VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

lunedì 26 ottobre 2015

Xylella: proteste in piazza a Torchiarolo

Lecce. “Giù le mani dai nostri ulivi”, questo l’urlo di rabbia gridato questo pomeriggio a Torchiarolo da migliaia di cittadini, agricoltori, rappresentanti della società civile, dei comitati e delle istituzioni. Una manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle insieme ai comitati per la difesa degli ulivi, tra le altre il forum “ambiente e salute”, csv salento, il comitato “no carbone” e tutto “il popolo degli ulivi”. Manifestazione che ha visto una grande partecipazione del popolo salentino riunito in una marcia che ha attraversato le strade di Torchiarolo e che è sfociata nella piazza principale dove si sono alternate le voci di esperti, ricercatori ed esponenti della politica. Tutti concordi nel ribadire il loro “no” al Piano Silletti ed alle eradicazioni. Presenti i rappresentanti istituzionali del Movimento 5 Stelle ed in particolare l’eurodeputata Rosa D’Amato, i portavoce al Senato salentini Maurizio Buccarella, Barbara Lezzi, Daniela Donno e Diego De Lorenzis oltre ai consiglieri regionali pentastellati Viviana Guarini, Gianluca Bozzetti, Cristian Casili e Mario Conca.
“E’ stata una manifestazione senza bandiere perché questa è una battaglia che non deve avere colore politico. E’ una battaglia per la difesa dei nostri ulivi e della nostra terra che tutti i cittadini pugliesi hanno il dovere di combattere – dichiarano i portavoce pentastellati – E’ stata una manifestazione che ha visto una grande partecipazione di cittadini ed esperti provenienti da tutto il Salento. Una manifestazione molto sentita perché molto sentita qui è la problematica.”
I primi ad intervenire sono stati i portavoce in parlamento per il M5S che hanno parlato di grandi responsabilità dell’Europa e del Governo nazionale e regionale ricordando le parole di Emiliano in campagna elettorale “sulla questione Xylella scatenerò l’inferno”, “al momento – hanno denunciato i parlamentari – tutto ciò che abbiamo visto è stato solo un immobilismo colpevole della Regione”.
Successivamente hanno parlato i consiglieri regionali pentastellati insieme alla europarlamentare Rosa D’Amato, le cui voci si sono alternate a quelle di esperti e ricercatori: “Queste eradicazioni si fanno al solo scopo di rispettare le prescrizioni delle decisioni di una Europa che è la prima responsabile di questo disastro epocale – denuncia il consigliere agronomo M5S Cristian Casili – avendo disatteso ed eluso la Direttiva 2000/29/CE del Consiglio dell’8 maggio 2000 che imponeva il controllo di materiale infetto da xylella fastidiosa proveniente dal Centro America. Solo oggi qualcuno già denuncia possibili focolai anche a Barletta, qualcosa che avevamo annunciato già da molto tempo: la Xylella è già oltre il Salento e non ha confini. Questo a dimostrazione del fatto che creare una zona cuscinetto eradicando migliaia di ulivi è una operazione che ribadiamo essere assolutamente inefficace e che servirà solo a creare un danno irreversibile che segnerà per sempre il nostro territorio. Una vergogna per un popolo che ha costruito la sua territorialità sull’ulivo e solo qualche giorno fa a Tormaresca e San Pietro Vernotico abbiamo visto secoli di storia in pochi minuti". Incalza la consigliera Guarini che denuncia le responsabilità di Emiliano e della Regione Puglia: “Emiliano si prenda le proprie responsabilità dal momento che le determine dirigenziali per gli abbattimenti sono determine che partono dalla Regione Puglia. Questo a dimostrazione che la Regione Puglia ha tutto il potere di rallentare le eradicazioni almeno fino a febbraio, mese in cui terminerà il periodo di commissariamento e la “palla” tornerà finalmente alla Regione che avrà la possibilità di gestire la questione eradicazioni nel modo che i cittadini pugliesi, e non l’Europa, riterrà più opportuno. Invece assistiamo ad una accelerazione del piano eradicazioni che ci fa venire il sospetto che Emiliano voglia evitare di occuparsi di questa questione scottante in prima persona”. Il consigliere brindisino Gianluca Bozzetti invita invece i cittadini a “resistere per difendere il proprio territorio” perché è un “dovere morale, aver cura della terra che lasceremo ai nostri figli”.
I consiglieri regionali hanno concluso il loro intervento annunciando la discussione nel corso del consiglio di martedì prossimo di un ordine del giorno già calendarizzato proprio sulla tematica Xylella, queste le richieste: sospensione del piano Silletti previa valutazione della legittimità delle procedure, istituzione di un tavolo permanente multidisciplinare che coinvolga ricercatori, comitati e associazioni spontanee e invito dell’EFSA e dei commissari europei a valutare l’efficacia delle eradicazioni alla luce anche di casi fallimentari eclatanti come quello di Trepuzzi.
Ha preso poi la parola anche l’eurodeputata Rosa D’amato: “Di fronte all immobilismo di europarlamentari come De Castro abbiamo dovuto muoverci noi portando a Bruxelles scienziati e i ricercatori. – anche lei punta il dito contro l’immobilismo del Presidente della Regione – Emiliano tempo fa mi disse che sul caso Xylella si sarebbe dovuto “leggere le carte” per capire se e come fermare le eradicazioni, oggi mi chiedo quanto tempo ancora gli serva dal momento che le eradicazioni sono già partite. Le carte noi le abbiamo già studiate da tempo e le conosciamo bene. Anche quei due milioni per la ricerca che oggi dice di aver stanziato – denuncia l’europarlamentare tarantina – sono gli stessi che aveva gia stanziato Vendola quindi a nostro parere sono soltanto una presa in giro. Per non parlare dei criteri di accesso a questi fondi per cui cercano profili che si occupino della “suscettibilità varietale del germoplasma olivicolo e del miglioramento genetico finalizzato alla resistenza al patogeno”, ovvero ricercano profili che invece di elaborare soluzioni alle cause del problema si dovrebbero occupare di studiare il patogeno per comprendere se esistano ad esempio, specie che possano resistere al batterio. Si preoccupano come sempre di curare la malattia e non le cause.”
“Oggi – concludono i cinquestelle – la nostra priorità deve essere una ed una soltanto: impedire questa ingiustificata mattanza di ulivi causata da una classe politica irresponsabile per questo continueremo a ribadire compatti insieme ai cittadini pugliesi, ai comitati, ai ricercatori e alle associazioni: “giù le mani dai nostri ulivi”.”
da Redazione Stato Quotidiano

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Intervento di Barbara Lezzi a Torchiarolo nella manifestazione in difesa degli Ulivi
La strage degli ulivi nel Salento è il più grave esempio di perdita di sovranità a cui stiamo assistendo. Costringono con il plagio all'eradicazione. Non informano del perché sussisterebbe l'esigenza di eradicare malgrado questa pratica sia fallita nel resto del mondo. Non rispondono alle interrogazioni dei parlamentari, dei consiglieri e, soprattutto, dei cittadini e coltivatori. Non si conoscono le procedure con cui si è affidato il servizio di eradicare, a pensar male si fa prestissimo in questa opacità. Verranno fuori le solite mazzette all'italiana? Inducono a pensare che il solo nemico sia il batterio invece sono: la Regione Puglia in primis (vecchia e nuova giunta), i comuni interessati, il Governo nazionale e la Commissione europea. Tutti a servizio delle lobbies. Il Salento sta reagendo, ha piena consapevolezza di tutto e non intende piegarsi. Sarà bene che tutti gli attori coinvolti se ne facciano una ragione




La truffa arriva in un click Occhio ai banner sul telefonino


Oroscopi, gossip, suonerie, giochi, chat e contenuti più o meno erotici: sono tutti i servizi “succhiasoldi” che attiviamo involontariamente navigando con lo smartphone e che a colpi di 5/6 euro a settimana consumano la nostra ricarica (se abbiamo una prepagata) o fanno lievitare la nostra bolletta in caso di contratto, nascosti tra le altre voci di costo. Finire nel “tunnel” di abbonamenti non richiesti è facilissimo così come invece è complicatissimo riuscire a disattivarli e, ancora peggio, essere rimborsati di quanto speso: basta sfiorare accidentalmente un banner pubblicitario mentre stiamo navigando, oppure tentare di chiudere una finestra pop-up che compare sullo schermo mentre stiamo giocando.
Basta un click, insomma, per sottoscrivere i servizi più disparati e trovarsi a ricevere sms di vario genere con contenuti a pagamento. Sarebbero circa 10 milioni, secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), gli italiani che prima o dopo si sono ritrovati con addebiti non richiesti, per un giro di affari che il Politecnico di Milano ha stimato intorno agli 800 milioni di euro. Una piaga su cui quest’anno, sollecitata dalle segnalazioni di utenti esasperati, l’Autorità è intervenuta due volte sanzionando con multe pesanti i quattro maggiori operatori di telefonia mobile: Tim, Vodafone, Wind e H3G. Una prima stangata è arrivata a gennaio: l’Antitrust con l’accusa di pratiche commerciali scorrette ha sanzionato per un totale di oltre 5 milioni di euro le quatto aziende di tlc (1 milione 750 mila ciascuno per Telecom e H3G e 800 mila euro ciascuno per Wind e Vodafone) giudicate responsabili nell’attivazione dei servizi a sovrapprezzo non richiesti. E di nuovo pochi giorni fa l’Antitrust è intervenuta multando le “magnifiche quattro” con un totale di 1 milione 733 mila euro (Telecom 583 mila, Wind 350 mila, Vodafone e H3G 400 mila) “per non aver rispettato i provvedimenti del gennaio scorso, continuando a non acquisire un consenso pienamente consapevole del consumatore per l’acquisto dei servizi premium”. Diverse le colpe degli operatori mobili: innanzitutto non fornire adeguata informazione circa la possibilità di attivare preventivamente il “blocco selettivo” che impedirebbe all’origine la ricezione dei servizi a pagamento; poi non contrastare l’attivazione di questi abbonamenti col meccanismo del doppio click, cioè una seconda digitazione con cui l’utente deve confermare l'adesione al servizio dopo averne visionato termini e costi. Ma non è tutto. Per la prima volta l'Autorità ha scoperchiato il business che sta dietro a questi abbonamenti, così si legge nel provvedimento di sanzione: “L’operatore di telefonia trae uno specifico vantaggio economico dalla commercializzazione dei servizi premium. Dalle evidenze istruttorie emerge, infatti, che gli operatori non sono remunerati forfettariamente ma percepiscono in genere una elevata percentuale (in media circa il 30-60%) sui servizi commercializzati dai provider”.
Cadono così le giustificazioni fornite dal Servizio clienti di questo o quell’operatore per negare il rimborso: “Non dipende da noi, il servizio è di altri". Oppure: "I soldi non vanno a noi". "Finalmente l’Antitrust ha svelato che esiste un accodo commerciale preciso e che operatori tlc e provider vanno a braccetto e si spartiscono gli introiti”, Pietro Giordano, presidente nazionale Adiconsum, multa dopo multa alla fine qualcosa sembra smuoversi. Dal primo ottobre per esempio H3G ha introdotto il famoso meccanismo del doppio click per prevenire le attivazioni non richieste. Stessa cosa per Vodafone (dal 15 ottobre) che ha fatto anche di più: dopo l’iniziativa “Soddisfatti o Rimborsati sulla rete 4G” (a chi segnala la lentezza della connessione viene concessa una giornata di internet gratis), dal 22 ottobre è partito anche “Soddisfatti o Rimborsati per i servizi digitali”. In pratica attraverso l’app gratuita My Vodafone gli utenti che pagano per servizi attivati involontariamente possono richiederne la disattivazione e il rimborso per gli addebiti degli ultimi 90 giorni, senza bisogno di dimostrare che l’attivazione sia stata involontaria e con la possibilità di inserire il blocco selettivo (cd barring) in modo da essere protetti da future attivazioni. L’iniziativa dell’azienda, venduta oggi come un segno di vera attenzione nei confronti del l’utente (l’intera operazione si chiama “We care”), non è in realtà nuova. Nella relazione inviata dalla Vodafone all’Antitrust a marzo, tra i provvedimenti adottati si parla già della possibilità di ottenere il rimborso per i servizi premium per un periodo massimo di 90 giorni. Solo che in quel caso si doveva passare dal Servizio clienti e ora si utilizza l’app.

domenica 25 ottobre 2015

Dimissioni di massa. L’unica via d’uscita per risolvere i guai dell’Isola

I 90 complici dell’Ars: anche i Cinque Stelle adesso vadano a casa


Capogruppo M5s
Giancarlo Cancelleri Ansa
Noi siamo qua. E non è difficile capire perché. O, meglio, non è difficile capirlo per chi guarda la realtà che ci circonda, per chi coltiva il gusto del ragionamento, per chi ha ancora voglia di mettersi in gioco. Per tutti gli altri, ovviamente, è incomprensibile.
Da molti anni, ormai, volere non capire è una scelta. Noi tre insieme siamo incomprensibili. E rivendichiamo l’orgoglio di essere stati, spesso, anche incompresi. Intanto, perchè non siamo più catalogabili. Perché lo eravamo, forse, singolarmente, ma fermo restando il gusto dell'eresia. Noi siamo qua perchè ci rode dentro lo sfascio di questa nostra Isola. Io sono qua perché, per me, Buttanissima Sicilia non è un insulto. È il mio modo di urlare amore a questa terra. Terra che è stata tanto, che poteva esser tutto e adesso non è più niente. Devastata e depredata, come noi tutti ben sappiamo. La Sicilia è diventata un deserto. Il prodotto interno lordo – incredibile ma è così – è inferiore perfino a quello dei giorni del dopoguerra. Ed è come in un dopoguerra: al posto dei morti ci sono i licenziati; al posto dei feriti i precari, e gli unici reduci sono i disoccupati. Noi siamo qua, e ci mettiamo la faccia, perchè vogliamo provarci davvero. Vogliamo provare a smuovere la palude. Possibilmente a prosciugarla. Prima che ci risucchi tutti. Noi siamo qua perchè l'ipocrisia ci ammazza. Chi resta seduto all’Assemblea regionale, ha esaurito tutte le retoriche: chi fa appello alla responsabilità di dover sedere ancora in quel parlamento è solo un complice di questo disastro.
Non si può stare un minuto di più in un’istituzione al cui vertice c’è Rosario Crocetta. Altrimenti non sapremmo spiegarci il perché Lucia Borsellino debba girare sotto scorta, né potremo capire il perché di un abbraccio, quello del Capo dello Stato con Manfredi Borsellino, con Crocetta messo fuori dalla porta nel giorno della Commemorazione di Paolo Borsellino. Qualcosa deve essere successo per arrivare a tutto ciò e non possiamo continuare a fare finta di niente quando tutti i castelli di carta vanno a cadere. Noi siamo qua perché non ci impressiona nessun santuario, avendo messo in discussione prima di tutto il nostro. Noi siamo qua perchè non sopportiamo più i professionisti dell'ovvio: quelli che hanno spolpato l'Isola in nome della legalità e pure quelli che vorrebbero papparsi i resti in nome dell'onestà. Noi siamo qua perchè onestà e legalità sono pre-condizioni. Con le quali non si governa per farne parodia. E questa stagione da chiudere quanto prima è quella che ha sporcato tutte le parole più belle, dalla Rivoluzione alla Legalità, fino a mascariare l’antimafia , ridotta a parodia da una conventicola di potere. Noi siamo qua per dire la nostra. Liberamente, senza vincoli. Per guardarvi negli occhi e condividere con voi una proposta. Una possibile soluzione. Un’idea. Scaturita da una certezza: l'autonomia è un mostro di cui la Sicilia deve disfarsi. Sappiamo che per questo saremo arsi sul rogo. I custodi dell'ortodossia statutaria regionale hanno già approntato le fascine. Conosciamo i rischi, così come conosciamo responsabili e complici dell’attuale situazione. E non ci fanno paura. Al massimo, ci fanno pena per come hanno contribuito a ridurre la terra in cui anch'essi vivono. Noi siamo qua per dire che non si può perseverare nell'errore anche quando si capisce di avere sbagliato. L'Autonomia regionale ha danneggiato la Sicilia fin da subito. È stata una speranza per chi ci ha creduto davvero. Ma è stata una speranza alla quale si è incollato un ceto politico arruffone e approssimativo. È stata il paravento per ogni inefficienza e ogni incapacità. È stata, io credo, un tozzo di pane gettato in mezzo a genuine pulsioni, anche separatiste. Che invece di liberare intelligenze e risorse ha reso noi tutti schiavi. Schiavi della retorica “autonomarda” e del potere centrale. Noi siamo qua come notai: perchè adesso, dopo 70 anni, vogliamo sia abolito lo Statuto di Autonomia. Noi certifichiamo quello che anche i ciechi oramai vedono: l'Autonomia è evaporata, è svanita anzitutto dal cuore e dalle menti dei siciliani. Il Re è nudo, l'Autonomia è morta.

Noi siamo qua per chiedere due cose: la prima è che tutti e novanta i deputati dell’Assemblea regionale si dimettano. Rosario Crocetta non sta in piedi con le scarpe sue, non ha più consenso e ha ridotto ogni legittimità di governo a una macchietta. Rosario Crocetta, infatti, sta in piedi grazie alle terga di novanta complici – di maggioranza e, ahinoi di opposizione – accomodati sulle loro indecenti poltrone. Ahinoi anche di opposizione e i deputati del movimento Cinquestelle, allora, non possono certo prestarsi al gioco di chi Crocetta, lo vuole lì, fino a far asciugare la candela. È una candela che brucia di sopra e di sotto quella della Sicilia e i deputati del movimento di Beppe Grillo sanno che la strada che porta dritto al rinnovamento passa dalla seconda cosa che noi – noi che siamo qua – stiamo chiedendo: avviare una campagna di mobilitazione per cancellare l’Autonomia regionale.

Il M5s tra le imprese siciliane, tappa a Catania «Ripartire da agricoltura, hitech e artigianato»

Di Maio e Cancelleri hanno dato inizio al giro che porterà il Movimento cinque stelle a colloquio con le più virtuose realtà imprenditoriali siciliane. Ieri tappa a Misterbianco: «Si tratta di realtà a cui non puoi chiedere voti, perché non ti chiedono nulla in cambio. Un miliardo di euro di sprechi da destinare alle aziende»

Arrivo di Luigi Di Maio a Catania
Partire dalle eccellenze per far ripartire la Sicilia. Il Movimento 5 stelle ha iniziato ieri la tre-giorni di visite alle piccole e medie imprese capaci di affrontare le insidie della crisi economica, mantenendo un profilo di qualità e trasparenza. Tra le tappe del tour, quella presso la BS Gioielli di Misterbianco dove ieri pomeriggio si è tenuto un incontro a porte chiuse tra i rappresentanti del Tavolo per le imprese e la delegazione dei Cinquestelle, rappresentata dal deputato nazionale Luigi Di Maio e da Giancarlo Cancelleri, già candidato presidente della Regione nel 2013.
Giunti a bordo di un'utilitaria, i due si sono fermati a parlare con i giornalisti: «Non siamo in Sicilia per raccattare voti. Fortunatamente il nostro tour è diverso da quello di Salvini - ha esordito Di Maio -. Stiamo visitando le imprese di eccellenza, imprenditori che non hanno mai chiesto nulla alla politica. Si tratta di realtà a cui non puoi chiedere voti, perché non ti chiedono nulla in cambio». Il deputato nazionale si è poi soffermato sull'esigenza per la Sicilia di cambiare marcia, rilanciando un settore che nonostante le difficoltà è costellato da numerosi esempi positivi: «Il problema è che fino a oggi si è sempre dato retta ai prenditori più che agli imprenditori, finendo per dare finanziamenti a pioggia soltanto a chi aveva interesse di specularci sopra», ha commentato Di Maio.
A chi gli chiedeva quale fosse la ricetta per rilanciare le imprese siciliane, l'esponente nazionale del M5s ha risposto: «Sicuramente defiscalizzare i settori che possono far crescere la Sicilia. Tra questi c'è l'agricoltura, bisogna avvicinare i giovani a questo settore che può rappresentare un nuovo volano per l'occupazione - ha aggiunto Di Maio -. Ma penso anche all'hi-tech e all'artigianato». Sulla possibilità di un possibile ritorno anticipato al voto e la conseguente necessità di trovare un candidato governatore, Di Maio ha glissato: «Prima di convincere i siciliani a votarci, dobbiamo dimostrar loro che siamo pronti a governare, e per fare questo non c'è bisogno di lanciare un nome ma un programma serio, che sappia dare soluzione ai problemi di questa terra». 
Positivo il giudizio sull'incontro da parte del Tavolo per le imprese, anche se nulla di specifico è stato detto riguardo gli argomenti affrontati: «Si è parlato di tante cose - fa sapere l'ufficio stampa -. Dalle infrastrutture ai principali problemi per gli imprenditori catanesi. I contenuti dei colloqui però sono riservati. Se si è discusso di un appoggio politico per le prossime elezioni? Assolutamente no».
A scegliere quali imprese incontrare è stato Cancelleri, che ha ribadito come la piccola e media impresa rappresenti l'idea di Paese da cui il Movimento 5 stelle vuole ripartire per rilanciare la Sicilia: «Sono aziende che sono riuscite ad affermarsi nonostante la burocrazia e la cattiva politica - ha dichiarato il deputato regionale -. Da parte nostra stiamo dimostrando la nostra vicinanza agli esempi virtuosi. Cosa penso di Crocetta? Credo non stia governando da parecchio tempo. Se le strade (la regia trazzera di Caltavuturo, ndr) le facciamo noi, se il microcredito alle piccole imprese lo facciamo noi, allora si capisce che il governatore non governa più da un pezzo».
Riguardo la decisione di incontrare il Tavolo per le imprese catanese, Cancelleri non ha risparmiato una stoccata a Confindustria, negli ultimi mesi toccata in Sicilia dall'inchiesta a carico del suo presidente Antonello Montante: «Fare unione per le imprese è importante - ha sottolineato l'esponente del M5s -. Di fronte alla principale associazione degli industriali che ha il presidente indagato per mafia in due procure (Catania e Caltanissetta, ndr) è un bene che arrivino nuove realtà associative che prendano le distanze da questi fenomeni». Per Cancelleri, la ricetta per rilanciare l'imprenditoria siciliana si fonda sulla riduzione degli sprechi: «Le risorse per trovare i soldi da destinare al reddito di cittadinanza e al finanziamento per le piccole imprese si prendono da tanti settori - ha continuato -. Come Movimento 5 stelle stiamo scrivendo un libro bianco degli sprechi, siamo convinti che possiamo recuperare almeno un miliardo di euro». Ultima battuta su Beppe Grillo: «Sono convinto che non riuscirà a stare lontano dalla prossima campagna elettorale. Un'altra traversata? Magari con una barca stavolta andiamo a Marsala, e chissà che con questo sbarco non riusciremo davvero a liberare la Sicilia», ha concluso Cancelleri.

Renzicottero, solo i costi sono segreti: #arrestatepureme

Renzicottero, M5S: "Quale sicurezza? Voli rintracciabili. Unico segreto è sui costi"
Basta andare su un sito di tracciamento dei voli, inserire il codice del volo di Stato prescelto (dal Presidente del Consiglio a quello della Repubblica) ed ecco che si possono seguire i tracciati in diretta. A questo punto è chiaro che la sanzione comminata agli ufficiali dell'aeronautica è contestabile: quali segreti avrebbero diffuso?
Sul suo profilo Facebook, il portavoce Paolo Romano della Commissione Trasporti spiega come rintracciare il Renzicottero in volo e il link per seguire il volo IAM9002, sigla che corrisponde alla presidenza del Consiglio. La parola d'ordine #arrestatepureme
«È tutto alla luce del sole. Hanno sanzionato due controllori di volo, anche ufficiali dell'aeronautica, per aver diffuso informazioni facilmente reperibili sui voli di Stato», dice Romano.
«Insomma mi sembra chiaro - rincara la dose Luca Frusone, deputato M5S in Commissione Difesa - che la segretezza sbandierata non esiste. L'unico segreto esistente è quello sui costi per la collettività dei voli di Renzi».

Di Maio: «Parlare del Governo Crocetta? Ma se ha fatto la Giunta numero 999... »


Luigi Di Maio Vice Presidente
della Camera dei Deputati
MISTERBIANCO - «Parlare del governatore Rosario Crocetta» e della «sua giunta numero 999 è inutile... ». Lo ha affermato il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio, a margine di un incontro a Misterbianco.
«Sto incontrando e incontrerò ancora - ha aggiunto l’esponente del M5s - decine di imprenditori siciliani che non hanno chiesto mai alcunché alla politica e che fanno le cose senza politica e ad altissimo livello nel mondo. Questo il motore propulsivo dell’Isola e più in generale del Paese».
A margine dell’incontro a Misterbianco, il vicepresidente della Camera ha parlato di Giustizia: «Se magistrati e maggioranza smettessero di litigare e cominciassero a lavorare insieme per fare funzionare meglio la giustizia farebbero un favore agli italiani. Di certo questo governo non ha nessuna credibilità, visto ha dentro degli indagati».

Per l’esponente del Movimento 5 stelle «ci vuole il coraggio di Alfano per parlare di giustizia, visto che ha due senatori che dovrebbero stare in galera e che invece, grazie all'immunità parlamentare stanno a Palazzo Madama in questo momento, e un sottosegretario indagato». Secondo Di Maio «il sistema giudiziario non migliora se la politica ha paura di essere arrestata».
Quanto alla legge di Stabilità «c’è scritto chiaro e tondo che l’anno prossimo i cittadini avranno 3,5 miliardi di euro in meno nella sanità, la stessa somma che serve per tagliare la Tasi: si tagliano i soldi per la Tasi prendendoli dalla Sanità».

«Io credo - ha aggiunto l’esponente del Movimento 5 stelle - che si possano invece fare tutte e due le cose: tagliare la Tasi e dare un migliore sistema sanitario ai cittadini italiani».
Sul Governo aggiunge: «Purtroppo durerà in carica molto perché si tengono per mano per interessi personali. Il nostro compito è farli cadere prima e andare a votare perché solo le elezioni possono salvare questo Paese».
Il nome del candidato premier del Movimento 5 stelle, Di Maio invita a «chiederlo agli italiani» perché, spiega, «saranno loro a sceglierlo, ma - osserva - visto che non ci sono elezioni in vista non abbiamo formato una squadra di governo per questo».
L’esponente 5 stelle auspica che «in Italia si smetta di governare con i sondaggi, preferendo i referendum: i politici ascoltino i cittadini e governeranno meglio».
«Un altro problema - aggiunge - è che nel nostro Paese si ascoltano di più imprenditori e non gli imprenditori veri, come è accaduto in Sicilia dove gli investimenti a pioggia poi sono andati perduti».
«L’eventuale assegnazione del premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista è un segnale di debolezza da parte del governo Renzi».


«E la conferma che ha paura del Movimento 5 stelle ma soprattutto dichiara chiaramente di volere imbarcare Verdini, Tosi e gente che se gli elettori del Partito democratico nel 2013 li avessero soltanto sentito nominare non avrebbe votato mai Pd. Non mi spaventa alcun cambio della legge elettorale, ma il fatto che il Parlamento dovrà ancora impantanarsi per mesi, spendendo 100mila euro al giorno, per cambiarla di nuovo: chiediamo a qualunque persona se la loro priorità del Paese è cambiare la legge elettorale».

Tour 5 Stelle nelle aziende siciliane. Di Maio a Siracusa: "pronti a governare la Sicilia"


Di Maio, Cancellieri e Moschella
Il nuovo rimpasto di Giunta del Governo Crocetta non c'è ancora stato, ma ogni momento di più appare in bilico la stabilità della Regione. Così il Movimento 5 Stelle sembra già in campagna elettorale.
Il deputato regionale Giancarlo Cancelleri ha organizzato un tour per conoscere la Sicilia che funziona e - il possibile candidato (di nuovo) a Governatore regionale  - ha deciso di girare per la Sicilia con i deputati nazionali Luigi Di Maio (vicepresidente della Camera, tra i favoriti alle prossime elezioni quale candidato premier pentastellato) e Mattia Fantinati. Prima la visita allo stabilimento dei fratelli Fiasconaro a Castelbuono, marchio famoso in tutto il mondo per il suo panettone e una realtà che crea sviluppo e tanto lavoro. Proprio Di Maio ha insistito, in questo lungo viaggio in terra sicula, con quello che sembra essere un mantra ormai: "siamo pronti a governare la Sicilia".

Stamattina, presto, appuntamento a Siracusa. "Mandiamo limoni in Norvegia ma non riusciamo a mandarli a Siracusa." A dirlo è Fabio Moschella, presidente del Consorzio Limone di Siracusa Igp e uno dei più grandi produttori della Sicilia, che esporta ogni anno più di 6 mila tonnellate di limoni biologici. "Questo è il paradosso siciliano, realtà di qualità assolutamente non valorizzate - le parole di Cancelleri prima di lasciare il capoluogo aretuseo con la visita all'azienda Campisi alla volta di Ragusa - continua il nostro viaggio tra le eccellenze siciliane, l'obbiettivo è ascoltarle e immaginare come possa essere una Sicilia ben governata. Una cosa è certa: abbiamo tutti i requisiti per essere una regione ricca e innovativa, adesso bisogna diventarlo. C'è una Sicilia in ginocchio, sofferente e moribonda, che è quella che conosciamo tutti i giorni, poi ce n'è una che corre, che resiste, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che Stato e Regione le riservano.  Una Sicilia migliore è possibile, e noi siamo pronti a governarla".

sabato 24 ottobre 2015

Il flop globale della diplomazia di Renzi

Dal vertice sull'Ucraina a quello sui migranti, il nostro Paeseescluso da tutti i tavoli geopolitici che contano


L’alto rappresentante per la politica
estera e di sicurezza Federica Mogherini
«Vengo anch'io... No tu no!» a fine anni 60 fu un grande successo di Enzo Jannacci. Oggi sembra il leit motiv dei grandi insuccessi di Matteo Renzi in politica estera.
L'ultimo risale a ieri quando un'oscura portavoce del presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ufficializza l'esclusione del nostro presidente del Consiglio dal vertice di domani a Bruxelles sull'immigrazione. Un vertice a cui parteciperanno - oltre ai leader di Austria e Germania - tutti i capi di governo dei Balcani, compresi quelli d'una Serbia e d'una Macedonia ancora fuori dall'Unione europea. Un'estromissione giustificata con il fatto che l'Italia «non è direttamente coinvolta nella rotta balcanica». La giustificazione per un'esclusione già anticipata ieri dal Giornale , oscilla tra il ridicolo e il vergognoso. Al centro del vertice di domenica a Bruxelles c'è, infatti, la drammatica crisi della Slovenia. Nella piccola Repubblica, attigua ai nostri confini nord orientali, si sono concentrati, nell'ultima settimana, oltre 50mila migranti decisi a marciare verso Austria e Germania. Cinquantamila migranti che rischiano però di riversarsi verso Trieste, Gorizia e Tarvisio se Austria e Baviera decideranno, come si sente dire a Vienna, di chiudere le frontiere. Ma questo ai nostri amici europei poco importa. Nella loro considerazione l'Italia guidata dall'ex sindaco fiorentino non è, infatti, soltanto un ectoplasma geopolitico, ma anche una fantasma geografico. E a dimostrarlo c'è l'impareggiabile attitudine del governo Renzi a collezionare estromissioni da tutti i vertici in cui si discutono questioni essenziali per i nostri interessi nazionali. Il primo clamoroso esonero risale all'agosto del 2014 quando l'allora ministro degli Esteri Federica Mogherini non viene neppure avvisata del summit sull'Ucraina organizzato a Berlino dall'omologo francese Laurent Fabius e da quello tedesco Frank-Walter Steinmeier. Un'esclusione particolarmente umiliante visto che, in quel momento, l'Italia detiene la Presidenza di turno dell'Unione europea mentre la Mogherini ha già in tasca la nomina di Alto Rappresentante della Politica Estera dell'Unione. Ma chi ben incomincia è a metà dell'opera. E così, da allora, la carriera di «grande escluso» del nostro presidente del Consiglio non conosce soste. Una tappa fondamentale del singolare cursus (dis) honorum risale allo scorso luglio quando Matteo Renzi non viene invitato da Angela Merkel e François Hollande all'appuntamento parigino in cui si analizza la crisi greca all'indomani del referendum che fa temere l'uscita di Atene dall'euro. L'esclusione manda fuori dai gangheri il povero Matteo che alla fine, pur di non perder la faccia, si riduce a giocar alla volpe e dell'uva giurando e spergiurando di esser stato lui a rifiutare l'invito del presidente e della cancelliera.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi
L'estromissione più paradossale e umiliante risale però a meta dello scorso settembre. In quei giorni Renzi è appena rientrato dall'Assemblea generale dell'Onu dove ha reclamato un ruolo fondamentale per l'Italia in tutte le questioni internazionali, a cominciare dalla crisi libica. Appena rientrato a Roma scopre però che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni non è stato neppure avvertito dell'imminente summit di Parigi in cui ministro degli Laurent Fabius e i colleghi di Germania Franck-Walter Steinmeier e Gran Bretagna Philip Hammond, discuteranno tutte le principali questioni internazionali, dalla crisi siriana a quella libica fino alla drammatica situazione di un'Europa attraversata da maree di rifugiati. La vera ciliegina sulla torta dell'oltraggio è però la partecipazione al vertice di Federica Mogherini. Una Mogherini che dopo esser stata portata alla Farnesina ed esser stata catapultata per volere di Renzi ai vertici dell'euroburocrazia gioca pure lei a spiazzare un ex mentore considerato evidentemente irrilevante.

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Contributo personale all’articolo
Ecco quanto conta l’Italia a livello internazionale. Quando c’era Berlusconi facevano buon viso a cattivo gioco, infatti poi hanno complottato con il nostro capo dello stato per farlo fuori. E’ venuto Monti, non se ne sono nemmeno accorti visto che lui a Bruxelles era di casa. Non se ne sono nemmeno accordi di Letta, una stella cometa. Ora Renzi che credo ci abbia messo poco per andare sulle balle a Francia e Germania…. Quello che ancora non ha capito il nostro “ebetino” è che nella politica europea, il gradimento si esprime anche con le poltrone. E l’Italia continua a non ottenere molto: pochi giorni fa il Parlamento europeo ha votato le nomine di vertice per l’Efsi, il fondo europeo degli investimento che molto lentamente sta cercando di tradurre in concreto il piano Juncker da 315 miliardi di investimenti. All’ultimo secondo i quattro membri dello steering board dell’Efsi hanno scelto come vice-direttore operativo la bulgara Iliyana Tsanova invece che l’italiano Alessandro Carano, un funzionario della Commissione con una grande esperienza in tema di investimenti, che ha lavorato proprio al progetto dell’Efsi. La sconfitta del candidato italiano è stata interpretata come un segnale del declino italiano nell’influenza bruxellese. Io penso che il presidente del consiglio debba cessare da mostrarsi con quell’aria da “io so io e voi non siete un cxxxo” ogni volta che si presenta a Bruxelles e che iniziasse a mostrare un po’ di umiltà di fronte a persone che sanno che “il personaggio” non rappresenta l’espressione del popolo italiano ma semplicemente una persona che ieri era sindaco di una città italiana e che con un colpo di mano è diventato presidente di partito e, scalzando dalla poltrona un suo compagno, ne ha preso il posto alla presidenza del consiglio. Non credo che sull’“l’uomo” si possa riporre la massima fiducia.
Fabio Angeletti

Il M5S a Bagheria lascia i cittadini senza acqua e la prende dal comune vicino


Cittadini senza un goccio di acqua. Ecco i risultati
della gestione incompetente dei 5stelle nella città siciliana
A Bagheria, in Sicilia, sono mesi che la città è a secco di acqua, con i cittadini che, esasperati,  sono arrivati persino a raccoglierla dalle pendenze stradali. Il comune, guidato dal sindaco grillino Patrizio Cinque, è considerato un avamposto del M5S nell’isola, e gode già di alcuni precedenti poco onorevoli. Sulla questione idrica però aggiungiamo un altro tassello: quello di una gestione quanto meno discutibile del servizio.
Il sindaco Cinque, infatti, decide di rinunciare a servirsi dell’Amap, l’azienda che si occupa della gestione idrica dei comuni della zona, per provvedere con propri mezzi all’approvvigionamento idrico. In seguito a tale decisione, la gestione del depuratore viene affidata in modo diretto alla ditta Soteco di Napoli per un importo di 35.000 euro al mese. Con la giustificazione dell’urgenza, gli affidamenti si moltiplicano: per esempio solo il 24 giugno ne risultano due per 45 mila euro. Nonostante la spesa, però, l’acqua non arriva e i disservizi si moltiplicano, soprattutto in alcuni quartieri della città con i cittadini costretti a ricorrere alle autobotti per riempire le cisterne e problemi nella zona del depuratore di Aspra.
Inoltre – secondo quanto descrive una nota dell’Amap – improvvisamente anche nel vicino comune di Santa Flavia si sono verificati problemi di approvvigionamento idrico. L’Amap ha mandato i propri tecnici a controllare e ha riscontrato che era stata aperta arbitrariamente una valvola, che deviava parte del flusso d’acqua da Santa Flavia – indovinate dove? - a Bagheria. La valvola viene chiusa, ma poi qualcuno la riapre e, allora, Amap decide di togliere un tubo di snodo per evitare che il fatto si ripeta.
Chi sarà stato, è la domanda sulla bocca di tutti? La risposta arriva quando il sindaco con alcuni operai comunali ritorna alla condotta con l’intenzione di riposizionare il tubo di snodo che era stato tolto da Amap e non solamente sigillato come in precedenza. Arrivano i carabinieri e gli amministratori di Santa Flavia guidati dal sindaco in pectore Salvatore Sanfilippo. Gli animi si scaldano fino quasi allo scontro fisico.
Alla fine l’incontro risolutivo tra i due comuni e l’Amap chiarisce che la valvola che sorge in via Vallone De Spuches è di proprietà del comune di Santa Flavia. La portata dell’acqua in quel punto verrà aumentata, ma L’Amap controllerà se vi sono altri allacci impropri in altre zone.

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Contributo personale all’articolo
Come avevo preannunciato in un mio post qualche tempo fa, con l’aumentare della popolarità del Movimento 5 Stelle aumentano anche gli articoli denigratori. I Pentastellati stanno prendendo consensi sia da destra che da sinistra e questo non va bene. Occorre “fare le pulci” ai sindaci che amministrano già nei comuni italiani per far vedere che ancora non sono pronti a governare. Parte così la “campagna” dedita a smontare tutte quelle belle parole dette in occasione del raduno nazionale svoltosi ad Imola il 17 e 18 di ottobre scorso.
L’articolo che avete appena letto, scritto da Maddalena Carlino, è uno dei classici esempi. Nel suo scritto la giornalista fa presente che il sindaco grillino di Bagheria, Patrizio Cinque, ha deciso di far rimanere senz’acqua la sua popolazione asserendo “di non voler più servirsi dell’azienda che si occupa della distribuzione idrica nella zona, l’Amap”.
Rimango perplesso e basito e penso: ma è possibile che un sindaco la mattina si alza e decide di chiudere l’acqua ai suoi cittadini? E’ possibile che un primo cittadino decide di aprire arbitrariamente una valvola di proprietà di un comune limitrofo (Santa Flavia)? Certo, qualcosa è successo a Bagheria perché altrimenti non si spiega come le famiglie che abitano in via Genovese, Delle Palme, Capitano Speciale e Carà siano senz’acqua potabile. Forse se la giornalista avesse fatto una capatina sul sito del Comune avrebbe scoperto che il Sindaco ha deciso di interrompere l’erogazione di acqua potabile in quanto “da controlli alle rete idrica delle suddette zone si è infatti riscontrata la presenza di indici microbiologici di inquinamento.
Per salvaguardare l’incolumità pubblica è dunque vietato l’utilizzo umano dell’acqua sino al ripristino delle condizioni di potabilità”.

Riporto, di seguito, l’annuncio originale apparso sul sito del comune di Bagheria:


venerdì 23 ottobre 2015

#5giorni5stelle del 23 ottobre 2015



Il M5S non si ferma davanti a nulla pur di farsi sentire. Questa settimana siamo saliti anche al Quirinale: i portavoce capogruppo Gianluca Castaldi e Giorgio Sorial hanno fatto presenti al Presidente Mattarella le nostre preoccupazioni per il percorso delle riforme, per la libertà della RAI, e per la legge di stabilità che non ha ancora neppure un testo. Abbiamo approfittato dell’occasione anche per ricordare al Presidente la proposta sul Reddito di Cittadinanza.
A proposito di RAI, Roberto Fico in aula denuncia come la riforma del governo deprivi la RAI delle sue funzioni di servizio pubblico. Il premier nelle piazze aveva promesso mari e monti, salvo poi fare l’esatto opposto una volta al potere: la RAI deve oggi raccontare al popolo che “va tutto bene”. E le “opposizioni”? Tutte allineate nella speranza di una poltrona, solo il M5S combatte per una RAI libera.
Non migliore la situazione della Banca d’Italia, che dovrebbe vigilare sui nostri soldi ma invece commissaria banche sane (per svenderle agli “amici”?), ignora il disastrato Monte dei Paschi, e si fa inquisire il governatore. Il sistema bancario va riformato, come ci spiegano Alessio Villarosa e Daniele Pesco insieme a Elio Lannutti.
Al Senato, Giovanni Endrizzi annuncia una piccola grande vittoria del M5S: va in aula la nostra proposta di legge contro la pubblicità del gioco d’azzardo. Una legge costruita coi cittadini e non con le lobby, e ora vedremo tra i tanti chiacchieroni dei partiti chi la appoggerà davvero.
A Bruxelles, il M5S promuove un’importante conferenza per un’exit strategy dall’euro, con illustri esperti che hanno dato indicazioni per un piano B. Sì, perché come sostengono i nostri portavoce Marco Valli e Marco Zanni, uscire dall’euro è possibile e forse persino inevitabile, e non preparare per tempo un piano B è follia.
Di nuovo al Senato con Luigi Gaetti sulla biodiversità. Siamo riusciti a migliorare il testo della maggioranza con nostre proposte, che hanno reso il provvedimento utile e funzionale. Il M5S, coerentemente con quanto sostiene da sempre, ha quindi votato a favore.
Alla Camera invece Luigi Di Maio ricorda a tutti gli smemorati che Benevento è sott’acqua, e allo smemorato di Rignano che con i milioni spesi per i suoi aerei di lusso si sarebbe potuto cominciare a mettere in sicurezza il territorio.
Per finire, a Bruxelles il M5S promuove un convegno sull’economia circolare. Il nostro Dario Tamburrano ricorda che l’economia circolare è il nuovo modello per l’indipendenza energetica ed economica dei Paesi europei, e dona al Commissario Europeo per l’Ambiente una piccola compostiera prodotta con una stampante in 3D. Beppe, ancora una volta, è stato pioniere.
Scarica qui il resoconto del lavoro fatto dai rappresentanti dei cittadini al Parlamento.

Quote latte, l'Ue multa l'Italia per quasi 31 milioni

Superato il quantitativo di produzione per il periodo 2014-2015.
C'è tempo fino al 30 novembre per pagare


Stangata di Bruxelles all'Italia per eccesso di produzione di latte. Proprio così, l'Italia deve pagare 30,535 milioni di euro di multa all'Unione europea per il superamento del quantitativo di produzione delle sue quote latte per il periodo 2014/2015. La conferma arriva dalla Commissione europea, secondo cui l'eccedenza dell'Italia, che ha tempo fino al 30 novembre per pagare la multa, ammonta a 109.721 tonnellate. In via eccezionale, gli allevatori avranno a disposizione tre anni per rimborsare le autorità nazionali, senza tassi di interesse sull'importo dovuto.
Fonte

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E' a questo che serve l'Europa? Ma non stavamo meglio prima, quando tutto ciò che i nostri contadini andava sulle nostre tavole? Ora tutto quello che le nostre mucche producono in più deve essere gettato nei campi perchè il produttore di latte più di una quota non può produrre. Vogliamo riprenderci la nostra sovranità alimentare.

Movimento 5 Stelle Roma, Di Battista: vincere nella Capitale per dare poi una spallata a livello nazionale

Roma - L’obiettivo è vincere. Ne parla Alessandro Di Battista intervistato a 24 Mattino‘ in onda su Radio 24.

Nel confermare l’indisponibilità ad una sua candidatura il deputato del M5S aggiunge: “Non farei il sindaco di Roma. Sono onorato che molte persone possano avere fiducia in me, ma non posso rompere quel rapporto fiduciario instaurato con i cittadini nel momento delle elezioni politiche. Ma se non riusciamo a vincere in una città grande e dimostrare che siamo capaci di governare sarà difficile dare una spallata sul piano nazionale. Quindi dobbiamo vincere a Roma se vogliamo vincere alle politiche”.
“Renzi responsabile numero uno” - La linea del MoVimento non assolve Marino ma punta al premier: “Il responsabile numero uno del degrado di Roma non è Marino, è Matteo Renzi”. “Marino non è un delinquente, è un inetto”. “La città è stata mal amministrata, parlare dello scontrino è riduttivo. Certo, lo scontrino determina essenzialmente una menzogna; in qualsiasi città del mondo, se tu hai mentito su una fattura ti dovresti vergognare”. Le colpe di Renzi? “L’ha difeso in un determinato momento perché temeva che se si fosse andati al voto, all’indomani della seconda retata di Mafia Capitale, il M5S avrebbe avuto chance e attualmente avremmo un sindaco”.

La difesa è sempre legittima

I cittadini non si sentono più sicuri. E si difendono da sé. Viaggio nella giustizia italiana che tutela ladri e malviventi e condanna chi si difende


La spiegazione è tutta nei numeri. C'è un motivo se gli italiani hanno deciso di difendersi con le armi, se i casi di rapine e furti finite in tragedia stanno occupando televisioni e giornali nazionali. I cittadini non si sentono più sicuri. E difendono chi si è difeso: Il 73% degli intervistati di un sondaggio Ixè per Agorà (Raitre), infatti, trova sbagliata l'accusa di omicidio volontario per il pensionato che ha ucciso con un colpo di pistola un giovane ladro a Vaprio D'Adda, nel milanese. Il 21% trova invece giusta l'accusa. Nel rapporto sulla sicurezza, diramato dall'Istat nel 2014, si evince chiaramente che ad essere aumentata non è solo la percezione di insicurezza degli italiani. Ben 18 milioni sono quelli che si sono detti insicuri e solo il 55% è pronto ad uscire da solo di notte (mentre nel 2010 era il 59% e nel 2011 addirittura il 60,8%). Ma non è solo questo. Ciò che preoccupa è l'aumento dele rapine in casa (+65,8% rispetto al 2010), dei reati contro il patrimonio e dei borseggi.
Gli ultimi casi di cronaca sono solo una piccola parte di quelli realmente accaduti. Alcuni sono i più noti: Graziano Stacchio, il benzinaio che per difendere una donna e un gioielliere ha sparato contro i ladri; Ermes Mattielli, il pensionato che scaricò il caricatore contro i rom entrati nella sua ricicleria; e - in ultimo - il caso di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio D'Adda che ha ucciso un 22enne albanese sorpreso mentre rubava nella sua casa.
Abbiamo recuperato uno di quelli dimenticati. Giuseppe Caruso il prossimo 27 ottobre rischia 21 anni di carcere per omicidio volontario, solo perché dopo numerosi furti ha tentato di difendere la sua proprietà.
La legge
Bisogna essere chiari. L'articolo 52 del codice penale, quello sulla legittima difesa, sembra far acqua da tutte la parti. In particolare, ci spiega l'avvocato penalista Paolo Pesciarelli, "occorre togliere dal secondo comma l'inciso 'quando vi è desistenza o pericolo di aggressione'. Perché è una valutazione che è impossibile fare per chi si trova in quelle situazioni specifiche". "Il problema è il limite di eccezione di proporzionalità - conferma l'avvocato Marco Tomassoni - è un concetto anacronistico: bisogna dare facoltà di difendersi con tutti i mezzi a disposizione". Una legge, però, si interpreta, e il potere di punire o meno chi nell'atto di proteggersi uccide o ferisce un ladro è in mano alla magistratura.
Le colpe della magistratura
Non a caso, infatti, Giuseppe Lipari, difensore di Caruso, non ha rimorsi nel dire che "è l'ideologia di certi magistrati a decidere se questo o quel caso è omicidio volontario e non legittima difesa". Ed è per questo che la Lega Nord ieri ha manifestato di fronte ai Tribunali di tutta Italia: "Se i magistrati non riescono a interpretare correttamente la norma - ha detto Salvini davanti al Palazzaccio di Milano - allora aboliamola".
Una buona idea. La difesa deve essere sempre legittima. Quella della propria vita, quella dei propri cari e anche della proprietà privata.
Quale arma?
I cittadini lo sanno. Tant'è che negli ultimi anni stanno aumentando in maniera considerevole le iscrizioni ai poligoni di tiro. Sarà l'effetto mediatico degli ultimi tempi, ma soprattutto nelle zone dove si verificano più frequentemente furti, i cittadini si rivolgono agli esperti del grilletto per imparare a sparare. "Un po' di rapine e la gente dice che non capisce più quello che succede - dichiarava Efren Dalla Santa, presidente del poligono di Laghetto (Vicenza) - Magari non la useranno mai, ti spiegano, ma vogliono sentirsi più sicuri a casa". E senza star troppo a pensare se conviene usare una pistola o un fucile a canne mozze, la cosa fondamentale è saperle maneggiare con cura. Conoscerne i segreti e l'utilizzo in totale sicurezza. "Nel momento in cui si sia costretti ad utilizzare l'arma da fuoco - ci spiega dettagliatamente l'esperto Tony Zanti - non si può improvvisare". Potenzialità dell'arma, manutenzione, puntamento, utilizza al chiuso e all'aperto: per difendersi da soli bisognerebbe prima seguire un corso.
Anche questo, però, potrebbe non bastare. Perché di notte, con il buio, con la paura di avere un malintenzionato vicino, ogni conoscenza potrebbe venir meno e fare spazio alla legittima paura che genera l'altrettanto legittima difesa. L'Italia dovrebbe capire che chi commette rapine non è un disgraziato o un pover uomo. Ma un criminale. E se c'è qualcuno da compatire, quelli sono i pensionati che hanno avuto il coraggio di sparare e ora hanno la vita distrutta. Chi viola un domicilio e chi di lavoro fa il ladro, deve sapere che potrebbe uscirne steso.

Non significa essere violenti. Ma desiderare un Paese dove la sicurezza viene garantita. E con essa la legittima difesa.

Arresti domiciliari a funzionari del Comune di San Giorgio a Cremano (Na)


La corruzione del Pd non ha risparmiato neanche la città di Massimo Troisi. L'inchiesta del giorno che coinvolge sindaco ed ex sindaco del partito di Matteo Renzi, è scoppiata a San Giorgio a Cremano, in Provincia di Napoli. 
Il Movimento 5 Stelle aveva denunciato alla procura le irregolarità sugli appalti mesi fa, nell'ambito dell'iniziativa "Bancomat San Giorgio". 
La polizia sta notificando una serie di misure cautelari degli arresti domiciliari a carico di dirigenti e funzionari del Comune. In corso anche decine di perquisizioni a carico anche di esponenti politici locali. Secondo le prime indiscrezioni sarebbero state notificate informazioni di garanzia anche a carico dell'attuale sindaco, Giorgio Zinno (Pd) e del suo predecessore, Mimmo Giorgiano (Pd). L'accusa ipotizzata dai Pm della Procura napoletana sarebbe quella di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione ed alla turbativa d'asta. Nel mirino degli inquirenti gli appalti al Comune.

Stabilità, M5S: Renzi mente su azzardo

"Sul gioco d'azzardo Renzi continua a barare e giocare alle tre carte. Intanto spieghi agli italiani la necessità di un condono per i Centri Trasmissione Dati illegali che non sono rientrati nella precedente sanatoria. Parliamo di 5.000 possibili nuovi centri in più che invece di essere chiusi perchè illegali potranno trovare una scappatoia" Lo denunciano i parlamentari del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato rispondendo al presidente del Consiglio. "Stiamo parlando come spiega l'inchiesta Gambling, di centri sulla cui regolarizzazione punta persino la 'ndrangheta" continuano i pentastellati. "Inoltre se, con un abile gioco delle tre carte, si fingerà di eliminare da una parte, si aggiungerà abilmente dall'altra. Via un pò di slot (oramai in crisi) dai bar, ma aumento di licenze per il gioco online il più pericoloso che colpisce ancora di più i giovanissimi" continuano i parlamentari del Movimento 5 Stelle. "Per i conti finali, poi come denunciava ieri il quotidiano della CEI Avvenire, i conti non tornano: perchè 15.000 licenze era in realtà il numero di partenza" spiegano i parlamentari M5S. "Renzi scoperto e attaccato in sequenza dal quotidiano Avvenire che per primo denunciò il caso il 16 ottobre, Gian Antonio Stella e le associazioni anti-azzardo (il Movimento 5 Stelle ha rilanciato il loro allarme), ora tenta maldestramente di fare marcia indietro con altri inganni " concludono i parlamentari del M5S.

Il Movimento 5 Stelle in tour tra le pmi di Sicilia: tappa anche a Canicattì

Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, il deputato M5S in commissione Attività produttive Mattia Fantinati e il deputato regionale Giancarlo Cancelleri saranno impegnati in questo weekend in una lunga serie di incontri con le imprese siciliane per dare il via al “laboratorio imprese del M5S”, in vista delle prossime elezioni regionali e politiche.
“Vogliamo incontrare le realtà più sane della Sicilia per imparare da loro, ascoltarle e valorizzare gli esempi virtuosi, pensando un programma capace di far ripartire l’imprenditorialità in tutto il Paese”, afferma Luigi Di Maio.
“La Sicilia – sostiene Giancarlo Cancelleri – deve valorizzare tutte quelle realtà che fanno impresa e pensare ad un’economia che non sia ancorata al pubblico. E’ fondamentale perché solo così la nostra terra può ripartire”. Il tour parte venerdì pomeriggio nel Palermitano.
Venerdì incontrerà toccherà aziende nella provincia di Palermo. Sabato il “laboratorio imprese” inizia dalla azienda agricola Campisi di Siracusa alle 8, per poi spostarsi, fra le altre, presso l’azienda Cappello di Ragusa alle 11.45, prima di far tappa nel Catanese, con alle 17 visita alla BS Gioielli di Misterbianco, dove la delegazione incontrerà gli imprenditori de “Il Tavolo per le imprese”.
Domenica, invece, il tour parte dalla provincia di Caltanissetta, prima a San Cataldo, poi alla masseria Cucurullo di Canicattì. Nel primo pomeriggio sarà la volta del birrificio Indorato a Sommatino e delle pipe Amorelli a Caltanissetta.

"L'impresa è fatta, avremo il nostro referendum"

Il Movimento 5 Stelle sulla sanità: una campagna con l'hashtag #LaSaluteNonSiTaglia e l'assemblea pubblica di protesta con il presidente del comitato

ROSIGNANO MARITTIMO — I Consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle di Rosignano Marittimo Elisa Becherini, Francesco Serretti e Mario Settino lanciano da Imola, dall'iniziativa Italia 5 Stelle, una campagna sui social in difesa della sanità pubblica, sostenuta anche dalla parlamentare toscana del M5S Chiara Gagnarli, e ricordano l'assemblea pubblica in programma domani, venerdì 23 ottobre alle ore 16, in piazza del Mercato a Rosignano Solvay.
All'assemblea, dedicata alla cittadinanza dove si parlerà appunto di sanità e di cosa accadrà in Toscana dopo la riforma, parteciperà Giuseppe Ricci, presidente del comitato per il referendum sull'abrogazione della legge regionale toscana 28/2015.
“Nasce dall'esperienza di Imola la necessità di dare più voce alla grande battaglia che comitati e forze politiche di opposizione stanno combattendo in difesa della sanità pubblica – segnala la consigliera Elisa Becherini - durante i due giorni di Italia 5 Stelle, abbiamo avuto l'idea di lanciare una campagna di sensibilizzazione sui social con l'hashtag #LaSaluteNonSiTaglia".
“Il Movimento 5 stelle di Rosignano e quello di Cecina, lavorando congiuntamente, si sono adoperati largamente per sensibilizzare l'opinione pubblica e raccogliere il maggior numero di firme contro la riforma della sanità, insieme al M5S Livorno, M5S Piombino, M5S Campiglia M.Ma, M5S Castagneto Carducci e i Meetup 5 Stelle di Bibbona e San Vincenzo – sottolinea il consigliere Francesco Serretti –. Alcuni giorni fa eravamo a 36mila firme raccolte e seppur con le cautele del caso possiamo già dire che l'impresa è fatta, avremo il nostro referendum”.
E intanto domani l'assemblea che, come spiega il consigliere Mario Settino, "nasce come protesta pacifica per le vicende che hanno gravitato attorno al Consiglio comunale aperto sulla sanità, da noi richiesto ed ottenuto, grazie anche alla partecipazione delle forze di opposizione, ma più volte rimandato dall'amministrazione". "Sarà presente anche Giuseppe Ricci, presidente del comitato per il referendum che proprio a Rosignano chiuderà il tour di conferenze in Toscana - aggiunge - Sarà interessante sentire dalla sua viva voce, a parer suo, quali siano le motivazioni di così tanta reticenza nel parlare della riforma della sanità ai cittadini in aperto e pubblico dibattito”.

Acqua, nuova proposta di legge di M5S e comitati alla Regione

Una nuova proposta di legge regionale sul riordino del servizio idrico integrato in Campania, M5S chiede di nuovo la messa in mora di Gori Spa


NAPOLI - Il Movimento 5 Stelle ha depositato con i comitati dell’acqua una nuova proposta di legge regionale sul riordino del servizio idrico integrato in Campania «E’ il frutto del lavoro dei comitati - spiega Maria Muscarà, consigliera regionale del M5S -. Questa proposta rimette il governo dell’acqua nelle mani delle persone garantendo una gestione assolutamente pubblica dell’acqua e combatte apertamente gli interessi dei privati, è un modo concreto di superare il pasticcio della società Gori spa che gestisce il servizio idrico integrato nell’ATO 3 con pessimi risultati». «Con questo progetto di legge si intende disciplinare definitivamente l’organiz-zazione e la gestione pubblica in ambito regionale, delle risorse idriche e del servizio idrico integrato, assumendo il principio che la disponibilità e l’uso dell’acqua costituiscono diritti inviolabili ed inalienabili» si legge nell’oggetto della nuova proposta di legge depositata stamattina.
Debiti non onorati e bollette pazze
«Nonostante la Gori sia stata beneficiata da un consistente sconto su debiti pregressi grazie a una sconcertante delibera della giunta Caldoro, ha continuato ad accumulare debiti spaventosi – attacca l’esponente dei M5S - basti pensare che nell’arco di due anni, nel 2013 e 2014, ha accumulato un debito di altri 92 milioni nei confronti della Regione Campania ed ha chiesto a circa 2 milioni di cittadini campani pagamenti esorbitanti».
M5S chiede messa in mora Gori
«Da mesi il Movimento 5 Stelle - sottolinea Muscarà - ha chiesto la messa in mora e la liquidazione della Gori attraverso una mozione già presentata in Consiglio e attualmente in discussione nella commissione Ambiente. Non molleremo fino a che non avremo raggiunto il risultato. Con questa proposta di legge regionale - conclude nella nota stampa– il Movimento 5 Stelle vuole liberare la Campania da comitati d’affari e speculatori che su di un bene e un diritto inviolabile vogliono arricchirsi. Il prossimo mercoledì 28 ottobre questi argomenti saranno al centro della riunione della commissione Ambiente».