VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

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giovedì 4 febbraio 2016

IL CASO QUARTO - Fico (M5S) sentito in Antimafia: “Mai saputo di ricatti”

Roberto Fico
Mai saputo di ricatti o minacce, l’ho detto al pm e lo ripeto qui”. Di fronte alla commissione Antimafia, il deputato dei 5Stelle Roberto Fico ribadisce la sua verità sul caso Quarto, il Comune guidato dall’ex M5S Rosa Capuozzo, anche lei sentita in Antimafia. Fico ha ripetuto la linea sulle presunte minacce subite dal sindaco da parte dell’ex consigliere del M5s, Giovanni De Robbio: “Capuozzo non mi ha mai detto di aver ricevuto minacce o ricatti, né io ho la palla di vetro". Ha poi raccontato di una riunione a luglio a Quarto con lei e i consiglieri: “C’erano contrasti con De Robbio, non volevano che diventasse presidente del consiglio comunale. Io dissi che la decisione stava a loro. Ma Grillo e Casaleggio non vennero informati di quella riunione”. Infine Fico ha difeso il sindaco (dimissionario):“Non abbiamo mai pensato che fosse una camorrista”. Il dem Franco Mirabelli attacca: “Fico ha fornito una versione completamente discordante da quella della Capuozzo”. Sull’altro fronte, le deputate 5Stelle Maria Edera Spadoni e Giulia Sarti contro Alfano: “Il ministro dell’Interno protegge il Pd e il feudo di Delrio e nega la commissione d’accesso antimafia nel Comune di Reggio Emilia”.

domenica 31 gennaio 2016

Voto a Napoli, sulle liste caos a 5 Stelle - Brucia ancora la ferita per la vicenda Quarto

Sotto al Vesuvio - Ancora in forse la partecipazione. 
Alle 19.30 Patrizio Rispo, l’attore di Un Posto al Sole, il volto noto tra gli attivisti partenopei del M5S, se ne va in anticipo dalla riunione dichiarandosi “agitato: mi aspettavo una parola di chiarezza sulla partecipazione del Movimento alle amministrative di Napoli, chiarezza che non è arrivata”. E la presenza del M5S al voto nella terza città d’Italia è ancora in dubbio, sospesa tra la prudenza di Roberto Fico (“il rischio di non partecipare non è definitivamente fugato”) e il piglio di Luigi Di Maio venerdì in piazza dei Martiri (“individueremo a breve il candidato”).
IL MEETUP di Napoli si è riunito ieri pomeriggio nell’aula “Silvia Ruotolo” della Municipalità del Vomero, in sala un centinaio tra iscritti e movimentisti. Al centro, il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico e altri parlamentari locali: Salvatore Micillo, Vega Colonnese, Paola Nugnes. Tra quattro mesi a Napoli si vota, ci sono già quattro candidati sindaci a vario titolo in campo – l’uscente Luigi de Magistris, l’azzurro Gianni Lettieri, il dem Antonio Bassolino e Valeria Valente, che ieri ha ufficializzato la discesa in campo nelle primarie Pd “perché c’è bisogno di una svolta”, ovvero finalmente le correnti interne si sono messe l’animo in pace – ma il M5S si macera in interrogativi e attendismi. Poco prima di iniziare l’incontro con la base, Fico ha dato qualche indicazione ai cronisti: “Se il rischio di non fare le liste a Napoli è fugato? Mai niente è definitivamente fugato. Comunque oggi non decidiamo il candidato sindaco, il percorso di designazione potremmo chiuderlo a breve. Potremmo individuarlo attraverso il web con il metodo della rete certificata degli iscritti. E ribadisco: no ad accordi di desistenza con de Magistris, non ci sono stati incontri segreti, sono stupidaggini enormi, voci vigliacche”. In aula però introduce il dibattito senza parlare delle comunali. Torna sul caso Quarto, se la prende coi media che gli hanno dedicato un’attenzione “che nemmeno agli attentati di Parigi”, il Pd che l’ha strumentalizzato, mette in relazione la legge che ha rifinanziato l’editoria con l’attacco concentrico di certe testate, a cominciare da Il Mattino dei Caltagirone.
Sì, ma il voto a Napoli? Non sembra la principale preoccupazione nemmeno tra gli iscritti. Prima di sentirne parlare, si dibatte su Quarto, indagini Dda a Pozzuoli, bonifiche non fatte e un accenno di processo a due esponenti grillini chiamati a spiegare la loro partecipazione nel dicembre 2014 a un tavolo programmatico di Vincenzo De Luca: era la campagna elettorale per le primarie Pd in Campania, preistoria. La grillina non ci sta e si sfoga: “Ma viviamo in un universo parallelo?” Cita Rosa Capuozzo che aveva citato don Milani: “Abbiamo le mani pulite, ma sporchiamocele”. Insomma, per ascoltare qualcosa su Napoli deve trascorrere quasi un’ora. Quarto è una ferita che brucia. La paura che ciò si ripeta paralizza il dibattito sul capoluogo. Due attivisti dicono chiaramente: “Al momento le condizioni per fare le liste a Napoli non ci sono. Non c’è unità di intenti al nostro interno, manca un percorso condiviso”. Uno parla di “meetup spaccato in due” e non aggiunge chiarimenti. Fico ascolta e alla fine propone una sorta di casting per le candidature: oggi pubblicherà un post che indicherà i luoghi dove gli aspiranti candidati potranno consegnare il curriculum. Chi li vaglierà? Si pensa a un comitato composto da lui, da altri parlamentari e da un delegato regionale. E forse finalmente la riserva sulla partecipazione verrà sciolta. Forse.

sabato 24 ottobre 2015

Il M5S a Bagheria lascia i cittadini senza acqua e la prende dal comune vicino


Cittadini senza un goccio di acqua. Ecco i risultati
della gestione incompetente dei 5stelle nella città siciliana
A Bagheria, in Sicilia, sono mesi che la città è a secco di acqua, con i cittadini che, esasperati,  sono arrivati persino a raccoglierla dalle pendenze stradali. Il comune, guidato dal sindaco grillino Patrizio Cinque, è considerato un avamposto del M5S nell’isola, e gode già di alcuni precedenti poco onorevoli. Sulla questione idrica però aggiungiamo un altro tassello: quello di una gestione quanto meno discutibile del servizio.
Il sindaco Cinque, infatti, decide di rinunciare a servirsi dell’Amap, l’azienda che si occupa della gestione idrica dei comuni della zona, per provvedere con propri mezzi all’approvvigionamento idrico. In seguito a tale decisione, la gestione del depuratore viene affidata in modo diretto alla ditta Soteco di Napoli per un importo di 35.000 euro al mese. Con la giustificazione dell’urgenza, gli affidamenti si moltiplicano: per esempio solo il 24 giugno ne risultano due per 45 mila euro. Nonostante la spesa, però, l’acqua non arriva e i disservizi si moltiplicano, soprattutto in alcuni quartieri della città con i cittadini costretti a ricorrere alle autobotti per riempire le cisterne e problemi nella zona del depuratore di Aspra.
Inoltre – secondo quanto descrive una nota dell’Amap – improvvisamente anche nel vicino comune di Santa Flavia si sono verificati problemi di approvvigionamento idrico. L’Amap ha mandato i propri tecnici a controllare e ha riscontrato che era stata aperta arbitrariamente una valvola, che deviava parte del flusso d’acqua da Santa Flavia – indovinate dove? - a Bagheria. La valvola viene chiusa, ma poi qualcuno la riapre e, allora, Amap decide di togliere un tubo di snodo per evitare che il fatto si ripeta.
Chi sarà stato, è la domanda sulla bocca di tutti? La risposta arriva quando il sindaco con alcuni operai comunali ritorna alla condotta con l’intenzione di riposizionare il tubo di snodo che era stato tolto da Amap e non solamente sigillato come in precedenza. Arrivano i carabinieri e gli amministratori di Santa Flavia guidati dal sindaco in pectore Salvatore Sanfilippo. Gli animi si scaldano fino quasi allo scontro fisico.
Alla fine l’incontro risolutivo tra i due comuni e l’Amap chiarisce che la valvola che sorge in via Vallone De Spuches è di proprietà del comune di Santa Flavia. La portata dell’acqua in quel punto verrà aumentata, ma L’Amap controllerà se vi sono altri allacci impropri in altre zone.

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Contributo personale all’articolo
Come avevo preannunciato in un mio post qualche tempo fa, con l’aumentare della popolarità del Movimento 5 Stelle aumentano anche gli articoli denigratori. I Pentastellati stanno prendendo consensi sia da destra che da sinistra e questo non va bene. Occorre “fare le pulci” ai sindaci che amministrano già nei comuni italiani per far vedere che ancora non sono pronti a governare. Parte così la “campagna” dedita a smontare tutte quelle belle parole dette in occasione del raduno nazionale svoltosi ad Imola il 17 e 18 di ottobre scorso.
L’articolo che avete appena letto, scritto da Maddalena Carlino, è uno dei classici esempi. Nel suo scritto la giornalista fa presente che il sindaco grillino di Bagheria, Patrizio Cinque, ha deciso di far rimanere senz’acqua la sua popolazione asserendo “di non voler più servirsi dell’azienda che si occupa della distribuzione idrica nella zona, l’Amap”.
Rimango perplesso e basito e penso: ma è possibile che un sindaco la mattina si alza e decide di chiudere l’acqua ai suoi cittadini? E’ possibile che un primo cittadino decide di aprire arbitrariamente una valvola di proprietà di un comune limitrofo (Santa Flavia)? Certo, qualcosa è successo a Bagheria perché altrimenti non si spiega come le famiglie che abitano in via Genovese, Delle Palme, Capitano Speciale e Carà siano senz’acqua potabile. Forse se la giornalista avesse fatto una capatina sul sito del Comune avrebbe scoperto che il Sindaco ha deciso di interrompere l’erogazione di acqua potabile in quanto “da controlli alle rete idrica delle suddette zone si è infatti riscontrata la presenza di indici microbiologici di inquinamento.
Per salvaguardare l’incolumità pubblica è dunque vietato l’utilizzo umano dell’acqua sino al ripristino delle condizioni di potabilità”.

Riporto, di seguito, l’annuncio originale apparso sul sito del comune di Bagheria:


domenica 18 ottobre 2015

Tra voglia di vincere e di restare opposizione

Il governo subito: Di Maio e Di Battista sfidano i fondatori

A Imola la base Cinque stelle consacra i due giovani deputati Grillo: “Se un giorno dovessimo fallire, prendetevela con loro”



A questo punto della storia, quando il boom delle elezioni è lontano di due anni e mezzo e altrettanti ne mancano, almeno sulla carta, per la prossima chiamata alle urne, il Movimento fa il suo giro di boa. I due guru, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, restano la garanzia di fedeltà al metodo Cinque stelle. I due emergenti, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista testimoniano pari fede, ma ormai hanno preso la loro strada. Così, a Imola, al raduno nazionale di parlamentari, sindaci, consiglieri e militanti, si schierano le truppe. Da una parte la linea ostile alla “vittoria a tutti i costi”, per qualcuno supportata perfino dalla teoria secondo cui restare all'opposizione è ossigeno inesauribile per la vita politica del Movimento. Dall'altra la consapevolezza che l’occasione di oggi è unica e irripetibile. E che se c’è qualcuno che può giocarsela, ha la faccia del napoletano moderato e dell’agit-prop capitolino.
Regole inviolabili e ambizioni nazionali Non correranno nelle loro città, Napoli e Roma, che pure sono prossime al voto perché le regole sono regole. E soprattutto perché Di Maio e Di Battista preferiscono muoversi già da salvatori della patria, convinti che la partita per il governo sia appena cominciata. La platea di Imola è la consacrazione che mancava. Al di là delle assemblee locali, della vetrina del Parlamento, delle passerelle tv, è qui – in questo raduno che loro stessi chiamano della “maturità” – che Di Maio e Di Battista si confrontano con la base. Si muovono separati, ma fanno gioco di coppia. Uno pronto a proporsi come biglietto da visita del Movimento per l’eletto rato meno estremista, l’altro in pista per continuare a tenere in allerta la pancia grillina. Quando sale sul palco di Imola, alle 9 della sera, Di Maio è reduce da una giornata che non è filata proprio liscia. Al mattino, Grillo e Casaleggio, rispondendo ai cronisti, hanno detto che “non si sa” se sarà lui il candidato premier M5s.
Non ha gradito, Di Maio. E lo staff della comunicazione ha avviato un complesso lavoro per smorzare i titoli dei siti internet che già parlavano del “gelo” tra Grillo e il suo discepolo. Il discorso da premier e il ritorno 
all'utopia Poco importa, comunque, quello che scrivono i giornali. Di Maio il suo discorso da candidato premier, lo fa e basta. Già calato nella narrazione (“Ognuno di voi - dice alla platea - avrà la sua occasione per cambiare la storia di questo Paese”); già incline all'inclusione (“Dovremo fare in modo che tutti, anche quelli che non ci hanno votato, potranno partecipare alle scelte collettive”); già volto rassicurante (“Noi non vogliamo entrare nelle istituzioni per occuparle, ma per restituirle chiavi in mano ai cittadini”). “Quando andremo al governo”, ripete Di Maio - che attacca Verdini, “i voltagabbana” e tutti quelli che sostengono Renzi, “il terzo premier senza legittimazione popolare” - il problema “non saranno i nomi”, dice il vicepresidente della Camera. Che sarà una squadra di governo (premier compreso) completamente scelta dagli iscritti lo dice Gianroberto Casaleggio, che sale sul palco dopo di lui.
Eppure, con quel pastrano scuro, con quel discorso che inciampa e con 
quell'esordio a frenare la folla (“Calmi, calmi”), sembra venire da un altro mondo. “Non possiamo stare all'opposizione per troppo tempo – dice anche lui – tanto peggio dei partiti non possiamo fare”. Però il come e il quando sono meno determinati di quanto sembrasse. Un p o’ perché il co-fondatore M5S ammette di temere manovre non meglio precisate: “Non ci vogliono far votare” (il consigliere comunale di Roma Marcello De Vito, a margine, arriverà ad adombrare l’ipotesi di un decreto a febbraio, per evitare le urne a Roma). Un po’, prosegue Casaleggio, perché “dobbiamo andare al governo sì, ma senza fretta perché noi siamo il trend del futuro”. L’idea, l’utopia. Grillo si avvicina. Chiede a Casaleggio di restare sul palco. E chiarisce il punto: “Voi ci amate, ci applaudite, gridate onestà. Ma io so benissimo che se non riusciremo a soddisfare tutte le cose che stiamo dicendo qua, so chi verrete a cercare: ma siamo già corsi ai ripari, nel giro di 24 ore spariremo e lasceremo qua Di Maio e Di Battista”. Selfie, suppliche e politici di professione Giù, lo hanno già capito. Ieri si sono visti, tra gli altri: fidanzati spingere le proprie compagne verso Di Maio (“Dai, vai, non ti devi vergognare”), signore al limite dello stalking (“Io non me ne vado da qui finché non ho fatto una foto con Alessandro ”), sfottò irriverenti (“Dai, dai forza con ‘sti selfie”, dice Di Battista a quelli che lo circondano), suppliche nervose (“C’è la Taverna, fatele con lei le foto!”, ha sbottato Di Maio). Perfino la scorta (una “task force” di volontari addetti alla sicurezza) è in brodo di giuggiole: “Di Maio è un signore, un signore veramente”. Il palco, per Di Battista, arriverà solo oggi. Ora si limita ad allargare lo sguardo e a ripetere: “Che bella Italia”. Dice che rispetto al Circo Massimo di un anno fa, gli elettori sono cresciuti, hanno studiato, è convinto che il messaggio abbia fatto breccia. Distribuisce volantini alla folla adorante: “Questo è sulla scuola! Questo è sui soldi ai partiti! Solo proposte, zero proteste!”. Un attivista lo guarda, tra l’ammirazione e lo sconforto: “Aiuto, io non ce la farei mai a fare il politico di professione”.

giovedì 1 ottobre 2015

PRESIDENTE DELLA VIGILANZA Fico (M5S): “Il Pd su Viale Mazzini passa alle intimidazioni”


“Il PD è davvero incredibile. Lo stesso partito che qualche mese fa urlava ai quattro venti che avrebbe liberato la Rai dai partiti, smentisce ogni giorno se stesso. E fa esattamente l’opposto” e ora “come se non bastasse passa alle accuse e alle intimidazioni attaccando platealmente alcuni programmi di inchiesta e il servizio pubblico”. Lo scrive su Facebook il deputato Roberto Fico (M5S), presidente della Commissione Vigilanza. Fico interviene per rispondere agli attacchi a Rai3 del deputato Dem Michele Anzaldi, che fa parte della commissione bicamerale: “Dichiarazioni e comportamenti gravissimi, un’ingerenza inconcepibile che non sembra voglia placarsi. La Rai assicuri il servizio pubblico. Noi continueremo a difenderne l’indipendenza e ci batteremo perché possa ricominciare a essere una fabbrica di cultura e di informazione, e non il megafono di partiti e politicanti”. Anche Migul Gotor, senatore della minoranza Dem, critica Anzaldi: “I suoi i giudizi sono lesivi della dignità professionale di tanti lavoratori della Rai, la principale azienda culturale italiana, ai quali, in qualità di membro del Partito democratico della commissione di Vigilanza, desidero esprimere tutta la mia solidarietà”.

venerdì 18 settembre 2015

Italia senza informazione: Italia senza democrazia

L’Italia nella classifica mondiale della libertà di stampa, realizzata come ogni anno da Reporter senza frontiere, si trova al 73esimo posto, tra la Moldavia e il Nicaragua, 24 posizioni in meno rispetto all’anno precedente. Senza informazione non ci può essere democrazia.

intervento di Roberto Fico

"Che fine ha fatto il pluralismo politico nel nostro Paese?

I dati di Open Tg da giugno ad agosto sono allarmanti [da oggi, potete consultarli qui]. Rispetto all'ultimo trimestre analizzato prima della pausa estiva, la situazione non accenna a migliorare.






VIDEO Roberto Fico presenta Open Tg

Nei notiziari Mediaset è precluso il diritto di ogni cittadino ad essere informato, dal momento che alcune forze politiche sono state letteralmente cancellate (al Movimento, per citare un esempio, è stato attribuito il 3% e lo 0% nei mesi di giugno e luglio, rispettivamente da parte del Tg4 e di Studio Aperto), mentre Forza Italia raggiunge livelli di presenza inconcepibili sfiorando anche il 71%. Soltanto il Tg5 tende a salvaguardare un equilibrio, ma esclusivamente tra Pd e Forza Italia.
Negativa la situazione del servizio pubblico, dove, al di là della disparità di trattamento tra le forze politiche, è il dato del Governo ad allarmare (40% a luglio nel Tg1, 47% a giugno su Rainews).
Anche il TgLa7, nonostante un certo riequilibrio a giugno e a luglio, mostra nel complesso uno schiacciamento sulle forze politiche della maggioranza e sul Governo; lo stesso che caratterizza, senza soluzione di continuità, SkyTg24.
Siamo consapevoli che il pluralismo politico nell'informazione non può esprimersi attraverso dei numeri, perché informare significa riportare alla collettività la realtà dei fatti con la massima obiettività e imparzialità. Ma è altrettanto vero che, se le percentuali sono sempre le stesse, se determinate forze politiche sono sistematicamente cancellate o sottorappresentate nei telegiornali, nonostante l’intensa attività profusa dentro e fuori dal Parlamento, ciò significa che l’informazione non è sana, significa che esiste una precisa volontà di tutelare gli interessi della maggioranza e del Governo di turno. E così muore la funzione critica, di "contropotere", che il sistema dell’informazione è chiamato a svolgere in un Paese democratico.

Rispetto alla Rai, noi auspichiamo che i nuovi vertici diano immediatamente un segno della loro volontà di invertire la rotta anche, e soprattutto, in questo ambito. Per il servizio pubblico è l’ultima chiamata."