VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

sabato 20 febbraio 2016

Incontro #StopTTIP Italia – Boldrini: le richieste e gli impegni

Il 18 febbraio u.s. un’ampia delegazione della Campagna Stop TTIP Italia ha incontrato la presidente della Camera, Laura Boldrini, per comunicarle le preoccupazioni della società civile in merito al TTIP, il Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti in via di negoziazione tra Stati Uniti e Unione europea.
L’incontro istituzionale ha rappresentato un importante occasione per segnalare le numerose problematiche che attorniano i negoziati. La delegazione ha consegnato alla presidente Boldrini un dossier che riassume i potenziali impatti dell’accordo USA-Ue: dal rischio di abbassamento degli standard di qualità del cibo, dell’ambiente e della capacità regolatoria degli Stati membri – fortemente intaccata dal sistema di risoluzione delle controversie ISDS/ICS – fino alle ricadute disastrose per le piccole e medie imprese, l’agricoltura di qualità e i servizi pubblici.
Sono state avanzate, infine, sei richieste formali:
  1. Che il Parlamento stimoli un dibattito parlamentare e pubblico all’altezza
  2. Che ospiti un dibattito tra parlamentari e società civile italiana
  3. Che reclami l’apertura della sala di lettura con un livello di trasparenza maggiore rispetto a quello stabilito in Germania
  4. Che chieda al governo la riattribuzione delle competenze in materia di TTIP, finora detenute dall’ex vice ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e che convochi subito presso il Ministero il tavolo formale di confronto con la società civile sui negoziati commerciali, mettendo il TTIP all’ordine del giorno
  5. A questo tavolo deve partecipare una delegazione parlamentare rappresentativa, e gli esiti della discussione dovranno essere comunicati e discussi in Parlamento
  6. Vista la minaccia di un pronunciamento della Corte Europea che potrebbe escludere i Parlamenti nazionali dalla ratifica del TTIP, il Parlamento dovrebbe pretendere di conservare l’esercizio delle sue prerogative per quanto concerne materie di tale portata
La presidente ha già richiesto con una lettera al Ministro Boschi l’apertura di una sala di lettura alla Farnesina e ha convenuto con la Campagna sull’importanza dell’attivazione di un dibattito parlamentare, che sta ai gruppi stimolare e richiedere. Inoltre, vi sono state aperture anche sul fronte di un incontro istituzionale con il governo.
Senza un impegno in queste direzioni da parte delle istituzioni del nostro Paese, l’Italia non potrà che giocare un ruolo di spettatore passivo nei confronti di uno dei processi più trasformativi e pericolosi che abbia mai subìto.
Fonte

Grasso fischia fallo al Pd - Pronto il no al supercanguro

Il Presidente del Senato,
Pietro Grasso
Il presidente del Senato vuole bocciare l’emendamento Marcucci - I dem pensano di spacchettarlo: stepchild adoption sempre più a rischio.
Grasso boccia il supercanguro, che viene giudicato ormai inammissibile, con l’invito al Pd a procedere normalmente, votando emendamento per emendamento. Mentre i dem pensano di spacchettare l’ormai noto testo del deputato Marcucci in tanti piccoli “cangurini” e lasciare libertà di coscienza sull’articolo 5, quello sulla stepchild adoption. Questa è la strada che il Pd tenterà di percorrere per portare a casa la legge sulle unioni civili. Ma nel partito, il giorno dopo lo sfogo di Monica Cirinnà contro i renziani, continuano a volare gli stracci.
Sembra quasi di essere tornati al tutti contro tutti dei primi tempi della segreteria Renzi, quando la minoranza ancora non si rassegnava alla sconfitta. Renziani di prima fascia contro quelli periferici, cattodem, giovani turchi, bersaniani, speranziani, dalemiani e cani sciolti. Tutti hanno gocce di veleno da stillare contro qualcuno. Nonostante ciò, però, si tratta. L’ipotesi che si lascia trapelare dal Nazareno è quella di uno spacchettamento del canguro, così da evitare il pericolo degli emendamenti trappola della Lega, lasciando però libertà di coscienza sulla stepchild adoption. Che in questo modo verrebbe lasciata in balìa dei marosi parlamentari e quindi, probabilmente, bocciata. “L’adozione del figlio del coniuge potrebbe essere poi affrontata successivamente in un nuovo disegno di legge sulle adozioni”, racconta un senatore dem. Così facendo, da una parte si riaggancerebbe la trentina di cattodem, che non avrebbe più scuse per non votare le unioni civili senza adozioni, e dall’altra si terrebbe buona la parte più a sinistra, che invece spinge per la stepchild adoption subito.
Anche recuperando tutti i cattolici, però, i numeri restano ballerini. “Senza più canguro, anche i grillini sarebbero recuperati. Ma noi contiamo, lasciando libertà sulle adozioni, di coinvolgere anche l’Ncd”, continuano dal Pd. Ma in serata è Maria Elena Boschi a lanciare l’allarme. “In Senato i numeri sulle unioni civili non ci sono, per questo dobbiamo cercare un’intesa con le altre forze politiche in campo”, sottolinea il ministro delle Riforme. Non è detto, però, che la strada dei tanti piccoli cangurini sia quella migliore per trovare un nuovo accordo con l’M5S. Una via la offre Pietro Grasso, che dà l’altolà al super canguro. Il presidente del Senato, dopo aver studiato 1.200 emendamenti, è giunto alla conclusione che si possa scendere a circa 500. “I canguri sono un’arma tollerata davanti all’ostruzionismo esasperato, ma ora siamo di fronte solo a qualche centinaio di voti, se ne può fare a meno”, osserva Grasso. Che fa capire di essere disponibile a dichiarare inammissibili le “trappole” della Lega, così da poter poi procedere alla votazione normale. Insomma, per Grasso la ricreazione è finita ed è giunto il momento di contarsi, su ogni emendamento. Su questo però c’è un piccolo giallo. Monica Cirinnà in un post su Fb scrive che, essendo un ddl normale, i tempi non possono essere contingentati e, se ogni gruppo sfrutta tutti i 10 minuti a disposizione, i tempi restano biblici. Scenario però smentito dalla presidenza del Senato, secondo cui per chiedere il contingentamento dei tempi (2 minuti a gruppo) basta il voto unanime della capigruppo (difficile) o il voto in Aula (più facile). Tutte le manovre d’Aula, però, nulla potranno se continuerà la guerriglia tra le fazioni dem. “Il Pd ha gestito male la faccenda per gli errori commessi dalla maggioranza del partito e per le divisioni presenti nel mondo renziano che il premier si è dimostrato incapace di governare”, attacca il bersaniano Miguel Gotor. Nell’aria ancora pesano le parole della stessa Cirinnà, che ha rivelato di essere stata vittima delle vendette dei renziani delusi, rimasti a bocca asciutta nel rimpasto di governo. Resta il fatto, però, che, se Renzi vorrà portare a casa la riforma, dovrà mantenere un asse con la sua minoranza. Molto dipenderà da quello che dirà domani all’assemblea nazionale. Intervento che preparerà oggi, forse in una riunione con i fedelissimi. “Ci metterà finalmente la faccia?”, si chiede la sinistra interna. E forse anche Monica Cirinnà.

venerdì 19 febbraio 2016

Roma - Presentazione candidati sindaco - Conferenza stampa #RomaAiRomani

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‪#‎ROMAAIROMANI‬ - Oggi si è tenuta la conferenza stampa per la presentazione dei sei candidati a sindaco di Roma del ‪#‎M5S‬: Annalisa Bernabei, Marcello De Vito, Paolo Ferrara M5S, Virginia Raggii, Enrico Stefàno, Teresa Zotta. Il profilo in breve dei sei candidati Annalisa Bernabei. Studentessa universitaria di 27 anni, iscritta all'ultimo anno del corso di laurea di Ingegneria edile-architettura. Ha lavorato nel settore commerciale e come caddista in uno studio di geometri. Marcello De Vito. Avvocato 41enne, consigliere uscente del MoVimento 5 Stelle al Comune di Roma. E' stato il candidato sindaco alle ultime elezioni amministrative del 2013 per il Movimento. Paolo Ferrara. Finanziere 45enne, è stato consigliere municipale del Movimento a Ostia. Attivista dal 2008, nel 2013 è stato delegato di lista per il MoVimento 5 Stelle alle Politiche. Virginia Raggi. Avvocato di 37 anni, collabora con l’Università degli studi di Roma "Foro Italico". Consigliere uscente del MoVimento 5 Stelle al Comune di Roma. Enrico Stefano. Laureato in Giurisprudenza, 29 anni, ha conseguito un master in "Istituzioni e Politiche Spaziali". Consigliere uscente del MoVimento 5 Stelle al Comune di Roma. Teresa Zotta. Insegnante di 65 anni, lavora a Roma dal 1974. Consigliere municipale del XV Municipio, di cui era stata candidata presidente per il MoVimento 5 Stelle.
Qui troverete i profili completi e i loro video di presentazione.


E' UN GOLPE, AIUTATECI A DIFENDERE LA DEMOCRAZIA

ALLA CAMERA PARTE LA LEGGE DEL PD PER ESCLUDERE IL MOVIMENTO 5 STELLE ALLE PROSSIME ELEZIONI NAZIONALI!
Ma dite quando è possibile dichiarare che sta avvenendo un GOLPE? Dobbiamo aspettare che lo metta in prima pagina Repubblica o il Corriere della Sera? Dobbiamo attendere la notizia a rete unificate sulla RAI? Dobbiamo aspettare che 250 scienziati e professori universitari di tutto il mondo esprimano un verdetto? Dobbiamo vedere i carri armati in strada o bastano i carri armati e i fustigatori mediatici? Eppure noi cittadini abbiamo la possibilità di percepirlo, di capirlo, di mettere insieme le tessere, e denunciarlo ogni giorno più forte. E' sbagliato pensare che nelle DITTATURE tutti soffrono. Nelle DITTATURE vengono colpiti gli uomini liberi, le minoranze e gli altri cittadini possono anche viverla senza percepire la sua invasione e violenza nella propria VITA PRIVATA.
La notizia di oggi è quella che completa il Puzzle. Il PD vuole approvare una legge che escluda il MoVimento 5 Stelle alle prossime elezioni se non diventa come il PD. Vuole scrivere la nostra disciplina delle procedure di espulsione e di ammissione che sta evitando le infiltrazioni di camorristi e infiltrati del PD, vuole istituzionalizzare le correnti all'interno del MoVimento, vuole farci diventare un ente BUROCRATICO con numerosi costi per costringerci ad un necessario finanziamento che paghi libri contabili, revisore e tante figure che non servono ad un movimento che non fa attività economica ed ha un bilancio pari a 0. Se non è un GOLPE scrivere le regole per i tuoi avversari politici che hanno fatto della loro diversità una IDENTITA' politica o ESCLUDERLI dalla competizione elettorale, mi spiegate quando si può parlare di GOLPE?

#5giornia5stelle del 18 Febbraio 2015 - #affittopoliMilano

Se qualcuno pensa che "Affittopoli" sia un fenomeno tutto romano, ebbene sbaglia: in tutta Italia gli immobili dei Comuni vengono affittati a prezzi "da amico". Anche a Milano, come hanno ricordato i portavoce Carinelli, Bedoni, Calise in una conferenza alla Camera: nel capoluogo lombardo le morosità scoperte dal M5S ammontano a oltre 200 milioni, e qual è la proposta della maggioranza? Sfrattare i poveri e lasciare le case ai ricchi che scroccano!
In Parlamento si parla di politiche italiane in Europa. Carlo Sibilia sottolinea come il governo rifiuti anche di prendere in considerazione la proposta di un referendum sull'euro, e Manlio Di Stefano ricorda i disastrosi risultati con la questione migranti. Le uniche politiche che sa fare il governo Renzi sono quelle che comportano una sottomissione totale del nostro Paese.
Al Senato ancora sulle unioni civili. Dopo una settimana burrascosa, Nunzia Catalfo dice chiaro in aula che è il PD a voler rinviare la legge, con la scusa dei troppi emendamenti, perché è vittima di divisioni al suo interno.
Lo sapevate poi che siamo stati truffati anche sui mutui? Il nostro L'Abbate, alla Camera, chiede di vederci chiaro sulla manipolazione dell'Euribor, che ha costretto ignari cittadini a pagare di più per le loro rate. Cosa aspetta il governo, chiede Daniele Pesco, a rendere pubblica la sentenza relativa? Perché tanta segretezza?
Il governo sta anche mettendo le mani sulle pensioni di reversibilità. Danilo Toninelli la chiama giustamente "tassa delle vedove", e denuncia come rappresenti solo un modo meschino per raccattare soldi, che serviranno poi a elargire la solita elemosina per la campagna elettorale di Renzi.
Da Bruxelles, il nostro Borrelli è alla manifestazione delle aziende europee che saranno smantellate dall'apertura totale alle merci cinesi. Non smetteremo di chiedere che venga bloccata questa follia che metterà definitivamente in ginocchio la manifattura italiana.
Tornando in Italia, al governo piacciono così tanto gli inceneritori che ne vuole aprire altri 8. Ce ne parla Stefano Vignaroli, che ricorda come a Roma sia tornato in auge anche quel Cerroni accusato di essere il capo di un sodalizio criminale. Le lobby dei costruttori non demordono, il loro scopo sono gli aiuti di stato che servono per tenere i forni accesi.
Di nuovo a Bruxelles, con Marco Zanni che vuole vederci chiaro sui fondi generosamente elargiti alla Turchia per la questione immigrazione. In realtà, in Turchia la situazione dei migranti è disastrosa, con la gente costretta a bivaccare in strada. Questi soldi serviranno forse per azioni sui confini, dove la Turchia sta facendo "pulizia" dei curdi siriani?
Infine, Roberto Fico sul canone in bolletta: sapete per cosa saranno utilizzati i soldi? Il governo li userà per finanziare ancora i giornali. Con il risultato che immaginate, in termini di libertà e correttezza dell'informazione.


I candidati del MoVimento 5 Stelle a Roma #RomaAiRomani

Le votazioni per i candidati consiglieri al Comune di Roma si sono concluse alle 19 di oggi. Hanno partecipato alle votazioni 3.272 iscritti certificati del MoVimento 5 Stelle residenti a Roma che hanno espresso 14.636 preferenze.
Secondo il regolamento del Consiglio Comunale di Roma, quest'ultimo deve essere composto dal sindaco e da 48 consiglieri. Di seguito quindi la lista dei 49 candidati, che tuttavia potrà subire delle variazioni in ottemperanza agli obblighi di legge e ai regolamenti che saranno in vigore al momento dell'apertura dei comizi elettorali (esempio: quote previste per la rappresentanza di genere).
I nomi degli aspiranti candidati sindaco, come anticipato, sono pubblicati in ordine alfabetico e senza riferimento alle preferenze per dare la possibilità a tutti di partire alla pari per il secondo turno delle votazioni.
Di seguito, in ordine alfabetico, i primi 10 più votati:
Agnello Alessandra
Bernabei Annalisa
Caruso Cettina
De Vito Marcello
Diario Angelo
Ferrara Paolo
Frongia Daniele
Raggi Virginia
Stefano Enrico
Zotta Teresa Maria
Tra i primi 10 quelli che hanno dato la disponibilità alla candidatura a sindaco, sempre in ordine alfabetico, sono:
Annalisa Bernabei
Marcello De Vito
Paolo Ferrara
Virginia Raggi
Enrico Stefano
Teresa Zotta
Di seguito i restanti 39 candidati consiglieri con il numero di voti ricevuti:
Sturni Angelo, 177
Cialoni Donatella, 175
Calabrese Pietro, 167
Guerrini Gemma, 160
Mej Ivo, 136
Donati Simona, 127
Penna Carola, 125
Canino Mario, 124
Accoto Piero, 122
Guadagno Eleonora, 120
Martens Marco, 117
Paciocco Cristiana, 117
Di Palma Roberto, 113
Diaco Daniele, 111
Grancio Cristina, 110
Tranchina Fabio, 108
Allegretti Roberto, 106
Coia Andrea, 105
Allegrini Pierfrancesco, 104
Silvestri Francesco, 102
Vivarelli Valentina, 99
Catini Maria agnese, 96
Proietti Tozzi Rolando, 95
Ficcardi Simona, 89
Iorio Donatella, 89
Azzara Tiziano, 89
Terranova Marco, 87
Fumagalli Anna, 87
Montella Monica, 86
Pirrone Alessandro, 85
Di Maulo Eleonora, 85
Spampinato Costanza, 84
Giannini Rolanda, 84
Chiovelli Paola, 83
Mariani Alisia, 83
Chiossi Carlo Maria, 82
Ardu Francesco, 79
Angelucci Nello, 77
Calvaruso Carlo, 77
I risultati completi saranno disponibili dopo l’elezione del candidato sindaco.
Grazie a tutti gli iscritti che hanno votato e grazie agli attivisti che hanno messo a disposizione tempo ed energie.
Roma riparte da qui, riparte da noi.
#RomaAiRomani

Unioni Civili - DI BATTISTA ALLA LAVAGNA: “La verità sulla nostra Scelta”

Sale in cattedra Alessandro Di Battista. E si dota di una lavagna simile a quella usata da Renzi per spiegare la “buona scuola”. La parodia del deputato Cinque Stelle, esponente del Direttorio, serve a fare però chiarezza su cosa è successo negli ultimi giorni in Senato durante la discussione sul disegno di legge sulle unioni civili. “Il Pd è in terribile difficoltà - afferma il pentastellato - e al posto di accusare se stesso e ammettere i propri fallimenti, incolpa il M5s. Senza la stampa compiacente si sarebbe aperta una crisi di governo”. Dunque, argomento del giorno è il canguro, l’emendamento che avrebbe fatto saltare tutti gli altri ma al quale il Movimento Cinque Stelle si è opposto per una questione di coerenza, senza l’intento di voler mettere in difficoltà a una legge da sempre condivisa. “Uno potrebbe pensare - aggiunge - che il canguro serve a cancellare l’ostruzionismo ma in realtà lo fa soltanto per silenziare il proprio dissenso interno. La Lega cancella i suoi emendamenti e il Pd che fa? Se la prende con noi perché non vogliamo votare il canguro”. Infine, l’invito provocatorio al governo: “Ponga la fiducia sulla Cirinnà, come fa su tante altre leggi”.



#TTIP: IL TRATTATO FANTASMA

Il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, nonostante riguardi direttamente più di un miliardo di persone tra USA e UE, è ancora oggi mantenuto segreto. Ma grazie al lavoro di giornalisti e organizzazioni politiche, diverse informazioni sono diventate di dominio pubblico.
Quello che appare chiaro è innanzitutto la volontà di dare più potere alle imprese e quando si parla di imprese non si parla certo del falegname sotto casa, ma delle multinazionali. Statunitensi ed Europee. In che modo? Rimuovendo ciò che resta dei dazi doganali, ma anche superando le cosiddette “barriere non tariffarie“, cioè regolamenti e normative divergenti tra le due sponde dell’Atlantico. Già è significativo che regolamenti e normative siano considerati “barriere non tariffarie”. Si tratta in poche parole di creare una enorme “free zone” di libero commercio di merci e servizi, in cui non varrebbero più i limiti imposti dalle normative vigenti nei singoli Stati, in molti casi frutto di conquiste ottenute dalle battaglie in difesa di standard sociali, lavorativi ed ambientali. Sono previste sanzioni durissime per chi non rispettare tali clausole, togliendo di fatto agli Stati qualsiasi potere in materia.

Il coordinatore nazionale di Attac, Marco Bersani spiega in questa breve intervista le ragioni di chi si oppone al trattato TTIP, ennesimo attacco ai diritti ambientali e sociali. (video di Angelo Maresci)


giovedì 18 febbraio 2016

#STOPTTIP Italia incontra la presidente della Camera

Oggi, 18 febbraio 2016, alle ore 15 presso la Camera dei Deputati, una delegazione della Campagna Stop TTIP Italia incontrerà la presidente della Camera, Laura Boldrini, per comunicarle le preoccupazioni relative al TTIP, il Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti in via di negoziazione tra Stati Uniti e Unione europea.
Al colloquio parteciperanno Giacomo Barbieri (Cgil), Francesca Battistelli (Legambiente), Marco Bersani (Attac), Monica Di Sisto (Fairwatch), Fausto Durante (Cgil), Claudio Giambelli (Forum movimenti per l’acqua), Elena Mazzoni (Campagna stop TTIP), Alessandro Mostaccio (Movimento Consumatori), Rosa Rinaldi (Transform Italia) Pietro Ruffolo (Flai Cgil), Francesca Rocchi (Slow Food), Silvia Stilli (Arcs), Francesco Verdolino (Arci), Enzo Vitalesta (Yaku) e Duccio Zola (Sbilanciamoci).
L’incontro istituzionale rappresenta un importante occasione per segnalare le numerose problematiche che attorniano i negoziati per il TTIP, a partire dalla scarsa trasparenza garantita dalla Commissione europea. Dopo la pressione della società civile, USA e Ue hanno dovuto concedere qualcosa su questo fronte: si sarebbe dovuta aprire una sala di lettura in ogni capitale europea, nella quale i deputati nazionali avrebbero potuto consultare i testi negoziali. A Berlino esiste dal 1 febbraio, ma l’accesso ai documenti è possibile solo sotto la supervisione del Ministero federale dell’Economia, vige il divieto di utilizzare fotocamere o cellulari e anche le modalità per prendere appunti sono limitate.
In Italia non abbiamo nemmeno questa simulazione di trasparenza, poiché nessuna sala di lettura è stata predisposta a Roma. Questo significa che i nostri rappresentanti in Parlamento non hanno accesso ai testi consolidati del TTIP, l’accordo che più di ogni altro prima d’ora potrebbe trasformare tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana.
Eppure vi sarebbe assoluta necessità di ampliare la platea dei soggetti accreditati a prendere visione dei documenti negoziali. Le informazioni trapelate al pubblico, infatti, hanno alimentato fortipreoccupazioni in merito ad un abbassamento degli standard di qualità del cibo, dell’ambiente e della capacità regolatoria degli Stati membri. Gli studi di impatto condotti da expertise indipendente hanno messo a fuoco uno scenario carico di ricadute negative per le piccole e medie imprese, l’agricoltura di qualità e i servizi pubblici.
Non rassicura affatto nemmeno la proposta di riforma del sistema di arbitrato (ISDS) redatta dalla Commissione europea nel 2015. La Corte di investimenti che ne prenderebbe il posto (ICS) presentamolti dei difetti che caratterizzano le corti arbitrali cui tipicamente possono ricorrere gli investitori esteri ai sensi degli accordi bilaterali. Questa opinione è condivisa anche dalla Deutsche Richterbund (DRB), la principale associazione dei magistrati tedeschi, che ha comunicato il suo parere critico al governo i primi di febbraio.
Per questi motivi la Campagna Stop TTIP Italia avanzerà le seguenti richieste alla presidente della Camera:
  • Che il Parlamento stimoli un dibattito parlamentare e pubblico all’altezza
  • Che ospiti un dibattito tra parlamentari e società civile italiana
  • Che reclami l’apertura della sala di lettura con un livello di trasparenza maggiore rispetto a quello cui devono sottostare i parlamentari tedeschi
  • Che chieda al governo la riattribuzione delle competenze in materia di TTIP, finora detenute dall’ex vice ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e che convochi subito presso il Ministero il tavolo formale di confronto con la società civile sui negoziati commerciali, mettendo il TTIP all’ordine del giorno.
  • A questo tavolo deve partecipare una delegazione parlamentare rappresentativa, e gli esiti della discussione dovranno essere comunicati e discussi in Parlamento


NICOLA MORRA - Il senatore M5S e la richiesta del voto palese

Il Senatore del M5S Nicola Morra
Siamo pronti a votare il ddl Cirinnà, in modo palese: basterebbero tre giorni di lavori. Ma il Pd ha preso tempo, per non contarsi”. Il senatore M5s Nicola Morra ribadisce la linea: sì alle unioni civili, no al canguro che è “una forzatura della democrazia, un bavaglio che abbiamo sempre combattuto”.
Siete contro il canguro, ma dopo l’assemblea di martedì mattina eravate pronti a votarlo “spacchettato”.
La riunione è stata molto meditata. Poi la decisione della Lega di ritirare gran parte degli emendamenti ci ha portato al no definitivo al canguro.
È vero che il Direttorio, d’accordo con Casaleggio, vi ha imposto di mutare rotta tramite sms?
Assolutamente no, abbiamo deciso in aula da soli, i video lo dimostrano. Ne abbiamo discusso in quei minuti: per Airola non è stato facile dire quel no. Ma il M5S non poteva tradire i suoi ideali.
Volete il voto palese, ma il ddl rischia di essere stravolto. E voi a quel punto non lo votereste...
Dipende dai numeri, la democrazia funziona così. Se il Pd fosse compatto non ci sarebbero problemi. I nostri voti, almeno 30, ci sono tutti. E comunque 580 emendamenti sono un numero assolutamente fisiologico e abituale per il Parlamento. Noi, lo ricordo, non ne abbiamo presentato neppure uno.
E sulla stepchild?
Pochissimi di noi non la voterebbero.
Vi siete tirati indietro?
È il Pd che ha rinviato tutto, per coprire le proprie divisioni. Il capogruppo Zanda ha provato a dire che la Lega aveva presentato fino a 150 “cangurini”: invece oggi Calderoli ha precisato che sono solo 5. E sempre Zanda ha minacciato 30 voti segreti, quando invece li dovrà decidere la presidenza.
Perché diffondono questi dati?
Perché sono spaccati. Oggi me lo hanno confermato un noto senatore frondista e una renziana doc. E lo testimoniano episodi come gli applausi della renzianissima Di Giorgi al discorso di Gasparri di ieri. Li abbiamo visti noi e una collega di Forza Italia, anche se il resoconto dei lavori non lo riporta...
Sarà complicato approvare il ddl.
Con la volontà politica, possiamo farcela in tre giorni.
Le associazioni gay sono furibonde con voi. Vi accusano di tradimento.
Rispetto le posizioni di tutti. Ma le regole della democrazia sono sacre. Il Pd scelga il voto palese: noi ci siamo. “Se volete, si approva in tre giorni”

Manifestanti davanti al Brancaccio, dove era in corso lo show di Grillo

La comunità gay accusa i 5Stelle: “L’unico ‘vaffa’ l’avete dato ai diritti”
Altro che cattodem, la comunità gay ha espresso il suo giudizio di condanna inappellabile: da martedì sera i 5 stelle sono bersagliati dai messaggi di protesta per la loro decisione sul canguro della legge Cirinnà. Il Movimento assaggia sulla sua pelle (non è la prima volta) l’onda d’urto dell’amata rete, con i social network dei parlamentari e dei fondatori riempiti di insulti e contestazioni.
IL “vaffa day” di grillina memoria si trasforma in “Vaffa gay day”: l’associazione Gay Center minaccia di portare in piazza i suoi attivisti per protestare contro i 5 Stelle. Il primo tentativo è andato in scena ieri sera a Roma, fuori dal teatro Brancaccio, dove è in programma lo spettacolo di Beppe Grillo. Al presidio ha partecipato un centinaio persone, con il portavoce Fabrizio Marrazzo che ha invitato il comico a spiegare la strategia del Movimento sulla Cirinnà: “Ci dica perché il suo ‘vaffa’ alla politica è diventato un ‘vaffa’ alle legge sulle unioni civili”. Il sit-in del Brancaccio è l’ultimo atto di una giornata non memorabile, per i pentastellati. Iniziata con la lite nei corridoi del Senato tra un gruppo di famiglie arcobaleno (spalleggiate da Paola Concia del Pd) e i parlamentari 5 Stelle Paola Taverna e Alberto Airola, e proseguita con un fiume di messaggi in rete (#dietrofrontM5s è rimasto per ore in testa alle tendenze di Twitter) e qualche cedimento all’imbarazzo. Luigi Di Maio, ad esempio, ha fatto scomparire dalla sua pagina Facebook l’intervento pubblicato la sera precedente, cancellando così anche la valanga di commenti negativi che si sono accumulati dopo la scelta di bocciare il canguro.
Non manca, su twitter e dintorni, qualche messaggio di scherno e di protesta anche nei confronti di chi ha ostacolato apertamente il ddl Cirinnà, ovvero il drappello di trenta onorevoli cattolici del Pd, ma in confronto al flusso dedicato ai grillini, è poco più di una carezza. E pure sul blog di Grillo, dove buona parte degli attivisti continua a difendere la scelta del gruppo parlamentare, c’è chi non nasconde il proprio disappunto: “Stiamo perdendo consensi! Tutti mi chiedono cosa cazzo passa per la testa del M5s. Non so come difendervi”, “Giocate sulla vita della gente, volete mettere in difficoltà il Pd e non ve ne frega niente dei diritti delle persone”.

mercoledì 17 febbraio 2016

IL M5S NON HA "AFFOSSATO" NULLA - Vito Crimi fa un poco di chiarezza!!!

Vito Crimi (M5S)
FACCIAMO CHIAREZZA
«Il Movimento 5 Stelle ha affossato le unioni civili»: ecco la prima balla vomitata ai quattro venti dalla banda Renzi e subito rilanciata dai media a reti unificate. Cerchiamo di fare chiarezza, perché il Pd è un maestro nel nascondere le proprie magagne e ad addossare agli altri le proprie responsabilità.
Primo: ieri non abbiamo votato niente. Nessun "canguro", nessun emendamento, nessuna legge.
Secondo: l'unica votazione in 4 ore di seduta è stata la sospensione dei lavori dell'aula per rimandarli ad oggi. E NOI ABBIAMO VOTATO CONTRO, mentre il Pd votava a favore. Perché abbiamo votato contro? Perché volevamo votare tutti gli emendamenti già ieri. La legge sulle unioni civili è una legge sacrosanta. Sono due anni che ci battiamo per portarla in aula, discuterla e votarla. Cos'ha fatto il Pd in questi due anni? Tutto, per impedire che venisse calendarizzata. Adesso, finalmente, è in aula. E da tre settimane nicchiano, cincischiano, confabulano, trattano, vendono, comprano, urlano, sbraitano, piangono, mentono. PERDONO TEMPO mentre fuori i cittadini aspettano. Ma il Movimento 5 Stelle c'è, c'è sempre stato. La legge sulle unioni civili AVRÀ I NOSTRI VOTI, senza passi indietro.
Il partito di Renzi ha tentato di giocare d'astuzia, con uno di quei giochetti che in un paese normale farebbero gridare vergogna. E che gli è già riuscito con le riforme costituzionali, la legge elettorale, lo sfascia Italia, la buona sòla, il salva banche e regali vari. GIOCANO con i diritti dei cittadini, da sempre. Dai 5000 emendamenti ne erano stati ritirati 4500. Ne rimanevano 500. Durante le riforme costituzionali si è arrivati a votarne 900, di emendamenti, e in un solo giorno. Ieri avremmo potuto fare altrettanto. Perché non è stato fatto? Perché il Pd non ha intenzione di portare a casa il risultato. Ha paura. Troppe ed evidenti sono le spaccature al suo interno. E come al solito tenta di nasconderle frignando e puntando il dito sugli altri. E tutti a guardare il dito che indica la luna.
Il Movimento 5 Stelle non ci sta a fare da stampella ad un partito fascista che nega il dibattito democratico dell'aula e svilisce il ruolo sovrano del parlamento. NOI VOGLIAMO ANDARE AL VOTO, SUBITO. E lo vogliamo PALESE. Che sia chiaro ai cittadini cosa votano i loro "rappresentanti", emendamento per emendamento, fino al voto finale. E se qualcuno ha il coraggio di votare no, lo deve dire. Ciascuno deve metterci la faccia e non deve nascondersi dietro il voto segreto. Il PD oggi è l'unico responsabile di questo ulteriore disastro.
Per vent'anni si sono alternati con Berlusconi alla guida del Paese. Da opposizione non hanno mai fatto opposizione, facendogli passare le leggi porcata più infami. E quando è toccato a loro andare al governo non sono mai riusciti a portare a buon fine il dibattito sulle unioni civili. Adesso la "colpa" sarebbe del Movimento 5 Stelle, che osa pretendere il rispetto del dibattito e della democrazia dell'aula, che osa chiedere il voto palese, emendamento per emendamento?
Perché sia chiaro: il M5S chiede di VOTARE EMENDAMENTO PER EMENDAMENTO, E SENZA VOTI SEGRETI. Noi ci saremo e li aspettiamo al voto. Noi ci saremo e saremo compatti. Vedremo cosa faranno gli altri.
Ma oramai è un fatto: questo paese non ha più un governo. E in un paese normale, un governo retto da una maggioranza farlocca sarebbe già a casa, e lascerebbe il posto ad un governo eletto dai cittadini e con persone serie, che porterebbero la legge sulle unioni civili all'approvazione SENZA COMPROMESSI AL RIBASSO.
Aprite gli occhi e non cadete nel tranello di chi vuol scaricare le proprie colpe sugli altri.
PD se ci sei batti un colpo.
Noi siamo pronti a votare contro tutti gli emendamenti.
E voi? Ci siete? Vi aspettiamo al momento del voto. Vedremo chi ha davvero a cuore i diritti civili.
Ps
Domanda semplice: come può una forza d'opposizione come il Movimento 5 Stelle "affossare" una legge? Non può: non ha i numeri per farlo. Cosa che invece dovrebbe avere una "maggioranza" se vuole portare a casa il risultato. Ma evidentemente la maggioranza non esiste. Non è mai esistita, perché un'impalcatura che si regge su ricatti, voti di scambio, premier nominati senza passare dal voto e voltagabbana che migrano da un partito ad un altro per un tanto al chilo non si può definire "maggioranza". Semmai un circo.

Affittopoli a Milano, M5s: “Buco da 204 milioni” La replica della giunta Pisapia: “È solo propaganda da campagna elettorale”

Letizia Moratti e Giuliano Pisapia, ex sindaci di Milano
La campagna elettorale a 5Stelle si combatte (anche) casa per casa. Nel dettaglio case popolari, occupate da inquilini morosi. Dopo aver accesso i riflettori con un dossier sull’affittopoli di Roma (ma i titoli dei giornali se li è presi il commissario Francesco Paolo Tronca, rapido nel lavorare su quelle carte), il M5s rilancia su Milano. “Dal 2006 ad oggi, il Comune non ha riscosso affitti per i suoi immobili per 204 milioni di euro, ma nessuno ha mai detto nulla” accusa il consigliere comunale Mattia Calise, in una conferenza stampa alla Camera. Un attacco dritto, alla giunta Pisapia, ma anche all’amministrazione precedente, quella guidata dalla forzista Letizia Moratti, che aveva come city manager Giuseppe Sala, l’attuale candidato del Pd a Milano.
Si spiega così la conferenza che come ospite d’onore ha la candidata sindaco del Movimento Patrizia Bedori. Ma l’anfitrione è Alessandro Di Battista, ormai perenne volto trainante. A seminare numeri e dati però è Calise: “Tra i morosi c’è tanta gente che non ha diritto alla casa popolare, 1886 hanno debiti verso il Comune tra i 25mila e i 50mila euro, 687 sopra i 50mila euro”. Il debitore record ha un rosso di 409mila euro, “ma c’è anche un ristoratore del centro che ha accumulato 528mila euro in una sede, e 200mila in un’altra”. E c’è anche l’assegnatario di una casa popolare, a fronte di un patrimonio personale da 2 milioni di euro. Ma la ciliegina elettorale è un’altra: “C’è anche la sede di un partito di maggioranza, morosa per 20mila euro. Ma qual è non ve lo dico”. Dovrebbe essere un ex circolo del Pd in via Evangelista Torricelli, chiuso da alcuni anni. Tanto basta per il M5s, che racconta di due anni di lavoro dietro al dossier. “Tutto è partito dalle proteste di dipendenti comunali, poi ho chiesto l’accesso agli atti” racconta ancora Calise, che denuncia: “Ho ricevuto minacce, se ne occupano le forze dell’ordine”. Le carte dell’affittopoli invece sono in procura. “Hanno sfrattato poveri e lasciato le case ai ricchi che non le pagano. Come è possibile che nessun amministratore, sia di destra che di sinistra, abbia visto nulla?” rilanciano i 5Stelle. Con la Bedori che parla di “23mila famiglie che aspettano un alloggio” e invoca “una commissione d’inchiesta”. Chiaro il messaggio, Pd e destra pari sono sotto il Duomo. Dal Comune risponde l’assessore alla Casa Daniela Benelli: “Nessuna affittopoli, quella dei5Stelle è un polverone da campagna elettorale”. Ovvero, “i 204 milioni di buco sono l’arbitraria sommatoria di 5 anni di morosità delle case popolari. Il dato annuale è sempre stato reso pubblico correttamente”. E poi “abbiamo già iniziato a verificare le morosità a partire dai redditi più alti. Per molte di queste sono in corso i provvedimenti di decadenza, per le fasce di reddito più basse stiamo concordando piani di rientro”. E il partito? “Ha già rilasciato il locale e sottoscritto un piano di rientro”. Ma i 5stelle insistono. Con la Bedori, che liquida come “gossip” le pressioni dai vertici perché si facesse da parte (ma ci sono state, eccome). E con Di Battista che rimette in fila slogan e linea. Poche ore prima a Radio Cusano Campus Paola Taverna l’aveva buttata lì: “Potrebbe essere in corso un complotto per far vincere il M5s a Roma, la scelta di Bertolaso mi ha lasciato perplessa come quella di Giachetti: mettono in campo certi nomi perché non vogliono vincere Roma”. In serata correggerà (“Voglio governare, parole strumentalizzate”). Nell’attesa, Di Battista tampona: “Credo volesse dire che avremmo tutti contro in caso di vittoria”. Concetto su cui il deputato calca: “Pensate che la Cgil non ci farà scioperi contro? E il governo ci chiuderà subito i rubinetti”. Morde: “Sala deve ancora darci i dati su Expo, Bertolaso è il candidato della Curia contro papa Francesco”. Poi va contro la Lega: “Matteo Salvini chieda le dimissioni del governatore lombardo Maroni e cacci Fabio Rizzi (il suo braccio destro, arrestato ieri, ndr)”. Saluti. Domani è un altro giorno, da campagna.

COMUNARIE ROMANE - I Cinque Stelle cacciano dalla corsa un prof negazionista

Antonio Caracciolo
La Rete dà, la Rete toglie. A meno di 24 ore dalla pubblicazione online dei 209 video di aspiranti candidati M5s a Roma, uno di loro, il professore Antonio Caracciolo, è stato sospeso dal Movimento per le sue posizioni negazioniste. “La posizione di Caracciolo era sfuggita, abbiamo fatto uno screening, ma non si riesce a vedere tutto”, dice Roberta Lombardi, deputata romana M5s e tra i selezionatori dei curricula. “Ciò però – aggiunge – dimostra che pubblicare tutto online prima del voto funziona, perché ciò che sfugge viene segnalato dalla Rete”. Al centro della polemica c’è il 65enne docente di Filosofia del diritto alla Sapienza in procinto di andare in pensione, da alcuni anni attivista del M5s e fin dal 2009, prima di aderire al movimento di Grillo, un caso per le sue frasi negazioniste. Come quella sulle camere a gas “verità da verificare”. L’attacco sulla sua candidatura viene soprattutto dal Pd: “Complimenti al M5s: a Roma (Roma!) riescono a candidare il professore Antonio Caracciolo, che definì Priebke ‘una vittima di vendetta’– twitta il deputato del Pd e storico Andrea Romano – Il negazionismo è la nuova frontiera grillina?”.

Legge Cirinnà - M5S: trattative e nervi. Poi #Airola dà la linea. Ma anche la base ha dubbi

Alberto Airola - Un collega
lo abbraccia
No all’ammazza-dibattito - Il sito Gay.it “minaccia”: “Avete una notte per ripensarci”
Discutono forte, quasi litigano, ma scelgono una linea. Poi guardano il gioco e in aula virano sul no, compatti. Perché il canguro è un’eresia per i Cinque Stelle, e perché il Pd, il nemico, va stanato, costretto a mostrare in aula fratture e rossori. Ma per il M5s a Palazzo Madama la giornata del veto al canguro è stata difficile, infinita. E la serata risuona dei nervi di qualche senatore. Pronto a votare perfino il canguro, “a meno che da Milano non arrivi un’indicazione precisa”.
Nella testa la rabbia per il Pd che accusa i 5Stelle di voler affossare la legge. E la delusione, per associazioni e siti che protestano, che puntano il dito. “Speriamo che la notte porti consiglio, #dietrofront M5s” punge a botta calda un sito influente come www.gay.it. E c’è agitazione anche nella base, tangibile sul web. Ma i senatori del M5s proprio non ci stanno. “Ma come, il Pd è diviso in mille pezzi e se la prendono con noi, tutti a favore della legge? E poi come possiamo accettare una forzatura della democrazia come il canguro?”. Lo ripetono diversi 5Stelle, nella serata dei timori e delle strategie. La linea ufficiale rimane quella: no al canguro, “perché ormai gli emendamenti sono scesi, ora si può discutere a voto palese”. Così sancisce anche il primus inter pares, il deputato Luigi Di Maio, tramite tweet serale: “No al canguro, se il Pd non ha una maggioranza lo dica”. Ribadendo che lo scopo anche denudare l’avversario. Però è stata lunga la strada verso il no. Parte dalla riunione in mattinata dei senatori, difficile. Dalla casa madre di Milano è arrivato l’input: no al canguro. “L’abbiamo combattuto quando l’hanno usato per le riforme, saremmo incoerenti” è il ragionamento (in sintesi) della guida politica, Gianroberto Casaleggio. Figlio anche del suo gelo verso la stepchild adoption, vista come troppo impopolare in quell’elettorato moderato che Casaleggio vuole rappresentare. Da qui il contestato post dei giorni scorsi sulla libertà di coscienza sulla stepchild. E sempre da qui il no al canguro. Ma in riunione più d’uno protesta: “Abbiamo preso degli impegni, dobbiamo votare comunque la legge”. Raccontano che per il sì alla tagliola ci sia anche Alberto Airola, il più esposto sul tema, lo stratega del M5s sulle unioni civili: “Di fronte a 5mila emendamenti cosa possiamo fare?”. Poi riaffiorano i no alla stepchild, e sono in tre a dire che non la voteranno. Ma si trova una quadra: il M5s voterà sì alle parti spacchettate del canguro, e lascerà libertà di coscienza sulla stepchild. Si va in aula, e il quadro cambia, perché la Lega Nord ritira 4500 dei suoi 5000 emendamenti. Airola si consulta con i suoi, e il M5s vira sulla soluzione più condivisa, il no al canguro. Airola parla al microfono: “Non me la sento di costringere il mio gruppo a votare il canguro. Quando sento che scendiamo a 500 emendamenti e che il capogruppo del Pd Zanda ha paura dei voti segreti non potete dirmi che siete nelle nostre mani”. Poi lo sfogo verso i dem: “Assumetevi la responsabilità di dire: ‘Frocio, questi diritti non li avrai”. In nottata, sms dem sui telefoni dei senatori. Ma se oggi il canguro sarà a voto palese, il M5s dirà quasi solo no.

lunedì 15 febbraio 2016

M5S: ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI ROMA - TUTTI I CANDIDATI

Per la prima volta a Roma cittadini onesti potranno scegliere altri cittadini onesti come propri portavoce nelle istituzioni. Niente stanze segrete dei partiti, niente nomine dirette. In una parola: democrazia diretta.
Quello di oggi è il primo passo. Tutti potranno guardare e valutare i profili e i video degli aspiranti candidati del MoVimento 5 Stelle all'assemblea capitolina. I candidati sono divisi a seconda del Municipio di appartenenza, o in base alla residenza o all'attività svolta.
Esplorate i profili per conoscere i candidati. Nei prossimi giorni ci sarà la votazione aperta a tutti gli iscritti del M5S residenti a Roma in cui sarà possibile esprimere preferenze per 5 candidati. Sarà possibile votare i candidati di qualsiasi municipio.


#RomaAiRomani: si comincia da qui!

Tanto sappiamo tutti come andrà a finire....

Giulio Regeni
Vorrei dire solo una cosa. Questi morti non sono diversi da quelli morti in divisa, con le mostrine. Sono cittadini italiani come tutti gli altri, sono nostri connazionali. A Giulio piaceva la politica, era un ragazzo. Uno che per mestiere aveva scelto lo studio, non la guerra, che aveva la passione per la politica, che cercava di capire.
A Giulio nessuno aveva ordinato di andare avanti, c’è andato spinto dalla curiosità, dal rigore del ricercatore, ma proprio perché, a differenza del militare non aveva né mostrine né stelle, non avrà nessun riconoscimento dalla patria.
In Italia muoiono ogni anno sul lavoro più di mille persone. A causa di quel lavoro su cui si dovrebbe fondare la nostra Repubblica, secondo la Costituzione. Quasi mai si è vista la partecipazione ai loro funerali delle massime cariche politiche. Non è accaduto per i sette operai morti nel rogo della Thyssen-Krupp il 6 dicembre 2007, non è accaduto per i moltissimi caduti nei cantieri edili e nello svolgimento di altre professioni.
Giulio Regeni è stato barbaramente ucciso, forse da apparati dello stato egiziano, ma per i fautori patrioti di casa nostra non rappresenta il nostro di Stato, perché non indossava una divisa, non aveva mostrine e stellette. Era un civile, un cittadino, uno di quei tanti giovani ricercatori che dovrebbero garantire un futuro all’Italia. Uno dei tanti cittadini che formano la nostra società e forse è un bene che non il suo ricordo non sia offuscato dalla retorica stantia che esalta a priori chi fa la guerra e ignora chi semplicemente fa il suo lavoro.
Purtroppo sappiamo tutti come andrà a finire.... Morto senza un perchè, come questi altri nostri concittadini.
Fabio Angeletti


Senza un perchè

I misteri degli italiani uccisi all'estero
Come Giulio Regeni: dalla scomparsa della figlia di Al Bano e Romina a Ilaria Alpi. Quando la giustizia non arriva mai


FINITA CON UN SASSO SULLA SPIAGGIA DI BALI
Figlia di industriale Raffaella Becagli aveva 31 anni. Fu trovata morta la notte del 26 ottobre 2005. Figlia di un imprenditore di Prato, conosciuto come il re del pile, aveva da poco aperto un negozio di arredamento etnico a Sesto Fiorentino e si recava spesso nell’isola indonesiana di Bali. Fu trovata senza vita in una spiaggia: colpita probabilmente con un sasso. Sono state seguite diverse piste, ma la verità non è stata mai accertata

STRANGOLATA IN HOTEL DAVANTI AL MARITO
Era incinta - L’arcipelago venezuelano Los Roques era invece il paradiso scelto per la luna di miele da Riccardo Prescendi ed Elena Vecoli, nel 2006. Un gruppo di malviventi fece irruzione nella loro camera d’albergo. La donna venne legata al letto e strangolata, il marito si salvò solo perché lo credettero morto. Era incinta di due mesi. Il marito alla pista della rapina non ha mai creduto, anche perché non fu preso nulla dalla stanza.

ACCOLTELLATO E BRUCIATO PER LA POLIZIA FU SUICIDIO
Pala di Maiorca - Non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio neppure la famiglia del 42enne Massimiliano Rossi, ex patron della discoteca Insomnia di Ponsacco (Pisa) morto a Palma di Maiorca nell'agosto del 2015. Il caso venne immediatamente archiviato dalla polizia locale come suicidio, solo che il corpo è stato trovato carbonizzato con un coltello conficcato nel petto. Ipotesi alla quale è difficile dar credito.

ESECUZIONE IN STILE MAFIOSO NEL CENTRO DI LONDRA
Regent Park - Legato a un carrello riempito di pesi e gettato in un canale che attraversa Regent Park, a Londra. La morte di Sebastiano Magnanini, 46enne di origini veneziane, sembra un copione in stile mafioso. Il suo corpo è riaffiorato in avanzato stato di decomposizione il 24 settembre 2015. Si era trasferito a Londra da poco. L’uomo in passato era stato coinvolto nel furto maldestro di un quadro del Tiepolo valutato due miliardi.

KILLER SENZA UN PERCHÉ NEL 2010 NELLE FILIPPINE
Caso dimenticato - Resta un giallo l’omicidio del 38enne Sergio Mazza, avvenuto il 17 giugno 2010 nelle Filippine. Era direttore del reparto alimentare all’Hotel Shangrila, a Makati City. Stava andando a lavorare quando è stato avvicinato da un uomo armato che ha aperto il fuoco, senza alcuna apparente ragione. Mazza non fu derubato: accanto al cadavere c’erano il cellulare e i documenti personali. Le indagini si sono fermate subito.

RESTAURATORE MASSACRATO IN TUNISIA. RESTA UN GIALLO
Nessuna verità - Era un uomo intelligente e mite, Piero Ungheretti, 60 anni, livornese, ucciso nel suo piccolo appartamento di Biserta, in Tunisia: la polizia locale lo trova cadavere nel 2007, con la gola tagliata e le mani legate. “Omicidio a scopo di rapina”, disse la Farnesina, anche se l'efferatezza del delitto fa prospettare un’altra serie di piste. Ungheretti era ingegnere chimico, ma da anni faceva il restauratore di quadri e manoscritti

UCCISO IN FRANCIA ITALIA AVVISATA 8 GIORNI DOPO
Scorso autunno - Resta una morte misteriosa quella di Fabio Bassoli, 30 anni, originario di Carpi, si era trasferito in Francia dove lavorava, da qualche anno, come cuoco itinerante con un furgone. Venne trovato morto nell’ottobre dello scorso anno lungo un sentiero vicino ad Aubenas, nella Francia meridionale ucciso con diversi colpi alla testa e lasciato con le mani legate. Le autorità francesi avvertirono quelle italiane solo otto giorni dopo.

BALDONI, IL GIORNALISTA GIUSTIZIATO IN IRAQ
Mai saputo dove - In Iraq come giornalista freelance, venne rapito presso Najaf il 21 agosto 2004 dall’Esercito islamico dell’Iraq, una sedicente organizzazione fondamentalista. Dopo un ultimatum all’Italia per il suo ritiro di tutte le truppe entro 48 ore, venne ucciso: la dat e il luogo della morte non sono mai stati accertati. I resti del cadavere di Baldoni vennero trovati riportati in Italia solo nell'aprile 2010, dopo quasi sei anni.

L’INVIATA DEL TG3 TROPPO VICINA ALLA VERITÀ
Era il 1994 - Ilaria Alpi fu uccisa mentre si trovava a Mogadiscio come inviata del Tg3 per seguire la guerra civile somala e per indagare su un traffico d’armi e di rifiuti tossici illegali in cui probabilmente la stessa Alpi aveva scoperto che erano coinvolti anche l'esercito ed altre istituzioni italiane. Era il 20 marzo del 1994. L’unica persona condannata per l’omicidio è uscita dal carcere, ma tutta la vicenda resta molto oscura.

YLENIA SPARITA NEL NULLA NEGLI USA, A NEW ORLEANS
Sei giorni di ritardo - Ylenia Maria Sole Carrisi aveva 23 anni quando è scomparsa, a New Orleans: era la figlia primogenita di Al Bano e Romina Power. L'ultimo dialogo di Ylenia con la famiglia risale al 31 dicembre 1993 con una chiamata partita dal telefono del LeDale Hotel e diretta a casa. La ragazza da quel momento sparì, ma le autorità locali iniziarono a cercarla solo dopo il 6 gennaio. Il corpo non è mai stato trovato

Il governo prova a fare cassa sulla reversibilità

PENSIONI - Nel piano povertà tagli agli assegni per coniugi e figli di lavoratori defunti. Cgil all’attacco. La replica: “Vale solo per il futuro” 
Il governo è pronto a farsi dare una delega in bianco per “razionalizzare” alcune prestazioni previdenziali, con la possibilità di fare cassa con quelle di reversibilità: tutto per finanziare il “piano di lotta alla povertà” approvato il 28 gennaio. Una partita di giro, a danno dei futuri assegni erogati agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che ha maturato i requisiti per la pensione.
L’incredible novità è contenuta nel disegno di legge delega sul piano, approdato alla Commissione Lavoro della Camera il 9 febbraio. Un testo non ancora pubblico, ma i cui dettagli hanno fatto lanciare l’allarme allo Spi-Cgil, il sindacato dei pensionati di corso d’Italia che accusa il governo di aver legato nella delega l’erogazione della pensione di reversibilità al reddito familiare. “Una novità pericolosissima”, spiega al Fatto il segretario generale Ivan Pedretti. Cosa significa? Che l’assegno potrebbe essere agganciato all’Isee, l’indicatore della situazione economica di chiede una prestazione sociale. In questo modo chi ha già un reddito, potrebbe vedersi ridurre l’assegno del coniuge defunto. “Il testo prevede che si possano tagliare le pensioni di reversibilità, e questo è inaccettabile”, ha attaccato ieri il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano (Pd).
Matteo Renzi
Per il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini “il governo specula sui morti”. Ieri Palazzo Chigi ha di fatto confermato le indiscrezioni con due classiche smentite che non smentiscono. La prima nel pomeriggio: “Non si fa nessuna cassa sulle pensioni di reversibilità. L’articolo 1 comma 3 lettera b) della delega lo impedisce ”. In realtà quell’articolo dice il contrario, come conferma Damiano al Fatto: “Include nel processo di razionalizzazione anche le prestazioni di natura previdenziale”. In serata Palazzo Chigi è costretto ad aggiustare il tiro: “Riguarda solo le prestazioni future”. Una non notizia visto che, trattandosi di diritti acquisiti, le norme non possono riguardare gli assegni già in essere. “È incredibile che si voglia distogliere risorse dal sistema pensionistico per finanziare un piano di lotta alla povertà”, continua Pedretti. Quello approvato a gennaio vale - secondo i piani del governo - 3,8 miliardi. Solo uno, però, davvero stanziato. Da qui l’intervento di “razionalizzazione” contenuto nel testo, proprio nella parte - pagina 10 - in cui vengono elencati i settori dove si possono ricavare risorse. Per la Cgil viene fatto esplicito riferimento alla necessità di legare gli assegni al reddito. “Ma la pensione di reversibilità non è una prestazione assistenziale, perché è legata ai contributi versati dal lavoratore deceduto”. Già in passato si provò a fare lo stesso con l’assegno per gli invalidi, salvo poi tornare indietro dopo una valanga di proteste. Il tema, peraltro è caro a Matteo Renzi. A novembre 2013, da candidato alla segreteria del Pd, spiegò a Servizio Pubblico: “Mia nonna ha avuto la pensione di reversibilità quando aveva sei figli. È stato giusto ma continua a percepirla ancora, 3.000 euro al mese, nonostante i figli siano piuttosto grandi”. “La reversibilità in Italia è molto alta, circa il 30-40% in più del resto d’Europa. Ci sono margini per ridurre qualcosa, certo non le pensioni basse”, spiego il consigliere economico Yoram Gutgeld. Il problema è che di quello si tratta. Nel testo della delega si parla di 3,052 milioni di beneficiari, per una spesa di 24,15 miliardi. Un importo medio di 659 euro al mese. Una “media del pollo” certo, ma difficilmente si arriva alla cifra della nonna del premier. Anche dai dati Inps, che parlano di una spesa di 40 miliardi.
La novità danneggerebbe soprattutto le donne, più longeve degli uomini. La pensione di reversibilità spetta ai familiari del defunto: coniuge, figli minori e fino al compimento degli studi, fratelli, nipoti e genitori purché a carico. Gli assegni, peraltro, sono già regolati: se si possiede un altro reddito, la pensione è ridotta del 25% quando si superano i 1.400 euro, del 40% oltre i 1.860 e del 50 oltre i 2.330.

domenica 14 febbraio 2016

Un Parlamento di nominati che cambia la Costituzione

La Consulta ha dichiarato incostituzionale il Porcellum con cui abbiamo votato. Quello che la Corte ha sentenziato non può e non deve essere disatteso e stravolto dalla politica becera. Se il Porcellum ha violato la Costituzione togliendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti, è indubbiamente una violazione di enorme gravità. Fermo restando il principio della governabilità voluto da Re Giorgio, tutti vorremmo sapere come è possibile e in base a quale norma statutaria un Parlamento di nominati dai partiti, e delegittimato dalla Consulta, ha titolo per legiferare e mettere mano alla Costituzione per stravolgerla. Quando esponenti degli stati europei dicono che l’Italia non ha interlocutori con cui discutere dicono una sacrosanta verità. Infatti oggi in Italia non esistono parlamentari o organi di governo regolarmente legittimati dalla Costituzione che hanno titolo per interloquire con i rappresentanti degli altri paesi. Esistono solo imbonitori e cialtroni del tutto abusivi che nessuno vuole ascoltare. Questa, purtroppo, è l’Italia voluta da Napolitano che avrebbe dovuto sciogliere il Parlamento e non l’ha fatto. Agli italiani onesti non rimane altro che rivolgersi a quel vero galantuomo del presidente della Repubblica che è l’unico esponente legittimato, per suo esclusivo merito, a poter fare la voce grossa e mettere dei paletti al fine di ostacolare le orride brame politiche.
Nino Malfi, il Fatto Quotidiano del 14.2.2016 – “Piazza Grande” – pag. 12