificata in 113 miliardi quest’anno e in 115 il prossimo; a luglio, poi, Matteo s’è mangiato 2,3 miliardi, che si traducono nelle 208 prestazioni che il governo si appresta a tagliare. La Nota di aggiornamento al Def del 18 settembre recita dunque: 111,2 miliardi nel 2015 e 113,3 miliardi nel 2016. Ieri, invece, il premier ha svelato che l’anno prossimo ci saranno solo 111 miliardi, due in meno. Persino il renziano Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, l’ha presa male: “Il Fondo così non è sufficiente, anche perché stiamo rinnovando i contratti dei medici e del personale sanitario” (bloccati dai sei anni). Massimo Garavaglia, assessore in Lombardia e portavoce dei suoi colleghi: “Questo taglio comporta il rischio di aumento dei ticket e delle liste di attesa. Notiamo il silenzio totale del ministro Lorenzin, che si vede scippare due miliardi che servono a curare i cittadini. Ricordo che se avessimo un livello di finanziamento sul Pil pari a Francia e Germania, il Fondo del SSN dovrebbe aumentare di 30-35 miliardi”. La spesa sanitaria pubblica in Italia, infatti, è inferiore alla media Ocse. Sapete quale aumenta? Quella privata, cioè gli oltre 30 miliardi anno che i cittadini pagano di tasca propria per curarsi.

domenica 27 settembre 2015

Sprechi pubbici a non finire: il #RedditodiCittadinanza si può fare domani

Il Governo sostiene da tempo che i soldi per il reddito di cittadinanza non ci sono. Costa troppo, si dice dalle parti di Palazzo Chigi. Peccato che solo dagli sprechi e dalla malagestione pubblica si potrebbero ricavare fior di miliardi da impiegare a favore di quasi 3 milioni di famiglie e 9 milioni di cittadini sotto la soglia di povertà (fissata a 780 euro dall'Istat). Ne beneficerebbero i consumi, gli utili delle imprese, l'occupazione e anche i conti pubblici, dato che aumentando la platea di contribuenti aumenterebbe il gettito fiscale. Ma il reddito di cittadinanza non si deve fare, perché proposto dal M5S, anche se i soldi per finanziarlo ci sarebbero eccome! Basterebbe, ad esempio, leggersi il rapporto della Guardia di Finanza sui danni erariali commessi o contestati dal 1 gennaio al 30 giugno 2015.
Emergono vari casi di sperpero del denaro pubblico, per un totale di 3 miliardi di euro in soli 6 mesi. Solo le contestazioni riguardo a corruzione, truffa, appropriazione indebita e abuso di ufficio ammontano a 1,357 miliardi di euro, con una progressione del +13% sui primi 6 mesi del 2014.
Un altro miliardo deriva dalla cattiva gestione del patrimonio pubblico. Fanno notizia gli affitti a 7 euro mensili di alcune case popolari romane, ma l'elenco è molto lungo, e comprende anche la mancata riscossione di affitti per l'occupazione di suolo pubblico. D'altra parte sulle case popolari e il patrimonio immobiliare speculano politici locali e nazionali pronti a sacrificare i conti pubblici per un pacchetto di voti.
Ma non finisce qui. Il capitolo della Sanità è altrettanto doloroso, e contribuisce alle contestazioni erariali con 800 milioni di euro. Si tratta in particolare di appalti gonfiati per favorire aziende amiche dei dirigenti ospedalieri.
Fanno la loro parte anche i soliti corsi di formazione pagati con soldi pubblici e spesso nemmeno svolti. Un fenomeno che interessa soprattutto il Sud Italia colpito dall'incuria del Governo.
A tutto questo si aggiunga la finta abolizione delle Province. Nonostante le loro funzioni siano state trasferite ad altri enti, le Province continuano a macinare soldi pubblici con le società partecipate di riferimento. Spicca fra tutte la Florence Multimedia, società di capitali creata dal Presidente del Consiglio ai tempi della sua amministrazione provinciale per farsi una costosa pubblicità sulle spalle dei cittadini toscani.
Province che peraltro, a causa dei minori trasferimenti statali e della loro finta abolizione, tendono ad alzare le poche tasse sulle quali hanno potere. Ed ecco spiegato perché continua ad aumentare la Rc auto (portata quasi ovunque al 16%, il massimo consentito).
A fronte di questi sprechi di denaro pubblico diventa chiaro che se ci fosse la volontà politica il reddito di cittadinanza sarebbe già in vigore. Quella volontà politica che il M5S ha già dimostrato in più occasioni di avere, a differenza del Governo, che su clientelismi pubblici e cambi di casacca costruisce ogni giorno la sua sopravvivenza.

giovedì 24 settembre 2015

Esami “inutili”, pagano i malati. Medici in rivolta

Dalla Tac al colesterolo, molti vincoli.
I sindacati della sanità: pronti allo sciopero


L’autunno caldo della Sanità è già iniziato. La rivolta montante dei medici, nessuna sigla esclusa, ha costretto ieri Palazzo Chigi a far uscire una velina riparatoria: “Nella legge di Stabilità si studia una norma contro le cause temerarie ai medici, per il 97% false”. Una pezza calda contro la mobilitazione generale a difesa della sanità pubblica su cui i sindacati cercano un’intesa. Sotto accusa la black list di 208 prestazioni sanitarie, oggi coperte dallo Stato, che non lo saranno più se non verranno rispettate alcune “c on dizioni di erogabilità”. Senza quelle, i medici che le prescrivono verranno sanzionati per via amministrativa, colpendo la parte accessoria del trattamento economico, che per quelli di base vale gran parte dei compensi. Il decreto è stato predisposto dal ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin, e sottoposto martedì alle sigle dei medici, che avranno ancora 24 ore per dare il loro parere, inviando una email al ministero. La settimana prossima andrà alla Conferenza Stato-Regioni, e poi in Gazzetta ufficiale.
GLI ESAMI - La lista è lunga, ben oltre i 180 ipotizzati prima dell'estate, e comprende odontoiatria, diagnostica, genetica e medicina interna. La stretta è pesante. Qualche esempio: l'analisi del colesterolo (“buono” o “cattivo”) sarà rimborsabile solo per i “controlli periodici” agli ultra quarantenni a rischio cardiovascolare, problemi di cuore o familiarità con grasso nel sangue. Escono dai “mutuabili”, quelli prescritti “in assenza di valori elevati, cambiamenti dello stile di vita o interventi terapeutici”. Per sapere semplicemente “come vanno le cose” bisognerà pagare. Stessa cosa se l'esame si ripete prima di un intervallo di 5 anni dal precedente. Idem per i trigliceridi. Sotto esame anche la Tac. Per il tratto cervicale, toracico e lombosacrale, si potrà fare solo per “patologie traumatiche acute, complicanze post operazione”. Quella con il mezzo di contrasto, solo per complicanze post chirurgiche o tumore manifesto. Vale anche per gambe e braccia, mentre quella senza contrasto si potrà fare solo per “traumi acuti e valutazioni pre-chirurgiche ”. L'esame dell'Albumina (fegato), si potrà prescrivere solo in caso di “malnutrizione o patologie del fegato e dei reni”(prima anche per controllare i livelli nel sangue). Stretta pure sulla risonanza magnetica: alla colonna vertebrale, in caso di dolore persistente oltre le quattro settimane dopo la terapia o “traumi recenti e fratture da compressione”, ma non va ripetuto prima di 12 mesi se l’esito è stato negativo. Limiti anche alle diagnosi su dermatiti, allergie e test genetici. Senza queste condizioni, gli esami non saranno rimborsabili, e i medici che li prescrivono sanzionabili. Il meccanismo, però, non è chiaro. La palla passa alle Regioni. “Andranno tutte in ordine sparso”, denuncia Massimo Cozza, della Cgil Medici. Rischiano soprattutto quelli di base. Un esempio? “Se l'ospedale ordina un esame, il paziente va dal medico di famiglia che dovrebbe prescriverglielo: se lo fa, e non rispetta le condizionalità, verrà convocato dall’Asl, rischiando la sanzione. Se non lo fa, rischia un causa dal paziente”. Per la Federazione dei medici di base, a “pagare”, davanti alla Corte dei conti, “saranno essenzialmente i medici di medicina generale”. Per Anaao assomed “il malato che si vedrà negata la Tac o l’esame rinuncerà a curarsi o andrà nel privato”. “Non apriremo una caccia al medico, la sanzione scatterà solo dopo un eccesso reiterato di prescrizioni inappropriate”, si è difesa ieri la Lorenzin. Ma saranno le Regioni a stabilirlo, e non sono previste risorse per gestire le pratiche. Intanto, un atto amministrativo - seppur studiato per tre mesi da specialisti e sottoposto al Consiglio superiore di sanità - entra a gamba tesa nel rapporto medico-paziente. Cgil e Federazione nazionale dei medici studiano uno sciopero a ottobre o novembre.

MA IL TESTO è blindato. Eppure il ministero non ha stimato quanto conta di recuperare dai costi aggiuntivi della “medicina difensiva”, cioè gli esami prescritti per evitare cause legali, che l’Ania, la Confindustria delle assicurazioni, stima in 13 miliardi. Eppure a luglio le Regioni avevano firmato un “patto per la salute” in cui si diceva che i risparmi dovevano restare nel settore. E invece sono andati a finanziare gli 80 euro. Il governo ha tagliato 4 miliardi al comparto lasciando ai governatori la scelta di dove colpire. E questi hanno rinunciato all’aumento (2,3 miliardi) del Fondo nazionale. Che Renzi ha auspicato anche per il 2016: altri 3 miliardi. La Lorenzin vuole ridurli a uno. Ma Restano tagli lineari.

Contributo personale all'articolo:
Pubblico due video relativi ai tagli alla sanità.
Il primo è relativo all'intervento in aula dell'On.le Giulia Grillo e il secondo di Paola Taverna che spiega a noi cittadini dove andranno a colpire i tagli alla sanità
Intervento dell'On.le Giulia GRILLO

                                                                             Paola TAVERNA

venerdì 7 agosto 2015

ADDIO SANITA' PUBBLICA

Col Decreto Legge Enti Locali tagli pe 2,3 miliardi. Il Governo riduce i servizi spingendo i cittadini verso il privato



Il Governo ha posto la fiducia al DL enti locali sia al senato che alla Camera. In questo modo ha soffocato qualsiasi possibilità di confronto o di miglioramento di un provvedimento che verrà ricordato soprattutto per i nuovi, gli ennesimi, tagli alla Sanità.
Governo e Regioni infatti hanno deciso di togliere al nostro sistema sanitario, solo per il 2015, 2,352 miliardi.
Quella in atto è un'operazione portata avanti scientificamente da questo governo e dai precedenti che prevede tagli alla sanità, conseguente peggioramento dei servizi per spingere i cittadini a ricorrere sempre di più al privato. E' il piano per smantellare il diritto alla salute.
Sono molti i settori della sanità che subiranno una sforbiciata ma, tra questi, non c'è quello della farmaceutica. Anzi, il Movimento 5 Stelle ha scoperto che il Governo ha accolto due emendamenti presentati da senatori di Ncd, forzisti e fittiani attraverso il quale si fa un grosso sconto alla potente lobby del farmaco, che pregiudica alle casse dello Stato possibili risparmi per circa 200 milioni. Tra l'altro, due dei senatori che hanno firmato quegli emendamenti, Andrea Mandelli (Fi) e Luigi D'Ambrosio Lettieri (Cri) sono anche rispettivamente, presidente e vicepresidente dell'Ordine dei Farmacisti.
Di fronte al palese rischio di conflitto di interessi tra la carica parlamentare e quella al vertice di un ordine, l'M5S aveva lottato per cercare di obbligare i due senatori a scegliere. o l'una o l'altra.
Gli altri partiti sono stati contrari a questa richiesta e così i due sono stati liberi di difendere nelle istituzioni gli interessi della loro lobby.
Quello alla sanità è solo uno dei tanti tagli che in questi anni si stanno abbattendo sugli enti locali (40 miliardi in otto anni). Il Governo fa fare il lavoro sporto ad altri ma il risultato non cambia: in tre anni le tasse locali sono esplose, mentre il livello dei servizi è crollato.

martedì 4 agosto 2015

Riorganizzazione della P.A. - Quello che si poteva fare e non è stato fatto

Quello che segue è il video sulla "dichiarazione di voto" del Senatore Vito CRIMI del #M5S. Da vedere e da sentire. Condividete e facciamo in modo di ricordarci chi votare alle prossime elezioni. 


mercoledì 29 luglio 2015

TAGLI ALLA SANITA' - MACELLERIA SOCIALE (2)


TAGLI ALLA SANITA' - MACELLERIA SOCIALE (1)



"Oggi parliamo di tagli alla sanità, tagli che vengono fatti in piena estate, quando siamo un po' più distratti. Ma il ministro non è distratto, infatti pensa di tagliare a partire dal 2015 due miliardi e 300 milioni di euro e arrivare al 2017 quando saranno tagliati al Servizio Sanitario nazionale ben 10 miliardi. Loro lo chiamano risparmio, noi la chiamiamo macelleria sociale.
I tagli maggiori sono fatti sulle prestazioni, che sarà il ministro a ritenere più o meno appropriati.


Succede che i medici che prima in base alla vostra patologia vi segnavano più o meno analisi e ricoveri, oggi se il ministro deciderà che per quella patologia la prestazione non è appropriata, taglierà lo stipendio al medico, che ovviamente se tu vai e hai una colica renale si guarderà bene dal prescriverti un'ecografia se il ministro ha deciso che non è appropriata. 
Così decidi di andare in ospedale e pagartela da solo oppure di tenerti il dolore e tornartene a casa. Questo succederà per tutto: radiografia, Tac, risonanze magnetiche, analisi cliniche.
Come può un ministro sostituirsi a un medico e decidere tramite un decreto, in base alla vostra patologia, di quali analisi e di quali visite mediche voi avete bisogno?


Cari anziani, i tagli saranno fatti anche sugli ospedali, perché se siete in un paese con un ospedale che ha solo 40 posti letti, i ricoveri sono azzerati. 
In compenso tolgono 10 miliardi sulla nostra pelle ma danno 30 milioni al Giubileo che si svolgerà a Roma: Mafia Capitale, abbiamo visto quello che ci hanno fatto con i soldi. Signori, non permettete che facciano questo sulla nostra pelle, la sanità e la salute sono un diritto di tutti, mandiamoli a casa e riprendiamoci i nostri diritti." 

Paola Taverna